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INTERVISTA<br />
PRISCILLE BARGIBANT<br />
LA FEDE IN VACANZA<br />
GIOVENTÙ<br />
DELLE VACANZE<br />
DIVERSE DAL<br />
SOLITO<br />
WWW.MAGAZINEAVVENTISTA.COM<br />
MAGAZINE AVVENTISTA GIORNALE BIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE AVVENTISTA DELLA SVIZZERA ROMANZA E DEL TICINO - N° 4 LUGLIO / AGOSTO <strong>2016</strong>
EDITO<br />
VIVA LE VACANZE!<br />
L’estate ci mette un po’ ad arrivare a causa del tempo variabile. Tuttavia si parla già di vacanze, di viaggi, di<br />
pausa. Abbiamo bisogno di riposare, di prendere un attimo di respiro e di rigenerarsi. Così è la vita.. A parte<br />
della scelta della crema solare, la scoperta di un posto idilliaco, sarà utile e necessario stare un po’ di più<br />
con se stessi e decidere di riprendere la propria vita in mano. Sarà anche possibile restare come spettatore<br />
di una vita che ci supera, e lasciare che siano la sorte o il caso a decidere il nostro destino. Perché rompere<br />
la routine di abitudini secolari e la vita decisa dagli altri.<br />
Vi invito quindi a lasciare per qualche istante la sedia sdraio e venire a sedervi. “Perché?” vi starete chiedendo.<br />
Perché sedersi è fondamentale.<br />
È un momento di riflessione intensa per costruire e costruirsi. È farsi un esame di coscienza, avere voglia di<br />
conoscersi meglio. Sedersi è alimentare se stessi e gli altri. È ritrovare delle basi solide, godersi il piacere<br />
della meditazione, invitare Dio alla propria tavola. Sedersi è puntare lo sguardo su se stessi e sugli altri,<br />
facendo una radiografia seria e reale del suo essere più profondo. Insomma, è trovare l’essenziale!<br />
Ah, scusatemi, vi lascio tornare alla vostra sedia sdraio! Non dimenticate la crema solare che eviterà le insolazioni…e<br />
dei buoni libri che alimentino la nostra vita interiore!<br />
Allora, viva le vacanze!<br />
David Jennah<br />
Presidente FSRT<br />
GIOVENTÙ<br />
> LA FEDE IN VACANZA...<br />
Si narra che il re d’Egitto, Pirro, parlava con il suo amico<br />
Cinea. Quest’ultimo chiede:<br />
-“Pirro, cosa farai se riuscirai a conquistare Roma?<br />
-Andremo in Sicilia.<br />
-E cosa farai quado avrai conquistato la Sicilia?<br />
-Andremo in Africa ed espugneremo Cartagine.<br />
-E dopo Cartagine?<br />
-Dopo Cartagine sarà il turno della Grecia!”, dice Pirro<br />
con un’aria trionfante.<br />
-In fin dei conti, quale sarà il frutto di tutte queste<br />
conquiste?<br />
Pirro pensa un momento e risponde:<br />
-Quando avremo completato tutte queste spedizioni,<br />
allora potremo sederci e goderci la vita.<br />
Allora Cinea gli disse:<br />
-Perché allora non godersi la vita già da<br />
adesso?<br />
Nella vita sono molte le conquiste<br />
per le quali lottiamo: gli studi, la<br />
nostra vita personale, professionale.<br />
Ma a volte, andiamo così<br />
veloce che non ci prendiamo<br />
il tempo di goderci la vita. Il<br />
nostro mondo e il ritmo degli<br />
studi ci spingono fino a dimenticarci<br />
di tutto. Spesso mettiamo<br />
di lato anche la presenza di Dio al<br />
nostro lato.<br />
Lì non ci sono più scuse. Non sarai più troppo<br />
occupato, non avrai più troppe cose da fare tanto da<br />
non poter passare del tempo con Dio, senza togliere<br />
del tempo a te stesso.<br />
Inoltre, non dimenticare che questo tempo tu lo devi<br />
anche a qualcuno. Il libro dell’Ecclesiaste dice: “e che<br />
ogni uomo che mangia, beva e gode benessere in tutta<br />
la sua fatica, questo è un dono di Dio 1 ”.<br />
Quindi quest’estate gioisci a pieno dei risultati del lavoro<br />
fatto durante l’anno. È un dono per te, ma non<br />
dimenticare di essere riconoscente e di prendere del<br />
tempo con colui che ti ha fatto questo regalo e molti<br />
altri. Davide in uno dei suoi salmi diceva: “Dammi la<br />
gioia di essere salvo 2 ”.<br />
Ecco una bella cosa da fare quest’estate:<br />
celebrare la gioia di essere salvi.<br />
E allora buone vacanze e buona<br />
festa!<br />
SOMMARIO<br />
2<br />
3<br />
5<br />
La fede in vacanza<br />
Intervista Priscille Bargibant<br />
Delle vacanze<br />
diverse dal solito<br />
Giornale bimestrale della Federazione avventista della Svizzera Romanza e del Ticino (FSRT)<br />
N°4 / <strong>Luglio</strong> - agosto <strong>2016</strong><br />
Rivista gratuita<br />
Stampato in Germania<br />
Caporedattore : Rickson Nobre - Editore : Dipartimento delle Comunicazioni FSRT - Redazione a cura di : Rickson Nobre, David Jennah, Nathalie<br />
Wagnon, Eunice Goi, Yolande Grezet, Pierrick Avelin, Serena Zagara - Impaginazione e grafica : Eunice Goi - Redattori : Pierrick Avelin, Rickson<br />
Nobre, Eunice Goi - Collaboratori : Priscille Bargibant, Yves Merckx, Gabriel Monet - Traduttore : Serena Zagara - Correzione a cura di : Borbála<br />
Galánthay Marti<br />
Photo credit<br />
Copertina, pagine 5 : adobe photo - pagina 2 : sxc.hu - pagina 3 : Priscille Bargibant - pagina 4 : Google immagini - pagina 7, 8 : Doris Vargas<br />
Hordosch- pagina 9, 10 : Gabriel Monet.<br />
La responsabilità degli articoli firmati pubblicati su MAGAZINE AVVENTISTA è dei singoli autori.<br />
9<br />
10<br />
George Gallup diceva: “Se il ventesimo<br />
secolo si è dedicato alla conquista<br />
Viaggiare per riposar-si<br />
dello spazio, il ventunesimo secolo dovrebbe<br />
dedicarsi allo spazio interiore”.<br />
A presto<br />
1<br />
Ecclesiastes 3.13 2 Salmo 51.14<br />
Penso che abbia ragione. Abbiamo bisogno di poterci<br />
costruire e prenderci cura della nostra persona. Chi<br />
12 Versione francese meglio di Dio può farlo?<br />
Questo periodo di vacanze è quindi l’occasione di fare<br />
una pausa da queste grandi conquiste per prendere<br />
del tempo per se stessi. Forse alcuni hanno appena finito<br />
il liceo e si lanceranno presto nella conquista di<br />
Pierrick Avelin<br />
Dipartimento della<br />
Gioventù, FSRT<br />
trovare un lavoro. In ogni caso, durante tutto l’anno<br />
avete dimostrato grandi sforzi. Per questo vi auguro il<br />
meglio. E qualsiasi sia il risultato, vi siete ben meritati il<br />
poter “godersi la vita già da adesso”.<br />
Mi immagino che alcuni abbiano previsto tutto un programma<br />
di quest’estate per rilassarsi e approfittare al<br />
massimo di questi due mesi senza le lezioni scolastiche.<br />
Ma vorrei farti una domanda: in questo periodo, la tua<br />
fede andrà in vacanza?<br />
2<br />
PER RISPONDERE ALL’ARTICOLO<br />
jeunesse@adventiste.ch
INTERVISTA<br />
> PRISCILLE BARGIBANT<br />
Intervista a cura di Rickson Nobre<br />
adesso non farò più resistenza, mi lascio andare”. Sono<br />
diventata cappellana in carcere contro ogni attesa, perché<br />
non era questo ciò che volevo fare.<br />
Wow ! Hai dovuto lasciare delle cose per ritornare alla<br />
fede. Alcuni esempi pratici?<br />
Ti puoi presentare?<br />
Sono nata in una famiglia<br />
avventista.<br />
Mio padre, pastore<br />
avventista per 20<br />
anni, mi ha battezzato<br />
quando<br />
avevo 15 anni,<br />
nella chiesa del<br />
Campus di Collonges-sous-Salève.<br />
Poco dopo,<br />
ho mandato tutto<br />
all’aria. Tutto! La comunità<br />
avventista e la mia<br />
fede in Dio. Con il mio ritiro,<br />
capii che non avevo effettuato<br />
un passaggio dalla fede dei miei genitori alla<br />
mia. Spazzai via tutto in modo drastico. Ho incontrato<br />
mio marito a vent’anni. Non era per niente impegnato<br />
nella chiesa, né in qualche comunità religiosa. Ho<br />
vissuto con mio marito per 10-12 anni senza mai mettere<br />
piede in una chiesa, al contrario, essendo contro la<br />
chiesa per le ingiustizie e delle cose che avevo vissuto.<br />
Tutto ciò accompagnato dall’ira di mio marito contro<br />
tutti quei religiosi che lui trovava così ipocriti! Ma in<br />
realtà, nel fondo del mio cuore, avevo questa fede<br />
inappagata, questo bisogno di dare un senso alla mia<br />
vita, un grande vuoto che non sapevo come riempire.<br />
Più tardi, ho ricevuto una chiamata dal Campus per essere<br />
insegnante di musica nella scuola. Accettai, visto<br />
che non abitavo lontano dal campus. Avevo iscritto mio<br />
figlio a questa scuola, e poco a poco mi stavo riavvicinando.<br />
La prima volta che ho rimesso piede in chiesa fu<br />
in occasione del “Regards 2000”, conferenze di Thierry<br />
Lenoir. Ricordo che queste conferenze raccontavano<br />
l’evangelo, solo l’evangelo, senza parlare della chiesa<br />
avventista, senza teologia. Una sera, Thierry Lenoir<br />
aveva fatto alzare l’assemblea e durante la preghiera<br />
