11.07.2015 Views

GIORNALE n. 10-11 (mag-ago 2010) - gussago calcio

GIORNALE n. 10-11 (mag-ago 2010) - gussago calcio

GIORNALE n. 10-11 (mag-ago 2010) - gussago calcio

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

n.<strong>10</strong>/<strong>11</strong> - Maggio/Agosto27Complimenti per il vostro lavoro e cordiali saluti.AndreaSignor Andrea, condivido totalmente lesue perplessità sulla scuola e la sua preoccupazioneverso i giovani ai quali la nostragenerazione sta consegnando unfuturo precario e pieno di incertezze.Per quanto riguarda i fatti da lei accennati,penso che, pur essendo due storie bendiverse l’una dall’altra, hanno un denominatorecomune: lo scadimento culturale,la perdita di valori quali la civiltà, lasolidarietà, il rispetto, l’educazione….Diciamo che si è spento il lume della ragione;questi sono anni in cui c’è più bisognodi cultura che di pane, c’è bisogno dispegnere la tivù-spazzatura (che c’è inquantità industriale), e di leggere buoni libri,c’è bisogno di tornare a guardarsi negliocchi e discutere dei problemi, non conla presunzione di avere sempre ragione,non con i diktat, ma con la serietà e la determinazionedi chi vuole una società piùcivile.Magari in un prossimo numero, vediamodi tornare sull’argomento.Mille grazie per averci scritto; cordiali saluti.Risposte a cura di Adriano FranzoniULTIM’ORAPoco prima di andare in stampa,ci giunge la notizia della separazioneconsensuale tra l’allenatoredella prima squadra Marco Bonomied il Guss<strong>ago</strong> Calcio. A luivanno tutti i ringraziamenti perla serietà dimostrata e per il lavorosvolto.Grazie Mister!RingraziamentoUn grazie di cuore a tutte le mammeche si prestano generosamente per illavaggio degli indumenti sportivi deinostri atleti.Un gruppodi invincibiliColgo con piacere la sollecitazione inviatami dalla signora Elena eprovo a darLe un mio parere in merito alle questioni da Lei evidenziate,con la speranza che possano essere utili anche ad altri.Credo che le ore curriculari che ogni istituto scolastico, di qualunque ordinee grado, destina all’insegnamento dell’educazione fisica siano davveropoche; è altrettanto vero che sono poche anche le ore utilizzate perl’apprendimento delle altre materie, ma senza voler entrare in inutili polemiche,resta il fatto che le ore nelle quali un ragazzo può educare il propriocorpo al movimento e alla motilità in genere, in presenza dipersonale professionalmente formato all’interno della scuola, sono quantitativamentepoco significative.Ecco allora che dovrebbe diventare davvero un obbligo, pari a quello scolastico,la pratica di una qualsivoglia disciplina sportiva pomeridianapurché venga vissuta continuativamente e ritenuta fondante per il benesseredi chi la esercita; <strong>mag</strong>ari svolta per due pomeriggi alla settimana,ovviamente per qualche ora, … ma che sia un qualcosa di dignitosoe significativo. E i genitori dovrebbero sponsorizzare questa attività daparte dei loro figli: non sono certo queste ore quelle che possono gravaresul rendimento scolastico. Se proprio si dovessero operare dei tagliperché non eliminare le ore trascorse passivamente davanti al piccoloschermo piuttosto che utilizzando la play station? La possibilità poi disvolgere questa attività nel paese/quartiere di residenza è indubbiamenteun valore aggiunto, almeno fintantoché la suddetta attività nonsia svolta a livelli <strong>ago</strong>nistici di un certo rilievo che necessitano il passaggioa società più ricercate e blasonate. Praticare sport laddove si abitaconsente infatti di costruire un’ulteriore rete di relazioni con persone epari età che probabilmente già si conoscono, senza tuttavia escludere lapossibilità di allargare la cerchia di amici. Mi ritornano alla mente alcunimomenti della mia adolescenza in cui con gli stessi amici trascorrevodel tempo sui banchi di scuola, successivamente ci rivedevamo <strong>mag</strong>ariin oratorio per il catechismo e infine al campo sportivo per l’allenamentodi rito; con alcuni di questi compagni di squadra e di vita, uscivamo purela sera nella stessa compagnia di amici e le prime vacanze senzagenitori le ho trascorse proprio con alcuni di loro. In buona sostanza siera venuto a formare un gruppo di amici che io reputavo realmente invincibilee invidiabile e cosa ancora più importante: quel gruppo di amici miha aiutato a crescere, a camminare insieme a qualcuno con il quale condividerenon solo qualche oretta di sv<strong>ago</strong> ma delle giornate intere passandoattraverso più contesti. Come citava giustamente Lei, signoraElena, i genitori sono spesso tentati dal voler affidare il proprio figlio alleattenzioni di qualche professionista “lontano” perché lo si ritiene piùcompetente di quelli locali; ebbene, una volta appurato che i tecnici chehanno in carico i nostri figli non sono dei ciarlatani qualsiasi ma dellepersone con un minimo di abilità e di formazione io riterrei di stare tranquilli.Certo si tratta anche di fare chiarezza su quelli che sono gli obiettividi nostro figlio e prima ancora i nostri: se l’obiettivo è di favorire lasua socializzazione in un contesto che sia anche sportivamente formativoritengo che la qualità che si può sperimentare nelle società dilettantistichelocali sia più che sufficiente; qualora invece la volontà sia quella divoler far sì che nostro figlio sfondi a tutti i costi e diventi un campione allorala questione cambia decisamente. Di chi è questa ambizione? E qualorale cose non andassero come si sono sognate quali conseguenze nepossono derivare? Anche queste questioni non sono certo da sottovalutare.Dott. Gianluca Cominassi

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!