PIANETA TERRA
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<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
il<br />
PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO<br />
L’ITALIA NON È (PIÙ) UN PAESE<br />
PER ENERGIE RINNOVABILI<br />
Simone Togni<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale<br />
L’intervista<br />
Edo Ronchi<br />
Presidente della Fondazione<br />
per lo sviluppo sostenibile<br />
GENNAIO<br />
2016
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Mensile di informazione e cultura<br />
dell’ambiente, dell’energia e delle<br />
fonti rinnovabili<br />
Direttore responsabile<br />
Simone Togni<br />
Comitato di Redazione<br />
Simone Togni, Stefania Abbondandolo,<br />
Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone<br />
www.ilpianetaterra.it<br />
Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003<br />
presso il Tribunale di Napoli<br />
Proprietario del Periodico<br />
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Redazione • Pubblicità<br />
Via San Pasquale a Chiaia 83, Napoli<br />
segreteria.redazione@ilpianetaterra.it<br />
sommario<br />
gennaio 2016<br />
3 L’ITALIA NON È (PIÙ) UN PAESE<br />
PER ENERGIE RINNOVABILI<br />
Simone Togni<br />
7 INTERVISTA A EDO RONCHI<br />
Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile<br />
Antonella Cocca<br />
11 RINNOVABILI ED EFFICIENZA,<br />
UN AUGURIO PER IL 2016<br />
G.B. Zorzoli<br />
15 LE RESISTENZE SULLA STRADA<br />
DELL’EFFICIENZA ENERGETICA<br />
Sergio Ferraris<br />
19 NEWSLETTER ANEV<br />
22 Intervista a LORENZO PALOMBI<br />
Managing Director di BayWa r.e. Italia<br />
Silvia Martone<br />
25 COORDINAMENTO FREE<br />
UN MODELLO PER LA SOSTENIBILITÀ<br />
CIB - Consorzio Italiano Biogas<br />
29 SCENARI DI DECARBONIZZAZIONE DELLA<br />
FILIERA ENERGETICA IN ITALIA<br />
Davide Astiaso Garcia<br />
33 CARTA, PENNA E DIRITTO<br />
avv. Giulio Maroncelli<br />
avv. Claudio D'Alia<br />
dott. Dario Stifano<br />
37 IL CASO DEL REFERENDUM<br />
SULL’ESTRAZIONE DI IDROCARBURI<br />
Daria Palminteri<br />
43 ENERGIA E SVILUPPO IN AFRICA<br />
Salvatore Barbieri<br />
Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono<br />
responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di<br />
Redazione intende rispettare la piena libertà di<br />
giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti<br />
gli interessati, tuttavia è compito della Redazione<br />
definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli<br />
articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione,<br />
anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su<br />
“il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e<br />
citando ovviamente la fonte.<br />
1
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Simone Togni<br />
L’italia non è (più) un<br />
Paese per energie<br />
rinnovabili<br />
3
Che il 2015 fosse stato un mezzo disastro<br />
per le energie rinnovabili è notizia ormai<br />
metabolizzata ma che fosse stato un vero<br />
e proprio fallimento ci è stato confermato<br />
dai dati TERNA sulla produzione che hanno<br />
certificato come nell’anno appena concluso<br />
ci sia stata addirittura una riduzione<br />
della produzione da FER.<br />
Un vero e proprio scossone per noi tutti<br />
impegnati in questo settore, che è cresciuto<br />
ovunque, in Europa e nel Mondo, ma<br />
che in Italia resta al palo. Nessuna reazione<br />
invece dai piani alti della politica.<br />
Evidentemente la bandiera della sostenibilità,<br />
della Green economy sventolata ai<br />
quattro venti come motore di rinascita per<br />
la nostra economia disastrata, è stata ben<br />
presto ammainata, tra silenzi complici e<br />
sterili cambi di rotta.<br />
Inizia il 2016 e la cronaca energetica, come<br />
in un flash back, è monopolizzata dalle<br />
fonti fossili: da una parte la politica di autosufficienza<br />
che passa dallo sfruttamento<br />
di petrolio e gas nostrano, dall’altra comitati<br />
e amministrazioni regionali che si oppongono<br />
tenacemente (o forse no) alla<br />
vituperazione del sottosuolo e dei fondali,<br />
necessaria per continuare a procacciare e<br />
bruciare idrocarburi.<br />
Siamo sempre lì, la questione resta aperta,<br />
ciò che lascia interdetti è l’imbarazzante<br />
comportamento del nostro Governo che ha<br />
lasciato che il 2015 passasse senza intervenire<br />
minimamente nella situazione critica<br />
delle rinnovabili in Italia. Siamo al<br />
paradosso; il mondo delle FER non fotovoltaiche<br />
è più di un anno che attende il decreto<br />
che avrebbe dovuto definire gli<br />
scaglioni e le date delle aste competitive<br />
per l’assegnazione degli incentivi. Quasi sicuramente<br />
dovremo aspettare ancora un<br />
altro mese con la prospettiva di veder<br />
emanato un decreto con una drastica riduzione<br />
nei livelli di incentivazione e che farà<br />
riferimento ad un obiettivo temporale limitato,<br />
visto che già nel 2017 è prevista una<br />
ulteriore rimodulazione. E intanto un anno<br />
è volato via, perso. Quante risorse, quanta<br />
occupazione, quanta ricchezza e quanta<br />
crescita lasciata per strada. Di tutto questo<br />
scempio, siamo sicuri, mai nessuno ne risponderà.<br />
4
Le rinnovabili ad oggi crescono ovunque, i<br />
dati riferiti all’ultimo anno vedono evoluzioni<br />
significative in Paesi in via di sviluppo<br />
come in giganti mondiali quali Cina e Stati<br />
Uniti, che danno seguito agli impegni discussi<br />
durante la COP21 dimostrando effettivamente<br />
di scommettere su un deciso<br />
cambio di rotta. Certo la strada verso la<br />
A questo punto tutti noi, operatori,<br />
associazioni, imprenditori,<br />
cittadini e attivisti, gradiremmo<br />
solo una cosa: chiarezza<br />
decarbonizzazione è lunga, ma le premesse<br />
per una svolta epocale ci sono tutte.<br />
E l’Italia? Il Ministro Galletti, proprio in occasione<br />
della Conferenza parigina, si è<br />
schierato a favore di una linea rigorosa di<br />
cambiamento chiedendo a gran voce di attuare<br />
strategie atte a limitare a 1,5°C (invece<br />
che a 2°C) l’aumento massimo della<br />
temperatura terrestre. Se non fosse comunicazione<br />
distorta sarebbe qualcosa di ben<br />
più grave. In tutto questo va considerato<br />
inoltre che gli effetti sulla situazione energetica<br />
nazionale si vedranno anche nei<br />
prossimi due anni, fondamentali perché ci<br />
porteranno a definire gli obiettivi di lungo<br />
termine. Un piano di crescita che verrà<br />
presentato nel 2018 alla Commissione Europea<br />
e che dovrà risultare credibile ed affidabile<br />
soprattutto se<br />
confrontato con quelli di altri<br />
Paesi, ad esempio la Danimarca,<br />
che già ad oggi dimostrano<br />
di avere le carte per<br />
arrivare a breve a coprire una<br />
fetta di produzione con FER<br />
pari a circa la metà del totale.<br />
A questo punto tutti noi, operatori, associazioni,<br />
imprenditori, cittadini e attivisti,<br />
gradiremmo solo una cosa: chiarezza. Che<br />
il Governo Renzi oggi ci dica che futuro<br />
vede per il settore delle rinnovabili. Ci<br />
sono in ballo obiettivi ambiziosi, tecnologia<br />
in fermento, posti di lavoro, salute e<br />
avvenire. Ci dicano cosa vogliono che ne<br />
facciamo di tutto ciò. Noi siamo pronti, la<br />
palla passa a voi. n<br />
5
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Antonella Cocca<br />
Un’Italia “core-green”<br />
Intervista a<br />
Edo Ronchi<br />
Presidente della Fondazione<br />
per lo sviluppo sostenibile<br />
7
Che 2016 si aspetta per l’ambiente, l’energia<br />
e la green economy in Italia?<br />
Abbiamo chiuso il 2015 e aperto il 2016 con<br />
la preoccupazione per le città inquinate<br />
dalle polveri sottili che hanno fatto salire,<br />
per qualche giorno, l’attenzione dei cittadini<br />
e dei media all’ambiente. Ma non mi faccio<br />
illusioni: per una serie di fattori l’ambiente<br />
stenta a entrare nell’agenda delle priorità<br />
degli italiani, non solo della politica. Forse<br />
se n’è accorto anche il Presidente Mattarella<br />
che ha inserito un passaggio ambientale<br />
forte nel suo messaggio di fine anno.<br />
Nel 2015 in Italia, dopo diversi anni di calo,<br />
sono cresciuti i consumi elettrici con l’aumento<br />
di uso dei condizionatori per l’estate<br />
molto calda e probabilmente anche per la<br />
ripresa della produzione e dei consumi interni.<br />
La generazione di energia idroelettrica,<br />
dopo la forte crescita del 2014, è<br />
calata parecchio e le altre rinnovabili (eolico<br />
e solare) sono aumentate poco. Non dispongo<br />
ancora di numeri precisi di fine<br />
anno, ma il quadro energetico dell’Italia<br />
(non solo elettrico) potrebbe cambiare rispetto<br />
al passato: dopo anni di calo vi sarebbero<br />
anche innalzamenti dei consumi di gas<br />
e di petrolio, probabilmente attenuati per<br />
l’inverno molto mite.<br />
Le aspettative e le previsioni per il 2016<br />
sono di un miglioramento dei dati economici<br />
e anche della green economy, almeno<br />
in alcuni settori: aspettiamo avanzamenti<br />
nel riciclo dei rifiuti; nelle produzioni<br />
agroalimentari di qualità ecologica, sia<br />
per il mercato interno sia per l’export; nell’edilizia<br />
dovrebbe crescere il fatturato<br />
degli interventi di ristrutturazione e di efficientamento<br />
energetico; nella mobilità ci<br />
aspettiamo un aumento degli acquisti di<br />
auto elettriche e ibride e anche qualche<br />
buona notizia nel trasporto pubblico.<br />
Le imprese che puntano sull’export cercheranno<br />
di migliorare sia l’immagine sia la<br />
qualità ecologica dei loro beni e servizi per<br />
mantenere e crescere le loro quote di mercato<br />
anche nel 2016. Per le rinnovabili, in<br />
Italia, le previsioni per quest’anno, dato il<br />
quadro normativo, regolatorio e di indirizzo<br />
politico di governo, non sono positive: se<br />
non intervengono cambiamenti, avremo il<br />
