DallaPRIMA<strong>di</strong> Luciano Del Riosegue da pag. 1E anche quando viene richiesta <strong>un</strong>a seriapresa <strong>di</strong> posizione, la risposta <strong>più</strong> consueta<strong>è</strong> il perdono. Sembra che non si capisca,o peggio che si finga <strong>di</strong> non capire,che l’errore deve essere corretto.La mia formazione cristiana mi induceistintivamen<strong>te</strong> a <strong>un</strong> at<strong>te</strong>ggiamento <strong>di</strong>comprensione o <strong>di</strong> perdono del prossimo,ma in alc<strong>un</strong>i casi <strong>è</strong> in<strong>di</strong>spensabile in<strong>te</strong>rvenirecon <strong>un</strong>a sanzione nei confrontidell’errore: per evitare che si ripeta. Equesto accade anche nella nostra professione.Approfitto pertanto <strong>di</strong> questo spazio perriprendere il concetto <strong>di</strong> moralità ed eticadella nostra professione al quale ho lavoratonell’ormai lontano 1995 –e quin<strong>di</strong> in<strong>te</strong>mpi assolutamen<strong>te</strong> “non sospetti”– elaborandoalc<strong>un</strong>e norme deontologiche.Un marketing spregiu<strong>di</strong>catoL’attuale visione del marketing favoriscecomportamenti commerciali che definireisemplicemen<strong>te</strong> “spregiu<strong>di</strong>cati” e che noncon<strong>di</strong>vido. Si <strong>è</strong> incoraggiati ad agire senzaalc<strong>un</strong> rispetto, senza guardare in facciaa ness<strong>un</strong>o, con propos<strong>te</strong> che a <strong>vol</strong><strong>te</strong> superanodavvero il limi<strong>te</strong> della decenza. Si<strong>è</strong> sollecitati ad invadere anche <strong>te</strong>rritori altrui,senza il minimo <strong>di</strong> corret<strong>te</strong>zza, pur<strong>di</strong> essere vincenti e <strong>di</strong> po<strong>te</strong>rsi vantare <strong>di</strong>avere sconfitto la concorrenza, spesso vanificandol’umile lavoro fatto a mon<strong>te</strong> dachi serve e coltiva con sacrificio la propriaclien<strong>te</strong>la da anni per raccogliere nel <strong>te</strong>mpoi meritati frutti <strong>di</strong> <strong>un</strong>’at<strong>te</strong>nzione pazien<strong>te</strong>e assidua.Non ero mai tornato sino ad oggi sull’idea,e sulle finalità, delle norme deontologichedel 1995 perché, da allora, moltaacqua <strong>è</strong> passata sotto i ponti e speravosinceramen<strong>te</strong> che esse fossero sta<strong>te</strong> definitivamen<strong>te</strong>recepi<strong>te</strong> e assimila<strong>te</strong>. Madevo ricredermi.<strong>Mi</strong> sembra infatti <strong>di</strong> cogliere nell’aria <strong>un</strong>senso generale <strong>di</strong> sconforto e <strong>di</strong> rassegnazioneda par<strong>te</strong> <strong>di</strong> mol<strong>te</strong> persone corret<strong>te</strong>,umilia<strong>te</strong> in questo clima <strong>di</strong> lotta all’armabianca che dà la sensazione <strong>di</strong> viverecome in <strong>un</strong>a gi<strong>un</strong>gla popolata da cannibali.Senza contare che le conseguenze che4 - AIARP notiziederivano al mercato da comportamentiscorretti, poco professionali, non fannoche danneggiare e scre<strong>di</strong>tare la professione,e la nostra s<strong>te</strong>ssa associazione, e allal<strong>un</strong>ga si ritorceranno su <strong>di</strong> noi come veri epropri boomerang.Obbligo ideale e concretoOgni Associazione, ogni Ca<strong>te</strong>goria oAlbo