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FINESTRA DELL'ANIMA - Provincia Autonoma di Bolzano

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Berto ulula con la voce del vento.La voce <strong>di</strong> Carmela non riesce a rievocare il ricordo delmare che è rimasto attaccato alle vette.Il volto delle donne è più grigio, gli scialli più neri enevica.Schifo, sfida, potere.Noi non vogliamo il dolore.Le fronti sono piegate. Si alza la litania.Padre allontana da me questo calice.Poi il silenzio.Carmela ritrova una voce d’argento, remota. Ecco, si ergenella sua statura, nella neve è più alta della montagna.Padre, non mi piegherai con il dolore. Noi, gli uomini, abbiamola capacità <strong>di</strong> ricrearlo, sempre, lo ricreiamo e ce loributtiamo in faccia. Questo è la nostra ribellione. Il dolorenon c’è perché c’è sempre.Berto e Rosa.Non nevica più.C’è un tempo per nascere e un tempo per morire… Questopasso dell’Ecclesiaste, che scan<strong>di</strong>sce nella suaestrema e nuda semplicità il ritmo della vita e dellamorte e il susseguirsi inesorabile delle stagioni e dellegenerazioni, può ben rappresentare la modalità e la percezioneche l’uomo occidentale ha avuto, e in parte ancoraha, della propria esistenza. La vita e la morte, daessa in<strong>di</strong>ssociabile, sono state viste e vissute come “fattonaturale”, ognuna con i propri tempi, i propri segni <strong>di</strong>stintivi,le proprie paure e certezze. Per millenni la morteè rimasta immobile, la sua fisionomia ben scolpita nelvolto del morente e <strong>di</strong> coloro che lo accompagnavano nelmomento della fine.13

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