trend di sostanziale stallo del 2015, se non<br />
peggio.<br />
Quali effetti ci saranno dopo la COP21 di<br />
Parigi chiusa a dicembre?<br />
Il primo effetto che in molti si aspettano è<br />
un rafforzamento delle politiche di mitigazione<br />
in vari Paesi, quindi una crescita<br />
degli investimenti mondiali nelle rinnovabili,<br />
nell’efficienza energetica e nella mobilità<br />
sostenibile. Attendiamo anche un<br />
rafforzamento delle politiche di carbon<br />
pricing in alcuni Stati e quindi di un freno<br />
al consumo mondiale di combustibili fossili,<br />
in particolare del carbone, ma anche<br />
del petrolio. Se l’Europa sarà coerente,<br />
dopo aver appoggiato l’obiettivo di 1,5 °C,<br />
dovrà anche migliorare il suo pacchetto di<br />
misure al 2030, sulle rinnovabili e sull’efficienza<br />
energetica.<br />
É soddisfatto dell’accordo raggiunto alla<br />
Conferenza delle Parti?<br />
Sono soddisfatto del raggiungimento di un<br />
accordo internazionale, poteva anche fallire.<br />
Sui contenuti sappiamo che ancora non<br />
ci siamo: contando e valutando gli effetti<br />
della somma degli impegni nazionali portati<br />
a Parigi, come riconosciuto ufficialmente<br />
anche dall’Accordo, siamo ancora lontani<br />
dalla traiettoria: “Ben al di sotto dei 2°C e<br />
facendo tutto il possibile per non superare<br />
1,5°C”; andremo invece con elevata probabilità<br />
verso i 2,7-3°C.<br />
È cominciato un nuovo cammino a Parigi ma<br />
8
nei prossimi anni - prima sarà e meno danni<br />
avremo - dovremo correre maggiormente<br />
verso obiettivi più impegnativi di riduzione<br />
delle emissioni di gas serra.<br />
Anche nel 2016 si prevede un prezzo basso<br />
del petrolio al barile. Come influenzerà lo<br />
sviluppo delle energie alternative questo<br />
dato?<br />
Il prezzo troppo basso del petrolio trascina<br />
al ribasso anche gas e carbone e peggiora<br />
le condizioni di competitività delle fonti<br />
energetiche rinnovabili, se ovviamente,<br />
come ancora avviene, i costi dei danni provocati<br />
dalla CO 2 non sono conteggiati o lo<br />
sono in modo trascurabile. Per questo ritengo<br />
fondamentale che si insista sulla carbon<br />
tax, altrimenti si consente ai fossili di<br />
provocare danni climatici ingenti e di farlo<br />
gratis.<br />
Sul piano delle fonti termiche l’Italia è ancora<br />
indietro rispetto alle rinnovabili elettriche.<br />
Come sarà possibile superare<br />
questo spread?<br />
Siamo più indietro nei carburanti, calcolando<br />
la legna e i rifiuti da biomassa la<br />
quota delle rinnovabili termiche non è così<br />
bassa. Molto si può fare ancora con l’utilizzo<br />
della bassa entalpia, con il raffrescamento<br />
passivo e anche più efficiente, migliorando<br />
gli impianti di riscaldamento e il recupero<br />
del calore.<br />
Quali sono le priorità per la Fondazione sviluppo<br />
sostenibile nel 2016?<br />
L’impostazione delle priorità della Fondazione<br />
è ormai consolidata e sarà mantenuta<br />
anche nel 2016: operare quale centro studi<br />
di eccellenza per una green economy in Italia,<br />
pilastro decisivo di uno sviluppo sostenibile<br />
e di buona qualità; supportare<br />
l’edizione 2016 degli Stati generali; sostenere<br />
- con studi, ricerche, consulenze, progetti<br />
avanzati, reporting, proposte di<br />
miglioramenti normativi, diffusione di<br />
buone pratiche, eventi e incontri di comunicazione<br />
e formazione - i settori strategici<br />
della green economy, delle rinnovabili,<br />
dell’economia circolare, delle politiche climatiche,<br />
del capitale naturale, dell’agricoltura<br />
di qualità ecologica, della mobilità<br />
sostenibile e delle imprese core-green e<br />
go-green. n<br />
9
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
G.B. Zorzoli<br />
Rinnovabili<br />
ed efficienza,<br />
un augurio per il 2016<br />
11
Chiudo il 2015 augurandomi di ricordarlo<br />
come “annus horribilis”, quindi con la speranza<br />
che in Italia per le FER si sia toccato<br />
il fondo.<br />
La scomparsa dalla scena politica del<br />
Green Act, preannunciato per il maggio<br />
scorso, e degli Stati generali sul cambiamento<br />
climatico, varati il 22 giugno e di<br />
fatto chiusi lo stesso giorno, non fa nemmeno<br />
più notizia.<br />
Il decreto con le misure per le rinnovabili<br />
elettriche non fotovoltaiche è ormai diventato<br />
una triste telenovela. Doveva coprire il<br />
biennio 2015-2016, ma nella migliore delle<br />
ipotesi entrerà in vigore nei primi mesi del<br />
prossimo anno. Avrà quindi vita breve ed<br />
esiti comunque modesti, anche perché all’interno<br />
della legge di stabilità è stato approvato<br />
un emendamento che non è un<br />
foglio ambientalista, bensì una “mancia” e<br />
un “regalo di Natale”, come definito dalla<br />
“Staffetta Quotidiana”.<br />
Si tratta degli incentivi concessi agli impianti<br />
di produzione elettrica da biomasse,<br />
bioliquidi e biogas che abbiano esaurito il<br />
diritto a precedenti incentivi. “Impianti<br />
quindi presumibilmente vecchi, non cogenerativi,<br />
cui viene posta l’unica condizione<br />
di utilizzare almeno un 5% di biomassa nazionale<br />
(neanche da filiera corta)”, scrive la<br />
Staffetta, che aggiunge: “Ma lo sanno i parlamentari<br />
– e i ministeri che hanno dato<br />
l’assenso – che da qualche anno si cerca di<br />
limare la bolletta al centesimo e di rendere<br />
più efficiente il sistema degli incentivi alle<br />
rinnovabili? E che si stanno salvando impianti<br />
che evidentemente non stanno in<br />
piedi da un punto di vista economico?”. E,<br />
aggiungo io, quando nel 2016 entrerà in vigore<br />
il decreto con le misure per le rinnovabili<br />
elettriche non fotovoltaiche, quanto<br />
del margine esistente rispetto al tetto degli<br />
incentivi sarà stato divorato da impianti a<br />
biomasse che solo nominalmente contribuiscono<br />
a un autentico sviluppo sostenibile?<br />
Sulla stessa linea si colloca il documento di<br />
consultazione “Proposte per il potenziamento<br />
e la qualifica del meccanismo dei<br />
certificati bianchi”, emesso dal MiSE, dove<br />
si propone di eliminare l’incentivazione per<br />
gli impianti a FER tramite Titoli di Efficienza<br />
Energetica, in quanto, alla luce “dell’esistenza<br />
di altri strumenti di incentivazione<br />
delle energie rinnovabili”, sarebbe “opportuno<br />
specializzare il meccanismo dei certificati<br />
bianchi alla sola promozione degli<br />
interventi di incremento dell’efficienza<br />
energetica”.<br />
Per non essere da meno di Governo e Parlamento,<br />
nel documento di consultazione<br />
per l’introduzione dei prezzi negativi nel<br />
mercato elettrico, anche l’AEEGSI ha proposto<br />
un ennesimo intervento retroattivo<br />
che penalizzerebbe senza giustificazione le<br />
rinnovabili. Infatti, secondo la Commissione<br />
europea, quando sul mercato elettrico<br />
si formano prezzi negativi, l’incentivo<br />
non dovrà più essere riconosciuto alle rinnovabili<br />
realizzate a partire dal 1 o gennaio<br />
2016 in base “a tutti i nuovi regimi di aiuto<br />
e a tutte le nuove misure di aiuto”. Tuttavia,<br />
queste condizioni “non si applicano a impianti<br />
con una capacità installata di produzione<br />
elettrica inferiore a 500 kW o a<br />
progetti dimostrativi, eccetto per la produzione<br />
di energia elettrica da energia eolica,<br />
cui si applica una capacità installata di produzione<br />
di 3 MW o di 3 unità di produzione”.<br />
Secondo Bruxelles, il mancato riconoscimento<br />
dell’incentivo non si applica agli impianti<br />
entrati in esercizio sulla base di<br />
misure in vigore prima del 2016 e dal provvedimento<br />
va esclusa la piccola generazione.<br />
Viceversa, l’AEEGSI fa sì riferimento<br />
a quanto disposto da Bruxelles, ma sceglie<br />
12
è previsto che gli Stati membri<br />
predispongano un Piano Nazionale<br />
Clima-Energia che tenga conto dei<br />
nuovi obiettivi al 2030<br />
di essere più realista del re e scrive: “l’Autorità<br />
suggerisce che, nelle medesime ore<br />
nelle quali sul mercato dovesse formarsi<br />
un prezzo negativo, non sia erogato l’incentivo,<br />
consentendone però il recupero al termine<br />
del periodo di diritto”. Una simile<br />
misura dovrebbe essere prevista per tutti<br />
gli strumenti incentivanti, non solo per<br />
quelli di prossima definizione.<br />
Siamo dunque in presenza dell’ennesima<br />
proposta di intervento retroattivo sulle rinnovabili,<br />
non contemplato dalla Commissione<br />
europea. Per un certo numero di ore<br />
annue (non trascurabile, secondo la stessa<br />
AEEGSI) si sospende l’erogazione dell’incentivo<br />
(che si recupera deprezzato dopo<br />
anni), mentre i proprietari degli impianti<br />
devono continuare il pagamento delle rate<br />
di debito contratte. Inoltre, non si prevede<br />
la deroga prevista per i nuovi impianti di<br />
piccola taglia.<br />
A giudicare da quanto è stato dichiarato a<br />
metà dicembre dal sottosegretario al<br />
Mise, Simona Vicari, rispondendo in commissione<br />
Attività produttive della Camera<br />
a una interrogazione del M5S, nel 2016 la<br />
situazione dovrebbe migliorare. Infatti,<br />
secondo la Vicari, “è indubbio che i recenti<br />
esiti della Conferenza di Parigi implicheranno<br />
un complessivo aggiornamento<br />
della Strategia energetica nazionale che<br />
sarà portata avanti dal Ministero dello<br />
Sviluppo economico con il<br />
nuovo anno”, in quanto “è<br />
previsto, a livello europeo,<br />
che gli Stati membri predispongano<br />
un Piano Nazionale<br />
Clima-Energia, che tenga<br />
conto anche dei nuovi obiettivi<br />
comunitari in materia al<br />
2030”.<br />
È proprio quanto auspicavo sul numero di<br />
settembre di questa rivista (“Piani energetici:<br />
una lezione italiana”). Questa volta<br />
la scadenza sarà rispettata, nella revisione<br />
della SEN si definiranno obiettivi più<br />
ambiziosi per rinnovabili ed efficienza<br />