mi misi a piangere, mi sono detta “questo è tutto ciò<br />
che mi manca da quando mi sono allontanata dalla<br />
chiesa”. Mi resi conto che la fede era tutt’altra cosa che<br />
il tram-tram della chiesa, et che questo poteva colmare<br />
il bisogno che sentivo nella mia vita. Ci sono comunque<br />
voluti degli anni. Io e mio marito abbiamo iniziato<br />
a studiare la Bibbia. La grande svolta che mi ha fatto<br />
passare da una fede personale a una fede quotidiana<br />
molto presente, è stata il nostro viaggio. Nel 2010 io,<br />
mio marito e i miei figli siamo andati a fare il giro del<br />
mondo per un anno. Abbiamo vissuto delle esperienze<br />
straordinarie con Dio: questa è stata l’ultimo radicale<br />
svolta. Era evidente che Dio era presente ogni giorno<br />
nella mia vita. Tornando dal viaggio, mi sono detta “ok,<br />
Ho lasciato perdere l’idea che fossi il padrone della mia<br />
vita. Sono molto organizzata, mi piace avere tutto sotto<br />
controllo. Ho smesso. È stato l’abbandono più difficile<br />
della mia vita, che devo spesso rinnovare: non posso<br />
controllare niente. Quando ho un appuntamento che<br />
alla fine viene annullato, prima avrei fatto di tutto affinché<br />
avesse luogo lo stesso. Ora mi dico “ok, succederà<br />
qualcos’altro, non era ancora il momento, non era per<br />
me, etc.”. Non sono attaccata a niente. Quando siamo<br />
partiti per fare il giro del mondo, abbiamo dimissionato<br />
dai nostri lavori. Pensavo che dopo tutto, sarei stata<br />
contenta. Ciò che è cambiato, e ci tengo a dirlo, è il<br />
motore. Ho spento il vecchio motore per accenderne<br />
uno nuovo.<br />
Tu svolgi ormai un ministero nelle carceri. Come ci sei<br />
arrivata?<br />
Una volta tornata dal giro del mondo, ripresi il mio posto<br />
di musicista per gli ospedali universitari di Ginevra. La<br />
prima domenica in cui sarei dovuta andare all’ospedale<br />
a suonare, ero un po’ distratta e mentre guidavo girai<br />
a destra invece di girare a sinistra. Mi ritrovai davanti<br />
al carcere e rimasi meravigliata. Ero molto sorpresa di<br />
sentire quell’emozione. Con la fede che avevo in quel<br />
momento, pregai per i detenuti. Dissi “Se potessi fare<br />
qualcosa per loro..”. Qualche settimana dopo, stavo<br />
prendendo un caffè con il cappellano del carcere che<br />
sarebbe andato via perché era in depressione. Parlando,<br />
mi disse “Abbiamo bisogno di te in carcere”. Una<br />
cosa tira l’altra, e mi presentò il presidente della cappellania,<br />
feci dei corsi di formazione e 4-5 mesi dopo<br />
il mio ritorno dal giro del mondo cominciai a lavorare<br />
come cappellana in carcere. Ho potuto constatare che<br />
quando lascio fare, succedono delle cose, ma non<br />
quelle che io avevo previsto.<br />
Raccontaci una giornata tipo come cappellana<br />
in carcere.<br />
Innanzitutto, in carcere non esiste la figura del cappellano<br />
a tempo pieno poiché è difficile a livello emotivo<br />
e psicologico. Lavorando al 30%, vado due giorni alla<br />
settimana: dalle 7.30 alle 11:30 e dalle 13:00 alle 16:30<br />
incontro i detenuti che hanno chiesto un appuntamento<br />
con un cappellano. Io non impongo niente, ed è perfetto<br />
per me, perché ho delle brutte esperienze con il<br />
fatto di imporsi. Il detenuto scrive una lettera al cappellano<br />
esprimendo il desiderio di vederlo, e quindi io lo<br />
ricevo in un minuscolo ufficio al centro del carcere. Le<br />
guardie vanno a prenderlo nella sua cella, lo portano<br />
nella “mia piccola cella” e passo un’ora da sola con lui.<br />
Senza guardie, senza nessun altro con voi?<br />
Senza guardie e senza nessuno. Sono in un piccolo ufficio<br />
che non è nemmeno 2 metri per 2. Passo un’ora<br />
da sola con lui: a volte di più, a volte meno. Si passa<br />
del tempo insieme fino a quando questi non esce di<br />
prigione: a volte può essere 3,4,5 anni, altre volte solo<br />
qualche mese. Il mio primo approccio non è quello di<br />
aprire la Bibbia con i detenuti. È quello di cercare con<br />
loro il senso che vogliono dare alla loro vita e le motivazioni.<br />
Quando mi chiedono il senso che io voglio dare<br />
alla mia vita, glielo dico. Ma io non mi impongo mai.<br />
Il mio scopo principale è quello di amarli così come<br />
sono, lì dove si trovano.<br />
Avresti degli esempi da farci di persone che hanno<br />
scoperto la fede grazie a questi incontri da te proposti<br />
in carcere?<br />
Certamente. C’è un detenuto che per un anno non mi<br />
ha mai chiesto niente riguardo la mia fede. Era un criminale,<br />
e mi ha raccontato molte cose della sua vita.<br />
Ogni volta mi chiedeva se gli potevo dare delle sigarette.<br />
Era l’unica cosa che potevo fare per lui. Io che<br />
non fumo e che sono assolutamente contraria alle sigarette,<br />
mi sono ritrovata a dargli dei pacchetti interi. L’ho<br />
fatto per circa un anno e mezzo. Un giorno mi chiede<br />
cosa mi aveva spinto ad andare lì in carcere, e glielo<br />
dissi. Si mise a piangere, pensò che fosse una cosa<br />
magnifica e disse “voglio conoscere questo Dio”. Solo<br />
in quel momento abbiamo aperto la Bibbia. Abbiamo<br />
intrapreso un percorso stupendo. Una volta uscito di<br />
prigione, non l’ho mai più rivisto, ma so che il mio seme<br />
è stato piantato.<br />
C’è anche un detenuto che mi ha raccontato di essere<br />
in prigione per 18 rapine. Il giorno in cui lo misero in<br />
cella si gettò per terra e si mise a piangere senza freni.<br />
Tre giorni dopo, si convinse che doveva chiedere<br />
una Bibbia in biblioteca. Disse “era come se una vocina<br />
dentro di me mi dicesse ‘chiedi una Bibbia in biblioteca’”.<br />
Si mise a leggere quella Bibbia per 14 mesi, dalla<br />
A alla Z. Veniva con quella Bibbia in cappellania: era<br />
tutta stropicciata, e la conosceva dall’inizio alla fine.<br />
Durante settimane e settimane mi spiegò tutto quello<br />
che aveva capito: l’amore di Gesù, la seconda venuta,<br />
l’Antico Testamento, l’Evangelo, i nuovi comandamenti,<br />
quelli antichi, il sabato, tutto. Era straordinario! Un<br />
giorno mi disse “Lei ha già letto l’Apocalisse? Forse<br />
mi sembrerò un pazzo, ma credo che siamo nel tempo<br />
della fine”, e mi parlò della chiesa di Laodicea. Un<br />
ragazzo della strana, che sapeva a malapena leggere!<br />
Dissi fra me e me che non c’era bisogno di studiare<br />
teologia: quando lo Spirito insegna, va dritto al cuore.<br />
È stata una magnifica esperienza.<br />
Come affronti le giornate pesanti?<br />
Effettivamente, è difficile a livello emotivo. Soprattutto<br />
perché sono una persona empatica, come una spugna.<br />
Ma so dove ricaricarmi: in un primo momento nella<br />
preghiera, ma poi ho anche bisogno ogni di almeno<br />
due ore da sola e in silenzio. Cammino nella natura, mi<br />
occupo delle mie rose, o non faccio niente. E spesso<br />
piango, lo ammetto, perché mi rattristo per tutto ciò<br />
che ascolto, per quella sofferenza, e perché spesso mi<br />
rendo conto che lì in prigione ci sono finite le persone<br />
sbagliate. Quando sento la storia di qualcuno che ha<br />
spinto un criminale ad agire, mi dico “Gesù è venuto<br />
per loro, questo è sicuro”. Mi prendo del tempo per<br />
ascoltare la voce di Dio nel mio cuore, per lasciare tutto<br />
questo a Lui, e per pregare per ognuno di loro. Insomma,<br />
ho bisogno di tempo.<br />
La tua famiglia non ha timore nel sapere che sei da<br />
sola in carcere con dei criminali? Ricordiamo di quella<br />
accompagnatrice uscita con un detenuto che fu uccisa.<br />
Sì, è successo da noi. Per la cronaca, quel detenuto<br />
voleva vedermi, ma non ho mai voluto riceverlo. Era ciò<br />
che sentivo nel mio cuore e per questo sono stata molto<br />
colpita da quella storia. Sono già passati cinque anni da<br />
quando faccio questo, e sono molto toccata. Soprattutto<br />
perché ricevo molti detenuti in custodia cautelare,<br />
persone che nessuno vuole vedere perché considerati<br />
pericolosi. Sento una tensione dentro di me, sono<br />
sempre all’erta, ma anche fiduciosa. È sempre un po’<br />
un controsenso. Da un lato sono profondamente fiduciosa,<br />
ma dall’altro sento che sono comunque umana.<br />
Che Dio continui a benedirti nel tuo ministero. E sappi<br />
che la FSRT ti sostiene.sache que la FSRT te soutient.<br />
PER RISPONDERE ALL’ARTICOLO<br />
contact@adventistemagazine.com<br />
3<br />
4
DOSSIER<br />
DELLE VACANZE DIVERSE DAL SOLITO<br />
Nel 2014, ogni persona residente in Svizzera ha intrapreso<br />
