28.10.2015 Views

Arcobaleno 2/2015

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sempre e non stancarmene mai.<br />

Arrivo a Santa Giustina e mi fermo davanti<br />

alla stazione. Lì finiscono le indicazioni,<br />

ora devo trovare il posto. Tre strade<br />

partono dalla stazione, una a destra, una<br />

a sinistra, una al centro. Il mio istinto mi<br />

dice che percorrendo la grossa via centrale<br />

mi avvicinerò ad un bar in cui fare colazione<br />

e chiedere informazioni. Faccio il<br />

mio piccolo hike cittadino e dal bar passo<br />

ad una via secondaria che mi porta verso<br />

le montagne. Comincio ad aver sete<br />

quando trovo via Colonnelo Cumano, una<br />

non aver visto le difficoltà della signora.<br />

Ma io mi sento scaut molto di più quando<br />

non ho l’uniforme addosso, perché senza<br />

uniforme ho una scelta: aiutare o non aiutare.<br />

E posso scegliere senza il timore di<br />

far fare brutta figura a tutti gli altri scaut.<br />

Mi siedo al mio posto. Potrei scrivere al pc<br />

o ascoltare musica, ma ho lasciato a casa<br />

i caricatori… Se la mia Akela mi vedesse<br />

adesso mi rimprovererebbe come faceva<br />

quando ero solo una zampa tenera. Una<br />

vita fa. Guardo il signore davanti a me e<br />

penso che deve suonare strano a persone<br />

più anziane questo mio“una vita fa”, come<br />

quando i miei lupi mi dicono “Akela non ridevo<br />

così dai tempi dell’asilo”. Non avendo<br />

altro da fare e visto che gli scomodi sedili<br />

mi fanno svegliare ogni dieci minuti continuo<br />

a pensare. Ora potevo stare a letto a<br />

dormire, perché andare a quest’Indaba? È<br />

fuori mano, ci verrà poca gente, ci saranno<br />

lunghe cerimonie dentro cimiteri. Perchè?<br />

Scendo a Padova tutto insonnolito e mi dirigo<br />

verso la banchina del treno per Santa<br />

Giustina di Belluno. Un ragazzo mi chiede<br />

se questo è il treno che va a Belluno e io<br />

gli rispondo di sì con un sorriso. Lui mi sorride<br />

di rimando, sorpreso: le persone non<br />

sorridono a quest’ora del mattino. Salgo<br />

sul secondo treno e mentre la terra fugge<br />

sotto di me mi godo il paesaggio. Quanto è<br />

bello il nostro paese. Le pianure, le colline,<br />

i fiumi, le montagne. Potrei guardarli per<br />

strada in salita. Ovviamente. Solo lì sopra<br />

può essere la mia meta. Il paesaggio che<br />

mi attende non ha eguali al mondo: prato<br />

verde chiaro, sulla linea dell’orizzonte<br />

chiome di alberi e sullo sfondo le Dolomiti.<br />

Non ho mai visto nulla come le Dolomiti<br />

ed io ho visto il Kilimangiaro.<br />

Sono arrivato con varie ore di vantaggio e<br />

i pochi organizzatori dell’evento sono sorpresi<br />

nel trovarmi lì di fronte alla struttura.<br />

Li aiuto nei preparativi e verso l’ora di pranzo<br />

arrivano gli altri. Il pomeriggio facciamo<br />

le nostre attività di branca. Ci confrontiamo,<br />

ci sfidiamo, ci prepariamo. Alla sera<br />

4 L’EDITORIALE

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