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Frammentarietà e dialogo<br />
La ragione dell’incontro è alla base dello sviluppo della cultura<br />
Scontentezza, rabbia, urla, insulti, aggressioni.<br />
Parole chiave del nuovo millennio<br />
nonostante che Papa Francesco abbia voluto<br />
dedicare un anno santo alla Misericordia.<br />
La persona è diventata esclusivamente<br />
individuo, con i pregi che questo conduce<br />
(la consapevolezza della propria esperienza<br />
e del proprio modo di vedere il mondo) e<br />
soprattutto con i difetti che sprigiona. Ed è<br />
dei difetti della persona che quest’anno intendiamo<br />
riflettere introducendo le nostre<br />
iniziative. In effetti, più insistiamo su parole<br />
quali trasparenza e partecipazione, più<br />
ci accorgiamo che queste sono disattese.<br />
Chiariamo meglio. La trasparenza oramai<br />
richiede un numero di “carte” tali che solo<br />
gli esperti riescono a capirci qualcosa (provate<br />
a leggere da comuni mortali un bilancio<br />
di una azienda oppure di un Comune!),<br />
invero per giungere a comprendere i significati<br />
delle varie sezioni occorre “chiedere”<br />
consensi vari e una volta raggiunti e collazionati<br />
ci si deve avventurare nella lettura<br />
burocratica e tecnica, che il più delle volte<br />
nasconde significati opposti a quelli che<br />
sembrano esplicitare. Alla trasparenza è<br />
connessa la “privacy” che oramai è garantita<br />
da tante firme e da “mille” giuramenti da<br />
parte di chi la deve gestire che non ne farà<br />
uso improprio. Eppure mai come ora, sia attraverso<br />
gli smartphone sia attraverso internet,<br />
di “privato” non c’è più nulla: sei sempre<br />
reperibile e individuabile attraverso localizzazioni<br />
e notifiche varie. L’altro punto forte,<br />
la “partecipazione” è un modo per ottenere<br />
dei numeri ma non un coinvolgimento vero.<br />
Oramai la partecipazione viene misurata<br />
attraverso gli amici di Facebook (che spesso<br />
amici non sono) e alle assemblee si preferiscono<br />
i blog, molto più comodi di un’assemblea<br />
pubblica in carne ed ossa. Accade<br />
che si insinuano nelle liste di Facebook dei<br />
cosiddetti “amici” persone che ci portano<br />
alle prime parole di questa breve introduzione<br />
ovvero alla rabbia e agli insulti. Scrivi<br />
un bel pensiero sulla solidarietà e subito un<br />
falso amico ti ribatte che sei un rincitrullito,<br />
tu cerchi di spiegare e lo stesso o un altro<br />
risponde mandandoti a quel paese.<br />
La rabbia, la scontentezza, le aggressioni,<br />
sebbene specchio dello stato d’animo<br />
della persona (i motivi possono essere<br />
economici come fatti di vita personali) producono<br />
a loro volta identici sentimenti in<br />
chi legge o ascolta, con la conseguenza<br />
che da quel momento si interrompe una<br />
vera comunicazione. Questi sentimenti o<br />
meglio queste emozioni determinano un<br />
continuo isolamento, più ci si avventura a<br />
pensieri con lo loro spinta più si divide e<br />
ovviamente si trancia qualsiasi dialogo, che<br />
per l’appunto significa colloquio tra due o<br />
più persone. La conseguenza è una apparente<br />
libertà di pensiero che non unisce ma<br />
divide che non ci rafforza ma ci frammenta.<br />
Si potrebbe dire che su ogni 100 persone<br />
ci sono 150 modi di pensare diversi, con la<br />
conseguenza che la stessa persona ha pensieri<br />
contrapposti. Ma l’altra conseguenza è<br />
la diffusissima frammentazione, delle associazioni,<br />
dei partiti, dei sindacati, di tutti. Un<br />
tempo si chiamava decentramento ma gli<br />
attuatori erano pochi soggetti, ora è libero<br />
mercato. Prendiamo il nostro caso. Questi<br />
anni sono di crisi enorme, con debiti con<br />
lo Stato molto alto, perché il ritardo di pagamento<br />
delle bollette (perché non c’era<br />
liquidità in cassa) ha fatto lievitare le more<br />
e con una ripercussione sugli stipendi di<br />
tutti. Da questa crisi alcuni hanno pensato<br />
di creare un nuovo o nuovi soggetti, alcuni<br />
associativi altri più personali. Così il docente<br />
insoddisfatto pensa che la soluzione sia<br />
mettersi in proprio e invitare i partecipanti<br />
ai suoi corsi presso l’Upter a farlo con un<br />
nuovo soggetto (a volte in regola e spesso<br />
totalmente in nero). Questa è la frammentazione<br />
che viene fuori dalla rabbia,<br />
dall’idea che si può fare da soli e meglio. In<br />
realtà l’interruzione del dialogo comporta<br />
una rottura della crescita di una comunità a<br />
favore di una momentanea crescita personale.<br />
Ecco perché noi dell’Upter dobbiamo<br />
incontrarci di più e aprire forme vere di dialogo,<br />
fatte per costruire e non per dividere,<br />
per imparare e non dire “io so meglio di te”.<br />
Per fare questo e scongiurare una frammentazione<br />
distruttiva occorre che tutti<br />
ci impegniamo di più e ci mettiamo in discussione<br />
con programmi di aggregazione<br />
e di sviluppo. Tra le tante iniziative che sono<br />
nate dall’esperienza dell’Upter, l’Università<br />
di Strada è la strada maestra per il dialogo,<br />
l’Università Aperta lo strumento per aprire<br />
alla formazione superiore. Questa è Upter.<br />
Un antidoto contro la rabbia e la frammentazione<br />
e il luogo dell’incontro e il dialogo.<br />
presidente@upter.it<br />
2 UNIVERSITÀ POPOLARE DI ROMA L’UNIVERSITÀ APERTA 2016-17