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Il problema dell'infinito nella fenomenologia di Husserl. The ... - Labont

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<strong>di</strong> cui essa è idea (questo argomento era già stato affrontato da <strong>Husserl</strong> in Idee I). Ma qualepuò essere l’evidenza dell’idea in quanto tale? E’ l’evidenza <strong>di</strong> una tensione, <strong>di</strong> un compito,vuoti però <strong>di</strong> qualsiasi oggetto determinato.Adesso risulterà chiara la circostanza per la quale si può a ragione affermare che l’ideateleologica racchiuda tutte le altre idee in senso kantiano precedentemente incontrate: essa lecomprende tutte poiché si rivela come la loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possibilità: essa è infattil’evidenza stessa della possibilità <strong>nella</strong> sua infinita apertura. Come polo d’intenzione puro,l’idea è la possibilità regolatrice (non <strong>di</strong>mentichiamo che è solo come regola che l’idea puòessere presa in considerazione) dell’apparire e la certezza finita (ecco perché l’ideasemplicemente e non il suo contenuto è evidente) <strong>di</strong> una determinabilità indefinita. L’idea èquin<strong>di</strong> il tramite <strong>di</strong> un rapporto: senza <strong>di</strong> essa la <strong>fenomenologia</strong> si risolverebbe in unsolipsismo e l’obiettività sarebbe impossibile, il cogito non penserebbe il mondo e la storia,ma penserebbe solo sé stesso e l’intenzionalità si risolverebbe in un gioco senza significato.A questo punto occorre fare una precisazione: la <strong>di</strong>stinzione tra intenzione ed intuizione,fondamentale in Kant, è sempre parsa non sussistere (in maniera esplicita) <strong>nella</strong> filosofiahusserliana, secondo la quale solo un nesso inscin<strong>di</strong>bile tra le due poteva generare qualcosacome un senso. Basti pensare che, nelle Ricerche logiche, quei termini che risultavano privi <strong>di</strong>una intuizione riempiente, si <strong>di</strong>ceva che fossero intenzionati solo «simbolicamente», visto cheil loro riferimento era ad una intuizione determinata <strong>nella</strong> sua assenza (ma non ad unaintuizione del tutto mancante!). Intenzione ed intuizione erano (o meglio, sembravano essere)tutt’uno. Tuttavia, anche ammesso che questo sia vero per le opere anteriori 45 , non si può farea meno <strong>di</strong> notare come l’idea teleologica non possa, per la sua stessa essenza, venire inglobatain questa rigida corrispondenza: la certezza, senza intuizione corrispondente, delladeterminabilità infinita dell’oggetto in generale, non è forse una intenzione vuota che fonda erende possibile ogni intuizione fenomenologica determinata (e, <strong>di</strong> conseguenza, anche ogniintenzione particolare)? E non è così anche forse per tutte le altre forme che l’idea teleologicaassume (come idea <strong>di</strong> una logica pura, come idea <strong>di</strong> una corrente infinita dei vissuti e comeidea <strong>di</strong> un mondo-orizzonte)? L’idea infinita della ragione è pura <strong>di</strong> qualsiasi intuizioneperché è con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> qualsiasi intuizione, quin<strong>di</strong> se da un lato segna lo scacco<strong>di</strong> qualsiasi rigida corrispondenza tra intuizione ed intenzione, dall’altro essa ne è la piùcompiuta realizzazione (purché non la si concepisca come un tutto fisso e dato): l’idea èinfatti la possibilità stessa della coscienza <strong>di</strong> intenzionare la totalità infinita degli oggetti.Tuttavia l’idea in senso kantiano non viene mai descritta <strong>di</strong>rettamente o tematizzata da<strong>Husserl</strong> in quanto tale, ma solo sempre nei suoi atti finiti, nelle sue intuizioni e nei suoioggetti: questo avviene perché l’idea in senso kantiano si caratterizza all’interno della<strong>fenomenologia</strong> come un concetto operatore e non come un concetto tematico: l’idea è uncompito (sempre ancora da fare), e non un dato. Da un punto <strong>di</strong> vista ancora più profondo, sipotrebbe osservare che l’intenzionalità pura non può venire tematizzata dalla <strong>fenomenologia</strong>perché essa è proprio ciò a partire da cui la <strong>fenomenologia</strong> si è instaurata, riconoscendo séstessa come lo scopo ultimo <strong>di</strong> tutta la filosofia. La <strong>fenomenologia</strong> non può tematizzare l’ideaper l’ottima ragione che non può tematizzare le proprie origini, infatti la sua Endstiftung saràsempre indefinitamente <strong>di</strong>fferita, mancata nel suo contenuto, anche se sempre evidente nelsuo valore regolatore.45 A questo proposito si veda la posizione <strong>di</strong> Ricoeur – secondo cui la <strong>fenomenologia</strong> <strong>di</strong> <strong>Husserl</strong> è larealizzazione <strong>di</strong> quella <strong>fenomenologia</strong> latente e <strong>di</strong> quella preoccupazione ontologica che avevano animato lafilosofia <strong>di</strong> Kant (infatti egli sostiene che se Kant «limita e fonda» la <strong>fenomenologia</strong>, <strong>Husserl</strong> «la fa») - il qualescrive: «La chiave del <strong>problema</strong> è la <strong>di</strong>stinzione, fondamentale in Kant, ma totalmente sconosciuta in <strong>Husserl</strong>, fral’intenzione e l’intuizione: Kant <strong>di</strong>ssocia ra<strong>di</strong>calmente il rapporto a qualche cosa […] e la visione <strong>di</strong> qualchecosa. Lo Etwas = X è una intenzione senza intuizione. E’ questa <strong>di</strong>stinzione che sot-tende quella del pensare edel conoscere; essa ne mantiene non solamente la tensione, ma l’accordo» (1954-55: 57).32

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