energetica, con indicazioni puntuali sugli<br />
strumenti per realizzarli?<br />
È questo il mio augurio per il 2016. n<br />
13
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Sergio Ferraris<br />
Le resistenze sulla<br />
strada dell’efficienza<br />
energetica<br />
15
Si parla, e anche molto, di efficienza energetica,<br />
ma un grande buco nero in questa<br />
pratica fondamentale rimane la comunicazione.<br />
Come fare a informare le persone<br />
circa i consumi dei dispositivi? E come approcciarsi<br />
a un settore in continuo mutamento<br />
come quello degli elettrodomestici?<br />
Ci ha provato, qualche anno fa, l’Unione Europea<br />
che ha imposto a questi apparecchi<br />
un’etichetta energetica, divisa per classi,<br />
che deve accompagnare gli elettrodomestici<br />
durante il momento dell’acquisto.<br />
Il sistema, in realtà, ha due punti deboli. Il<br />
primo è quello delle classificazioni che<br />
negli anni sono venute a mancare a causa<br />
dei progressi tecnologici, mentre il secondo<br />
è quello relativo alla mancata esposizione.<br />
Le classi energetiche, infatti, sono apparse<br />
deficitarie circa cinque anni fa quando ci si<br />
accorse che la classe A non poteva più contenere<br />
i miglioramenti tecnologici degli apparecchi<br />
ed ecco che allora si aggiunsero<br />
tre classi, le A+, A++ e A+++, cosa che ha<br />
complicato i messaggi, specialmente per<br />
l’utente finale.<br />
Se da un lato, infatti, l’efficienza energetica<br />
negli elettrodomestici ha fatto dei grandi<br />
passi, come nel caso dei frigoriferi che nel<br />
giro di venti anni hanno diminuito i consumi<br />
di un buon 60%, da un altro lato bisogna<br />
dire che l’obbligo d’esposizione delle etichette<br />
ha avuto un iter travagliato, con scadenze<br />
e modalità differenti tra un<br />
elettrodomestico e un altro. In questo quadro<br />
la Commissione Europea ha co-finanziato<br />
un progetto chiamato MarketWatch,<br />
nell’ambito del programma Intelligent<br />
Energy for Europe, che è stato realizzato da<br />
Legambiente e dal Movimento Difesa del<br />
Cittadino per verificare la corretta applicazione<br />
delle etichette energetiche in Italia. Il<br />
progetto è giunto alla terza e ultima sessione<br />
nella quale sono stati esaminati 4.<br />
637 prodotti tra tv, frigoriferi, forni elettrici,<br />
condizionatori e aspirapolvere in negozi fisici<br />
e online con risultati poco esaltanti.<br />
Quasi un prodotto su due è venduto senza<br />
informazioni o con l’etichetta fuori norma.<br />
“Le direttive Ecodesign ed Etichetta Energetica<br />
- afferma Davide Sabbadin, Responsabile<br />
efficienza energetica di Legambiente<br />
- sono di notevole importanza per il clima.<br />
Se venissero correttamente applicate, il taglio<br />
annuale alle emissioni di CO 2 sarebbe<br />
di circa 500 milioni di tonnellate, cioè l’1,5%<br />
delle emissioni mondiali, pari a quelle del<br />
16
parco auto circolante in Europa. Inoltre, la<br />
loro applicazione potrebbe far risparmiare<br />
quasi 400 euro a famiglia. Purtroppo, però<br />
- continua Sabbadin - queste direttive non<br />
sempre vengono applicate e i consumatori<br />
spesso non sono in condizione di scegliere<br />
correttamente i prodotti in vendita: alcuni<br />
sono meno efficienti di quanto dichiarato<br />
sull’etichetta, altri sono privi delle indicazioni<br />
energetiche che dovrebbero essere<br />
fornite al consumatore. I mancati risparmi<br />
derivanti da queste infrazioni aumentano<br />
inevitabilmente i costi familiari, mettono<br />
sotto stress le reti elettriche dei Paesi<br />
membri e contribuiscono negativamente al<br />
A essere maggiormente<br />
arretrato nell'etichettatura è il<br />
web, che al contrario avrebbe<br />
ben maggior possibilità<br />
cambiamento climatico”.<br />
Analizzando nel dettaglio la ricerca ci si accorge<br />
di una cosa particolare. A essere<br />
maggiormente arretrato nell’etichettatura,<br />
infatti, è il web, che al contrario avrebbe<br />
ben maggior possibilità. Su 4.637 prodotti<br />
controllati tra negozi fisici (2.704) e negozi<br />
online (1.933), solo il 57% nel totale è risultato<br />
etichettato correttamente, ma se si<br />
scorporano i dati ci si accorge che internet<br />
è il vero fanalino di coda. Gli apparecchi etichettati<br />
in maniera corretta, infatti, sono<br />
l’81% nei negozi fisici e solo il 23% nei negozi<br />
online, cosa che era già stata rilevata<br />
nella sessione precedente del 2014.<br />
“Emerge un grave problema - aggiunge<br />
Francesco Luongo, Vicepresidente del Movimento<br />
Difesa del Cittadino - riguardante<br />
le vendite online che sono destinate ad aumentare<br />
in maniera esponenziale nei prossimi<br />
anni. Gli organi di vigilanza, primi fra<br />
tutti il MISE, l’Autorità Antitrust e la Polizia<br />
postale devono vigilare e intervenire tempestivamente.<br />
Da parte nostra continueremo<br />
a monitorare anche attraverso<br />
questo progetto le proposte di commercio<br />
elettronico”.<br />
Toscana, Lazio e Veneto sono le regioni<br />
dove durante questa sessione sono stati<br />
controllati sei negozi specializzati in elettrodomestici<br />
ed elettronica, tre grandi superfici<br />
di vendita di mobili e complementi<br />
d’arredo e tre supermercati. I negozi d’arredo<br />
sono quelli meno conformi (53%),<br />
mentre uno dei due supermercati<br />
visitati presenta la più alta percentuale<br />
di mancata etichettatura<br />
(77%). In questi negozi, gli elettrodomestici<br />
dove più facilmente è<br />
stata riscontrata la mancanza di<br />
etichetta sono gli aspirapolvere<br />
(32%) e i televisori (18%), assieme<br />
alle ultime arrivate nella famiglia<br />
delle etichette, ossia le cappe aspiranti<br />
delle quali una su due è venduta senza etichetta.<br />
In pole position le lavastoviglie che<br />
sono conformi per il 98%.<br />
Ma c’è anche un altro fronte che è emerso.<br />
Quello dei prodotti che sono ormai troppo<br />
energivori per stare sul mercato e che sono<br />
stati quindi messi al bando attraverso la direttiva<br />
Ecodesign: frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie<br />
al di sotto della classe A+ e<br />
aspirapolvere con potenza superiore ai<br />
1.800W. Il progetto ha monitorato anche<br />
questi e scoperto che il fenomeno è molto<br />
ridimensionato ma ancora presente: ci sono<br />
in vendita, soprattutto online, tre lavatrici e<br />
due frigoriferi al di sotto della classe A+,<br />
sette televisori e due aspirapolvere. La<br />
strada per l’efficienza sembra ormai presa,<br />
ma ci sono ancora resistenze. n<br />
17
Per il quinto anno consecutivo l’ANEV bandisce il premio giornalistico “Energia del<br />
Vento”, dedicato al tema dell’energia eolica.<br />
Il premio è rivolto a tutti i giornalisti che si occupano del settore, sottolineandone il valore<br />
economico, industriale e ambientale su carta stampata, web, radio e tv e senza distinzione<br />
di categoria per gli “under 30″.<br />
L’obiettivo del premio è quello di stimolare un giornalismo serio e professionale, animato<br />
da motivazione, entusiasmo, chiarezza e soprattutto ricerca della verità. È sempre più<br />
evidente, infatti, l’importanza di<br />
una adeguata formazione e del<br />
AL VIA LA V EDIZIONE DEL<br />
PREMIO GIORNALISTICO<br />
ANEV “ENERGIA DEL VENTO”<br />
energia pulita<br />
newsletter<br />
rispetto della deontologia come<br />
elementi imprescindibili per una<br />
informazione seria ed efficace.<br />
I premi saranno attribuiti dalla<br />
Giuria, costituita da giornalisti<br />
professionisti di fama nazionale e<br />
da esperti del settore eolico, a<br />
giornalisti che si siano distinti per<br />
qualità e professionalità dei loro<br />
articoli o servizi apparsi su testate<br />
nazionali, internazionali o locali nel periodo compreso tra il 1 novembre 2015 e il 30<br />
settembre 2016.<br />
Nell’ultima edizione sono stati premiati: Riccardo Cervelli (Il Giornale) per la categoria<br />
Stampa, Gabriele Masini (Staffetta Quotidiana) per la categoria Web, Antonella Pallante<br />
(TGR Lazio) per la categoria TV, Roberto Pippan (Radio Rai 1, Habitat) per la categoria<br />
Radio, Giusy Caretto (Ecoseven.net) per la categoria Under 30.<br />
La cerimonia di premiazione avverrà nell’ambito di un apposito evento di cui sarà data<br />
comunicazione ai vincitori.<br />
La domanda di partecipazione con il relativo servizio dovrà essere inviata all’indirizzo<br />
e.mail comunicazione@anev.org entro e non oltre il giorno 1 ottobre 2016. n<br />
Rivolto a tutti i giornalisti per<br />
servizi di livello sull’eolico<br />
energia pulita<br />
newsletter<br />
19
Si sta per chiudere un anno all’insegna della crescita<br />
per l’ANEV, nonostante un periodo di forti difficoltà<br />
per il settore eolico, che ad oggi è ancora in attesa<br />
dell’emanazione del DM rinnovabili elettriche non FV<br />
da parte del Ministero dello Sviluppo Economico per<br />
la definizione dei contingenti d’asta per l’accesso agli<br />
incentivi.<br />
È da quasi un anno che gli operatori del settore si<br />
trovano a lavorare in assenza di riferimenti normativi<br />
per il presente e per il futuro, impossibilitati a<br />
pianificare le loro attività industriali, con conseguenze<br />
devastanti per il comparto, e in questo periodo<br />
l’attività dell’Associazione di categoria è stata decisa e<br />
SI CHIUDE UN ANNO IN<br />
FORTE CRESCITA PER ANEV<br />
CON 11 NUOVI ASSOCIATI<br />
L’associazione di categoria dell’eolico nazionale si rafforza<br />
nel 2015 grazie agli ingressi di prestigiosi operatori<br />
costante nello spronare i soggetti interessati nei tempi<br />
e sui contenuti dell’atteso provvedimento normativo.<br />
Nel 2015 l’ANEV ha comunque visto crescere i propri<br />
associati di ben undici unità, risultato di valore assoluto<br />
soprattutto alla luce del livello estremamente<br />
qualificato dei nuovi ingressi. I nuovi associati sono:<br />
