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Vincenzo De Mita - Morreseemigrato.ch

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finestrone principale. Il « Cristo morto portato alSepolcro » ha invece un formato di cm. 120 x 300: sulSepolcro si legge « <strong>Vincenzo</strong> <strong>De</strong> <strong>Mita</strong> di Foggia feceA.D. 1805 »;4) le quattro pregevoli tele in S. Giovanni di Dio eranogià alquanto rovinate nel 1955.Restano ovviamente da verificare eventuali interventidel <strong>De</strong> <strong>Mita</strong> nella provincia foggiana: ritengo molto probabilenon solo <strong>ch</strong>e vi abbia operato, ma an<strong>ch</strong>e <strong>ch</strong>e vi resista ancoraqual<strong>ch</strong>e suo quadro.INTERVENTI IN IRPINIA<strong>De</strong>llo stesso periodo sono l'Ultima Cena datata 1805,di circa due metri di base ed in forma di lunetta, conriminiscenze leonardes<strong>ch</strong>e e con i colori appesantiti dal tempo,<strong>ch</strong>e si trovava nella Cappella del Santissimo nella <strong>ch</strong>iesadell'Assunta di Frigento, ex-cattedrale ed ora <strong>ch</strong>iesa madre, ela già citata Assunta, posta nella <strong>ch</strong>iesa madre di Morra 16 .Quest'ultima presenta una Vergine con le mani nondel tutto congiunte, con mantello azzurro e veste bianca, postain posizione centrale; ai suoi lati un S. Pietro con la testa<strong>ch</strong>ina ed un altro Santo, probabilmente S. Paolo, visto <strong>ch</strong>ela <strong>ch</strong>iesa era intitolata ai santi Pietro e Paolo, col volto protesoverso la Madonna; in alto vi sono degli angioletti ed in bassoun grande angelo bianco. La tela, alta cm. 275 per 183, èsorretta sul retro da due assi posti a croce latina e si conservain buono stato nonostante col terremoto del 1980 siano andati16 Nonostante la buona conoscenza della storia di Morra, non mi è stato possibileindividuare <strong>ch</strong>i abbia contattato per primo il <strong>De</strong> <strong>Mita</strong> e come questi sia statointrodotto nel contesto morrese. Ammesso <strong>ch</strong>e la traccia giusta vada ricercata nelloambiente ecclesiastico, si ricordi <strong>ch</strong>e in quegli anni erano originari di Morraben 5 frati francescani e 4 padri Redentoristi e <strong>ch</strong>e, come figure di spicco delclero morrese, erano in Napoli molto ben introdotti il latinista don Nicola <strong>De</strong>lBuono, i fratelli Carlo Maria e Giuseppe Maria <strong>De</strong> Sanctis, zii del famosoFrancesco, i vescovi Nicola Cicirelli e Domenico Lombardi.

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