in media 2,9 viaggi con pernottamento. Il 63%<br />
di questi viaggi aveva destinazione all’estero. Primo<br />
criterio per la scelta della destinazione: il sole, ovviamente!<br />
Come tutti coloro che vanno in vacanza in tutto<br />
il mondo, gli svizzeri viaggiano con la voglia di rompere<br />
la solita routine, e per la maggior parte, ciò significa<br />
approfittare del bel tempo, del mare, della natura. Ciò<br />
che è interessante notare è che i viaggiatori all’estero<br />
sono diventati, per la nuova generazione, uno dei primi<br />
indici di una vita di successo. Quando i nostri genitori<br />
all’inizio della loro carriera sognavano di poter comprare<br />
una macchina o una casa, nel <strong>2016</strong> molti giovani<br />
lavorati sognano di poter viaggiare all’estero. Ancora<br />
prima di trovare l’anima gemella o di avere un alloggio,<br />
i giovani hanno come primo obiettivo quello di<br />
viaggiare. Danno una grande importanza al conoscere<br />
nuove culture prima di “posarsi” per seguire lo schema<br />
classico: matrimonio-casa-figli. Dietro tutto ciò si cela la<br />
voglia di partire per un’avventura, forse anche di mettersi<br />
“in pericolo”, per un po’ di più di una semplice<br />
vacanza.<br />
L’idea di un anno sabatico è ben diversa da un progetto<br />
di congedo o di viaggio. Nella Bibbia (Esodo23:9-12), il<br />
riposo della terra è ogni sette anni, messo in parallelo<br />
con il riposo settimanale del sabato, che è un impegno<br />
che esprime chiaramente la volontà di Dio di limitare lo<br />
sfruttamento della terra e dei lavoratori. Per noi, prendere<br />
un anno sabatico esprime dunque la volontà di<br />
rinunciare alle prerogative del lavoro e del denaro, al<br />
meno per un tempo. Poiché crediamo che il cristiano<br />
è sottomesso nello stesso modo alla forte influenza del<br />
materialismo, abbiamo voluto vivere una vera rottura<br />
nella nostra attività professionale (nonostante sia al servizio<br />
della Chiesa).<br />
Vorrei condividere con voi qualche aspetto dell’anno<br />
sabatico che abbiamo vissuto in famiglia: mio marito<br />
Esly, io e i nostri due figli, Baptiste che al momento<br />
di partire aveva 15 anni, e Hannah che ne aveva 11.<br />
Per quasi un anno, Pondichéry, che si trova al sud-est<br />
dell’India, è diventata la nostra patria di adozione.<br />
Nella prospettiva di un anno sabatico, alcuni potrebbero<br />
essere motivati dall’idea di fare tutto ciò che vogliono<br />
senza avere delle conseguenze nell’attività professionale,<br />
spesso monotona e faticosa. Bisogna comunque<br />
considerare anche l’altro lato della medaglia: il riposo<br />
si può spesso trasformare il noia, e la libertà in angoscia.<br />
A ciò si può aggiungere anche la mancanza di vita<br />
sociale (senza amici, in un luogo sconosciuto), e il fatto<br />
di doversi confrontare ad una cultura completamente<br />
diversa e forse anche destabilizzante. Però un anno<br />
sabatico non è per forza caratterizzato tutto dal riposo.<br />
C’erano anche altri elementi nella nostra famiglia. I<br />
nostri figli erano cresciuti: il più grande era già adolescente<br />
e sarebbe presto passato alla maturità continuando<br />
i propri studi e i propri progetti. Abbiamo voluto<br />
rompere la “bolla occidentale” con i nostri figli in<br />
cui tutto si basa sull’avere e sul comprare, dove tutto<br />
è dovuto, pensando che sia così in tutto il mondo.<br />
Inoltre, io e mio marito avevamo sempre sognato di<br />
andare in India! Perché? Difficile da spiegare. Era un<br />
sogno, una dolce chiamata interiore, un’aspirazione<br />
profonda e persistente di conoscere questo paese così<br />
affascinante. In un momento dato, ci siamo resi conto<br />
che dovevamo prendere in mano questo progetto e<br />
passare all’azione senza aspettare il momento ideale<br />
in cui tutto sarebbe stato pronto, in cui avremo avuto il<br />
denaro sufficiente, o in cui avremo potuto organizzare<br />
tutto nei minimi dettagli, in cui avremo già letto molti<br />
libri sull’India..insomma, un momento ideale che non<br />
arriva mai! Quindi ci siamo lanciati, preparandoci nel<br />
miglior modo possibile, ovviamente, ma con una buona<br />
dose di fiducia e con lo spirito d’avventura, contanto<br />
sul Signore per ogni cosa, e accettando il fatto di lasciare<br />
la nostra zona di comfort. Infatti, questo è un dettaglio<br />
importante da prendere in considerazione quando<br />
ci si vuole lanciare in questo genere di avventura,<br />
ed effettivamente abbiamo un po’ vagato anche prima<br />
di partire: bisognava trovare un guardiano per la casa,<br />
vendere la macchina, negoziare il nostro futuro professionale,<br />
ottenere il permesso Visa per l’India (cosa non<br />
facile da fare!), scegliere una città in India, trovare un alloggio,<br />
una scuola per i ragazzi, e molto altro.. Il nostro<br />
anno sabatico era cominciato molto prima di atterrare<br />
a Chennai (l’antica Madras nel sud-est dell’India).<br />
Arrivati in India, la prima cosa che ci colpisce sono il<br />
rumore e il caldo. Quando siamo usciti dall’aeroporto<br />
di Chennai ed eravamo finalmente sul taxi per Pondichery<br />
1 , siamo stati assaliti dal rumore assordante di<br />
un concerto di claxon sempre presente in tutta l’India.<br />
Le strade sono (quasi) tutte inondate da una marea di<br />
veicoli come camion di vari colori e con delle scritte<br />
dall’ortografia variabile, passando poi agli autobus fino<br />
agli rickshaw e alle moto che guidano un po’ come<br />
vogliono. All’inizio il traffico dell’India mi sembrava un<br />
vero e proprio caos, ma poi mi resi conto che questo<br />
“caos” funzionava comunque bene e venivano addirittura<br />
seguite determinate regole. Inoltre, a parte il<br />
traffico, non bisogna dimenticare le mucche, la famose<br />
mucche sacre che posso passeggiare dove vogliono,<br />
anche contro senso per strada! Che bello scenario!<br />
6
Poi, quel caldo che si incollava al corpo e ci lasciava<br />
sudati tutti il giorno. All’inizio mi facevo la doccia 5<br />
volte al giorno! Ci siamo presto innamorati dei ventilatori<br />
e dei climatizzatori. Ricordo ancora oggi<br />
la felicità nel ricevere il monsone, la stagione<br />
delle piogge, che facevano abbassare le<br />
temperature. In ogni modo, durante tutto<br />
l’anno abbiamo sempre usato delle infradito<br />
e quando pioveva forte avevamo<br />
i piedi in acqua fino alla caviglia.<br />
Però curiosamente bisogna notare<br />
che il nostro corpo presenta una sorprendente<br />
capacità di adattamento e<br />
che ci si abitua a tutto e soprattutto si<br />
impara a vivere come la gente del paese.<br />
Visto che a Pondichéry degli “ex-patrioti”<br />
vivevano tranquillamente fra di loro, abbiamo<br />
scelto di allontanarci un po’ dall’antico quartiere<br />
francese.<br />
Ci siamo stabiliti in un quartiere in cui<br />
dalla nostra terrazza potevamo vedere<br />
il campanile della cattedrale cattolica,<br />
da cui a diverse ore della giornata<br />
sentivamo il richiamo alla preghiera<br />
delle moschee, e nella nostra stessa via<br />
c’era un piccolo tempio indu, dove i fedeli<br />
portavano le loro offerte. Sono stata<br />
colpita dal notare come gli adepti delle diverse<br />
religioni vivevano insieme in modo intelligente,<br />
e rispetto ad altre regioni dell’India, Pondichéry<br />
è un esempio per quanto riguarda la tolleranza fra<br />
le diverse comunità religiose. Tuttavia, vorrei aggiungere<br />
che verso la fine del nostro anno sabatico, quando<br />
abbiamo intrapreso un viaggio di due mesi per fare<br />
un tour dell’India, non abbiamo mai riscontrato delle<br />
ostilità da parte degli indiani, né per il fatto di essere<br />
“bianchi”, né per la nostra religione. In vari casi ci siamo<br />
sentiti addirittura accolti in modo particolare. Gli<br />
indiani erano sempre pronti ad aiutarci, anche quando<br />
ci bisognava sforzarsi per comunicare 2 . Abbiamo anche<br />
fatto delle scommesse riguardo l’accoglienza e la differenza<br />
dell’apertura. Essendo cristiani, quando si va in<br />
India e si scopre l’induismo che è la religione principale<br />
(900 milione di fedeli nel paese!), si resta sempre sorpresi<br />
dalle numerose divinità 3 , dal sistema delle caste<br />
e da ideali quali la reincarnazione, ecc. Che<br />
fare quindi? Visitare i templi come dei<br />
musei, ammirarne la maestosità e la bellezza<br />
ignorando i fedeli che vanno con<br />
uno zelo religioso impressionante?<br />
Dire che tutto ciò non è vero e che<br />
