Esistonole fate?Ma che domanda...Certo che no! Ora,soltanto qui fra noidue, lettore, senzache nessuno ciascolti: se esistessero, allora si potrebbeben dire che il castello di Chenonceaux èstata opera di una fata.Senza dubbio, se potessimo vederecome questo era originalmente e lo paragonassimoa quello che è oggi, saremmotentati di credere che la sua trasformazionesia stata fatta da uno di queigeni <strong>del</strong>la mitologia infantile che, toccandosemplicemente con la propriabacchetta magica gli oggetti, è capacedi trasformare pietre grezze in gioielli.Il solido ed austero torrione medievale,che vediamo sul lato sinistro, cidà l’idea <strong>del</strong>la costruzione primitiva,che includeva un mulino fortificato.Purtroppo, non ci sono rimaste “foto”...Ma, in base allo stile <strong>del</strong>la vecchiatorre circolare, possiamo immaginarela fortezza: mura spesse ed alte,tagliate, in cima, da feritoie e rinforzateda torrioni, agli angoli <strong>del</strong>la costruzione;all’entrata, un portone invalicabile,con davanti un ponte levatoio,sospeso da grosse catene di ferro, peruna difesa efficace contro gli attacchidi sorpresa. Tutto nel castello era robustoe votato al combattimento.Ma, ad un certo momento, il genio<strong>del</strong>la guerra è stato vinto dallo spirito<strong>del</strong>la pace. È stato allora che una fataha trasformato le rustiche pietre <strong>del</strong>mulino nel bel palazzo che affonda leJosé Antonio Dominguezsue fondamenta nelle acque <strong>del</strong> fiumeCher e punta le guglie <strong>del</strong>le sue elegantitorri verso il cielo. La solidità haceduto il posto alla leggerezza.La costruzione di un ponte, che unisceil palazzo all’altra riva, è stata operadi un ingegnere di talento. Ma soltantouna fata sarebbe stata capace diconcepire l’idea di continuare il palazzosopra le acque <strong>del</strong> fiume.Quando le fate stavano per completarela costruzione facendo sorgere sullariva opposta un’altra meraviglia, imonarchi francesi hanno fissato la Cortea Parigi, abbandonando le residenzereali che possedevano nelle altre regioni<strong>del</strong> paese, portando con sé quasi tuttele fate <strong>del</strong>la Francia per costruire inquella città palazzi che ancora oggi meraviglianoil mondo intero.Chenonceau lascia intravvedere ancorpiù la sua bellezza quando si rispecchianelle acque serene, profondee pensierose <strong>del</strong>lo Cher. Soprattuttonelle notti di festa, quando si presentasolennemente addobbato. La sua immaginesplendente emerge dal fondo<strong>del</strong> fiume e quasi quasi dubitiamo <strong>del</strong>larealtà: è tanto bello che non ci sembraneanche fatto da una mano umana...E, allora, abbiamo nostalgia di unmondo molto più bello e perfetto, chenon siamo giunti a conoscere, ma nelquale desideriamo vivere: il Paradiso.Se i nostri progenitori non avesseropeccato, certamente l’umanità formerebbenell’Eden una civiltà perfettissima,di uno splendore difficile da immaginare.Col peccato di Adamo, tuttavia,l’uomo è stato degradato, perdendomolti dei doni dei quali Dio loaveva favorito. Ma è rimasta nella suaanima la nostalgia di quella felicità.Questa nostalgia <strong>del</strong> Paradiso simanifesta in molte attività, soprattuttonell’arte. Per questo, troviamo in tanteciviltà che raggiungono una certa augedi raffinatezza la tendenza a costruirepalazzi sontuosi, poiché l’uomo anela50 <strong>Salvami</strong> <strong>Regina</strong> · Novembre 2005
continuamente ad una esistenza nellaquale non traspaiano gli effetti <strong>del</strong>peccato originale.Anche se non completato, Chenonceauxattira l’ammirazione <strong>del</strong> mondointero. Le sue torri continuano ad ergersicontro un nemico oramai inesistente,i suoi saloni ormai non servonopiù come cornice per la corte dei re diFrancia, i suoi giorni di splendore sonocessati. Ma ancora, esso risvegliain chi lo contempla il desiderio di abitarlo.Non tanto per avere una vita piùcomoda o di <strong>del</strong>izie, ma principalmenteper fuggire da un mondo nel qualeormai non ci sono più fate e che nonè capace di costruire palazzi, né begliedifici, perché non aspira più al Cielo.Se il castello di Chenonceaux, carolettore, le ha strappato dal cuore unaesclamazione di ammirazione, contemplile foto per alcuni istanti, primadi girare pagina. Poi chiuda gli occhied immagini come esso sarebbe, sele fate esistessero... ed avessero completatola costruzione sull’altra riva <strong>del</strong>fiume. Non è vero che sarebbe stato unvero castello dei “racconti di fate”? ²Fotos: Paulo Mikio