,Ial lcnte sovradimensionamento dei settori di attività più tradizionali cbe risultano prevalentementeorientati alla domanda locale (il commercio, l'edilizia e l'agricoltura) - dove peraltro risulta moltoelevato il ricorso a forme di lavoro precario e sommerse - e più in generale <strong>del</strong>la PubblicaAmministrazione;allo scarsiss.imo sviluppo che assumono nell'ambito dei terl.iario i servizi e le attività a carattere piùinnovativo (intermediari finanziari, servizi alle imprese, ricerca & sviluppo, etc.) sempre piùneeessarie per sostenere i processi i modernizzazione <strong>del</strong> sistema economico;alle dimensioni estremamente ridotte che assumono le imprese cbe operano nel contesto regionale (ladimensione media <strong>del</strong>le imprese calabresi all'ultimo censi.mento risultava pari a 2,4 addetti per unitàlocale, rispetto a14, I medio nazionale.);alla strutt'ura proprietaria tipicamente familiare di moltissime imprese che si abbina inevitabilmentead una f:orte sottocap.italizzazione e ad uno sbilanciamento verso forme di indebitamento a brevetennine;collegata ai due aspetti precedenti, la cronica mancanza di sufticìenti risorse finanziarie per realizzaregli investimenti volti a favorire i processi di crescita, apprendimento, innovazione eammodernamento tecnologico;alla mancanza sia dì rilevanti economie di localizzazione. ehe tipicamente caratterizzano ad esempioi sistemi distrettuali, che di urbanìzzazione. considerata l'assenza di rilevanti processi diagglomerazione produttiva;infine, alla scarsa dotazione infrastrutturale, materiale ed immateriale, che tende a penalizzare leimprese locali rispetto a quelle operanti in altri contesti territoriali.L'andamento <strong>del</strong>la produttività <strong>del</strong> lavoro, anche in confì'onto a quello <strong>del</strong>le altre regioni italiane,conferma pienamente le difficoltà attraversate dal sistema economico calabrese nel corso degli ultimianni. Infatti, la produttività <strong>del</strong> lavoro, non solo è rimasta pressoché costante nell'ultimo quinquennio, mapresenta un divario di oltre 15 punti percentuali rispetto alla media nazionale. L'intensità diaccumulazione <strong>del</strong> capitale - misurata dal rapporto tra investimenti fissi lordi e PIL - pur risultata nel2003 superiore al dato medio nazionale (24% rispetto al 20,4%), ha d'altro canto registrato nell'ultimoquinquennio un calo di 1,3 punti percentuali.La fragilità <strong>del</strong> sistema produttivo regionale si l'it1ette nella scarsa capacità di attrarre investimentidall'estero (che in <strong>Calabria</strong> sono pressoché nulli), nonché nella bassa capacità competitiva <strong>del</strong> sistemaproduttivo regionale, evidenzi.ata anche da un grado di apertura regionale che risulta tra i più bassi d'Italiae da una ridottissima propensione all'export (pari al\'l,2% <strong>del</strong> PIL rispetto ad ulla media nazionale <strong>del</strong>21%).Andamenti demograficiLa popolazione calabrese al 31 dicembre 2005 ammontava a 2.004.415 residenti, con una densità paricirca a 133 abitanti per kmq, nettamente inferiore a quella che sì rilevava in media a livello nazionale(195). nmo<strong>del</strong>lo insediativo calabrese è inoltre caratterizzato da un'elevata dispersione <strong>del</strong>la popolazionesul territorio che, congiuntamente alla scarsa accessibilità di molti centri abitati minori - dovuta anche aduna l11orfologia essenzialmente montuosa deternlinano costi. localizzativi crescenti sianell 'organizzazione dei servizi alla popolazione che, in talune aree, nei servizi per il sistema produttivo.Nel quinquennio 2000-2005 la popolazione residente si è ridotta di circa 14 mila unità (-0,7%), segnandouna dinamica assai peggiore di quella che ha caratterizzato sia le regioni italiane <strong>del</strong>l'Obiettivo"Convergenza" (+0,9%), che l'Italia nel suo complesso (+3,1 %).Contrariamente a quanto accade in molte regioni italiane, in <strong>Calabria</strong> si registra un saldo naturaleleggermente positivo che risulta tuttavia