questi milioni di persone si trovano<br />
nell’errore e che saranno tra i perduti?<br />
Non è più accettabile pensare<br />
così. Ho fatto dunque la scelta<br />
di osservare come venerano i loro dei<br />
e sono in legame cono loro 4 e di rispettare<br />
il loro modo di intendere il mistero<br />
divino, avendo l’intima convinzione che si<br />
può sempre imparare qualcosa dagli altri.<br />
Visto che da noi, anche la fede e la<br />
religione devono passare attraverso il<br />
filtro della ragione in modo da vedere<br />
tutto in modo razionale, sono<br />
rimasta sorpresa dall’approccio<br />
più globale della pratica indu’ che<br />
fa riferimento a tutti i sensi: solo per<br />
fare un esempio, ci sono cose da vedere<br />
(i templi che sono molto colorati),<br />
da toccare (le statue a volte sono lavate<br />
con il latte (!!), vestite e truccate), da annusare<br />
(l’incenso), e anche tutto il corpo ne è<br />
implicato (le persone si prostrano davanti le divinità e<br />
hanno delle linee sulla fronte). In India, non si può restare<br />
indifferenti davanti al fervore spirituale dei fedeli.<br />
Inoltre, c’è anche un lato culturale, poiché qualsiasi sia<br />
il luogo santo in cui si entra (tempio indu’, jain o sikh,<br />
moschea o chiesa cristiana) bisogna sempre togliersi le<br />
scarpe. In questo modo, prima di entrare in una chiesa<br />
avventista in India, si lasciano le infradito vicino a<br />
quelle degli altri che sono già entrati. Ciò mi ha fatto<br />
ricordare al gesto di Mosè davanti al pruno ardente (Esodo<br />
4) che si tolse i sandali in segno di rispetto davanti<br />
la santità del Signore, mostrando semplicità e umiltà<br />
attraverso il suo corpo.<br />
Quando abbiamo vissuto a Pondichéry, i nostri figli frequentavano<br />
il liceo francese e seguivano normalmente<br />
il loro ciclo di studi, creando così una certa struttura<br />
delle nostre giornate. Ciò che resta impresso nei nostri<br />
ricordi è la qualità delle loro amicizie nutrite sul posto.<br />
I ragazzi potevano tranquillamente circolare in città,<br />
in rickshaw, in bicicletta o in scooter (le regole rispetto<br />
alla circolazione sono meno rigide rispetto a come<br />
sono qui): i miei figli hanno vissuto una sensazione di<br />
grande libertà. Durante il loro tempo libero, potevano<br />
passeggiare in città con gli amici. Anche noi adulti<br />
abbiamo apprezzato molto il fatto di avere del tempo:<br />
tempo per leggere 5 , tempo per passeggiare, per osservare<br />
le persone e la loro vita 6 , per ammirare i colori<br />
(dei sari, dei fiori venduti al chilo, dei mercati, dei templi,<br />
ecc.), del tempo per mangiare le specialità molto<br />
speziate dell’India del sud, di bere l’acqua di cocco o il<br />
vero “chai” 7 da una piccola tazza sul ciglio della strada.<br />
Insomma, abbiamo scelto di dare<br />
del tempo al tempo.<br />
Il nostro anno sabatico vissuto lontano<br />
dal mondo occidentale e da<br />
tutto ciò che ci era familiare, mi ha<br />
fatto pensare all’esperienza vissuta<br />
dal popolo d’Israele nel deserto<br />
che doveva dipendere completamente<br />
dal Signore e andare avanti<br />
poco a poco. Questo implica<br />
anche per noi vedere le piccole<br />
esperienze apparentemente senza<br />
importanza come delle benedizioni<br />
del Signore.<br />
La nostra esperienza mi ha fatto<br />
pensare anche a Gesu che, venendo<br />
sulla nostra terra, ha lasciato il<br />
cielo ed è venuto a raggiungerci<br />
nella nostra umanità. Abbiamo<br />
vissuto l’esperienza di essere straniere,<br />
diversi e anche strani per la<br />
maggioranza che ci circondava.<br />
Anche se era tutto in un ‘altra dimensione,<br />
Gesu ha vissuto tutto<br />
questo. Ci siamo sentiti sostenuti<br />
dalla sua presenza, abbiamo capito<br />
meglio che Gesu è venuto da lontano per vivere tra<br />
noi. E inoltre, questo incontro con delle persone di altre<br />
culture ci ha trasformato, ha rotto alcuni pregiudizi<br />
e ci ha permesso di vivere la nostra vulnerabilità come<br />
una forza (2 Cor 12:10).<br />
Durante questo periodo estivo, alcuni di noi potrebbero<br />
essere tentati nell’ “andare in vacanza” anche dalla<br />
nostra fede. Non è una buona idea. Quando il Signore<br />
ci permette di andare in vacanza e di scoprire altri paesi<br />
e altre culture, è per restare impressa in noi l’importante<br />
verità che siamo “stranieri e viaggiatori su questa<br />
terra”. Che l’essenziale è vivere questo periodo sotto il<br />
suo sguardo, approfittare della pausa per approfondire<br />
la nostra relazione con il Signore ed essere una luce<br />
negli incontri che Lui ci permette di vivere!<br />
Doris Vargas Hordosch vive in Francia con suo marito Esly,<br />
che è pastore delle Chiese avventiste di Annemasse e di<br />
Thonon. Per diversi anni, lei ha insegnato nelle facoltà<br />
avventiste di Teologia di Collonges e di Sagunto (Spagna).<br />
È anche responsabile dell’SDS degli adulti alla Federazione<br />
Francia Sud. Scrive regolarmente per delle pubblicazioni<br />
avventiste (Segni dei tempi, All’ascolel del testo).<br />
1<br />
Pondichéry è stato una colonia francese fino<br />
al 1954, ma oggi, anche se sono ancora presenti<br />
alcune istituzioni francesi (ambasciata,<br />
liceo francese, Alliance française, centro di ricerca),<br />
la città è diventata una vera città indiana<br />
di media grandezza con una rilevante dimensione<br />
internazionale.<br />
2<br />
A Pondichéry, che è un territorio indipendente<br />
della regione (stato) del Tamil Nadu, la<br />
lingua ufficiale è il Tamul, che è una delle 18<br />
lingue ufficiali, compreso l’inglese. In tutta l’India,<br />
è abbastanza facile comunicare in inglese.<br />
3<br />
Brahma, Vishnou, Krishnae, le loro rispettive<br />
mogli Saraswati, Lakshmi et Parvati, ma anche<br />
il dio elefante Ganesh e altri ancora.<br />
4<br />
Per gli indu’, si parla ovviamente di dei al plurale,<br />
ma molto spesso sono intesi come delle<br />
manifestazioni particolari (avatars) di Uno.<br />
5<br />
Se avete voglia di tuffarvi nella letteratura<br />
indiana, leggete Rabindranath Tagore (1861-<br />
1941), un grande poeta, scrittore (che ottenne<br />
il premio Nobel per la letteratura nel 1913),<br />
filosofo e pensatore d’avanguardia. Il suo linguaggio<br />
è di una grande bellezza e porta il<br />
lettore alla scoperta dell’India della sua epoca<br />
con molta sensibilità, poesia e profondità.<br />
6<br />
Il kolam è un disegno che la maestre di casa<br />
fa tutti i giorni sulla soglia di casa (parte esterna)<br />
con della farina di riso. Rappresenta un<br />
simbolo di benvenuto e di benedizione per<br />
l’ospito che vi cammina sotto.<br />
7<br />
Il succo di noce di cocco si beve direttamente<br />
dalla noce (ancora verde) con una cannuccia<br />
e ha un effetto depurativo e remineralizzante.<br />
Il thé indiano (malasa tea) è un thé nero bollito<br />
con del latte e zucchero mescolato con il<br />
cardamomo, zenzero e a volte qualche spezia.<br />
Sembra che aiuti a sopportare il caldo umido.<br />
PER RISPONDERE ALL’ARTICOLO<br />
contact@adventistemagazine.com<br />
7<br />
8
TESTIMONIANZA<br />
> VIAGGIARE PER RI-POSARSI<br />
UN ANNO SABATICO PER FARE IL GIRO DEL MONDO<br />
IN FAMIGLIA<br />
Dall’estate 2013 all’estate 2014, Stéphanie e Gabriel<br />
Monet hanno fatto il giro per il mondo con i loro tre<br />
figli Solène, Lilian e Ophélie, di 10, 7 e 5 anni al momento<br />
della partenza. Un viaggio che lascia segni…<br />
Era il nostro sogno da anni, e il sogno divenne realtà:<br />
abbiamo saltellato in giro per il mondo in famiglia per<br />
quasi un anno. Abbiamo viaggiato verso l’est, con diversi<br />
mezzi di trasporto: in aereo, in treno, in nave, ma<br />
anche in macchina, in autobus, in bicicletta, a piedi e a<br />
volte anche in carro di yak. Il transiberiano ci portò da<br />
Mosca a Pechino, passando dalla Siberia e dalla Mongolia.<br />
La scoperta dell’Asia si completò con il Giappone,<br />
Hong-Kong, Bali e la Malesia, prima di conoscere<br />
l’Oceania: i grandi spazi dell’Australia, la realtà multiculturale<br />
della Nuova Caledonia, l’indimenticabile<br />
accoglienza della Polinesia francese. L’Isola di Pasqua<br />
con i suoi misteriosi moai ha rappresentato un passaggio<br />
interessante in America del Sud, dove abbiamo<br />
percorso il Cile, l’Argentina e il Peru. Il nostro viaggio<br />
si è concluso percorrendo gli Stati Uniti da Ovest a Est,<br />
dedicandoci soprattutto ai parchi nazionali e alla natura<br />
