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leggi - Suore Carmelitane di Santa Teresa di Torino

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(segue dalla prima pagina )nel registro della comunità, che evidenzianoil fatto che non erano pochiquelli che, al mattino presto, percorrevanoanche 5 km a pie<strong>di</strong>, <strong>di</strong>giuni, quasi<strong>di</strong> corsa, per non arrivare in ritardoalla S. Messa e per partecipare puntualialla catechesi: “Sembrano raccontimissionari, ma quanti sacrificifanno i nostri bambini per venire inChiesa!”, scrive la suora addetta allacronistoria.Nei mesi estivi l’attività proseguivain un clima più vacanziero, ma perle suore non si parlava <strong>di</strong> ferie. Infattiiniziarono il catechismo estivo e unvivace doposcuola per i ragazzi delleme<strong>di</strong>e che si dovevano preparare agliesami <strong>di</strong> riparazione.sione remunerata, rimanendo in paese,evitando l’esodo giovanile verso legran<strong>di</strong> città, fenomeno assai intensoanche nel secondo dopoguerra: infattia Godego non esisteva ancora la fiorenteattività industriale dei nostrigiorni. Ma il grande salone allestito alaboratorio e luogo <strong>di</strong> lavoro, era soprattuttofinalizzato all’evangelizzazionee alla formazione delle giovaniin vista <strong>di</strong> una promozione umana,cristiana e spirituale che le suore sepperodare con semplicità e spirito <strong>di</strong>famiglia. L’attività ebbe punte <strong>di</strong> notorietàe proseguì fino al novembredel 1968 quando nei <strong>di</strong>ntorni incominciavanoa sorgere numerosi altrilaboratori industriali.Una certa notorietà l’ebbe anche la“Schola Cantorum” messa su conriuscivano a ospitare più <strong>di</strong> un centinaio<strong>di</strong> persone nei <strong>di</strong>versi turni.La casa delle suore si poteva paragonare,per così <strong>di</strong>re, a un porto <strong>di</strong>mare, come scriveva una suora nonsenza una punta d’ironia: “In casa nostrasi esercitano un po’ tutti i mestieri…maestra,catechista, fiorista, musicista,e perfino… l’‘aggiusta-ossa’,in un ambulatorio improvvisato <strong>di</strong>volta in volta. Anche questo per noi èun mezzo <strong>di</strong> apostolato spicciolo, perchémettendo a posto le ossa del corpo,capita <strong>di</strong> fare un’iniezione per l’anima,e tutto a gloria <strong>di</strong> Dio!”.Ma la fantasia della carità non sipuò mai misurare, perché è come l’amore<strong>di</strong> Cristo che ha un’ampiezza,lunghezza, altezza e profon<strong>di</strong>tà inesauribili(Efesini, 3,17). Infatti negliAnni 60. Le numerose ragazze che frequentavano il laboratorio <strong>di</strong> taglio e cucito tenuto dalle <strong>Suore</strong>.Le giovani avevano la possibilità <strong>di</strong> imparare un mestiere, evitando così <strong>di</strong> emigrare verso le gran<strong>di</strong> città,e ricevevano una formazione umana e spirituale.Ben presto, mentre si lavorava allascuola materna e alla catechesi, nelsettembre del 1958, si tagliò il nastro<strong>di</strong> inaugurazione <strong>di</strong> un laboratorio <strong>di</strong>cucito negli stessi locali della scuola.L’iniziativa, proposta dal viceparrocodon Luigi Callegari, venne fortementesostenuta e animata dalle suore, inparticolare da Madre M. Iolanda allorasuperiora della comunità. Ai primi<strong>di</strong> ottobre si realizzò l’acquisto <strong>di</strong> 20macchine per cucire e l’opera preseavvio sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una suoradella Congregazione <strong>di</strong>plomata sarta.Questa iniziativa doveva consentirealle giovani <strong>di</strong> imparare una profesl’impegnodelle suore e la <strong>di</strong>rezionedel Maestro Padovani: si tenevanoconcerti in località <strong>di</strong>verse, che riscuotevanogrande sod<strong>di</strong>sfazione, riconoscimentie apprezzamenti da parte<strong>di</strong> tutti.La casa delle suore, con il trascorreredegli anni, <strong>di</strong>ventava sempre piùpunto <strong>di</strong> riferimento e uno dei luoghicentrali della parrocchia, in seguito autili ampliamenti della struttura stessache permetteva una maggiore possibilità<strong>di</strong> accoglienza. Infatti dal 1963bambine, ragazze, giovani, e spose affluivanonumerose nei locali dellascuola materna per la catechesi, cheanni ’70 inizia anche l’attività pastoralerivolta al malato e agli anziani.Le suore si impegnavano ad accostarlie ad accompagnarli con sensibilità efraterna comprensione portando loroanche l’Eucaristia.Contemporaneamente si delineavanonuove esigenze nel campo dellapastorale della comunità cristiana. Cisi rese conto che per catechizzare inprofon<strong>di</strong>tà e per personalizzare ilmessaggio del nuovo rito delBattesimo, era inderogabile la scelta<strong>di</strong> accostare personalmente le famigliedei battezzan<strong>di</strong>. Questa azionepastorale fu affidata alle suore che, a2

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