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Le braccia verso il marito e le arrivò addosso la morte - Anpi

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25 apr<strong>il</strong>eUmberto Gul<strong>la</strong>ce, <strong>il</strong> figlio di Teresamento, perché era incinta di settemesi. Poi però quando ha visto <strong>la</strong>chiazza di sangue ha fatto <strong>il</strong> matto,ur<strong>la</strong>va, spingeva, e così l’hanno <strong>la</strong>sciatoandare. Mamma nel frattempol’avevano già portata all’obitoriodel Santo Spirito, ma io non lo sapevo,lì c’erano solo <strong>le</strong> mimose.Per avere conferma se <strong>le</strong> fosse accadutoqualcosa mi reco a via Candia,dove c’era una donna amica di miamadre. Si facevano coraggio l’unacon l’altra. Questa aveva una bottegaperché <strong>il</strong> <strong>marito</strong> faceva <strong>il</strong> ciabattino.Entro e vedo questa donna sedutasul<strong>la</strong> panca che piangeva, e midice: vieni qui che adesso mammatorna. E piangeva. Io avevo quattordicianni, ed ho subito capito che <strong>la</strong>botta era toccata a <strong>le</strong>i.Abbiamo fatto <strong>il</strong> funera<strong>le</strong> con <strong>il</strong> camiondel Comune, in fretta, perchénon vo<strong>le</strong>vano che si sapesse. Èstata sepolta al Verano.Quel<strong>la</strong> mattina stessa, mio fratellopiù grande era al<strong>la</strong> caserma Macaopronto per andare a fare <strong>il</strong> m<strong>il</strong>itare.Allora c’era <strong>la</strong> pena di <strong>morte</strong> se nonti presentavi. Mio padre era uscitodal<strong>la</strong> caserma; io da via Candiatorno di corsa a casa e ci siamo incontrati.Siamo usciti e siamo andatida mio fratello per dargli <strong>la</strong>notizia: gli hanno dato solo unasettimana di proroga!Da allora è iniziata <strong>la</strong> vita di orfanidi madre. Mamma era una donnache doveva far mangiare cinque figli.Conducevamo una vita di sten-47<strong>il</strong> <strong>marito</strong>, chi <strong>il</strong> padre, chi <strong>il</strong> fratello.Io avevo paura di <strong>la</strong>sciare miamadre però dovevo andare afare questa commissione. Vadoal cantiere ma i padroni non c’erano.Faceva freddo. L’assistente midice: vengono tutte <strong>le</strong> mattine,mettiti vicino al fuoco e aspetta.Ma questi non venivano, ho aspettatopiù di un’ora. Pensavo a miamadre so<strong>la</strong> e così decisi di tornare avia<strong>le</strong> Giulio Cesare.Arrivo, scendo dal tram, e vedotutta questa gente zitta, s<strong>il</strong>enziosa,sembrava una cosa surrea<strong>le</strong>. Io midicevo: ma cosa è successo. Allorainizio a guardarmi intorno per cercaremia madre. Mi avvicino <strong>verso</strong><strong>il</strong> marciapiede e vedo che ci stavauna montagna di mimosa e vicinoun vecchietto seduto su uno sgabello.Io fra me mi sono detto: ma che èscemo questo, co’ ‘sto macello che ce staquesto venne <strong>la</strong> mimosa. Mi avvicinoe vedo che sotto <strong>la</strong> mimosa ci stavauna macchia di sangue. Allora inizioa girare tra <strong>la</strong> gente e sento chedicevano: povera donna, disgraziati,che fine <strong>le</strong> hanno fatto fare. Capirai,a me mi ha preso un colpo, perchénon vedevo mia madre. Sembra chemamma avesse tentato di attraversare<strong>la</strong> strada per fare avere a papà ipanini e i tedeschi <strong>le</strong> hanno sparato.Non so se è stato un colpo di pisto<strong>la</strong>o una raffica di mitra. I fascisti stavanodavanti al portone.Mio padre l’ha vista cadere a terra,però ha pensato che fosse uno sveniti.Dormivamo in una branda intre. La reazione di papà è stataquel<strong>la</strong> di dover sfamare <strong>la</strong> famiglia,era solo, e si doveva occupare dicinque figli. Per comperare <strong>le</strong> patateandava fino a Viterbo.La targa che ricorda <strong>la</strong> <strong>morte</strong> di miamadre era sul marciapiede oppostorispetto a dove è ora, è stata spostata.Dove stava prima i fascisti diPrati <strong>le</strong> davano fuoco, <strong>la</strong> imbrattavanocontinuamente, così <strong>la</strong> donnache aveva <strong>la</strong> finestra vicino al<strong>la</strong> targaaveva paura, quindi l’hannospostata e messa sul muro del<strong>la</strong> casermadove si trova adesso».La mattina del 3 marzo a Via<strong>le</strong>Giulio Cesare erano presentii GAP al comp<strong>le</strong>to comandatida Fabrizio Onofri. Ad organizzare<strong>la</strong> manifestazione del<strong>le</strong> donneerano stati gli stessi GAP che avevanoprogettato di assaltare <strong>la</strong> casermae liberare quanti più prigionieri fossepossib<strong>il</strong>e. Tra i gappisti presentic’era anche Mario Fiorentini, <strong>il</strong> <strong>le</strong>ggendario“Giovanni”, comandantedel GAP “A. Gramsci”. Mario èoggi un gran bel giovanotto di 95anni, sempre sorridente, come allorageneroso e disponib<strong>il</strong>e a raccontarecosa accadde quel<strong>la</strong> mattina.Mario Fiorentini: «Quel giorno, enei giorni precedenti, vennero arrestatetante persone e portate al<strong>la</strong> casermadell’81° Reggimento Fanteriaa via<strong>le</strong> Giulio Cesare: erano destinateal <strong>la</strong>voro coatto in Germania e sulfronte di guerra, soprattutto ad Anzio.Noi abbiamo mob<strong>il</strong>itato <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zioneper fare del<strong>le</strong> dimostrazioni,per avere notizie sui parentifermati; naturalmente erano soprattuttodonne, noi uomini non potevanostare davanti al<strong>la</strong> caserma armati.È stata l’azione più bel<strong>la</strong> che abbiamofatto a Roma. Eravamo forseuna ventina, anche a via Rasel<strong>la</strong> eravamoventi, più o meno, perché nonli sapevi mica tutti, neanche i nomidi tutti i gappisti conoscevi, quandooggi dici 18 o 19... ma come fai!Vennero mob<strong>il</strong>itate tante donne ditutti i quartieri, perciò trovavi <strong>la</strong>“pariolina” accanto al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>na diTrastevere, mamma mia... era unacosa... (Si emoziona) Quando ripensoa quello spettacolo, di tutte quel<strong>le</strong>donne romane! Ricordo una ra-Patria indipendente apr<strong>il</strong>e 2013

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