Availon, Dam Clean Power, Edelweiss Energia, EDF<br />
EN Italia, Gruppo Corlito, Margherita, Natura<br />
Energie Rinnovabili, Rago, Renexia, Romo Wind,<br />
Statkraft.<br />
Il livello elevatissimo delle realtà nazionali ed<br />
internazionali entrate nell’ANEV, operanti in diversi<br />
settori del mondo rinnovabile ed eolico, hanno<br />
riconosciuto nell’Associazione un riferimento<br />
importante per le istanze di tutela e promozione del<br />
settore eolico. “Siamo lusingati dal fatto che queste<br />
realtà del panorama energetico nazionale ed<br />
internazionale continuino a dimostrare fiducia nel<br />
nostro operato – ha dichiarato il Presidente Simone<br />
Togni – e l’ulteriore significativa crescita rappresenta<br />
uno sprone per portare avanti le<br />
nostre istanze affinché lo sviluppo<br />
organico e sostenibile del comparto<br />
ci guidi verso i traguardi assunti dal<br />
nostro Paese in termini di obiettivi di<br />
produzione elettrica da fonti<br />
rinnovabili. È il momento delle<br />
decisioni forti e nette e spero che da<br />
Parigi, in occasione delle COP21, si<br />
esca con obiettivi di riduzione chiari<br />
e vincolanti, con un futuro energetico definito e<br />
sempre più rinnovabile”.<br />
L’ANEV con questi nuovi ingressi si avvicina al<br />
traguardo degli 80 associati, consolidando sempre più<br />
la propria posizione di interlocutore privilegiato in<br />
materia di eolico, in vista di un 2016 di nuovi ambiziosi<br />
traguardi. n<br />
20
eventi<br />
24 - 25 febbraio 2016<br />
Mexico Wind Power 2016<br />
GWEC, AMDEE,<br />
EJ Krause<br />
Mexico City<br />
17 - 18 marzo 2016<br />
Corso ANEV “La sicurezza nel<br />
Parco eolico”<br />
Roma, sede ANEV<br />
23 - 26 maggio 2016<br />
AWEA’s Windpower 2016<br />
New Orleans, USA<br />
24 - 27 maggio 2016<br />
Corso ANEV “Come diventare<br />
imprenditore e manager del settore<br />
eolico”<br />
Roma, Sede ANEV<br />
15 giugno 2015<br />
Giornata Mondiale del Vento<br />
30 agosto - 1 settembre 2016<br />
Brazil Wind Power 2016<br />
Rio de Janeiro<br />
27 - 30 settembre 2016<br />
EWEA/Wind Energy Hamburg<br />
2016<br />
Hamburg<br />
19 - 21 ottobre 2016<br />
China Wind Power 2016<br />
Beijing<br />
GWEC, CREIA, CWEA<br />
1 - 3 novembre 2016<br />
CanWEA’s annual event<br />
Calgary, Alberta<br />
2 - 4 novembre 2016<br />
Windaba 2016 (South Africa)<br />
Cape Town, South Africa<br />
GWEC, SAWEA<br />
8 - 11 novembre 2016<br />
Key Wind<br />
Rimini, Rimini Fiera<br />
ANEV<br />
8 - 9 novembre 2016<br />
Corso ANEV “Il Minieolico”<br />
Rimini Fiera<br />
10 - 11 novembre 2016<br />
Corso ANEV<br />
“Operation&Maintenance”<br />
Rimini Fiera<br />
ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV<br />
I Gruppi di Lavoro ANEV, aperti a tutti<br />
i soci, si riuniscono periodicamente<br />
presso la sede dell’associazione per occuparsi<br />
di questioni d’interesse del settore<br />
eolico. Si riassumono di seguito le<br />
principali attività e obiettivi delle ultime<br />
sedute.<br />
Gruppo di Lavoro Sicurezza<br />
Si è svolto il Gdl Sicurezza in data 10<br />
dicembre 2016. È stata fatta un’analisi<br />
comparativa tra il GWO e la legislazione<br />
italiana e si è discusso del progetto<br />
pilota con i Vigili del Fuoco di Foggia<br />
per condividere i dati relativi agli impianti,<br />
al fine di facilitare i soccorsi, e si<br />
è valutata la possibilità di ampliare il<br />
progetto a livello nazionale. Si è parlato<br />
dell’attuale configurazione delle PLE<br />
(Piattaforme di lavoro elevabili su autocarro,<br />
con braccio articolato) che non<br />
prevede un punto di ancoraggio all’interno<br />
del cestello, utile per un’eventuale<br />
evacuazione di emergenza. Si è ritenuto<br />
quindi opportuno affrontare la problematica<br />
con l’INAIL affinché venga definita<br />
una linea guida per la gestione<br />
dell’emergenza durante operazioni con<br />
uso di PLE.<br />
Gruppo di Lavoro<br />
Comunicazione<br />
In data 21 dicembre 2015 si è svolto il<br />
Gdl Comunicazione. Il Gdl è stato incentrato<br />
principalmente sulla manifestazione<br />
Key Wind, facendo il punto<br />
sull’edizione 2015 e mettendo sul tavolo<br />
proposte per l’edizione 2016. é stato<br />
concordato un livello generale di soddisfazione<br />
sulla riuscita dell’evento, che ha<br />
visto l’aumento dei visitatori sui quattro<br />
giorni di fiera e l’afflusso di un pubblico<br />
più specializzato. Inoltre si è cominciato<br />
a parlare degli eventi per la Giornata<br />
Mondiale del Vento.<br />
Gruppo di Lavoro Normativa<br />
Il 9 dicembre 2015 si è tenuto il GdL<br />
Normativa in cui si è anzitutto dibattuto<br />
sullo stato di avanzamento dell’emanando<br />
DM per l’incentivazione delle<br />
fonti rinnovabili non fotovoltaiche.<br />
Inoltre, in merito alla Consultazione<br />
CE “Preparation of a new renewable<br />
energy directive for the period after<br />
2020” durante il GdL è stata pianificata<br />
l’elaborazione delle osservazioni da far<br />
pervenire alla Commissione da parte di<br />
ANEV.<br />
È stata anche considerata la modalità di<br />
cessione del credito per incentivo sostitutivo<br />
dei certificati verdi per il 2016 in<br />
vista di una proposta conclusiva per il<br />
GSE sulla certificazione mensile<br />
della produzione<br />
incentivata, del relativo controvalore<br />
economico dell’incentivo e della data di<br />
erogazione da parte del GSE. Infine i<br />
partecipanti sono stati aggiornati circa<br />
lo stato d’avanzamento dei contenziosi<br />
aperti dall’Associazione.<br />
Gruppo di Lavoro Mercato<br />
Il 9 dicembre 2015 si è tenuto il GdL<br />
Mercato in cui è stata analizzata la situazione<br />
del market assessment a valle<br />
della riforma delle tariffe elettriche. In<br />
aggiunta è stata considerata la possibilità<br />
di supportare lo studio della riforma<br />
del mercato elettrico realizzato dall’ANEV<br />
con uno studio, da commissionare<br />
a terzi, sull'introduzione della<br />
figura dell'aggregatore nel mercato elettrico.<br />
Attività degli Organi<br />
associativi ANEV<br />
Il 29 marzo 2016 si terrà alle<br />
ore 10.30 la riunione della<br />
Giunta esecutiva ANEV e alle<br />
ore 11 la riunione del Consiglio<br />
direttivo ANEV presso la sede<br />
dell’Associazione, in Lungotevere<br />
dei Mellini 44, Roma.<br />
energia pulita<br />
newsletter<br />
21
parola agli associati<br />
22<br />
Lorenzo Palombi<br />
Managing Director<br />
di BayWa r.e. Italia<br />
Silvia Martone<br />
BayWa r.e., società tedesca che si occupa dello<br />
sviluppo di strutture progettuali, di investimento<br />
e dei servizi di gestione per progetti di energia<br />
eolica sostenibili ed efficienti, opera anche in Italia<br />
attraverso un team con oltre 15 anni di esperienza<br />
nel settore e competenze specialistiche<br />
lungo tutte le fasi, dalla elaborazione del progetto<br />
al suo sviluppo e autorizzazione secondo i<br />
migliori standard di bancabilità, al finanziamento,<br />
all’acquisto, alla realizzazione e alla gestione<br />
operativa di parchi eolici. La società è<br />
inoltre costantemente impegnata nell’acquisizione<br />
di progetti a diversi stadi di sviluppo. Abbiamo<br />
sentito Lorenzo Palombi, Managing<br />
Director di BayWa r.e. Italia.<br />
Tra le attività svolte da BayWa r.e. c’è<br />
anche l’individuazione della tipologia di<br />
finanziamento più adatta a seconda del<br />
progetto. Come si è evoluto il settore eolico<br />
rispetto alle fonti di finanziamento?<br />
Già a partire dalle prime realizzazioni industriali<br />
alla fine degli anni ’90, esaurita l’iniziale fase<br />
prototipale, i parchi eolici hanno dimostrato una<br />
particolare vocazione all’utilizzo dello strumento<br />
del project financing. In Italia, in particolare, negli<br />
ultimi 25 anni si sono finanziati con successo e<br />
buona continuità numerosi impianti eolici, fatta<br />
eccezione di brevi periodi di transizione da un<br />
regime incentivante a un altro. La presenza per<br />
il settore eolico di regimi regolatori che hanno<br />
consentito una elevata prevedibilità e affidabilità<br />
a lungo termine dei flussi di cassa generati, oltre<br />
che la natura capital intensive tipica di questo settore<br />
e lo sviluppo di una tecnologia affidabile,<br />
hanno creato le condizioni affinché il sistema<br />
bancario nazionale ed internazionale investisse<br />
con grande convinzione e professionalità nel finanziamento<br />
in project financing di parchi eolici.<br />
Per impianti eolici di taglia meno grande, ovvero<br />
durante le fasi più acute della crisi finanziaria,<br />
anche lo strumento del leasing è stato ampiamente<br />
utilizzato. Il leasing presenta sicuramente<br />
il vantaggio di avere tempi e costi di strutturazione<br />
più contenuti rispetto al project financing e<br />
una documentazione meno complessa; il principale<br />
limite è rappresentato da una<br />
maggiore rigidità qualora si rendessero<br />
successivamente necessarie modifiche<br />
ai contratti di finanziamento<br />
o si volesse rifinanziare il parco eolico<br />
prima della scadenza del finanziamento<br />
originario. Negli ultimi tempi<br />
grande interesse hanno suscitato i<br />
project bonds o le strutture ibride tra<br />
project bonds e project financing, favoriti<br />
da alcune modifiche normative e<br />
dalla grande liquidità di investitori<br />
istituzionali che desiderano operare in questa<br />
nuova asset class, con il beneficio di avere durate<br />
più lunghe rispetto a quelle tipiche del debito<br />
bancario.<br />
Quali sono le principali criticità riscontrate<br />
sul mercato italiano negli ultimi<br />
anni?<br />
Tra il 2009 e il 2014 la crisi finanziaria mondiale<br />
ha creato enormi difficoltà di accesso al credito,<br />
che risultava sostanzialmente limitato alle realtà<br />
economiche più patrimonializzate, attraverso il<br />
canale delle banche di relazione. In ogni caso, la<br />
