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“Un bravo capo non fornisce le giuste risposte,<br />
ma pone le giuste domande”<br />
È questo quello che speravi Aldo? Che chi<br />
ti avrebbe seguito si chiedesse? Chiedesse<br />
i perché delle cose, delle persone, del mondo?<br />
Si interrogasse anche su quelle cose<br />
come l’odio, di cui non si parla, quelle cose<br />
brutte che è “meglio” fingere che non esistano?<br />
Volevi che chiedessimo, che ci interrogassimo,<br />
perché cercare è libertà. Cercare<br />
è osare. Specie quando la ricerca è difficile.<br />
Complimenti Aldino. E complimenti anche<br />
a Guido che mi fa addirittura tremare la<br />
voce. Però Aldo aveva già intaccato la mia<br />
dura scorza! Le cerimonie finiscono e io<br />
mi siedo sul treno diretto a Mestre. Penso<br />
ad Aldo e a come ha sentito parlare di<br />
lui quelle persone che l’avevano conosciuto.<br />
Coraggio, sicuramente aveva coraggio<br />
il signor Marzot. Coraggio e comprensione<br />
del prossimo, il che gli dava una certa<br />
lungimiranza. Il nostro primo Raider.<br />
Ma le risposte ai mie quesiti? Come faccio<br />
senza quelle risposte, Aldo?<br />
Cambio treno e prendo il freccia rossa diretto<br />
a Roma. Fa troppo caldo per pensare<br />
e i tre bambini della signora seduta dirimpetto<br />
a me fanno troppi capricci. Non mi è<br />
difficile individuare dei lievi difetti nell’educazione<br />
dei giovanotti ma pazienza, se<br />
la caveranno lo stesso. Spero. Prendo il<br />
taccuino e passo il tempo preparando le<br />
riunioni del resto del mese. Ora sono certo<br />
che non era la gratitudine che mi spinse<br />
ad andare ma la curiosità. Volevo risposte<br />
ma Aldo, dall’immagine attraverso<br />
la quale tutti noi lo abbiamo conosciuto,<br />
non mi ha detto nulla. Ha solo guardato<br />
con i suoi occhi da nonno saggio.<br />
Era chiedere tanto? Un risposta dal primo<br />
dei Raider? Un pensiero mi attraversa<br />
come un fulmine rivelatore quando<br />
il mio sguardo si posa sulla torre bianca<br />
di Termini. Da non so quale libro, film o<br />
fumetto della mia vita emerge un ricordo,<br />
una frase di cui non ricordo né l’autore<br />
ne il periodo, solo le parole.<br />
Io non ho mai conosciuto Aldo Marzot,<br />
ma di lui mi è rimasta una cosa. Forse la<br />
sola cosa che conta negli esseri umani.<br />
Quella cosa che non muore. L’idea, l’idea<br />
che genera domande, l’idea che spinge<br />
alla ricerca, l’idea che scuote le fondamenta<br />
del mondo, che lo innalza.<br />
Liberi di osare, osare di essere liberi.<br />
Prendo il telefono per chiamare la mia ragazza<br />
mentre scendo dal treno. Vorrei dirle<br />
subito tutto questo, ma il turbine di pensieri<br />
ancora mi rigira la mente. Mi serve<br />
tempo per fare ordine e poi magari mettere<br />
tutto su carta così che lei possa leggerlo e<br />
capire. Lei che non voleva venirci agli scaut<br />
perché sono stupidi. Lei che i pantaloni<br />
dell’uniforme le stanno male perché “sono<br />
troppo da maschio”. Lei che non mi avrebbe<br />
mai preso veramente in considerazione,<br />
quindi tanto valeva smettere di cercare di<br />
sembrare più fiero, più sobrio, più macho,<br />
e comportarmi come mi comporto di solito.<br />
Fratello Falco<br />
6 L’EDITORIALE