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La cura delle relazioni in riferimento alle pratiche di vicinato - Mag

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della casa, a quel primo <strong>in</strong>segnamento ricevuto da nostra madre o d<strong>alle</strong> figurefemm<strong>in</strong>ili della famiglia che riguarda la <strong>cura</strong> dei corpi, l’ospitalità, l’attenzione aisentimenti, ai bisogni materiali non separati da quelli spirituali, la sobrietà e lacapacità <strong>di</strong> risparmio, il senso della misura e del limite, il rispetto dell’altro e dell’altra.Solo un cambiamento profondo dei rapporti sociali e familiari, può contrastarel’estraneità che avanza, <strong>di</strong>vorando <strong>in</strong>teri caseggiati, uno dopo l’altro, l’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e <strong>di</strong>tante e <strong>di</strong> tanti, dovuta ad una vita povera o del tutto priva <strong>di</strong> legami autentici esignificativi.Se le cose non vanno, se la vita non mostra un significato, bisogna rimboccarsi lemaniche e impastare <strong>di</strong> nuovo gli <strong>in</strong>gre<strong>di</strong>enti.Il vic<strong>in</strong>ato tra passato e presenteI rapporti <strong>di</strong> vic<strong>in</strong>ato sono stati per tante donne l’unica forma <strong>di</strong> socialità esterna allafamiglia. Storicamente sono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> legati alla tra<strong>di</strong>zione femm<strong>in</strong>ile, <strong>alle</strong> possibilitàquoti<strong>di</strong>ane <strong>di</strong> movimento e <strong>di</strong> <strong>in</strong>contro tra donne.Con lo sviluppo dei nuovi modelli <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia urbana, a partire dagli anni Sessanta,anche <strong>in</strong> Italia, come nel resto d’Europa, si verificò il decl<strong>in</strong>o della civiltà urbana e irapporti <strong>di</strong> vic<strong>in</strong>ato com<strong>in</strong>ciarono a scomparire. Furono moltissime le donne cheproprio <strong>in</strong> quegli anni fecero esperienza <strong>di</strong> una profonda solitud<strong>in</strong>e, alienazione eper<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> punti tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> <strong>riferimento</strong>: sempre più isolate, abitando <strong>in</strong> rioni oquartieri popolari <strong>di</strong> recente costruzione, lontani dal centro e dai luoghi <strong>di</strong> lavoro,spesso privi <strong>di</strong> strutture, <strong>di</strong> verde e <strong>di</strong> servizi, <strong>di</strong> negozi, quelle donne hannoconosciuto il <strong>di</strong>sagio, l’estraneità, il dolore della separazione dalla comunità d’orig<strong>in</strong>e,dal paese <strong>di</strong> provenienza e, non riuscendo ad adattarsi alla nuova situazione, alcune sisono rifugiate nella depressione, altre sono rimaste <strong>in</strong>trappolate nella vita privata,de<strong>di</strong>candosi alla <strong>cura</strong> ossessiva della casa e dei figli. A soffrire <strong>di</strong> questa situazionefurono soprattutto le casal<strong>in</strong>ghe a basso red<strong>di</strong>to: donne giovani con due o tre bamb<strong>in</strong>i<strong>di</strong> cui prendersi <strong>cura</strong> <strong>in</strong> un piccolo appartamento, donne anziane che avevano seguitola famiglia trasferita per lavoro al Nord. Tuttavia proprio a partire da qui, da questasofferenza e <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e femm<strong>in</strong>ile, dovuta all’<strong>in</strong>debolimento dei tra<strong>di</strong>zionali rapportifamiliari e <strong>di</strong> vic<strong>in</strong>ato, ha preso forma ed è cresciuta nelle città una r<strong>in</strong>novata capacitàfemm<strong>in</strong>ile <strong>di</strong> “fare” comunità, <strong>di</strong> <strong>in</strong>ventare forme <strong>di</strong> socialità e comunicazione, <strong>di</strong>creare tessuto sociale, <strong>in</strong>trecciando senso pratico, impegno personale, capacità <strong>di</strong>relazione, desiderio <strong>di</strong> un mondo più grande del ristretto ambito domestico. Non è uncaso che, proprio negli anni Ottanta e Novanta, per la prima volta <strong>in</strong> Italia tante10

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