minore competizione - numerose banche estere<br />
avevano sospeso o significativamente ridotto<br />
l’erogazione di finanziamenti a nuovi investimenti<br />
nel settore eolico in Italia - e l’elevato<br />
costo della raccolta delle banche italiane avevano<br />
portato a termini e condizioni (in particolare<br />
spread e leva finanziaria) molto penalizzanti,
sebbene mitigati da tassi di riferimento Euribor<br />
ai minimi storici.<br />
Negli ultimi mesi la situazione è sicuramente<br />
molto migliorata, grazie alla grande liquidità che<br />
è tornata sul mercato. Tuttavia, i frequenti cambiamenti<br />
normativi (in particolare la modifica<br />
tariffaria retroattiva introdotta per gli impianti<br />
fotovoltaici) e, più in generale, la mancanza di<br />
un quadro normativo e di politica industriale affidabile<br />
di lungo periodo penalizzano l’efficienza,<br />
anche finanziaria, del settore, che<br />
mantiene uno spread rispetto ai Paesi che il mercato<br />
considera più affidabili.<br />
BayWa r.e. ha diversificato la sua attività<br />
(sviluppo, operation&maintenance, realizzazione<br />
chiavi in mano, finanziamento<br />
di progetti). Può spiegarci quali sono<br />
oggi le attività più proficue e convenienti?<br />
Non esiste un’attività di per sé più proficua e le<br />
valutazioni variano nel tempo. Lo sviluppo ha<br />
portato in passato grandi soddisfazioni soprattutto<br />
a chi l’ha saputo fare con professionalità e<br />
con il giusto timing to market. Oggi il rapporto rischio-rendimento<br />
di tale attività non sembra più<br />
particolarmente attraente, se non combinata con<br />
la capacità di realizzare l’investimento. La realizzazione<br />
e il finanziamento di nuovi parchi eolici<br />
è sicuramente un’attività di interesse di<br />
BayWa r.e.: il 2015 ci ha visto protagonisti,<br />
avendo costruito e finanziato 2 grandi parchi eolici<br />
in Italia per circa 90 MW, che rappresentano<br />
una quota importante del mercato italiano. Abbiamo<br />
l’organizzazione – con un team multidisciplinare,<br />
esperto e altamente qualificato – e le<br />
disponibilità finanziarie per rimanere protagonisti<br />
anche nei prossimi anni.<br />
BayWa r.e. è leader di mercato anche nell’attività<br />
di asset management e, per gli impianti fotovoltaici,<br />
anche nell’O&M. In questo settore è in corso<br />
un’agguerritissima competizione che ne ha ridotto<br />
enormemente i prezzi della fornitura; solo<br />
gli operatori che risulteranno più bravi a consolidare<br />
e professionalizzare il mercato, con significativi<br />
investimenti in organizzazione,<br />
competenze e tecnologia potranno sopravvivere<br />
con soddisfazione. BayWa r.e. sta lavorando con<br />
grande intensità e convinzione per essere tra<br />
questi.<br />
Ritiene che vi siano ancora margini di investimento<br />
nel settore eolico in un Paese<br />
come l’Italia?<br />
L’Italia rimane attraente per gli investitori che<br />
desiderano acquistare parchi eolici in esercizio.<br />
Per nuove realizzazioni, invece, è sicuramente<br />
scesa di molto nelle varie classifiche di attrattività<br />
Paese rispetto agli anni in cui si realizzavano<br />
oltre 1.000 MW all’anno. Dal punto di vista industriale<br />
ci sono tutte le condizioni affinché l’Italia<br />
rimanga un mercato importante, basterebbe<br />
una convinta volontà di politica industriale che<br />
ponga le energie rinnovabili al centro della politica<br />
energetica nazionale, con scelte esplicite,<br />
chiare e di lungo periodo. n<br />
energia pulita<br />
newsletter<br />
23
I membri<br />
del Coordinamento FREE<br />
raccontano<br />
Un modello per la<br />
sostenibilità<br />
CIB - Consorzio Italiano Biogas<br />
Tra i fatti del 2015 c’è l’Accordo di Parigi a<br />
conclusione della ventunesima Conferenza<br />
delle Parti sul cambiamento climatico.<br />
L’obiettivo indicato è stato quello di<br />
mantenere l’aumento della temperatura<br />
globale al di sotto dei 2°C rispetto alle<br />
temperature dell’epoca pre-industriale e<br />
possibilmente al di sotto di 1,5°C.<br />
Per raggiungere questi obiettivi è evidente<br />
la necessità di individuare strategie nuove:<br />
con il business as usual, allo stato attuale,<br />
i trend segnalano un ampio sforamento<br />
dei +3°C. Ogni settore deve fare la sua<br />
parte, anche l’agricoltura, a oggi responsabile<br />
del 6,9 % delle emissioni di gas a effetto<br />
serra.<br />
È necessario un cambio di passo, anzi di<br />
un cambio di paradigma. Anche perché<br />
l’agricoltura, tra siccità prolungate, desertificazione<br />
dei suoli, inondazioni, è tra i sistemi<br />
più fragili rispetto agli effetti del<br />
cambiamento climatico. Il Consorzio Italiano<br />
Biogas e Gassificazione (CIB) ha elaborato<br />
un modello grazie al quale si<br />
ottiene, se correttamente applicato, un triplo<br />
vantaggio: redditività economica, diminuzione<br />
degli impatti ambientali (su aria,<br />
acqua, suolo), presidio e tutela del territorio<br />
a vantaggio di tutta la comunità; in<br />
altre parole, incontra in maniera diretta ed<br />
efficace i tre pilastri della sostenibilità ed<br />
è stato denominato Biogasfattobene® o<br />
25
Biogasdoneright®.<br />
Il modello prevede l’applicazione efficiente<br />
dell’azienda agricola multifunzionale<br />
che, tuttavia, non rinuncia alla sua<br />
vocazione primaria di impresa che utilizza<br />
la terra per produrre cibo. Al centro c’è un<br />
impianto di digestione anaerobica. A<br />
monte dell’impianto ci sono pratiche agricole<br />
e tecniche colturali di agricoltura<br />
conservativa volte a produrre alimenti e<br />
mangimi per il mercato, nonché la biomassa<br />
per alimentare il digestore che<br />
proviene dagli allevamenti (gestendo in<br />
maniera efficiente gli effluenti), dall’agroindustria<br />
(sottoprodotti, colture di secondo<br />
raccolto, o su terreni marginali). A valle ci<br />
sono la produzione di biogas e la generazione/vendita<br />
di energia rinnovabile da<br />
una parte e, dall’altra, il digestato, un biofertilizzante<br />
che fa tornare al terreno il<br />
carbonio e altri preziosi nutrienti rendendolo<br />
più produttivo.<br />
Grazie al digestato, infatti, i suoli impoveriti<br />
di sostanza organica vengono progressivamente<br />
e nuovamente arricchiti<br />
utilizzando un prodotto naturale e a costo<br />
zero, in alternativa ai fertilizzanti chimici.<br />
Il biogas, dunque, è una bioenergia particolarmente<br />
preziosa perché consente all’azienda<br />
agricola non solo di ridurre in<br />
maniera drastica il ricorso alle fonti fossili<br />
di energia, ma anche di sequestrare carbonio<br />
nel suolo; ancora di più con la produzione<br />
e distribuzione di biometano<br />
(prodotto dall’upgrading del biogas) che<br />
già ora può essere utilizzato come combustibile<br />
per autotrazione e potrà esser immesso<br />
a breve anche direttamente nella<br />
rete nazionale di distribuzione del gas naturale.<br />
“Il biometano - dice Piero Gattoni presidente<br />
del CIB e membro del Consiglio direttivo<br />
di Free - ha un ruolo fondamentale<br />
nella strategia del Paese sul fronte della<br />
lotta al cambiamento climatico essendo in<br />
grado di determinare una transizione<br />
energetica verso un’economia a basso<br />
contenuto di carbonio fondata sulla sostenibilità<br />
e sulla circolarità nell’utilizzo delle<br />
risorse”.<br />
Per incontrarci e avere maggiori informazioni<br />
sul Consorzio diamo appuntamento<br />
il 25 febbraio a Roma all’evento Biogas<br />
Italy: www.biogasitaly.com n<br />
26
RINNOVIAMO INSIEME<br />
Il COORDINAMENTO FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha lo<br />
scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di<br />
un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione<br />
dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle<br />
Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni; con 29<br />
Soci Associazioni e un ampio ventaglio di Enti e Associazioni Aderenti (senza ruoli decisionali)<br />
il COORDINAMENTO FREE è la più grande Associazione del settore presente in Italia.<br />
ASSOCIATI<br />
LEGAMBIENTE<br />
Ordine degli Ingegneri<br />
della Provincia di Roma<br />
ADERENTI<br />
Per informazioni:<br />
Tel: +39 06 485539 +39 06 4882137<br />
Fax: +39 06 48987009<br />
Email: info@free-energia.it<br />
www.free-energia.it
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Davide Astiaso Garcia<br />
Scenari di<br />
decarbonizzazione della<br />
filiera energetica in Italia<br />
29
A valle della COP21 di Parigi è sempre più<br />
importante delineare strategie concrete<br />
per decarbonizzare la filiera energetica del<br />
nostro Paese. Lo scorso ottobre l’ENEA<br />
aveva anticipatamente pubblicato un rapporto<br />
dal titolo “Pathways to Deep Decarbonization<br />
in Italy” (Percorsi verso la<br />
decarbonizzazione profonda in Italia) che<br />
evidenzia cinque linee strategiche per una<br />
decarbonizzazione massiccia del comparto<br />
energetico, sia riconsiderando il mix di<br />
fonti per la produzione di energia elettrica,<br />
che riformando le dinamiche dei consumi<br />
è evidente che tale rivoluzione<br />
energetica dovrà<br />
necessariamente prevedere una<br />
intensa elettrificazione degli usi<br />
energetici finali<br />
energetici.<br />
In un’ottica al 2050, in cui è previsto un incremento<br />
dei costi connessi alla produzione<br />
energetica da fonti fossili, secondo le<br />
stime ENEA si potrebbe arrivare ad una riduzione<br />
dell’80% delle emissioni di gas climalteranti<br />
rispetto ai livelli del 1990. Tale<br />
traguardo comporterebbe anche significative<br />
ricadute economiche, stimate in un risparmio<br />
fino a 66 miliardi di euro sulla<br />
bolletta energetica nazionale. Inoltre, un<br />
terzo beneficio sarebbe conseguentemente<br />
quello di riduzione della dipendenza<br />
energetica dall’estero, dal momento che<br />
l’attuazione di tali scenari comporterebbe<br />