professionale, <strong>è</strong> strettamen<strong>te</strong> vincolataa norme deontologiche che ogni Socioha l’obbligo –e ripeto l’obbligo– nonsolo ideale, ma anche concreto, <strong>di</strong> rispettaree onorare.E AIARP non <strong>è</strong> da meno. Pregherei pertantotutti i Soci <strong>di</strong> rileggere at<strong>te</strong>ntamen<strong>te</strong>,sulle pagine delle nostre CircolariInformative, i principi deontologicida applicare sia ai rapporti professionalisia ai rapporti in<strong>te</strong>rpersonali che coin<strong>vol</strong>gonoi colleghi. Ciasc<strong>un</strong>o in<strong>te</strong>rroghila propria coscienza per capire se ha effettivamen<strong>te</strong>adottato <strong>un</strong> comportamentoprofessionale corretto.Detto questo, desidero fare <strong>un</strong>a precisazionein<strong>di</strong>spensabile per evitare confusionee perché ness<strong>un</strong>o pensi che quanto stoscrivendo sia riferito a qualc<strong>un</strong>o in particolare.Il mio <strong>è</strong> <strong>un</strong> <strong>di</strong>scorso allargato. Chiha orecchie per in<strong>te</strong>ndere in<strong>te</strong>nda.L’opport<strong>un</strong>ità, o per meglio <strong>di</strong>re la necessità,<strong>di</strong> riprendere questo <strong>di</strong>scorso, mi <strong>è</strong>stata suggerita casualmen<strong>te</strong> dalla letturadel mensile che ricevo e leggo regolar-men<strong>te</strong> come socio del Rotary Club. <strong>Mi</strong>ha colpito la <strong>di</strong>citura a carat<strong>te</strong>ri cubitaliriportata in apertura dell’e<strong>di</strong>toriale dellapubblicazione: “Ogni rotariano deve essered’esempio ai giovani”.Questo suggerimento va proposto naturalmen<strong>te</strong>anche al <strong>di</strong> fuori della cerchiadel Rotary –anche se mi risulta che trai soci AIARP vi siano parecchi rotariani–perché tut<strong>te</strong> le persone professionalmen<strong>te</strong>corret<strong>te</strong> devono sentire in cuor lorol’impegno a <strong>un</strong> comportamento leale e <strong>di</strong><strong>te</strong>stimonianza. E aggi<strong>un</strong>gerei: non solonell’ambito della propria professione, maanche della propria vita privata.Risultati positivie coscienza tranquillaCome <strong>un</strong> buon padre <strong>di</strong> famiglia ha l’obbligoideale e concreto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care la giustastrada ai propri figli, così <strong>è</strong> <strong>te</strong>nuto afare anche il Presiden<strong>te</strong> della nostra associazione,che peraltro <strong>è</strong> l’<strong>un</strong>ica <strong>di</strong> settore,se desideriamo che la professione siespanda, si qualifichi, sia apprezzata e riconosciuta.Quando insisto nel chiedere la par<strong>te</strong>cipazioneagli incontri, <strong>è</strong> d<strong>un</strong>que perchédesidero che si fortifichino sempre <strong>più</strong>l’amicizia, l’<strong>un</strong>ione, il rispetto reciproco.La società ha emarginato questi valorie le conseguenze le stiamo toccandocon mano ogni giorno. Sembra che si ambiscasolo a guadagnare –come e quandonon importa– o a rastrellare sol<strong>di</strong> ilprima possibile per poi goderseli (nonso con quale tranquillità <strong>di</strong> coscienza…)nel <strong>te</strong>mpo <strong>di</strong> vita restan<strong>te</strong> che Dio ci concederà.Ma non si può basare la propriavita solo sul denaro, magari approfittandodella fiducia che il prossimo concede…a maggior ragione se “il