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tutti pazzi per carmen - Ilmese.it

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l’intervistaI L . P E R S O N A G G I O . D E L . M E S EStorie di famiglia e burattiniLa magia di una tradizione e il fascino della narrazione di Mauro SarziÈuna magia che nasce dal niente. In sei minutida un calzino viene fuori un <strong>per</strong>sonaggiocon quasi un’anima che parla ai bambini ea cui i bambini rispondono, e lo vedono crescere.Insieme alla figura del padre e, naturalmente, allamarionetta, sono proprio i bambini il ricco mondodi Mauro Sarzi. Figlio di quel genio artistico chefu Otello – una figura con la quale è pur necessariodover fare i conti – Mauro Sarzi ha saputo neglianni affinare questa tecnica mettendola al serviziodei più piccoli, <strong>per</strong> creare sempre nuove emozioniattraverso la narrazione e il gioco. Fino ad arrivaread un’azione terapeutica collaborando con il Brotzudi Cagliari e a Reggio Emilia lavorando insieme alfisiatra e neurologo Adriano Ferrari.Un burattinaio in stile Patch Adams?“Il lavoro che facciamo è diverso. Tutto ha avutoinizio con Fulvio de Nigris nella casa dei risvegli“Gli amici di Luca” a Bologna: da lì la marionettaè diventata strumento di cura. Il nostro lavoro èquello di conoscere il bambino e lavorare con lafiaba e con la storia mentre il bambino affrontadei <strong>per</strong>corsi molto difficili. Un giorno avevo appenafin<strong>it</strong>o di lavorare con un bambino di nome Stefanoche aveva grossi problemi linguistici e motori.Non riusciva <strong>per</strong> esempio a dire la parola “acqua”;allora ho preso il mio burattino e facendolo parlaregli ho fatto pronunciare la parolaacqua peggio di come ladicesse Stefano. A quel puntoil bambino ha preso il suo burattinoe ha detto acqua. Misono commosso”.La narrazione e l’insegnamento.Tu hai avuto grandimaestri. Penso a Rodari…“Il primo è stato Mario Lodi che mi ha fatto vederecome ascoltare i bambini: entrare nella suaclasse mi ha fatto vedere un altro mondo. ConGianni invece ho lavorato tanto tempo. Quest’annoricorre il trentesimo anniversario della sua morte.Lui ha fatto molto <strong>per</strong> Reggio. Mi ha dato tantissimo<strong>per</strong> quanto riguarda il racconto della fiabainventata, il gioco delle parole, la trasformazionedelle parole. È un po’ quello che faceva mio padrecon gli oggetti.. anche dal sughero faceva venirefuori dei <strong>per</strong>sonaggi”.Otello: tu hai molta stima e ammirazione <strong>per</strong> tuopadre. Che rapporto hai con la sua memoria?“Normalmente questo può creare dei confl<strong>it</strong>ti. Miopadre era amico di V<strong>it</strong>torio De Sica. I suoi figli sonodiventati uno musicista e l’altro attore. V<strong>it</strong>torio èstato un grandissimo attore ma anche se il figliofosse stato più bravo di lui il padre sarebbe statoMauro Sarzi, in alcuni momenti di laboratorio sullamarionetta, lo scorso mese a Palazzo Magnani(foto di Claudio Salsi)“Una volta Maria Cervi mi disseche io, avendo a che fare con ipazienti, stavo vivendo una nuovaResistenza”comunque più famoso. Io <strong>per</strong> mia fortuna non hosub<strong>it</strong>o questo <strong>per</strong>ché mio padre mi ha dato delletecniche straordinarie e poi ho conosciuto grandiinsegnanti che mi hanno dato un altro indirizzo. Miopadre è stato un grande anche <strong>per</strong>ché cercavadi dire che il burattino non èsolo <strong>per</strong> i bambini ma anche<strong>per</strong> gli adulti. È un discorsoespressivo totale. All’inizionon capiva il tipo di lavoro chefacevo ma quando l’ha cap<strong>it</strong>ol’ha apprezzato molto”.Anche tu hai figli. La storiasi ripete?“Ho due figli: Giulia ha 19 anni, studia, ma le piaceanche seguire il mio lavoro e Jacopo, che ora èa Parigi, anche lui lavora con i burattini. Non homai influenzato le loro scelte, ma sono contento<strong>per</strong>chè loro rappresentano la quinta generazione.Giulia viene ad aiutarmi anche in clinica. Le piacelavorare con i bambini.”Torni a Reggio Emilia dopo oltre vent’anni. Qualisono ora i tuoi progetti?“Il 90% dei bambini reggiani non conosce le mascheretradizionali: non possono non conoscerla.Con Adriano Ferrari stiamo pensando di lavorareassieme <strong>per</strong> creare un <strong>per</strong>corso di lavoro conla fiaba. L’altro progetto è con l’ist<strong>it</strong>uto d’arte diReggio Emilia; l’idea è part<strong>it</strong>a vedendo una fotodell’albero innevato di papà Celli al museo Cervi:vediamo di coinvolgere i giovani, dare loro delleidee <strong>per</strong> avvicinarli sia a dei valori ma anche alteatro di figura. Quindi lavorare con il terr<strong>it</strong>orio epoi cercare una casa <strong>per</strong> i burattini di mio padre,ora chiusi in tanti scatoloni”. [E.V.]l’intervista

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