una riduzione dal 77% attuale fino al 30-<br />
35% nel 2050, con importanti ed ovvie ricadute<br />
anche nella situazione geopolitica<br />
internazionale. In ultimo, non per importanza,<br />
non bisogna trascurare le ricadute<br />
occupazionali legate alla decarbonizzazione<br />
energetica, grazie soprattutto all’incremento<br />
dei posti di lavoro dovuto ad un<br />
aumento della domanda di energia prodotta<br />
da rinnovabili.<br />
Per passare dalla teoria alla pratica, occorre<br />
comunque considerare le principali<br />
criticità che in Italia ancora oggi ostacolano<br />
tale ambita decarbonizzazione energetica,<br />
in modo da poterle concretamente<br />
affrontare pianificando strategie d’azione<br />
multidisciplinari. Tra queste, l’ENEA include<br />
la scarsa accettabilità sociale di alcune<br />
opzioni tecnologiche come la CCS<br />
(Cattura e sequestro del carbonio),<br />
l’eolico offshore, il fotovoltaico<br />
a terra, l’utilizzo di terreni<br />
agricoli per la produzione di<br />
biomassa destinata alla generazione<br />
energetica e la realizzazione<br />
di infrastrutture atte al<br />
trasporto e alla distribuzione<br />
dell’energia. La rete elettrica<br />
rappresenta purtroppo anche una seconda<br />
tipologia di ostacolo, in termini di incentivi<br />
economici necessari ad una ristrutturazione<br />
mirata alla gestione di ingenti quantitativi<br />
energetici intermittenti poiché<br />
prodotti da fonte rinnovabile non programmabile<br />
(principalmente fotovoltaico ed eolico).<br />
Oltre a ciò, la crescita del fotovoltaico di<br />
qualche anno fa ha comportato un’importante<br />
diffusione della generazione distribuita,<br />
e quindi della necessità di riuscire a<br />
gestire in maniera intelligente tale flusso<br />
energetico causato dai numerosissimi impianti<br />
di produzione diffusi sul territorio<br />
nazionale. Molto infatti sta investendo<br />
Terna per cercare di ottimizzare la rete<br />
elettrica nazionale proprio per utilizzare al<br />
massimo l’energia prodotta da fonte rinnovabile<br />
e ridurre la mancata produzione<br />
elettrica. Anche la CCS ha un doppio fat-<br />
30
tore di criticità, anch’esso economico, difatti<br />
ad oggi questa soluzione comporta dei<br />
costi che ne limitano notevolmente lo sviluppo.<br />
Occorrono, quindi, per le tecnologie<br />
CCS ma anche per quelle di produzione<br />
energetica da rinnovabile, investimenti in<br />
R&S tese alla diffusione di tecnologie<br />
avanzate a basse emissioni anche nei processi<br />
produttivi.<br />
Ad ogni modo, è piuttosto evidente che tale<br />
rivoluzione energetica dovrà necessariamente<br />
prevedere una intensa elettrificazione<br />
degli usi energetici finali, utilizzando<br />
al meglio la produzione elettrica del nostro<br />
Paese proveniente in gran parte da fonti di<br />
energia pulita, locale e che non richiede<br />
l’acquisto di combustibili dall’estero.<br />
Inoltre, per quanto concerna l’ottimizzazione<br />
dei consumi energetici, è necessario<br />
sottolineare che attualmente efficienza<br />
energetica vuol dire anche e anzitutto la<br />
misurazione dei dati tramite sistemi di<br />
smart metering che permettono di misurare<br />
ed elaborare i dati delle varie utenze,<br />
gestendoli correlatamente e coerentemente<br />
con quelli di produzione energetica.<br />
Infine, a partire dagli ultimi anni, si nota<br />
sempre più che tale decarbonizzazione<br />
della filiera energetica nazionale ed internazionale<br />
gode di alleati provenienti da realtà<br />
imprenditoriali o associative che per<br />
loro obbiettivo sociale, produttivo o di servizio,<br />
non sono coinvolte direttamente nel<br />
settore. Difatti, sempre più aziende si rendono<br />
conto che occuparsi di efficienza<br />
energetica ed utilizzo di fonti rinnovabili<br />
non è un onere ma una opportunità, o in taluni<br />
casi una necessità di sviluppo. Ad<br />
esempio, sono moltissime le grandi imprese<br />
multinazionali che autonomamente<br />
hanno introdotto nei propri bilanci il costo<br />
dell’emissione di CO 2 , stimandolo quasi<br />
sempre con importi molto maggiori dell’attale<br />
valore dell’ETS. Sembra quindi che<br />
tanti imprenditori già si rendano conto che<br />
in tempi brevi tali importi, ad oggi sovrastimati,<br />
rappresenteranno il prezzo che<br />
tutti, direttamente o indirettamente, dovranno<br />
pagare relativamente alle emissioni<br />
di gas climalteranti. n<br />
31
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Carta, penna e diritto<br />
avv. Giulio Maroncelli<br />
avv. Claudio D'Alia<br />
dott. Dario Stifano<br />
Conseguenze pratiche del<br />
nuovo incentivo sostitutivo<br />
dei Certificati Verdi<br />
sui finanziamenti project<br />
33<br />
33
Il 1° gennaio 2016 sono entrate in vigore<br />
le disposizioni degli artt. 19 primo<br />
comma e 30 del D.M. 6 luglio 2012 (Decreto<br />
FER) in materia di conversione del<br />
diritto ai certificati verdi in incentivo. Tali<br />
norme, lo ricordiamo, prevedono che i<br />
produttori di energia elettrica da impianti<br />
a fonti rinnovabili entrati in esercizio<br />
entro il 31 dicembre 2012, che<br />
abbiano maturato il diritto a fruire di<br />
Certificati Verdi, a partire dal 1 gennaio<br />
2016 hanno accesso ad un incentivo sulla<br />
produzione. L’incentivo I è pari a: I = k x<br />
(180 – Re) x 0,78 (ove: k = 1 per gli impianti<br />
entrati in esercizio entro il 31 dicembre<br />
2007 e, per gli impianti entrati in<br />
esercizio successivamente alla medesima<br />
data, è pari al coefficiente applicabile<br />
alla medesima produzione in<br />
attuazione dell’articolo 2, comma 148,<br />
della legge n. 244 del 2007 e successive<br />
modifiche e integrazioni; Re è il prezzo di<br />
cessione dell’energia elettrica).<br />
Gli strumenti attuativi sono stati resi noti<br />
solamente negli ultimi mesi del 2015 ed<br />
il 1° gennaio 2016 il quadro normativo di<br />
riferimento si presentava ancora incompleto,<br />
ad esempio, con riferimento all’attivazione<br />
del portale informatico<br />
dedicato previsto entro la fine del mese<br />
di gennaio 2016.<br />
Entrando nel dettaglio della nuova<br />
disciplina, mediante il portale<br />
informatico per la Gestione<br />
del Riconoscimento degli<br />
Incentivi (GRIN), tutti i<br />
produttori che abbiano<br />
i requisiti anzidetti<br />
dovranno, una<br />
volta che il portale<br />
sarà stato attivato,<br />
stipulare con il GSE<br />
una nuova e specifica<br />
convenzione per vedersi riconosciuto<br />
l’incentivo e potranno gestire per via telematica<br />
il loro rapporto con il Gestore.<br />
Uno schema di convenzione è stato reso<br />
disponibile lo scorso 24 dicembre 2015<br />
sul sito del Gestore stesso. Veniamo ad<br />
esaminare le principali conseguenze che<br />
la stipula delle nuova convenzione genererà<br />
per i produttori.<br />
La liquidazione delle somme dovute<br />
verrà effettuata dal GSE mediante accredito<br />
sul conto corrente bancario del produttore.<br />
Scompare il “conto proprietà”<br />
per il deposito e la cessione dei Certificati<br />
Verdi.<br />
I produttori dovranno quindi, in primo<br />
luogo, stipulare la convenzione con il<br />
GSE. In particolare, i titolari di impianti<br />
che siano stati finanziati da istituti di credito<br />
in regime di project financing saranno<br />
con tutta probabilità soggetti<br />
all’obbligo contrattuale di sottoscrivere<br />
un accordo di cessione dei crediti in garanzia,<br />
che dovrà essere esplicitamente<br />
accettato dal GSE (art. 7 della convenzione).<br />
La cessione dei crediti in garanzia<br />
è infatti prevista in generale, secondo gli<br />
standard del settore, per tutti i crediti<br />
derivanti dai contratti del progetto, tra i<br />
quali rientrerebbe la nuova convenzione.<br />
Essa sostituirebbe quindi l’accordo di<br />
vincolo del “conto proprietà” dei Certificati<br />
Verdi tipicamente perfezionato in tali<br />
operazioni. In merito il Gestore non ha<br />
ancora fornito regole applicative<br />
specifiche ma sembra che,<br />
viste le similitudini con la<br />
convenzione per il fotovoltaico,<br />
queste possano essere<br />
riconducibili a<br />
quelle applicate in materia<br />
di impianti fotovoltaici,<br />
prevedenti<br />
34
una procedura specifica che trova attuazione<br />
ricorrendo ad una scrittura privata<br />
autenticata da Notaio, seguita da apposita<br />
notifica di cessione al GSE.<br />
Uno dei punti più controversi delle regole<br />
attuative della nuova normativa è rappresentato<br />
dai nuovi termini di pagamento.<br />
Da quest’anno, infatti, gli<br />
incentivi spettanti ai produttori titolari di<br />
impianti per i quali la produzione incentivata<br />
è determinabile su base mensile,<br />
compresi quindi gli impianti eolici, verranno<br />
erogati dal GSE su base trimestrale,<br />
entro l’ultimo giorno lavorativo<br />
Il 1° Gennaio è entrato in vigore<br />
il nuovo incentivo previsto dal<br />
D.M. 6 luglio 2012 sulle fonti<br />
rinnovabili<br />
del secondo trimestre successivo a<br />
quello di riferimento. Tali tempistiche dilazionate<br />
hanno letteralmente destabilizzato<br />
gli operatori, i quali, soprattutto<br />
in caso di impianti realizzati accedendo a<br />
finanziamenti bancari o leasing, potrebbero<br />
avere problemi nel corso del 2016 a<br />
rimborsare le rate di tali finanziamenti o<br />
pagare i canoni di leasing, rischiando il<br />
default. In tale contesto, molti istituti di<br />
credito si stanno già oggi preparando a<br />
richiedere i c.d. “base case aggiornati” ai<br />
soggetti finanziati, al fine di comprendere<br />
esattamente gli effetti delle modifiche<br />
normative sui flussi di cassa attesi.<br />
Va da sé che - ove non si faccia ricorso al<br />
DSRA (Debt Service Reserve Account)<br />
per coprire, in tutto o in parte, i mancati<br />
incassi - occorrerà gestire tale contingenza<br />
con accordi specifici.<br />
I produttori in difficoltà, ove necessario,<br />
