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GIORNALE n. 26/27 - gussago calcio

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...non solo <strong>calcio</strong>: NOTIZIE, EVENTI e CURIOSITÀ LOCALIdi Adriano PiacentiniCont opiede • La nostra storia, un’eredità da tramandareRPiù volte Alberto Angela con il suo Ulisseci ha intrattenuti sull’antica Roma, offrendocidelle accattivanti istantanee. MaSabato 4 maggio ha superato se stesso, raccontandoRoma partendo dall’ultima lettera.Una trasmissione di quasi due ore, cheha scandagliato i costumi degli antichi romanicon una discreta disinvoltura, consideratala fascia oraria. Con una conclusionesorprendente: gli antichi romani amavanocome amiamo noi.Il che mi ha dato da pensare, perché se èvero che i romani amavano come amiamonoi, allora può essere vero anche il contrario.Il che è come dire che il tempo è passatoinvano, che non c’è stata evoluzione.E la storia ancora una volta salta per aria.Ma sarà poi vero? Ma ci credete voi cheamiamo come i Romani? Io sono convintodi no e, se avete pazienza, vi dirò perché.Mi sono inventato tutto, per fare unoscherzo. Oddio è vero che AA ha parlatodi come… insomma i romani, mi avete capito,no?Ma la conclusione me la sono inventataio. Non di sana pianta, perché l’ho sentitocon le mie orecchie dire che i Romani…proprio come noi.Ma, per burla, ho sottaciuto che peròloro avevano un’altra morale. Si capisce,erano un po’ indietro, per quanto riguardail sesso! Erano fermi al paradiso terrestre.Tutti, neh, mica solo il popolino… Anche ifilosofi, gli scrittori, i conferenzieri… Perloro il sesso non era peccato, ma un donodi Dio che pioveva dal cielo, come la manna.E per ringraziare il dio Priapo di tuttaquella manna che pioveva dal cielo gli innalzavanoun sacco di altarini. Sugli architravi,sulle soglie, ai crocicchi delle strade,negli orti. Addirittura per delimitare unluogo sacro tiravano su ai quattro cantoniquattro altarini a Priapo, e il gioco erafatto. Ma non era necessario farlo tutto interol’altarino. Bastava una parte, che tutticapivano che era Priapo. Ne sono rimastianche sui nostri sagrati o attorno ai monumentiai caduti di altarini di Priapo, manoi li prendiamo per paracarri. Anche ledonne gli erano riconoscenti. Anzi si puòdire che lo veneravano anche più degli uomini.Addirittura ne facevano delle spilleper fermare il mantello. E mica si vergognavanodi andare in giro con l’altarino diPriapo: era un dono di dio!Neanche del kamasutra si vergognavano.Per loro era come per noi i segni zodiacali.Lo rappresentavano dappertutto:alle terme, sulle pareti di casa, su piatti,tazze, lucerne, incensieri, tintinnabuli…che Sua Altezza Reale il Duca di Calabria,poi Francesco I, che nel 1819 visitò quelloche ora si chiama Museo ArcheologicoRoma... dall’ultima letteraNazionale di Napoli, si convinse a far confinaretutti ste altarini nella Stanza degli oggettiriservati alla quale potessero accederesoltanto «persone di matura età e di conosciutamorale». Che io mi dico: i bambini?E le bambine? Perché a giudicare daireperti va detto che già allora c’erano siabambini che bambine. Sono state trovatele cune, così loro chiamavano le culle, ese c’erano le cune… identiche peraltro allenostre prima della Chicco. Però loro nonci facevano girare la casina delle api, mala manufica. Non sapete cos’è la manufica?L’amuleto delle pari opportunità. Dauna parte un cornetto, così com’era primache si mimetizzasse per non finire sul rogoassieme a chi lo portava e dall’altra l’altrametà del cielo, ma mica tutta, neh, solo lamanna…Anche alle terme (le terme erano i nostricentri benessere… piscine, saune, massaggi,ma anche biblioteche) credevano di esserenel paradiso terrestre. E anche quandohanno saputo della mela… ciao, ce neson voluti di secoli prima di convincerli dimettersi le mutande almeno per il bagnopurificatore.E le toilettes? Erano mica come le nostre.