più che controbilanciato da un saldo migratorio fortementenegativo. Quest'ultimo fenomeno appare pmticolarmente preoccupante, se si considera che la Regione<strong>Calabria</strong> è, insieme alla Basilicata, l'unica ad aver registrato nell'ultimo quadriennio un saldo migl'atorionegativo. Più in particolare, è la componente migratoria interna che registra un valore negativo; itrasferimenti <strong>del</strong>la popolazione residente verso le Regioni italiane <strong>del</strong> Centro-Nord sì sonoparticolarmente intensificati nel corso degli ultimi anni, tanto che questo fenomeno non riesce ad esserecontrabilandato né dalle dinamiche positive <strong>del</strong>la componente naturale, né dal saldo migratorio conl'estero, che pure risulta positivo.5/150
Malgrado i flussi migratori in uscita tendano a coinvolgere in maggior misura proprio la componenterelativamente più giovane ed istruita ddla popolazione regionale, che evidentemente non trova nelmercato <strong>del</strong> lavoro calabrese opportunità lavorative adeguate alle proprie qualifiche o comunque alleproprie aspirazioni professionali, la popolazione regionale appare tuttavia più giovane <strong>del</strong>la medianazionale; i dali aggiomati il dicembre 2005 indicano, infatti che:l'indice di invecchiamento ehe misura l'incidenza <strong>del</strong>la popolazione ullrasessantacinquenne sultotale - si attesta su di Ull valore pari al 18%, a fronte <strong>del</strong> 19,5% che si registra a livello nazionale:l'indice dì vecchiaia dato viceversa dal rapporto fra la popolazione residente con 65 anni e più sullapopolazione residente fra i Oe i 14 anni - rìsulta pari a 115,7, un valore leggermente più elevato <strong>del</strong>lamedia meridionale (106,5), ma signitìcativamente più basso <strong>del</strong>la media naziona.le 037,8).Mercato de/lavoroLa situazione che si rileva slIl mercato <strong>del</strong> lavoro regionale evidenzia il forte ritardo in Ciii versa laRegione rispetto alle aree più sviluppate e dinamiche <strong>del</strong> nostro Paese e l'enorme distanza rispetto agliobiettivi occupazionali fissati in sede europea.Evoluzione <strong>del</strong> tasso di occupazione (2000-2005)Fonte: Istal ed Euroslat11 tasso di occupazione complessivo <strong>del</strong>la popolazione fra 15 e 64 anni (44,5%), appare perfettamenteallineato al dato medio <strong>del</strong>le Regioni italiane <strong>del</strong>l'Obiettivo "Convergenza" (44,4%»), ma IÌsultanettamente inferiore sia al dato nazionale (57,5%) che a quello medio <strong>del</strong>l'Unione Europea a 25 (63,8%);inoltre questo si colloca soprattutto oltre 25 punti percentuali al dì sotto degli obiettivi occupazionalifissati dai Consigli Europei di Lisbona e Goteborg. Questa situazione si rileva nonostante l'oceupazioneregionale nel corso degli ultimi 5 anni abbia mostmto una discreta dinamica di crescita, che ha portato iltasso di occupazione complessivo ad incrementarsi di 2,4 punti percentuali.Dinamica occupazionale che, secondo i dati ISTAT, è stata segnata positivanlente da una ripresa ddsettore agricolo, passato dalle quasi 40 mila unità <strong>del</strong> 2000 alle 75 mila unità <strong>del</strong> 2005\ E' inoltrerilevante segnalare come in <strong>Calabria</strong> l'occupazione <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>l'industria in senso stretto ha presentatoun incremento <strong>del</strong>la base occupazionale di quasi 13 punti percentuali, mentre contemporaneamente alivello nazionale il settore presentava forti segni di difficoltà.A fronte degli andamenti positivi <strong>del</strong> settore agricolo e manifatturiero, il settore terziario ha viceversasegnato un'evoluzione contenuta: a fronte di una crescita di punti percentuali in media nazionale, inCalahria 1'occupazione terziaria è cresciuta di appena l' 1,1 %.1 Il dato <strong>del</strong> I 'occupazione agricola potrebbe comunque essere stato influenzato dagli effetti legati alla regolarizzazionc dei ci1tadinistranieri.6/150
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