11.07.2015 Views

Distretto del Fiume Serchio - Autorità di Bacino del fiume Serchio

Distretto del Fiume Serchio - Autorità di Bacino del fiume Serchio

Distretto del Fiume Serchio - Autorità di Bacino del fiume Serchio

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

2. Descrizione <strong>del</strong> <strong>di</strong>stretto idrografico <strong>del</strong> <strong>fiume</strong> <strong>Serchio</strong>dei corsi d’acqua nell’ambito <strong>di</strong> una successiva fase <strong>di</strong> marcato sollevamento. Le superfici relitterappresentano appunto i resti <strong>di</strong> questa morfologia.1° ciclo morfogenetico (Tortoniano – Pliocene superiore) – Una volta completata la messa in posto<strong>del</strong>le varie unità strutturali, successivamente al Tortoniano, si ha l’emersione <strong>del</strong>l’area appenninica ed iniziacosì a svilupparsi un reticolo idrografico in con<strong>di</strong>zioni morfoevolutive “giovanili”. Il primo ciclo si concludecon il raggiungimento <strong>di</strong> una morfologia matura, oggi testimoniata dalla presenza <strong>di</strong> una paleosuperficiesommitale. Stu<strong>di</strong> condotti sulla <strong>di</strong>stribuzione geografica e altimetrica <strong>del</strong>le massime vette in<strong>di</strong>cano infattiche quest’ultime rappresentano con ogni probabilità i residui <strong>di</strong> un’unica superficie suborizzontale, un glacisd’erosione.2° ciclo morfogenetico (Pleistocene – attuale) – Inizia con l’innesco <strong>di</strong> una energica fase <strong>di</strong>sollevamento, nella quale un ruolo predominante potrebbe essere stato giocato dall’isostasia percompensare la mancata erosione avvenuta al termine <strong>del</strong> ciclo precedente. Con il rinnovamento deifenomeni erosivi, che producono un’accentuata incisione verticale degli alvei, si creano situazioni favorevolial <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> grosse frane, sia con meccanismi profon<strong>di</strong>, tipo scorrimenti <strong>di</strong> roccia in blocco, sia superficiali,tipo colata.Tra gli elementi morfologici considerati come in<strong>di</strong>cativi <strong>del</strong>l’evoluzione Mnt sono stati in generale trascurati,o almeno ne è stata sottovalutata l’importanza, i fenomeni franosi, che svolgono un ruolo morfogeneticodeterminante nelle regioni ad elevata energia <strong>del</strong> rilievo, dovuta al “ringiovanimento” neotettonico. Perquesto motivo è stato effettuato uno stu<strong>di</strong>o regionale preliminare, attraverso indagini sul terreno efotointerpretazione; da tale stu<strong>di</strong>o sono state evidenziate un gran numero <strong>di</strong> paleofrane <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><strong>di</strong>mensioni che coprono spesso interi settori <strong>di</strong> versante conferendo al paesaggio una chiara improntagravitativa. Altri aspetti caratteristici <strong>del</strong> “paesaggio morfo ‐ neotettonico” sono legati al generaleringiovanimento <strong>di</strong> questo settore <strong>del</strong>l’Appennino. L’approfon<strong>di</strong>mento lineare dei corsi d’acqua e la generalescarsità <strong>di</strong> depositi alluvionali attuali sono chiari in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> una marcata fase erosiva tuttora in atto.Presso gli interfluvi, in corrispondenza <strong>del</strong>le massime vette, si rinvengono numerose superfici relitte, unitàgeomorfologiche caratterizzate da una bassa energia <strong>del</strong> rilievo e <strong>del</strong>imitate da scarpate e rotture <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o.Presentano una morfologia dolce e ondulata, in netto contrasto con quella giovanile dei versanti e deifondovalle che <strong>del</strong>imitano e derivano dallo smembramento operato dai processi erosivi retrogressivi aidanni <strong>di</strong> una paleosuperficie sommitale, o si tratta dei resti, non ancora smantellati dall’erosionerimontante, <strong>di</strong> ampi e piatti interfluvi i cui fondovalle dovevano trovarsi alcune centinaia <strong>di</strong> metri al <strong>di</strong> sopra<strong>di</strong> quelli attuali. Tali superfici relitte sono quin<strong>di</strong> testimoni <strong>di</strong> un antico paesaggio giunto ad uno sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong>maturità <strong>del</strong> suo ciclo <strong>di</strong> erosione. Dalle numerose osservazioni e considerazioni fatte sulle paleofrane, il cuiruolo morfogenetico sembra essere stato sottovalutato o male interpretato dai precedenti Autori, è emersala necessità <strong>di</strong> chiarire quali fossero gli elementi in<strong>di</strong>spensabili per una corretta in<strong>di</strong>viduazione eclassificazione <strong>di</strong> questi fenomeni franosi.L’età e l’attività <strong>di</strong> una frana sono parametri in<strong>di</strong>spensabili, oltre alla tipologia, ai fattori ed alle cause che l’hanno provocata, per una corretta classificazione. La definizione <strong>di</strong> frana fossile, cioè se verificatasi in un’etàprecedente ed in particolare in un quadro morfoevolutivo e morfoclimatico <strong>di</strong>verso dall’attuale, coincide conquella <strong>di</strong> paleofrana. Allo stesso modo la definizione <strong>del</strong>lo stato <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> una frana relitta, cioè se si èsviluppata in con<strong>di</strong>zioni geomorfologiche o climatiche considerevolmente <strong>di</strong>verse da quelle attuali, cisembra coincidere con quella <strong>di</strong> paleofrana.Dalla definizione <strong>di</strong> questi parametri <strong>di</strong>stintivi <strong>del</strong>le paleofrane, scaturisce l’evidente importanza <strong>del</strong>riconoscimento <strong>di</strong> questi antichi fenomeni <strong>di</strong> franamento come “in<strong>di</strong>catori geo<strong>di</strong>namici”. Infatti, se peralcuni <strong>di</strong> questi fenomeni franosi l’origine è ascrivibile a normali fenomeni <strong>di</strong> instabilità dei versanti, per altrinon si può ignorare la corrispondenza con linee tettoniche, che configura sia un rapporto genetico <strong>di</strong>retto,nel caso <strong>di</strong> paleofrane impostatesi su superfici <strong>di</strong> faglia, sia in<strong>di</strong>retto nel caso <strong>di</strong> erosione alla base <strong>di</strong> versantio in valli impostatesi su linee tettoniche. Oltre ai fattori e alle cause connessi ai movimenti Mnt, il notevolesviluppo <strong>del</strong>le paleofrane può essere messo in relazione a con<strong>di</strong>zioni climatiche particolarmente severe,legate all’epoca glaciale.Proposta <strong>di</strong> Piano <strong>di</strong> Gestione <strong>del</strong>le Acque <strong>del</strong> <strong>di</strong>stretto idrografico <strong>del</strong> <strong>fiume</strong> <strong>Serchio</strong>30

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!