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N° 1 del 2007 - FITArco

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pubblico e per le autorità ponendo grande attenzione<br />

alla sistemazione degli uomini e dei mezzi<br />

<strong>del</strong>la Rai che ripresero in diretta tutta l’ultima fase<br />

dei 50 e 30 metri (era un doppio FITA), ma che per<br />

una tragica circostanza non poté mai essere trasmessa.<br />

Era il 14 giugno <strong>del</strong>l’81 e l’attenzione dei<br />

media era polarizzata in quel pozzo di Vernicino<br />

dove aveva trovato la morte il piccolo Alfredino.<br />

Inoltre quel campionato inaugurò il corridoio per la<br />

stampa e la TV, sistemato dietro la linea di tiro e l’informatizzazione<br />

completa di tutto l’evento che dava<br />

modo ai due enormi tabelloni (15 metri per 3),<br />

uno per gli uomini e uno per le donne, di aggiornare<br />

la classifica ogni tre volée. A fare la spola tra questi<br />

e i computer per portare i risultati era un ragazzetto<br />

su uno scoppiettante motorino. Diventerà un<br />

nazionale, era Christian Deligant.<br />

Era il primo tentativo di utilizzare un programma<br />

informatico per redigere una classifica, e che classifica!<br />

La esasperante stampante ad aghi si prendeva<br />

quasi tutto il tempo necessario, sicché, con il vecchio<br />

ciclostile, trascorremmo la nottata con i responsabili<br />

Gerda Lorenz ed Enrico Ranocchi a<br />

stampare classifiche. Oltre 140 volontari accorsero<br />

da tutte le società italiane per contribuire alla riuscita<br />

<strong>del</strong>la manifestazione. Più di 100 furono gli scoristi,<br />

inquadrati e diretti da Ugo Parenti, mentre Gilberto<br />

Puccetti degli Arcieri Romani fu uno splendido<br />

maestro di cerimonie.<br />

Un curioso episodio avvenne allorquando innalzammo<br />

i pali portabandiera con i vessilli di tutte le<br />

nazioni partecipanti. Per nostra comodità fissammo<br />

le bandiere a terra e interrammo i pennoni. A pochi<br />

minuti dalla cerimonia di apertura la <strong>del</strong>egazione<br />

di Taipei fece ufficiale protesta poiché il drappo issato<br />

non era quello giusto, mostrandoci quello vero.<br />

Che fare a quel punto? Abbattere il palo? Tra i<br />

volontari si alzò una voce: “C’è un valdostano tra di<br />

noi. Quello certo sa arrampicare”. Detto fatto. Tra gli<br />

applausi di tutti, con la bandiera in bocca l’eroe<br />

raggiunse la vetta: era Gianni Guazzetti.<br />

Era un caldissimo e soleggiato giugno che avrebbe<br />

potuto mettere a dura prova gli atleti dei paesi<br />

freddi, ma vinsero il finlandese Kyosti Laasonen e la<br />

russa Natalia Boutouzova. Ci dichiararono di essersi<br />

sentiti a casa loro. Dei nostri ricorderemo per sempre<br />

quei 335 a 50 metri di Orlando Paternesi. L’ultima<br />

sera si chiuse come quel sogno lontano. Sulla<br />

spiaggia, di fronte ad un mare calmissimo ed era il<br />

grande Rick McKinney con la chitarra a far cantare<br />

tutto il mondo presente.<br />

Due anni più tardi ebbi l’occasione di partecipare al<br />

Campionato <strong>del</strong> Mondo a Long Beach, in California.<br />

La cerimonia di chiusura si svolse a bordo <strong>del</strong>la<br />

Queen Elizabeth e il mitico Don Rabska nel suo discorso<br />

finale, disse testualmente: “Abbiamo organizzato<br />

un bel mondiale, perché abbiamo imparato tutto<br />

a Punta Ala”. Al pensiero, ancora oggi, mi emoziono.<br />

s t o r i a<br />

gennaio - febbraio <strong>2007</strong> arcieri 31

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