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c a m p i o n a t i i t a l i a n i i n d o o r<br />
In alto il podio compound<br />
maschile con da sin. Antonio<br />
Tosco, Andrea Savegnago e<br />
Pietro Greco; sotto quello femminile<br />
con da sin. Eugenia Salvi,<br />
Laura Longo<br />
e Amalia Stucchi<br />
premiazioni e qui emerge l’unico vero neo <strong>del</strong>la<br />
giornata, l’esasperante lentezza <strong>del</strong>la consegna <strong>del</strong>le<br />
medaglie che si protrae fin dopo le 20. Sicuramente<br />
dopo questa esperienza si studierà qualche<br />
alternativa, perché una premiazione così estenuante<br />
mette a dura prova anche i più volenterosi. Forse<br />
si potrebbero effettuare le premiazioni via via che<br />
una divisione conclude la sua prova: di sicuro i vertici<br />
federali stanno già vagliando tutte le possibilità.<br />
L’intera giornata di domenica è stata dedicata ai titoli<br />
assoluti: anche questa soluzione è stata molto<br />
gradita, perché ha permesso agli spettatori di assistere<br />
a tutti gli scontri <strong>del</strong>le tre divisioni, individuali<br />
e a squadre, semplicemente passando da un padiglione<br />
all’altro, per fermarsi in quello centrale durante<br />
le finali per il primo e il secondo posto. Gli<br />
scontri sono apparsi un po’ troppo diluiti agli spettatori<br />
ignari, ed effettivamente tutto si sarebbe potuto<br />
svolgere più in fretta, ma la nostra disciplina<br />
aveva ottenuto una diretta televisiva: l’appuntamento<br />
era per le 17:30, così gli organizzatori hanno<br />
fatto in modo di dilazionare i tempi per arrivare a<br />
quell’ora con le finali <strong>del</strong> compound e <strong>del</strong>l’olimpico,<br />
le divisioni che saranno presenti ai prossimi<br />
Campionati <strong>del</strong> Mondo Indoor a metà marzo.<br />
Bisogna dire che gli scontri hanno avuto un folto<br />
pubblico già a partire dalle semifinali a squadre,<br />
che si sono rivelate piuttosto vivaci ed incerte fino<br />
all’ultimo: punteggi decisamente elevati per l’arco<br />
nudo, l’unica divisione che ha realizzato un 60<br />
(punteggio pieno) in uno scontro. Risultati sovvertiti<br />
all’ultima freccia per i compound e prestazioni di<br />
buon livello per l’olimpico, dove ha fatto l’en plein il<br />
Kappa Kosmos con le due formazioni, maschile e<br />
femminile, sul gradino più alto <strong>del</strong> podio. Gli applausi<br />
più corposi sono venuti sicuramente dal<br />
pubblico presente alle finali individuali: mai così<br />
numeroso e partecipe, e anche questo è stato un<br />
buon biglietto da visita per i telespettatori che, se<br />
mai hanno pensato che il tiro con l’arco fosse una<br />
disciplina per pochi cultori, si saranno ricreduti. La<br />
novità di questa edizione è stata sicuramente la<br />
presenza di tanti atleti <strong>del</strong>le classi giovanili tra i sedici<br />
finalisti, e non solo con il ruolo di comprimari:<br />
tra i finalisti <strong>del</strong>l’olimpico maschile due allievi, Lorenzo<br />
Giori e Luca Melotto, e un ragazzo, Alessandro<br />
Bertolino. Bisogna dire che due di loro hanno<br />
dato filo da torcere ai più titolati avversari: Melotto<br />
poco ha potuto contro il 119 di Galiazzo, ma Giori e<br />
Bertolino hanno passato il primo turno contro Fubiani<br />
e Tonelli e hanno poi ceduto ai quarti contro<br />
Di Buò e Verdecchia, solo allo spareggio. Buone novelle<br />
dunque per il futuro <strong>del</strong>la nostra Nazionale!<br />
Degno di nota il 120 che vale il bronzo ad Ilario Di<br />
Buò, ma davvero straordinaria la finale tra i nostri<br />
due campioni più rappresentativi, Marco Galiazzo e<br />
Michele Frangilli per un 119 a 115 che sicuramente<br />
avrà entusiasmato anche il pubblico a casa, soprattutto<br />
perché i due atleti esprimono una tecnica completamente<br />
diversa, essenziale quella di Galiazzo, più<br />
complessa quella di Frangilli. Quattro telecamere e<br />
maxischermo da cui osservare tutti i particolari <strong>del</strong> tiro,<br />
il padiglione stracolmo di spettatori e un tifo da<br />
stadio ma senza partigianeria, applausi per entrambi<br />
gli atleti, ovazioni ad ogni dieci; se poi aggiungiamo<br />
che il cronista era Lorenzo Roata, lo stesso speaker<br />
che ad Atene ci infiammava con i suoi entusiastici<br />
“deka”, allora va da sé che l’impressione generale era<br />
12 arcieri gennaio - febbraio <strong>2007</strong>