sconvolgente. Di ritorno dai 102.000 km percorsi,<br />
casa nostra non era cambiata per niente, ma noi si!<br />
Le due caratteristiche principali del nostro viaggio si<br />
possono sintetizzare in due parole, volti e paesaggi:<br />
viaggiare per conoscere le persone e viaggiare per<br />
ammirare la natura. La nostra conclusione è senza<br />
dubbio quella che riteniamo sia la più importante di<br />
questo viaggio: la bontà delle persone e la bellezza<br />
della creazione.<br />
Di città in città, abbiamo approfittato lì dove era possibile<br />
di essere ospitati da qualcuno del posto. Siamo<br />
sempre stati ricevuti con un’accoglienza straordinaria,<br />
non sempre per ciò che riguarda lo standard del<br />
posto, ma sempre per la qualità della relazione e della<br />
gentilezza di chi ci ospitava. A tal punto che abbiamo<br />
potuto vivere entrambi i sensi della parola “ospite”,<br />
che è allo stesso tempo chi ospita e chi viene ospitato.<br />
Spesso ci siamo sentiti grati, e ci hanno dato la<br />
sensazione di onorare con la nostra presenza. Questa<br />
bontà umana trovata in modo così costante ci ha fatto<br />
rendere conto che a volte è più facile individuarla nei<br />
posti in cui siamo solo di passaggio, quando, senza dubbio,<br />
è un realtà che si può discernere anche tra i nostri<br />
vicini, colleghi.<br />
Per quanto riguarda la scoperta della natura,<br />
tutto ciò che è minerale, vegetale o animale,<br />
è stato una costante meraviglia. È<br />
vero che il nostro mondo è in pericolo e<br />
il nostro interesse per l’ecosistema già<br />
abbastanza intenso è stato solo rinforzato.<br />
Ma bisogna anche constatare<br />
che sul nostro pianeta ci sono oggi<br />
molti posti magnifici dove prosperano<br />
degli animali<br />
tanto belli come<br />
accattivanti, e<br />
piante e alberi<br />
tanto vari<br />
come sorprendenti.<br />
Un tale<br />
ricchezza,<br />
una tale varietà,<br />
una tale<br />
bellezza hanno<br />
intensificato la<br />
nostra riconoscenza<br />
verso il Creatore,<br />
poiché è difficile immaginare<br />
che tutto<br />
ciò sia frutto<br />
del caso.<br />
Certo è che c’è<br />
stata l’avventura<br />
rappresentata<br />
dal viaggio, dai<br />
paesaggi esterni, ma<br />
questa esperienza ha<br />
rappresentato anche<br />
un’avventura interiore, umana, familiare. Partire<br />
per un anno come nucleo familiare è stata una<br />
sfida, e anche un interrogativo. Quotidianamente,<br />
anche quando si vive sotto lo stesso tetto, ognuno ha<br />
le proprie attività: il lavoro, la scuole, il tempo libero.<br />
In questo caso, per 344 giorni abbiamo vissuto uno vicino<br />
all’altro, facendo tutto insieme, spesso dormendo<br />
nella stessa stanza. Ovviamente c’è stato bisogno di<br />
arrivare a dei compromessi e di esercitare la pazienza e<br />
la tolleranza, ma che gioia quella di vivere un progetto<br />
tale in comune e avere così tanto tempo da condividere<br />
insieme! I nostri legami ne sono usciti fortificati.<br />
Oltre alla famiglia di sangue, abbiamo anche vissuto<br />
la nostra esperienza in relazione alla chiesa avventista,<br />
una grande famiglia. Ci siamo spesso messi in contatto<br />
con gli avventisti del luogo, in anticipo o direttamente<br />
sul posto. E bisogna constatare che l’attaccamento comune<br />
a Dio e alla Chiesa crea dei legami che non ci<br />
si aspetta. Un piccolo aneddoto: avevamo provato a<br />
metterci in contatto con la chiesa avventista d’Irkoutsk<br />
in Siberia molto prima della nostra partenza, ma senza<br />
esito. Durante la nostra istanza a Mosca, i responsabili<br />
avventisti con cui avevamo dei legami hanno provato<br />
a contattarci, anche loro senza successo. Abbiamo<br />
quindi prenotato in un ostello vicino al lago Baikal.<br />
Dopo quattro giorni e quattro notti ininterrotti<br />
in treno nel transiberiano,<br />
siamo arrivati alla<br />
stazione d’Irkoutsk e<br />
una sconosciuta ha<br />
abbordato nostra<br />
figlia maggiore,<br />
Solène,<br />
che camminava<br />
davanti a tutti.<br />
“Sei la figlia di<br />
Monet?”. Avevano<br />
finalmente ricevuto<br />
la notizia del nostro<br />
arrivo e avevano<br />
mobilitato<br />
due macchine<br />
e l’unica persona<br />
della<br />
chiesa<br />
avventista<br />
che parlava<br />
inglese per<br />
aiutarci. Alla<br />
fine ci siamo<br />
messi d’accordo<br />
che saremo comunque<br />
andati per qualche giorno a<br />
70km da lì, nell’albergo prenotato<br />
vicino al lago Baikal, e che ci saremo<br />
visti il sabato in cui mi avevano chiesto<br />
di predicare. Per mantenere i contatti<br />
e organizzare il weekend che avevamo<br />
deciso di passare insieme, una delle famiglie<br />
presenti ci ha gentilmente prestato il<br />
loro unico cellulare, nonostante fossimo degli<br />
sconosciuti fino a qualche minuto prima. Il sabato in<br />
chiesa abbiamo passato un momento molto piacevole.<br />
Parlando con un pastore in pensione, siamo rimasti<br />
meravigliati nello scoprire che era stato per cinque<br />
anni in prigione durante l’era del comunismo debito<br />
al suolo ruolo di predicatore. La sua reazione è stata<br />
motivo di riflessione: “Sa, ho avuto fortuna: alcuni<br />
colleghi pastori avventisti sono stati giustiziati per aver<br />
predicato l’Evangelo e il messaggio avventista”. Dal<br />
sabato pomeriggio alla domenica sera siamo andati in<br />
campeggio nelle montagne siberiane con due coppie<br />
e un bambino. Sono stati dei momenti di condivisione<br />
piacevoli, semplici e sinceri. Indimenticabile!<br />
Che incontri, che scoperte, che esperienze! Frenetici<br />
ma non sempre rilassanti. Infatti, anche se il viaggio<br />
era un anno sabatico, non ci siamo riposati in realtà se<br />
consideriamo il riposo come le ore di sonno o di non<br />
far nulla. Al contrario, il cambio di ritmo, disconnettere<br />
dalle attività e i problemi abituali o riconnettersi<br />
sull’essenziale hanno reso questo anno sabatico una<br />
vera ricarica. Ci siamo “Ri-posati” nel senso che abbiamo<br />
potuto riconsiderare il nostro modo di vivere la<br />
vita. Attraverso i volti e i paesaggi naturali che hanno<br />
caratterizzato il quotidiano del nostro viaggio, abbiamo<br />
anche approfondito il desiderio di trovarvi il volto<br />
di Dio. Un Dio che ha esperto e gradito, che ci ha rinfrescato<br />
con il suo soffio energizzante.<br />
Questo anno sabatico usato per fare il giro del mondo<br />
non è stato un anno idilliaco nel senso che tutto<br />
era facile, meraviglioso e che tutto veniva da sé. No,<br />
c’è stato bisogno di costruire questo sogno, viverlo,<br />
osare andare avanti, essere impegnati nell’avventura<br />
e affrontare le disavventure, preparare, organizzare,<br />
gestire.. Ciò nonostante, sì, è stato un anno unico, eccezionale.<br />
VUOI SAPERNE DI PIU?<br />
www.zigzagdumonde.com<br />
Gabriel Monet<br />
Professore, Università di Teologia,<br />
Collonges-Sous-Salève<br />
9 10
À BIENTÔT<br />
ALAIN BEAL<br />
Alain est né le 9 juin 1971.<br />
C'est à l'âge de 22 ans<br />
qu'il unit sa vie à celle de<br />
Cécile. Ensemble, ils ont<br />
3 enfants : William, Robin<br />
et Lucie, à qui il consacrait<br />
beaucoup de temps.<br />
Membre de l'église adventiste<br />
de Neuchâtel, il<br />
est engagé et sert comme<br />
diacre.<br />
Alain était un grand passionné<br />
de sport, notamment<br />
de parapente et de<br />
ski, qu'il pratiquait régulièrement<br />
seul ou en famille.<br />
Alain nous a quittés<br />
quelques jours après avoir<br />
fêté sa 45 ème année.<br />
MADELEINE SCHNEIDER<br />
Madeleine a vu le jour<br />
à Rohrbach (canton de<br />
Berne) le 15 octobre 1918.<br />
Elle s’est mariée à Arthur<br />
Schneider le 18 mars<br />
1943. De leur union sont<br />
nés six enfants.<br />
Elle partageait sa foi avec<br />
ses frères et sœurs en<br />
Christ de l’église adventiste<br />
de Renens où elle<br />
était membre fidèle depuis<br />
1977, un exemple de<br />
bonté et d’attention.<br />
GABRIELLE TASCO<br />
Gabrielle était membre<br />
de l’église de Neuchâtel.<br />
Quelques jours avant de<br />
partir, à la fin d’un concert<br />
où elle chantait, elle écrit :<br />
« Dieu est grand et fait des<br />
miracles à sa manière ! Je<br />
suis quelqu’un de jamais<br />
content de ce qu’il fait (...)<br />
mais durant le troisième<br />
air, qui est une louange au<br />
Tout-Puissant, j’ai éprouvé<br />
des moments de plénitude<br />
que je n’ai jamais ressenti<br />
auparavant. C’est une<br />
preuve qu’il est là à nos<br />
