Notizie - Notizie - NotizieDalle nostre missioni19-21 febbraio 1980 - 201230 anni dall’arrivodi Fr. Umberto Paris in Cameroun“Carissimi fratelli, rendiamo grazie al Signore con le parole di Maria nel Magnificat perché congrande gioia celebriamo il 30° anniversario dell’arrivo diFr. Umberto Paris in Cameroun. Dopo aver trascorso 32anni come missionario in Eritrea e in Etiopia, Fr. Umberto,seguendo l’obbedienza, accettò di iniziare una nuova presenzamissionaria cappuccina in Cameroun. Atterrato aDuala venerdì 19 febbraio 1982, egli si diresse verso Bamendae il 20 febbraio mons. Paul Verdzekov, già vescovodi Bamenda, lo accolse in vescovado. Fr. Umberto raggiunseShisong alla sera tardi dello stesso giorno. La domenica21 febbraio 1982 celebrò la prima Messa solenne con lacomunità cristiana di Shisong. E’ una grazia di Dio potercelebrare in modo fraterno il trentesimo anniversario nellaprossima Assemblea di Bambui. Celebreremo una Messa diringraziamento nella quale pregheremo non solo per P.Tah ma anche per tutti i frati cappuccini che hanno spesola loro vita nel ministero in Cameroun per trent’anni”.(Dalla lettera di P. Angelo Pagano, Custode)Ricordiamo nelle nostre preghiere:I nostri mortiGiovanna Brioschi, mamma di Fr. Edoardo StucchiEdvige Riva , mamma di Fr. <strong>Fra</strong>ncesco PollianiVirginia Fazioli Tenconi, mamma di Fr. Aldo MottaIride Allevi, mamma di fra Riccardo VolpiTeresa Mutti, mamma di fra Marco DellonAndrea Cuter, fratello di mons. <strong>Fra</strong>ncoGian Paolo Perolini, fratello di fra EugenioAssunta Gabossi, sorella di fra Gian PaoloBortolo Pesenti, fratello di fra SergioAlberto Fioravanti, fratello di Fr. PiermarinoErnesto Patrini, fratello di fra DemetrioNuovo missionarioIl 20 gennaio u.s. fra Salvatore Martorana ha iniziato la sua esperienza missionaria nella nostraCustodia del CamerounRingraziamo il Signore per questo dono e gli affidiamo il nostro fratello, perché possa donarela sua vita con amore e passione per il Regno di Dio.
Eco dalla stampaScalda i cuori il presepe dei bimbi ammalatiL’Eco di Bergamo, 24 dicembre 2011 - di Marco ContiAi Riuniti l’allestimento dei piccoli ricoverati. Insieme italiani e stranieri, cristiani e non cristiani. «Gesù è a-more: come il sole lancia i raggi su di noi»Nessuna tecnologia innovativa, né effetti speciali mirabolanti: spesso le cose più semplici sono anche quelle piùbelle, perché più vere. Fa bene al cuore guardare il presepe allestito nella chiesetta degli Ospedali Riuniti, gestitadai frati cappuccini e dedicata a San <strong>Fra</strong>ncesco.È bello, il presepe. E non perché ci hanno messo le mani i frati, che per storia e tradizione sono considerati tra ipiù bravi esecutori di presepi (d’altra parte fu San <strong>Fra</strong>ncesco d’Assisi, nel 1223, a realizzare a Greccio la primarappresentazione vivente della Natività). È bello perché i frati hanno voluto dare spazio alla fantasia, alla gioia,all’amore, alla speranza dei bambini ricoverati nel dipartimento materno infantile e pediatrico della struttura dilargo Barozzi.Ognuno ha fatto ciò che potevaSono loro, i bambini, che, aiutati dalle famiglie e dagli operatori dei reparti che li accolgono, hanno realizzato ilpresepe. Ognuno ha fatto qualche cosa, per quanto poteva. E per quei bambini che erano impossibilitati a dareuna mano, come nel caso dei piccoli ricoverati nel reparto di Patologia neonatale, Chirurgia e Cardiochirurgiapediatrica, ci