dovranno quindi chiedere una deroga rispetto<br />
alle previsioni dei contratti di finanziamento<br />
(tecnicamente chiamata<br />
“waiver”). Tale richiesta potrà essere<br />
supportata producendo la certificazione<br />
del GSE (il cui fac-simile è già disponibile)<br />
che attesti il calcolo dell’incentivo.<br />
Con specifico riferimento a tale certificazione,<br />
si osserva come essa possa essere<br />
utilizzata per reperire finanziamenti specifici,<br />
in quanto fornisce prova di crediti<br />
nei confronti del GSE. Ovviamente tale<br />
possibilità va verificata alla luce dei vincoli<br />
nascenti dai documenti finanziari<br />
che generalmente<br />
limitano gli indebitamenti ulteriori<br />
rispetto a quelli già contratti<br />
al momento del finanziamento<br />
del progetto.<br />
In ogni caso, cogliendo l’occasione<br />
della necessaria stipula di<br />
una cessione dei crediti nascenti<br />
dalla nuova convenzione, i produttori,<br />
con l’assistenza di esperti del settore,<br />
potranno negoziare con gli istituti finanziatori<br />
tutte le modifiche ai contratti di finanziamento<br />
necessarie a riadattarli alla<br />
nuova normativa, ivi inclusa eventualmente<br />
la revisione del piano di ammortamento<br />
(o dei canoni di leasing) per<br />
meglio adeguarli al mutato profilo dei<br />
flussi di cassa del progetto. Una tale revisione,<br />
soprattutto se consistente in una<br />
estensione della data di rimborso finale<br />
del finanziamento o della data di scadenza<br />
del leasing, potrebbe rendere altresì<br />
necessaria una ricognizione delle<br />
garanzie che assistono il finanziamento,<br />
al fine di garantire una piena validità e<br />
continuità delle stesse anche a seguito<br />
della modifica degli importi e delle scadenze<br />
del servizio del debito. n<br />
35
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Daria Palminteri<br />
Il caso del referendum<br />
sull’estrazione di<br />
idrocarburi<br />
37
Il 9 gennaio 2016 il presidente della Corte<br />
Costituzionale ha disposto il rinvio al 19<br />
gennaio (con pubblicazione della relativa<br />
decisione entro il 10 febbraio) della camera<br />
di consiglio deputata ad esaminare,<br />
tra l’altro, l’ammissibilità dei referendum<br />
sulle norme che disciplinano la materia<br />
delle trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi.<br />
Volendo ripercorrere le tappe<br />
della vicenda che ha condotto al ricorso<br />
costituzionale, giova ricordare come il<br />
decreto Sblocca Italia (DL 133/2014 convertito<br />
nella Legge 164/2014), riconoscendo<br />
“il carattere strategico delle<br />
attività di prospezione, ricerca e coltivazione<br />
di idrocarburi e quelle di stoccaggio<br />
sotterraneo di gas naturale”, aveva previsto<br />
che tutte le norme poste a tutela di<br />
paesaggio ed ambiente potessero essere<br />
derogate laddove fosse necessario al fine<br />
di consentire, anche attraverso la procedura<br />
dell’esproprio per ragioni di pubblica<br />
utilità, la realizzazione di opere di<br />
stoccaggio e trivellazione.<br />
Lo Sblocca Italia prevedeva inoltre l’introduzione<br />
di un“titolo concessorio unico”in<br />
luogo dei due permessi distinti prima richiesti<br />
per poter procedere all’esecuzione<br />
di ricerche e sondaggi e poi delle trivellazioni.<br />
Si prevedeva altresì che se i progetti<br />
petroliferi avessero comportato una “variazione<br />
degli strumenti urbanistici”, il rilascio<br />
dell’autorizzazione avrebbe avuto<br />
effetto di variante urbanistica.<br />
Con riferimento alla competenza al rilascio<br />
del titolo concessorio unico, se prima<br />
della legge 164/2014 la stessa si ripartiva<br />
fra Stato e Regioni a seconda che le trivellazioni<br />
fossero da eseguire in mare o<br />
su terra, in seguito alla modifica normativa<br />
si era invece prevista la competenza<br />
esclusiva dello Stato. Da più parti si era<br />
sottolineato come la centralizzazione<br />
delle decisioni finisse col privare le comunità<br />
locali di ogni legittimazione ad<br />
esprimersi in materia, in violazione delle<br />
leggi europee che impongono la trasparenza<br />
e la partecipazione del pubblico<br />
38
nelle scelte che incidono sul rispettivo<br />
territorio.<br />
A fronte di siffatta normativa, dietro la<br />
spinta di associazioni e comitati, 10 Assemblee<br />
elettive regionali sono addivenute<br />
a deliberare una richiesta di<br />
referendum popolare, prospettando 6<br />
quesiti da sottoporre alla consultazione<br />
democratica, quesiti tutti accolti dalla<br />
Corte di Cassazione, pronunciatasi il 26<br />
novembre 2015.<br />
Ebbene, dopo aver impugnato la legge<br />
regionale abruzzese che vietava di trivellare<br />
lungo le coste dell’Abruzzo entro le<br />
dodici miglia marine, perché ritenuta invasiva<br />
di “materie di esclusiva competenza<br />
statale”, con la Legge di Stabilità<br />
2016 (28 dicembre 2015, n. 208) entrata<br />
in vigore il 1 gennaio, il Governo ha presentato<br />
alcuni emendamenti che sembravano<br />
recepire alcuni contenuti dei<br />
quesiti referendari presentati dalle dieci<br />
Regioni lo scorso settembre. Le modifiche<br />
introdotte vietano: il rilascio di nuovi<br />
permessi e concessioni per la ricerca ed<br />
estrazione di idrocarburi e proibiscono la<br />
conclusione dei procedimenti in corso; le<br />
attività petrolifere non vengono più considerate<br />
fra le opere strategiche, indifferibili<br />
e urgenti, bensì fra le “opere di<br />
pubblica utilità”; non c’è più il “vincolo<br />
preordinato all’esproprio” già a partire<br />
dalla fase di ricerca idrocarburi ed è salvo<br />
il diritto di proprietà del privato sulle<br />
aree interessate. Inoltre, probabilmente<br />
anche al fine di evitare uno scontro istituzionale,<br />
il Governo ha ripristinato il<br />
principio di leale collaborazione con le<br />
Regioni che, come nel recente passato,<br />
sono nuovamente chiamate ad esprimere<br />
una “intesa “forte” sul rilascio dei titoli<br />
minerari.<br />
Uno degli emendamenti ripristina poi il<br />
limite delle dodici miglia anche per le licenze<br />
di trivellazione concesse prima del<br />
2010. Il Governo non è tuttavia intervenuto<br />
sulla limitazione della durata delle<br />
concessioni in mare e ha soppresso la<br />
39
norma che prevedeva il piano delle aree<br />
di estrazione.<br />
Da più parti era stato prospettato il rischio<br />
che, se i procedimenti in corso fossero<br />
stati considerati dalla norma come<br />
semplicemente sospesi, essi avrebbero<br />
potuto riprendere il proprio iter in occasione<br />
di una eventuale ed ulteriore manovra<br />
legislativa.<br />
Le modifiche introdotte dalla Legge di<br />
Stabilità non hanno pertanto tacitato le<br />
istanze referendarie, ritenendosi la consultazione<br />
l’unico strumento idoneo a<br />
consentire la definitiva abrogazione delle<br />
norme ritenute incompatibili con l’ordinamento.<br />
Pertanto, le assemblee regionali<br />
hanno nuovamente interpellato<br />
l’Ufficio Centrale per il referendum della<br />
Dall’abrogazione referendaria<br />
deriverebbe un vincolo per il<br />
legislatore<br />
Corte di Cassazione, il quale, pronunciandosi<br />
l’8 gennaio alla luce delle modifiche<br />
normative ha ritenuto che, dei 6<br />
quesiti inizialmente prospettati, soltanto<br />
uno - quello cioè che riguarda, in sostanza,<br />
la durata delle autorizzazioni a<br />
perforare ed estrarre - non soddisfacesse<br />
la richiesta dei promotori. Il Parlamento<br />
aveva infatti approvato la<br />
modifica della norma del codice dell’ambiente<br />
che consentiva la conclusione dei<br />
procedimenti in corso, prevedendo però<br />
che i permessi e le concessioni già rilasciati<br />
non avessero più scadenza. Né si<br />
chiariva che i procedimenti in corso dovessero<br />
ritenersi definitivamente chiusi<br />
e non solo sospesi. Su due quesiti, tuttavia,<br />
e cioè quelli che riguardano la durata<br />
di permessi già concessi ed il Piano<br />
estrazioni, le Regioni promotrici invero<br />
hanno ritenuto non condivisibile la decisione<br />
della Corte di Cassazione, sollevando<br />
pertanto un conflitto di<br />
attribuzione rispetto al Parlamento davanti<br />
alla Corte Costituzionale, sul rilievo<br />
per cui lo Stato, nel cancellare il Piano<br />
estrazioni malgrado la scelta della Cassazione<br />
di accogliere tutti i sei quesiti referendari,<br />
si fosse auto-attribuito poteri<br />
ad esso non spettanti.<br />
Dall’abrogazione referendaria deriverebbe<br />
un vincolo per il legislatore, che<br />
non potrebbe più rimuovere il divieto di<br />
cercare ed estrarre gas e petrolio entro<br />
le 12 miglia, ma anche l’obbligo per la<br />
pubblica amministrazione (il Ministero<br />
dello Sviluppo economico) di<br />
chiudere definitivamente i procedimenti<br />
in corso, finalizzati al rilascio<br />
dei permessi e delle<br />
concessioni. Nel dettaglio, sono<br />
nove le Regioni, fra le 10 che avevano<br />
depositato i quesiti referendari,<br />
ad aver sollevato il conflitto di<br />
attribuzione: Basilicata, Marche, Puglia,<br />
Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria,<br />
Campania e Molise, ora tutte in attesa<br />
della decisione della Corte Costituzionale,<br />
che verrà pubblicata entro il 10 febbraio.<br />
Si tratta di una decisione, a ben<br />
vedere, di importanza strategica affinché,<br />
anche tramite una maggiore chiarezza<br />
con riferimento ai confini entro i quali<br />
sono consentite determinate attività a<br />
forte impatto ambientale, quali certamente<br />
sono quelle estrattive, possa in<br />
qualche modo agevolarsi la tanto auspicata<br />
transizione energetica, che consenta<br />
un impiego delle risorse maggiormente<br />
conforme al rispetto del patrimonio naturale<br />
e dell’ambiente. n<br />
40
41
il<strong>PIANETA</strong><br />
<strong>TERRA</strong><br />
Salvatore Barbieri<br />
Energia e sviluppo<br />