côtés et qu’il nous aime<br />
tels que nous sommes.<br />
Faisons-lui confiance. »<br />
CHRISTIAN FRESNAY<br />
Né le 20 août 1946, Christian<br />
a fréquenté l’église<br />
à Paris puis à Marseille<br />
où il a été baptisé le 28<br />
juin 1969, quelques jours<br />
avant son mariage avec<br />
Mireille. Ensemble ils ont<br />
eu trois enfants : Nathalie,<br />
Isabelle et Cyril. Diacre à<br />
l’église de Saint-Julien et<br />
cher au cœur de beaucoup,<br />
il a travaillé pendant<br />
près de 40 ans comme<br />
cuisinier au Campus.<br />
BERNARD STEINER<br />
Natif de Worben, Bernard<br />
aimait la nature, le<br />
sport et le contact avec les<br />
autres. Il fut baptisé par<br />
le pasteur René Daellenbach,<br />
en même temps<br />
que son épouse, Suzanne.<br />
Ensemble ils ont eu trois<br />
enfants : Corine, Evelyne<br />
et Philippe. C’était un<br />
homme énergique et généreux<br />
qui voua ses forces<br />
à sa maison, à sa famille et<br />
à son église. Pour l’église,<br />
il fut une colonne. Il visitait<br />
régulièrement la région au<br />
profit des missions adventistes.<br />
Il s’est éteint à l’âge<br />
de 88 ans.<br />
PHILIPPE PORCHET<br />
Né le 29 septembre 1932 à<br />
Lucens et pilier de l’église<br />
adventiste en Suisse, Philippe<br />
fréquentait l’église<br />
d’Yverdon depuis plus<br />
de 30 ans. Premier diacre<br />
puis ancien, il n’hésitait<br />
pas à se mettre au service<br />
de tout et de tous. Marié<br />
à Elisabeth depuis 60 ans,<br />
ils ont eu quatre enfants.<br />
Philippe part avec la joie<br />
de voir toute sa famille<br />
dans l’Eglise.<br />
FRANCIS AUGSBURGER<br />
Francis a fréquenté<br />
l’église de Lausanne avec<br />
son épouse Céline avant<br />
de devenir professeur de<br />
français à Collonges. Il est<br />
ensuite parti au Cameroun<br />
où il a pris la direction de<br />
l’école, puis son parcours<br />
l’a amené à Madagascar<br />
comme président de cette<br />
Union. De retour en Europe,<br />
il a été pasteur en<br />
France, puis président de<br />
la FFN. Francis est l’auteur<br />
d’un commentaire des<br />
Psaumes et a participé à<br />
la rédaction du nouveau<br />
cantique « Donnez-lui<br />
gloire ».<br />
FRANCIS JEANMAIRE<br />
Francis s'est endormi<br />
dans sa 84 ème année dans<br />
une grande sérénité avec<br />
la certitude : "Quand je<br />
n'aurai plus de chair, je<br />
verrai Dieu. Je le verrai et<br />
Il me sera favorable". Il a<br />
été entouré d'amour, de<br />
soutien et de prière par sa<br />
famille, ses amis et l'église<br />
de la Chaux-de-Fonds.<br />
C'est là qu'il a été baptisé,<br />
grandi spirituellement et<br />
qu'il n'avait jamais quitté.<br />
A PRESTO<br />
ALAIN BEAL<br />
Alain è nato il 9 giugno<br />
1971. E 'stato all'età di 22<br />
anni entra a far parte della<br />
sua vita con quella di Cecilia.<br />
Insieme hanno tre figli:<br />
William, Robin e Lucy, a cui<br />
ha dedicato molto tempo.<br />
Membro della Chiesa<br />
avventista a Neuchâtel,<br />
è stato assunto e serve<br />
come un diacono.<br />
Alain è stato un grande<br />
appassionato di sport, tra<br />
cui il parapendio e lo sci,<br />
ha regolarmente praticato<br />
da soli o con la famiglia.<br />
Alain è deceduto pochi<br />
giorni dopo aver festeggiato<br />
il suo 45 ° anno.<br />
MADELEINE SCHNEIDER<br />
Madeleine nacque a Rohrbach<br />
(cantone di Berna) il<br />
15 ottobre 1918. Si sposò<br />
con Arthur Schneider il<br />
18 marzo 1943. Dalla loro<br />
unione nacquero 6 figli.<br />
Condivideva la sua fede<br />
con i fratelli e sorelle della<br />
chiesa avventista di Renens<br />
dove era membro fedele<br />
dal 1977, un esempio<br />
di bontà e di attenzione.<br />
GABRIELLE TASCO<br />
Gabrielle era membro<br />
della chiesa di Neuchâtel.<br />
Qualche giorno prima<br />
di andar via, alla<br />
fine di un concerto nel<br />
quale cantava, scriveva:<br />
“Dio è grande e fa dei miracoli<br />
a modo suo! Sono<br />
una persona che non è mai<br />
contenta di ciò che Lui fa<br />
(…) ma durante la 3° aria<br />
che è una lode all’Onnipotente,<br />
ho provato dei momenti<br />
di pienezza che non<br />
avevo mai sentito prima. È<br />
una prova che è là al nostro<br />
lato e che ci ama così<br />
come siamo. Crediamo in<br />
Lui”.<br />
CHRISTIAN FRESNAY<br />
Nato il 20 agosto 1946,<br />
Christian ha frequentato<br />
la chiesa di Parigi e poi<br />
quella di Marsiglia, dove è<br />
stato battezzato il 28 giugno<br />
1969, qualche giorno<br />
prima di sposarsi con<br />
Mireille. Insieme hanno<br />
3 figli: Nathalie, Isabelle<br />
e Cyril. Era diacono della<br />
chiesa di Saint-Julien.<br />
Amato da molti, ha lavorato<br />
per quasi 40 anni come<br />
cuoco nel Campus.<br />
BERNARD STEINER<br />
Nato a Worben, Bernard<br />
amava la natura, lo sport<br />
e il contatto con gli altri.<br />
Fu battezzato dal pastore<br />
René Daellenbach, nello<br />
stesso giorno in cui si battezzò<br />
la moglie, Suzanne.<br />
Insieme hanno 3 figli: Corine,<br />
Evelyne e Philippe.<br />
Era un uomo energico e<br />
generoso che dedicava<br />
le sue forze alla sua casa,<br />
alla sua famiglia e alla sua<br />
chiesa. Per la chiesa, è stato<br />
una colonna portante.<br />
Visitava regolarmente la<br />
regione in favore di opere<br />
missionarie avventiste. Si<br />
è spento all’età di 88 anni.<br />
PHILIPPE PORCHET<br />
Nato il 29 settembre<br />
1932, colonna portante<br />
della chiesa avventista in<br />
Svizzera, Philippe frequentava<br />
la chiesa d’Yverdon<br />
da più di 30 anni. Prima<br />
come primo diacono e poi<br />
come anziano, non esitava<br />
a mettersi al servizio di<br />
tutti. Sposato con Elisabeth,<br />
hanno 4 figli. Padre<br />
esemplare, Philippe se ne<br />
va con la gioia di vedere la<br />
sua famiglia nella chiesa.<br />
FRANCIS AUGSBURGER<br />
Francis ha frequentanto<br />
la chiesa di Losanna con<br />
sua moglie Céline; è poi<br />
diventato professore di<br />
francese a Collonges. In<br />
seguito partì in Camerun<br />
dove diventa direttore di<br />
una scuola. Il suo cammino<br />
lo porta in Madagascar<br />
come presidente di questa<br />
Unione. Una volta tornato<br />
in Europa, è pastore<br />
in Francia e poi presidente<br />
della FFN. Francis è l’autore<br />
di un commentario<br />
biblico sui Salmi e ha partecipato<br />
alla redazione del<br />
nuovo innario “Donnez-lui<br />
glorie”.<br />
FRANCIS JEANMAIRE<br />
Francesco si è addormentato<br />
nel suo anno 84 ° in<br />
grande serenità con certezza:<br />
"Quando faccio la<br />
mia carne, vedrò Dio vedrò<br />
me e lui sarà favorevole.".<br />
Era circondato da<br />
amore, il sostegno e le<br />
preghiere per la sua famiglia,<br />
gli amici e la chiesa di<br />
La Chaux-de-Fonds. Ci fu<br />
battezzato, cresciuto spiritualmente<br />
e non aveva<br />
mai lasciato.<br />
11<br />
11
ADVENTISTE MAGAZINE EST LA REVUE OFFICIELLE DE L’ÉGLISE ADVENTISTE DE LA SUISSE ROMANDE ET DU TESSIN - NUMÉRO 4 - JUILLET / AOÛT <strong>2016</strong><br />
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L’été tarde à s’installer durablement car la météo est devenue variable. Pourtant on parle déjà de vacances, de<br />
voyages, de détente. Nous avons besoin de poser, de souffler et de se régénérer. Ainsi va la vie… A part le choix<br />
de la crème solaire, la découverte d’un endroit idyllique, il serait utile et nécessaire de se rapprocher de soi-même<br />
et décider de reprendre sa vie en main. Il serait aussi possible de rester spectateur d’une vie qui nous dépasse,<br />
de laisser la chance ou le hasard choisir notre destinée. Pourquoi s’arracher à la routine des habitudes séculaires,<br />
à une vie décidée par d’autres ?<br />
Je vous invite donc de laisser quelques instants la chaise longue et de venir vous assoir. Pourquoi diriez-vous ?<br />
Parce que s’assoir est un fondamental.<br />
C’est un moment de réflexion intense pour construire et se construire. C’est le lâcher-prise de conscience, la volonté<br />
de mieux se connaître. S’assoir, c’est apporter de la nourriture à nous-même et aux autres. C’est trouver une<br />
assise à notre assise, goûter de la joie à la méditation, inviter Dieu à sa table. S’assoir, c’est ajuster son regard sur<br />
soi et les autres, faire une radioscopie sérieuse et réelle sur son moi profond. Bref, c’est trouver l’essentiel !<br />
Ah, excusez-moi, je vous laisse retourner à votre chaise longue ! N’oubliez surtout pas la crème qui vous évitera les<br />
coups de soleil… et des livres qui nourrissent votre vie intérieure.<br />
