Sector Group - Pambianconews

In questo momento siamo in grande
espansione negli U.S.A., un mercato
che combina potenziale di
crescita (non dimentichiamo che
il numero di orologi al polso dell’americano
medio è un quinto di
ciò che detiene l’italiano medio) ad
una predilezione del consumatore
per gli orologi sportivi e per le griffes
del Made in Italy. Cresciamo anche
molto nei Paesi del Golfo ed in
Russia, dove le nostre licenze sono
particolarmente apprezzate. E non
voglio dimenticare Francia, Belgio,
Olanda, Portogallo e Grecia, Paesi
della Vecchia Europa dove la nostra
azienda non ha minimamente percepito
i venti di recessione, tutt’altro...
In prospettiva futura a breve
termine, mercati come Messico,
Brasile e Giappone sono al centro
delle nostre attenzioni e vi stiamo
già penetrando da qualche tempo.
A medio termine, è ovvio il nostro
interesse per Cina ed India. In Cina
possiamo contare su business partners
che hanno già espresso grande
interesse nei nostri marchi, nonché
sul presidio territoriale fornito dalla
nostra filiale di Hong Kong, men-
tre per l’India cominceremo
a breve una rapida attività
d’esplorazione.
Da alcuni anni state investendo
fortemente in comunicazione.
Quali risultati
avete ottenuto in termini
di immagine sul prodotto e
sull’Azienda?
Guardi, al proposito devo
confermarle dei dati che
vanno ben al di là delle
aspettative che personalmente
avevo quando ho colto la
sfida di guidare quest’azienda.
Credevo che il ricordo delle
epiche campagne pubblicitarie
del passato fosse sopito e
che sull’immagine dei nostri
prodotti fosse inevitabilmente
caduta una patina di polvere
dai tempi di Patrick De Gaillardon
ad oggi. Ebbene, una ricerca Usage
& Attitude eseguita dal noto istituto
di ricerca Astra nel marzo scorso
dimostra che la brand equity di
Sector è tuttora fortissima e radicata
negli attributi d’immagine costruiti
con le campagne del passato, per i
quali il nostro brand supera tutti i
suoi molti concorrenti.
Qual è il vostro target ideale
di consumatore?
Avendo un portafoglio di dieci
marchi ovviamente ne abbiamo
di consumer targets a cui
rivolgerci. Se Sector si rivolge
prevalentemente a maschi dai
18 ai 45 anni, griffes come
Cavalli, Valentino o Moschino
parlano ad un pubblico più
femminile. E poi c’è Philip
Watch, la linea di orologi classici
per un consumatore intenditore
ambosessi di fascia medioalta.
Pirelli PZero, Benetton e
Sisley hanno poi dei consumer
targets davvero molto differenti
fra loro per età, stile di vita,
Sector Group
Luglio 2005
gusti e potere acquisitivo. Se dovessi
davvero essere costretto a sintetizzare,
direi che il nostro target ideale è
un consumatore attratto dal meglio
del design italiano applicato alla
migliore capacità tecnica orologiaia,
una sintesi che aspiriamo ad ottenere
tutti i giorni nel nostro lavoro in
Sector Group.
In un mercato globale la dimensione
diventa sempre più importante
e ciò vale anche per Sector.
Come intende affrontare il problema
della crescita?
L’ho accennato prima... “ritornando
al futuro”! Crescita è una parola che
per decenni è stata abbinata alla
nostra azienda ed ai nostri marchi.
Se torniamo alle nostre radici di
marketing e continuiamo a proporre
innovazione e qualità al mercato,
come stiamo facendo già, non vedo
limiti interni alla nostra crescita. Gli
ostacoli possono essere l’andamento
dei mercati e la concorrenza,
ma sono ostacoli comuni a tutti gli
attori del mercato, e siamo pronti a
giocarcela alla pari. Dopo tutto, mai
come oggi manteniamo la convinzione
che... Sector No Limits!
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