in Africa<br />
43
Nella regione del Kaffrine, in Senegal, il<br />
sistema energetico è basato fortemente<br />
sul carbone ma le cose stanno cambiando<br />
grazie a una rivoluzione sociale<br />
partita da un movimento femminile. Aiutate<br />
dal “Second Sustainable and Participatory<br />
Energy Management Project”,<br />
Prodge II, di Banca mondiale e Nordic<br />
Development Fund, le donne di questo<br />
L’ International Development<br />
Association della Banca mondiale<br />
opera soprattutto nei 77 Stati più<br />
poveri del mondo, 39 dei quali si<br />
trovano in Africa<br />
territorio stanno scalando i ruoli di leadership<br />
nella filiera produttiva del carbone,<br />
imponendo processi più sostenibili<br />
a favore della rigenerazione delle foreste<br />
locali.<br />
“Le donne hanno assistito in prima persona<br />
agli effetti negativi della deforestazione,<br />
come l’erosione del suolo e la desertificazione,<br />
e sono ora in grado di<br />
spingere per una produzione più sostenibile<br />
del carbone che tenga la riforestazione<br />
in considerazione”, sottolinea Inka<br />
Schomer, “Gender and Energy Specialist”<br />
dell’ufficio senegalese della Banca<br />
mondiale.<br />
Secondo i proponenti il Prodge II “sta<br />
emergendo come un modello<br />
per il coinvolgimento delle comunità<br />
e della parità di genere<br />
in progetti nel campo<br />
dell’energia. L’iniziativa continuerà<br />
a sensibilizzare i leader<br />
locali sul ruolo delle donne<br />
nella catena del valore del<br />
carbone e a rafforzare le loro<br />
capacità tecniche e manageriali”.<br />
Presente in Africa con molti progetti, la<br />
Banca mondiale opera anche attraverso<br />
la sua International Development Association,<br />
IDA, nata nel 1960. È un istituto<br />
che aiuta i Paesi più poveri del mondo<br />
assicurando finanziamenti, sovvenzioni e<br />
44
prestiti per quei progetti e programmi<br />
che stimolano la crescita economica, riducono<br />
la povertà e migliorano la vita<br />
delle persone in difficoltà, cioè quelle<br />
che spesso vivono con meno di due dollari<br />
al giorno. L’IDA opera soprattutto nei<br />
77 Stati più poveri del mondo, 39 dei<br />
quali si trovano in Africa. Fino a oggi la<br />
sua azione ha interessato 2,8 miliardi di<br />
persone attraverso un impegno annuale<br />
medio di 18 miliardi di dollari (negli ultimi<br />
tre anni).<br />
Nelle prime due settimane di gennaio<br />
2016 è stato annunciato un nuovo progetto<br />
portato avanti con il sostegno di<br />
altri istituti: un piano di finanziamenti da<br />
27 milioni di dollari per aumentare l’accesso<br />
all’energia elettrica, soprattutto da<br />
fonte rinnovabile, in Liberia.<br />
Qui sarà finanziato il “Renewable Energy<br />
Access Project” che prevede la realizzazione<br />
di sistemi solari stand-alone a servizio<br />
di 100.000 persone in tutto il Paese<br />
e di una minicentrale idroelettrica a servizio<br />
di circa 50.000 persone nella contea<br />
di Lofa, un’area che è stata duramente<br />
colpita dall’epidemia di Ebola.<br />
Spiega Inguna Dobraja, Country Manager<br />
Liberia della Banca mondiale: “Questo<br />
progetto, in linea con la strategia di sviluppo<br />
della Liberia, ha come obiettivi<br />
l’espansione del servizio elettrico, la riduzione<br />
del costo dell’energia e la promozione<br />
delle risorse rinnovabili; tutti<br />
componenti essenziali per il raggiungimento<br />
di una trasformazione economica<br />
sostenibile e per la riduzione della povertà”.<br />
La centrale idroelettrica sorgerà “nei<br />
pressi Kolahun, sul fiume Kaiha, facilitando<br />
la connessione alle linee di distribuzione<br />
per le famiglie, le imprese e le<br />
istituzioni locali”, aggiungono Clemencia<br />
Torres de Mastle e David Vilar, Manager<br />
della Banca Mondiale. Le principali città<br />
a beneficiare di questa opera saranno<br />
Voinjama, Foya, Kohalun, Massambolahun/Bolahun<br />
e le loro zone circostanti.<br />
Poco più a sud della Liberia c’è il Gabon.<br />
Un Paese dove la Banca mondiale ha ac-<br />
45
cordato un prestito di 100 milioni di dollari<br />
per assistere il governo nel programma<br />
di infrastrutturazione e sviluppo<br />
locale attraverso la seconda fase di “Infrastructure<br />
and Local Development Project”,<br />
concentrato soprattutto sul<br />
miglioramento dei servizi di base nelle<br />
città.<br />
A essere coinvolta sarà la popolazione<br />
più in difficoltà e anche le aziende locali<br />
dell’edilizia. “Con questo progetto si prevede<br />
di offrire notevoli benefici sociali<br />
attraverso il miglioramento delle condizioni<br />
di vita delle comunità a basso reddito<br />
e contribuire a ridurre la povertà<br />
urbana”, afferma Sylvie Dossou, Country<br />
Manager per il Gabon della Banca mondiale.<br />
Il rilancio delle economie africane e il<br />
miglioramento delle condizioni di vita<br />
delle popolazioni locali non riguarda solo<br />
la generazione e l’accesso all’energia.<br />
Anche l’ambiente gioca un ruolo importante,<br />
pensando che tra Africa e Asia si<br />
sta realizzando il 90% della crescita urbana<br />
a livello mondiale. Siccità, inondazioni,<br />
cicloni, tempeste, frane,<br />
temperature estreme, terremoti, tsunami<br />
ed eruzioni vulcaniche sono i principali<br />
eventi naturali calamitosi che<br />
colpiscono i Paesi dell’Africa, che dal<br />
1970 a oggi hanno registrato più di 1000<br />
eventi definiti come “catastrofi”, 300<br />
negli ultimi cinque anni. Tutto ciò ha conseguenze<br />
sulla situazione sanitaria ed<br />
economica delle popolazioni e sulle loro<br />
opportunità di sviluppo. Secondo la<br />
Banca mondiale il Malawi perde l’1,7%<br />
del PIL ogni anno per siccità e inondazioni.<br />
Tra 2008 e 2011 la siccità in Kenya<br />
ha creato danni per 12 miliardi di dollari,<br />
rallentando il PIL del paese con una<br />
media del 2,8% l'anno. Le forti piogge<br />
nello Stato di Lesotho nel 2010 hanno invece<br />
causato perdite pari al 3,2% del PIL.<br />
Tutti questi dati sono stati analizzati a<br />
fine 2015 nella conferenza “Understanding<br />
Risk & Finance” svolta ad Addis<br />
46
47
Ababa, capitale dell’Etiopia. Nel resoconto<br />
diffuso proprio dalla Banca mondiale<br />
sono stati sottolineate le sfide di<br />
“resilienza” che le città africane devono<br />
affrontare. “Le nostre città sono proiettate<br />
verso un ruolo sempre più importante<br />
nella transizione economica”, ha<br />
detto il sindaco di Addis Abeba Ato Diriba<br />
Kuma, “rafforzare la resilienza urbana a<br />
molteplici urti e sollecitazioni si rivelerà<br />
cruciale per il successo e per garantire<br />
migliori condizioni di vita per le persone”.<br />
Nel corso della discussione sono stati<br />
cinque i focus principali: “La rapida urbanizzazione<br />
è sia una sfida che un’opportunità,<br />
l'interdipendenza dei rischi<br />
urbani richiede un approccio multi-settoriale<br />
integrato, gli strumenti diagnostici<br />
che supportano un approccio<br />
“multi-stakeholder” e intersettoriale<br />
forniscono un primo passo per aiutare le<br />
città a individuare e affrontare i rischi<br />
esistenti sbloccando le opportunità, per<br />
riportare la resilienza nelle politiche le<br />
città africane dovranno mobilitare risorse<br />
pubbliche e private anche internazionali,<br />
sfide come povertà, rischi<br />
naturali, cambiamenti climatici, sostenibilità<br />
ambientale e sociale saranno vinte<br />
o perse proprio nelle città”.<br />
Per affrontare il problema della resilienza<br />
agli eventi naturali il “Global Facility<br />
for Disaster Reduction and Recovery”<br />
offre assistenza tecnica, sviluppo di capacità<br />
e attività di “knowledge sharing”,<br />
aiutando i Paesi più vulnerabili a ridurre<br />
i rischi climatici e a costruire la propria<br />
resilienza. Il GFDRR è gestito dalla<br />
Banca mondiale ed è realizzato grazie a<br />
una partnership globale di 22 donatori<br />
internazionali. n<br />
48
Corsi di formazione per entrare o specializzarsi nel mondo del lavoro della green economy<br />
dalla porta principale dell’ ENERGIA RINNOVABILE EOLICA<br />
CORSO DI FORMAZIONE ANEV 1/2016<br />
La Sicurezza nel parco eolico<br />
17 - 18 marzo 2016 - Roma, sede ANEV<br />
Organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.<br />
Rilascia 16 Crediti Formativi Professionali ai fini dell’aggiornamento professionale degli Ingegneri<br />
SEMINARIO ANEV ORDINE DEGLI INGEGNERI DI ROMA 2016<br />
Eolico: mercati, aspetti finanziari, economics<br />
23 marzo 2016 Presso Ordine Ingeneri Roma P.zza della Repubblica 59<br />
Rilascia 3 Crediti Formativi Professionali ai fini dell’aggiornamento professionale degli Ingegneri<br />
CORSO DI FORMAZIONE ANEV 2/2016<br />
Come diventare imprenditore<br />
e manager specializzato del settore eolico<br />
Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione alla gestione<br />
24 - 27 maggio 2016 - Roma, sede ANEV<br />
CORSO DI FORMAZIONE ANEV 3/2016<br />
Il Minieolico<br />
8 - 9 novembre 2016 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind<br />
CORSO DI FORMAZIONE ANEV 4/2016<br />
Operation & Maintenance<br />
10 - 11 novembre 2016 - Fiera di Rimini, in occasione di KeyWind<br />
TUTTI I PARTECIPANTI POTRANNO INSERIRE IL PROPRIO CV CON SPECIFICAZIONE DELLA SPECIALIZZAZIONE<br />
ACQUISITA NELL’APPOSITA BANCA DATI CERTIFICATA ANEV RISERVATA ALLE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE<br />
Il Corso può subire modifiche sulla base di eventi straordinari<br />
Per informazioni e iscrizioni Segreteria didattica:<br />
ANEV tel. +390642014701 - fax +390642004838 - formazione@anev.org - www.anev.org
GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia<br />
SERVIZI<br />
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82029 San Marco dei Cavoti (BN)<br />
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Fax 0824 995351<br />
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