hanno pensato i rispettivi genitori: italiani e stranieri, cristiani e non. Perché in ospedale, nella sofferenzavera, si diventa tutti un’unica, grande famiglia. Al di là di ogni barriera di nazionalità, razza e religione.Il presepe è suddiviso in quattro zone. Al centro, davanti all’altare, la rappresentazione classica: la Sacra Famiglia,il bue e l’asinello, i pastori, i re Magi, i bambini in mezzo a un prato fiorito che invitano la gente a far festa.Sulla sinistra, gli angeli e un grande cielo stellato. Sulla destra, ai piedi della Madonna, una culla della Patologianeonatale: per la Messa di mezzanotte, stasera, ospiterà un piccolo bambino degente ai Riuniti. A fianco,l’opera di una madre che sta trascorrendo le giornate con il figlio ricoverato. La donna ha preso un poco di gessoe l’ha «gettato» su un pezzo di un vecchio lenzuolo destinato al macero. Ha disegnato il viso del figlio, e conla punta di una matita ha inciso in quel gesso i suoi sentimenti: «Ho ritratto il mio bambino – dice parte del testo–, perché credo fermamente che lui, come ogni bambino che nasce, porti luce nella nostra vita. Non importacome sia quando nasce e come sarà domani, ma la sua stessa nascita è verità, è l’essenza dell’umanità…. Ognibambino, con la sua semplice esistenza, porta luce a noi». Accanto al presepe, c’è un tabellone sul quale sonoaffissi disegni multicolori e frasi realizzati dai bambini. «Manda ora il tuo spirito nei cuori di tutti i bambini ammalati»,scrive una bimba. Altri pensieri: «La parola luce per me vuol dire allegria e sincerità, che porta nellecose a chi ne ha più bisogno»; «Proteggi e porta pace al mondo: crediamo in Te»; «Gesù è l’amore che come ilsole lancia i suoi raggi su tutti noi».Per il presepe è stato «riciclato» tutto quanto era possibile. La farina per la polenta che fa da sabbia; cotone perla «copertina» che avvolge il bambin Gesù, fatta all’uncinetto da una mamma e da una bambina ricoverata; lecaramelle portate dai nonni che si sono trasformate in palme multicolori.Una festa di coloriEcco, i colori: tanti, vivaci e allegri, come i sentimenti di questi bambini che, pur vivendo la sofferenza, nonsmettono mai di sorriderti. Il desiderio di coinvolgere i bambini nella realizzazione del presepe è stato espressoda frate Mauro, uno dei quattro cappuccini della comunità dei Riuniti: è arrivato nella cappellania dell’ospedalenell’agosto scorso. Insieme a lui, fra Roberto (il superiore), fra Sergio (il vicario) e fra <strong>Fra</strong>ncesco. «È il nostroprimo Natale ai Riuniti – spiega fra Mauro –, abbiamo pensato che sarebbe stato bello coinvolgere tutti i bambiniricoverati. Gesù disse "Lasciate che i bambini vengano a me", e noi adulti abbiamo molto da imparare dai piùpiccoli, come ci dimostra il loro presepe. Dobbiamo ritornare alle cose semplici e vere, al volersi bene senzanulla pretendere in cambio. Non è un caso che i bambini abbiano voluto che uno dei tre bimbi che si stanno recandoa trovare Gesù sia rivolto verso i fedeli, per invitarli a seguirli, a fare festa con loro».<strong>Fra</strong>te Mauro, le labbra incorniciate in una barba lunga con la quale i piccoli degenti amano spesso «giocare»,non smette di ringraziare «le tante persone che hanno permesso tutto ciò: medici, infermieri, assistenti, volontari,le associazioni Amici della pediatria e Abio».E mentre parla passa un bimbo che, trascinandosi la flebo, dona uno sorriso che scalda il cuore.