prossimo”<strong>è</strong> <strong>un</strong> collega.Cerchiamo <strong>di</strong> riscoprire quin<strong>di</strong> quegliequilibri <strong>di</strong>menticati ma in<strong>di</strong>spensabiliche ci aiu<strong>te</strong>ranno ad avere <strong>un</strong> comportamento<strong>più</strong> rispettoso verso il prossimo,lasciando perdere cattiverie, invi<strong>di</strong>e e megalomanie.Siamo umili nella professione! Solo alloraavremo dei risultati positivi, e, quello che<strong>più</strong> conta, la coscienza tranquilla.Sono le piccole cose quelle che gratificano<strong>di</strong> <strong>più</strong>, siamone certi.
S<strong>te</strong>ndo i primi app<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> questoarticolo al ta<strong>vol</strong>ino della mia camera,al quinto piano dell’Ho<strong>te</strong>lIncanto. La finestra che ho <strong>di</strong> fron<strong>te</strong>si apre sull’incan<strong>te</strong><strong>vol</strong>e piana <strong>di</strong> Ost<strong>un</strong>i.E mi viene da pensare che forse non c’<strong>è</strong>immagine migliore <strong>di</strong> questa per evocareil clima accoglien<strong>te</strong> che si <strong>è</strong> respirato inquesti giorni all’Incontro con il Pianofor<strong>te</strong>.Duran<strong>te</strong> il corso si sono al<strong>te</strong>rnati <strong>di</strong>scorsi<strong>te</strong>orici e in<strong>te</strong>rventi pratici. Il programmadei lavori esigeva <strong>di</strong> <strong>vol</strong>ta in <strong>vol</strong>ta <strong>un</strong>aat<strong>te</strong>nta concentrazione e la complicitàscherzosa dei par<strong>te</strong>cipanti. Tuttavia, al <strong>di</strong>là degli inevitabili cambi <strong>di</strong> registro, bisognariconoscere che l’atmosfera generale<strong>è</strong> sempre stata improntata alla <strong>più</strong> vivacor<strong>di</strong>alità. Davvero, si par<strong>te</strong>cipava ad <strong>un</strong>corso <strong>te</strong>cnico ma si aveva l’impressione <strong>di</strong>assis<strong>te</strong>re ad <strong>un</strong> incontro <strong>di</strong> vecchi amici.TEORIA E TECNICADEL RESTAUROObiettivo <strong>di</strong>chiarato dell’incontro eral’esposizione <strong>di</strong> tut<strong>te</strong> le questioni cheruotano intorno al <strong>te</strong>ma del restauro <strong>di</strong><strong>un</strong> pianofor<strong>te</strong> antico; e il <strong>te</strong>rreno <strong>di</strong> gioco,per così <strong>di</strong>re, su cui relatori e ascoltatorisi sono incontrati, era <strong>un</strong> coda S<strong>te</strong>inwayD del 1941. Lo strumento, che <strong>è</strong> piaciutoa tutti in virtù delle sue prege<strong>vol</strong>i qualitàtimbriche, <strong>è</strong> stato praticamen<strong>te</strong> ricostruitoattraverso gli in<strong>te</strong>rventi <strong>di</strong> pesatura, ricoperturae lucidatura della tastiera, <strong>di</strong>pettinatura dei mar<strong>te</strong>lli, <strong>di</strong> messa a p<strong>un</strong>todella meccanica, <strong>di</strong> intonazione e <strong>di</strong> accordatura.Le <strong>di</strong>verse fasi del lavoro sono sta<strong>te</strong> coor<strong>di</strong>na<strong>te</strong>da quattro relatori: Giovanni e NicolaFarina, Sergio e Gianfranco Griffa.Ciasc<strong>un</strong>o <strong>di</strong> loro ha trattato in manieraapprofon<strong>di</strong>ta quegli aspetti delle numeroseoperazioni in programma che <strong>più</strong> eranovicini alla propria sensibilità ed