Alors, vive les vacances !<br />
La foi en vacances...<br />
Interview de Priscille Bargibant<br />
Des vacances pas comme<br />
les autres<br />
Journal bimestriel de la Fédération adventiste de la Suisse Romande et du Tessin (FSRT)<br />
N°4 /Juillet-Août <strong>2016</strong><br />
Revue gratuite<br />
Imprimé en Allemagne<br />
Rédacteur en chef : Rickson Nobre - Éditeur : Département des communications de la FSRT - Équipe de rédaction : Rickson Nobre, David Jennah,<br />
Nathalie Wagnon, Eunice Goi, Yolande Grezet, Pierrick Avelin, Serena Zagara - Maquettiste : Eunice Goi - Rédacteurs : Pierrick Avelin, Rickson Nobre,<br />
Eunice Goi - Collaborateurs : Priscille Bargibant, Gabriel Monet, Yves Merckx, le Département de la Jeunesse FSRT - Traductrice : Serena Zagara -<br />
Correctrice : Borbála Galánthay Marti<br />
Crédit photos<br />
Couverture, page 5: adobe photo - page 2 : sxc.hu- page 3 : Priscille Bargibant - page 4 : Google image (libre de droit) - pages 7, 8 : Doris Vargas<br />
Hordosch - pages 9, 10 : Gabriel Monet.<br />
Les articles publiés dans ADVENTISTE MAGAZINE et signés n'engagent que leurs auteurs.<br />
Voyager pour se re-poser<br />
A bientôt<br />
JEUNESSE<br />
> LA FOI EN VACANCES...<br />
On raconte que le roi d’Egypte, Pyrrhus, discutait avec<br />
son ami Cinéas. Celui-ci lui demanda :<br />
« - Pyrrhus, que feras-tu quand tu auras conquis Rome ?<br />
- J’irai en Sicile, lui répondit-il.<br />
- Et que feras-tu quand tu auras conquis la Sicile ? réplica<br />
Cinéas.<br />
- Nous irons en Afrique et dépouillerons Carthage.<br />
- Et après Carthage ?<br />
- Après Carthage, ce sera le tour de la Grèce ! finit par<br />
dire Pyrrhus d’un air triomphant.<br />
- En fin de compte quel sera le fruit de toutes ces<br />
conquêtes ? »<br />
Pyrrhus réfléchit un moment et répondit :<br />
« - Quand nous aurons achevé toutes ces expéditions,<br />
alors nous pourrons nous asseoir et jouir<br />
de la vie. »<br />
Cinéas lui dit :<br />
« - Pourquoi donc ne pas jouir de la<br />
vie dès maintenant ? »<br />
Tout au long de la vie, nous<br />
accomplissons de grandes<br />
conquêtes : celles des<br />
études, de notre vie personnelle<br />
et professionnelle. Mais<br />
parfois, nous courons tellement<br />
que nous ne prenons pas<br />
le temps de jouir de la vie. Notre<br />
monde et le rythme des études<br />
nous poussent jusque dans nos retranchements<br />
et nous nous oublions<br />
parfois au passage, mettant souvent par<br />
la même occasion Dieu de côté dans nos<br />
vies.<br />
George Gallup a dit : « Si le vingtième siècle s’est passionné<br />
pour la conquête spatiale, le vingt et unième<br />
siècle devrait se passionner pour l’espace intérieur ».<br />
Je pense qu’il a raison. Nous avons besoin de pouvoir<br />
nous construire et prendre soin de notre personne. Qui<br />
de mieux que Dieu pour faire cela ?<br />
Cette période de vacances est l’occasion de faire une<br />
pause dans ces grandes conquêtes pour prendre du<br />
temps pour soi. Peut-être certains viennent enfin d’obtenir<br />
leur diplôme et s’apprêtent à se lancer dans la<br />
conquête d’un emploi ? Dans tous les cas, pendant<br />
une année vous avez fourni de grands efforts et donné,<br />
je l’espère, le meilleur de vous-mêmes. Et, quels que<br />
soient les résultats, vous avez bien mérité de pouvoir<br />
« jouir de la vie dès maintenant ».<br />
Là-dessus, j’imagine que certains ont déjà prévu tout<br />
un programme cet été pour se détendre et profiter au<br />
2<br />
maximum des deux mois sans cours ni contraintes scolaires.<br />
Mais j’aimerais vous poser une question : pendant<br />
ce temps, votre foi partira-t-elle en vacances ?<br />
Là, plus d’excuses. Vous ne serez pas trop occupés,<br />
vous n’aurez pas trop de choses à faire pour ne pas<br />
passer du temps avec Dieu : vous devrez simplement<br />
prendre sur votre temps à vous. En plus, n’oubliez pas<br />
que cette période, vous la devez aussi à quelqu’un.<br />
Le livre de l’Ecclésiaste dit ceci : « Quand quelqu’un<br />
mange, boit et profite des résultats de son travail, c’est<br />
un don de Dieu 1 . »<br />
Alors cet été, profitez pleinement des résultats du travail<br />
fourni pendant l’année. C’est un don qui vous est<br />
destiné, mais n’oubliez pas de remercier et<br />
de prendre du temps avec celui qui vous<br />
a fait ce cadeau et bien plus encore…<br />
David, dans un de ses Psaumes, écrit<br />
ceci : « Rends-moi la joie d’être<br />
sauvé 2 . »<br />
1<br />
Ecclésiastes 3.13 2 Psaumes 51.14<br />
Pierrick Avelin<br />
Département de<br />
la jeunesse, FSRT<br />
Voilà une belle chose à faire<br />
pendant cet été : fêter la joie<br />
d’être sauvé. Alors bonnes<br />
vacances et bonne fête !<br />
POUR RÉAGIR À L’ARTICLE<br />
jeunesse@adventiste.ch
INTERVIEW<br />
> PRISCILLE BARGIBANT<br />
Propos recueillis par Rickson Nobre<br />
« OK, maintenant je ne vais plus résister, je vais me laisser<br />
faire ». Je suis devenue aumônier en prison, contre<br />
toute attente, puisque ce n’était pas ma volonté.<br />
Wow ! Tu dis avoir dû laisser des choses pour revenir<br />
à la foi. Des exemples pratiques ?<br />
Peux-tu te présenter ?<br />
Je suis née dans une<br />
Je suis née dans une<br />
famille adventiste.<br />
Mon père, pasteur<br />
adventiste pendant<br />
20 ans, m’a<br />
baptisée quand<br />
j’avais quinze<br />
ans, à l’église<br />
du Campus à Collonges-sous-Salève.<br />
Peu après, j’ai tout<br />
envoyé promener. Tout<br />
! La communauté adventiste<br />
et ma foi en Dieu.<br />
Avec le recul, j’ai compris<br />
que je n’avais pas fait le transfert de la foi de mes parents<br />
à ma propre foi. Alors j’ai tout balayé et cela a été<br />
assez drastique. J’ai rencontré mon mari à vingt ans.<br />
Il n’était pas du tout engagé dans l’église, ni dans aucune<br />
communauté religieuse. J’ai vécu avec mon mari<br />
pendant dix à douze ans sans remettre les pieds dans<br />
une église, remontée contre l’église : des injustices, des<br />
choses que j’avais mal vécues… J’accompagnais aussi<br />
la colère de mon mari contre tous ces religieux qu’il<br />
trouvait très hypocrites. Mais secrètement, au fond de<br />
moi, j’avais cette foi inassouvie, ce besoin de donner<br />
du sens à ma vie, un grand vide que je ne savais pas<br />
combler. Plus tard, le Campus m’a appelé pour être<br />
prof de musique à l’école. J’ai accepté, n’habitant pas<br />
très loin du Campus. Du coup, j’ai inscrit mes enfants à<br />
cette école. Peu à peu, je me rapprochais. La première<br />
fois où j’ai remis les pieds à l’église c’était à l’occasion<br />
de « Regards 2000 », conférences de Thierry Lenoir.<br />
Je me rappelle que ces conférences racontaient l’évangile,<br />
juste l’évangile, sans cuisine interne, sans parler<br />
de l’église adventiste, sans théologie. Un soir, Thierry<br />
Lenoir a fait lever l’assemblée et pendant la prière,<br />
moi, je me suis mise à pleurer, je me suis dit « c’est tout<br />
cela que je rate en m’éloignant de l’église ». J’ai pris<br />
conscience que la foi c’était tout à fait autre chose que<br />
le train-train de l’église et que cela pouvait répondre<br />
au sens dont j’avais besoin dans ma vie. Cela a pris<br />
plusieurs années. Avec mon mari, on a commencé à<br />
étudier la Bible. Le grand tournant, qui m’a fait passer<br />
d’une foi personnelle à une foi quotidienne et très très<br />
présente, a été notre voyage. En 2010, je suis partie<br />
avec mon mari et mes enfants faire un tour du monde,<br />
pendant un an. On a vécu des expériences extraordinaires<br />
avec Dieu. Cela a été le dernier tournant radical.<br />
C’était évident que Dieu était présent au quotidien<br />
dans ma vie. Au retour de notre voyage, je me suis dit<br />
J’ai laissé tomber l’idée que j’étais maître de ma vie.<br />
Je suis très organisée, j’aime tout contrôler. J’ai arrêté.<br />
C’est l’abandon le plus difficile de ma vie, que je dois<br />
renouveler souvent : ne plus rien contrôler. Quand j’ai<br />
un rendez-vous et qu’il n’a pas lieu comme prévu, avant<br />
j’aurais fait des pieds et des mains pour qu’il ait lieu.<br />
Maintenant je me dis « ok, c’est qu’il y a autre chose<br />
qui vient, que ce n’est pas prêt, que ce n’est pas pour<br />
moi… » Je ne suis attachée à rien. Quand on est parti<br />
autour du monde, mon mari a démissionné de son<br />
boulot, moi j’ai pris une année sabbatique. Je me suis<br />
dit que partout, je serai heureuse. Ce qui a changé, j’ai<br />
envie de dire, c’est le moteur. J’ai éteint l’ancien moteur<br />