È vero che non ti eri ancora alzato che siera pulito tutto in automatico che non dovevipremere neanche il bottone, ma per ilresto erano spartane. Loro si erano messiin testa (cosa volete: tacc có, tate grape), checi andavano tutti a fare le stesse cose allatoilette, per cui non stavano lì a tirar suporte e pareti. Anche perché allora i pompieri,mica avevano tempo di correre dietroa chi restava chiuso nel cesso.Piuttosto, per dire pane al pane, diciamoche erano dei maschilisti… che eranocapaci di ucciderla una donna, se decidevadi mollarti, benché per divorziare bastasseuna semplice comunicazione in presenzadi testimoni, come avveniva per ilmatrimonio, del resto. Ma capitava solouna volta o due ogni due o tre giorni. Piùo meno come oggi.Ma non tutti erano maschilisti, per lomeno violenti. E non tutte le donne si accontentavanodel machismo.Si sa di un certo Lucius, un giovinottodi buona, anzi buonissima famiglia, cheaveva studiato nelle scuole più esclusive,nipote di Plutarco per parte di madre,che s’era messo con una certa Fotide, chenon era la nipote, ma la figlia di sbieco delpadrone di casa… che però sapeva dellamanna e s’aspettava, giustamente aggiungoio, la sua quota di dono del cielo, maLucio, niente!Era convinto che le donne fossero on demand.Si metteva lì e aspetta il servizio…E per aiutarsi ricorreva al fiasco e a certepomatine… E un giorno, anzi una notte,Fotide, gli rifila un chrisma, così chiamavanole pomate, che gli ha fatto crescere sedutastante le orecchie, la bocca, il naso, identi tutto tutto, anche la coda, mica perfinta come in Pinocchio, che è tutto inventato.Si sa anche di una figlia di un re di cui lefonti hanno taciuto il nome, sapete com’ècon le case regnanti. I re erano potenti,benché lo stato romano fosse una repubblica.Non scherzo, Erode chi era? E Cleopatra?Psiche si chiamava, ed era la terzadelle sorelle, che lei la sua manna sela voleva gestire in proprio, altro che farlapappare a qualche principe scelto dalconsiglio di corte per suggellare un trattato.Non ne aveva voluto sapere nemmenodella spilla. Fibula la chiamavano. Quandoandavano alla guerra i romani mica stavanolì a inchiavardare le loro caste Ginevre,come re Artù. Una bella fibula, con tanto disigillo e via alla guerra.Ma c’era anche chi la fibula alle figlie lafaceva mettere a priori, per non pensarcipiù. Anzi prima facevano un bel ripulistigenerale in modo che la manna più cheuna goduria, fosse un guaio. Non i romanide Roma, ma Roma era grande quantoil mondo e se ne vedevano di tutti i colori.E lei Psiche insomma non solo non vuolerinunciare alla sua manna, ma se la vuoleproprio godere come piace a lei. Si raccontaanche di una matrona che lei il donodegli dei se lo vuole pappare senza infingimentie invaghitasi di un asino paga lostalliere pur di… Cosa volete. A sua discolpabisogna dire che era un asino particolare,che all’erba preferiva l’insalatinafresca, alla biada i pasticcini, all’acquail vino che avresti detto gli mancava solola parola perché quanto a sentimento erain tutto uguale a un uomo. Uno di quegliuomini che hanno capito poco delle donnecome quel Lucio di cui dicevo prima, cheneanche a farlo apposta, il mondo è tondoo no? era proprio lui, Lucio in persona chebenché ne avesse viste di tutti i colori, nonaveva ancora capito che se è pur vero chela manna cade dal cielo, bisogna saperlaraccogliere rispettando la donna. Cosìquando sarà finito l’effetto del crisma etornerà uomo, deciderà di farsi prete e viverein castità. Insomma un po’ di castità.L’Asino d’oro di Apuleio racconta la storiadi questo campione trasformato in asino,non per avere commesso i peccati conFotide, che per i romani era peccato nonfarli questi peccati, ma per non essere uscitodagli schemi del maschilismo. Mentre lastoria di Psiche che Lucio sente raccontaredurante il suo calvario di asino dimostrache se la donna è libera di esprimere il suoeros, allora anche per l’uomo si aprono leporte dell’eros.Peccato che i posteri facciano passareL’Asino d’oro per un romanzo di redenzionedallo stato di peccato a quello di castitàe della storia di Psiche facciano una paraboladell’anima che vola al cielo.Beh, la storia è storia o no? E non sempreva avanti.Adriano Piacentini, Eros al femminile.L’arcano di Amore e Psiche,Edizioni Progetto Cultura 2013IL <strong>GIORNALE</strong> DEL GUSSAGO CALCIO - redazione@<strong>gussago</strong><strong>calcio</strong>.it - www.<strong>gussago</strong><strong>calcio</strong>.it

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