esperienza.E il risultato finale ha incontratol’<strong>un</strong>anime approvazione dei presenti.I tre giorni <strong>di</strong> Ost<strong>un</strong>i<strong>di</strong> Cristiano CameroniLA QUESTIONE DEL PESOUno dei problemi <strong>più</strong> <strong>di</strong>battuti <strong>è</strong> statoquello relativo alla corretta pesatura dellatastiera. Giovanni Farina, che insiemeal figlio Nicola ha stu<strong>di</strong>ato a l<strong>un</strong>gol’argomento, ha esposto con grande dovizia<strong>di</strong> particolari la sua <strong>te</strong>oria del“peso <strong>te</strong>orico”. In estrema sin<strong>te</strong>si,secondo Farina, contrariamen<strong>te</strong>a quanto in<strong>di</strong>catoper tra<strong>di</strong>zione dalla maggiorpar<strong>te</strong> dei costruttori, ilvalore corretto da applicarenel calcolo del peso del tastonon corrisponde al pesosufficien<strong>te</strong> ad abbassare il tasto.Quest’ultimo, che <strong>è</strong> stato denominatopeso <strong>di</strong> andata, <strong>è</strong> da met<strong>te</strong>re inrelazione con il peso <strong>di</strong> ritorno (il valore apartire dal quale il tasto comincia a tornarein posizione <strong>di</strong> riposo) e con le forze<strong>di</strong> attrito per ricavare il reale peso <strong>te</strong>oricodel tasto.La <strong>te</strong>oria, presentata insieme all’in<strong>te</strong>raserie delle formule per il calcolo delle variabili,offre <strong>un</strong>a soluzione elegan<strong>te</strong> e f<strong>un</strong>zionaleal problema della pesatura che risolvea mon<strong>te</strong>i complessirapporti chedescrivono larisposta idealedella tastiera.Come hannoosservatoGiovanni eNicola Farina,gli accordatoricedonotroppo spesso ai pianisti che chiedono<strong>di</strong> appesantire la tastiera: con il risultatoche il maggior peso del tasto ne rallentail ritorno –oltre ad al<strong>te</strong>rare tutti irapporti <strong>di</strong> forza della generazionedel suono.INTONARELa prosecuzione dei lavoriha visto l’entrata in scena<strong>di</strong> Sergio Griffa. Personaggioleggendario dellascena milanese –e italiana–del pianofor<strong>te</strong>, l’at<strong>te</strong>sissimo relatoreha esposto la sua <strong>te</strong>oria delle vocali,ricordando come il pianofor<strong>te</strong>, strumentocreato dall’uomo per l’uomo, debba risponderealle carat<strong>te</strong>ristiche musicali tipichedell’uomo per non ab<strong>di</strong>care al proprioruolo. “La forma <strong>di</strong> espressione musicale<strong>più</strong> naturale dell’uomo <strong>è</strong> il canto”, ha argomentatoSergio Griffa. “Quin<strong>di</strong> il pianofor<strong>te</strong>,il cui grande valore <strong>di</strong>pende <strong>di</strong>rettamen<strong>te</strong>dalla scoperta e dall’uso dellecorde <strong>di</strong> risonanza, che permettono <strong>di</strong>prol<strong>un</strong>gare il suono e <strong>di</strong> sos<strong>te</strong>nerlo, devecantare –a meno che non si vogliano rinnegarecompletamen<strong>te</strong> il suo significato ele sue origini.”Di fron<strong>te</strong> ad <strong>un</strong>a pla<strong>te</strong>a at<strong>te</strong>ntissima, SergioGriffa ha quin<strong>di</strong> intonato lo strumento,evidenziando come la p<strong>un</strong>zonatura deimar<strong>te</strong>lli fosse resa <strong>di</strong>fficile dagli in<strong>te</strong>rventieseguiti in passato sulla mar<strong>te</strong>lliera, cherisultava durissima.5 - AIARP notizie