pour en allumer un nouveau.<br />
Tu mènes désormais un ministère dans les prisons.<br />
Comment en es-tu arrivée là ?<br />
Quand je suis revenue de mon tour du monde, j’ai<br />
repris mon poste de musicienne pour les Hôpitaux<br />
Universitaires de Genève. Le premier dimanche où je<br />
devais aller jouer à l’hôpital, j’étais un peu distraite,<br />
je conduisais, et machinalement au lieu de tourner à<br />
gauche j’ai tourné à droite. Je me suis retrouvée face<br />
à la prison. J’étais très impressionnée. J’ai été très surprise<br />
de ressentir un telle émotion. Avec la foi qui m’habitait<br />
j’ai prié pour les prisonniers. J’ai dit « si je peux<br />
faire quelque chose pour eux… » Quelques semaines<br />
après, je buvais un café dans un bar. En face de moi se<br />
trouvait un aumônier de la prison qui partait, car il était<br />
en burn out. En discutant, il m’a dit « on a besoin de<br />
toi en prison ». De fil en aiguille, il m’a présenté le président<br />
de l’aumônerie, j’ai fait des formations et quatre<br />
à cinq mois après mon retour de tour du monde, je suis<br />
rentrée comme aumônier en prison. J’ai pu constater<br />
que quand je laissais faire, des choses arrivaient, mais<br />
pas du tout comme je l’avais prévu, moi.<br />
Raconte-nous une journée standard en tant qu’aumônière<br />
de prison.<br />
D’abord, il existe peu d’aumônier en prison à plein<br />
temps, car c’est très difficile émotionnellement et psychologiquement.<br />
En travaillant à 30% je viens deux<br />
jours par semaine. De 7h30 à 11h30 et de 13h à 16h30,<br />
je rencontre des détenus qui ont demandé à voir un<br />
aumônier. Je n’impose rien, et c’est très bien pour moi,<br />
j’aurais très mal vécu le fait de m’imposer. Le prisonnier<br />
écrit une lettre à l’aumônier en disant qu’il désire<br />
le voir, alors je le reçois dans un minuscule bureau au<br />
centre de la prison. Les gardiens vont chercher le détenu<br />
dans sa cellule, ils l’amènent dans ma « petite cellule<br />
à moi », et là je passe une heure avec lui toute seule.<br />
Sans gardien, sans personne avec vous ?<br />
Sans gardien, sans personne… Je suis dans ce petit<br />
bureau qui ne fait même pas 2 mètres sur 2. Je passe<br />
une heure avec lui. Je peux passer plus, je peux passer<br />
moins. On passe du temps ensemble jusqu’à ce qu’il<br />
sorte de prison. Parfois, il peut s’agir de trois, quatre<br />
ou cinq ans, parfois de quelques mois. Ma première<br />
démarche, ce n’est pas d’ouvrir la Bible avec les détenus,<br />
pas du tout. C’est de chercher avec lui le sens qu’il<br />
a envie de donner à sa vie et pourquoi. Lorsqu’il me<br />
demande à moi le sens que je veux donner à ma vie,<br />
alors je lui dis. Mais je n’impose jamais rien. Mon but<br />
premier, c’est de l’aimer comme il est, là où il est.<br />
As-tu des exemples de gens qui ont découvert la foi<br />
au travers des rencontres que tu proposes en prison ?<br />
Bien sûr. Il y a un prisonnier qui n’a rien demandé sur<br />
ma foi pendant un an. C’était un criminel, il m’a beaucoup<br />
raconté sa vie. A chaque fois, il me demandait<br />
si je pouvais lui donner des cigarettes. C’était la seule<br />
chose que je pouvais faire pour lui. Moi, qui ne fume<br />
pas et qui suis complètement opposée à la cigarette<br />
pour plein de raisons, je me suis retrouvée à lui offrir<br />
des paquets de cigarettes. J’ai fait cela pendant<br />
presqu’un an et demi. Un jour, il m’a demandé ce qui<br />
me poussait à venir en prison, et là je lui ai dit. Il s’est<br />
mis à pleurer : il a trouvé cela magnifique et m’a dit «<br />
j’ai envie de connaître ce Dieu-là ». Seulement alors<br />
on a ouvert la Bible. On a fait un super beau chemin.<br />
Après à sa sortie, je ne l’ai plus jamais revu, mais je sais<br />
que ma graine a été plantée.<br />
Il y a eu aussi ce prisonnier qui m’a raconté être en<br />
prison pour 18 braquages. Le jour où on l’a jeté dans la<br />
cellule, il s’est mis par terre et il a pleuré, pleuré… Au<br />
bout de trois jours, il a eu cette conviction qu’il devait<br />
demander une Bible à la bibliothèque. Il a dit « c’est<br />
comme si j’entendais une petite voix qui me disait ‘demande<br />
une Bible à la bibliothèque’. » Il a lu cette Bible<br />
pendant quatorze mois, de A à Z et de Z à A. Il venait<br />
avec cette Bible à l’aumônerie, elle était toute froissée,<br />
il connaissait tout du début à la fin. Pendant des semaines<br />
et des semaines, il m’a expliqué tout ce qu’il<br />
avait compris : l’amour de Jésus, sa deuxième venue,<br />
l’Ancien Testament, l’Evangile, les nouveaux commandements,<br />
les anciens, le sabbat, tout… C’était extraordinaire.<br />
Un jour, il m’a dit : « Avez-vous déjà lu l’Apocalypse<br />
? Je vais vous paraître complètement fou, mais<br />
moi je pense qu’on est au temps de la fin. » Et il m’a<br />
raconté l’Eglise de Laodicée… Un gars de la rue, qui<br />
savait à peine lire ! Je me suis dit qu’il n’y a pas besoin<br />
de faire théologie. Quand l’Esprit enseigne, c’est droit<br />
au cœur. C’était une magnifique expérience.<br />
Comment abordes-tu ces journées qui sont lourdes ?<br />
Oui, c’est difficile, émotionnellement. Surtout que<br />
je suis quelqu’un de très empathique, comme une<br />
éponge. Alors je sais où me ressourcer d’abord, dans<br />
la prière, mais j’ai aussi besoin chaque jour d’au moins<br />
deux heures seule et en silence. Je marche dans la nature,<br />
je taille mes rosiers ou je ne fais juste rien. Puis,<br />
souvent je pleure, j’ose le dire… parce que je suis très<br />
triste de tout ce que j’entends, de cette souffrance,<br />
parce que souvent je trouve que ce ne sont pas les<br />
bons qui sont en prison. Quand j’entends ce qui a<br />
poussé le criminel à agir, je me dis, Jésus est venu pour<br />
eux, c’est sûr. Je prends du temps pour écouter la voix<br />
de Dieu dans mon cœur, pour déposer tout cela, pour<br />
prier pour chacun d’eux. Voilà, j’ai besoin de temps.<br />
Ta famille a-t-elle peur pour toi ? On se souvient de<br />
l'accompagnatrice qui s’est fait tuer par un prisonnier.<br />
Oui, c’était chez nous. Pour la petite histoire, ce prisonnier<br />
voulait me voir, mais moi je n’ai jamais voulu<br />
le recevoir. C’est ce que je ressentais dans mon cœur.<br />
Donc j’ai été très touchée par cette histoire.<br />
Cela fait cinq ans que je fais ce travail, je suis très touchée.<br />
D’autant plus que je reçois souvent des détenus<br />
en sécurité renforcée, des détenus qui sont considérés<br />
comme « dangereux » et qui sont bien isolés et en souffrances,<br />
donc « à vif ». Je sens à l’intérieur de moi une<br />
tension, je suis aux aguets, mais profondément habitée<br />
par une confiance. C’est toujours un peu paradoxal.<br />
J’ai profondément confiance et d’un autre côté je sens<br />
que je suis humaine…<br />
Que Dieu continue à te bénir dans ton ministère. Et<br />
sache que la FSRT te soutient.<br />
POUR RÉAGIR À L’ARTICLE<br />
contact@adventistemagazine.com<br />
3<br />
4
DOSSIER<br />
DES VACANCES PAS COMME LES AUTRES<br />
En 2014, chaque personne résidant en Suisse a entrepris<br />
en moyenne 2,9 voyages avec nuitées. 63 % de ces<br />
voyages avaient une destination à l’étranger. Premier<br />
critère dans le choix de la destination : le soleil, bien<br />
sûr ! Comme tous les vacanciers du monde entier, les<br />
Suisses partent en voyage avec l’envie de sortir de la<br />
routine et cela se traduit, pour la plupart, par profiter<br />
du beau temps, de la mer, de la nature.<br />
Ce qu’il est intéressant de noter, c’est que les voyages<br />
à l’étranger sont devenus, pour la nouvelle génération,<br />
un des premiers indices d’une vie réussie. Quand nos<br />
parents, au début de leur carrière, rêvaient d’acheter<br />
une voiture ou une maison, en <strong>2016</strong> beaucoup de<br />
jeunes travailleurs rêvent de voyager à l’étranger. Avant<br />
même de rencontrer l’âme sœur ou devenir acquéreur<br />
de leur propre logement, les jeunes ont comme premier<br />
objectif dans la vie : voyager. Ils donnent une réelle<br />
importance à connaître de nouvelles cultures avant de<br />
se « poser » pour suivre le schéma classique : mariage<br />
– maison – enfants. Derrière cela se cache l’envie de<br />
partir à l’aventure, peut-être même de se mettre « en<br />
danger », pour une durée plus longue que les simples<br />
vacances.<br />
L’orientation d’une année sabbatique est bien différente<br />
d’un projet de congé et de voyage. Dans la Bible<br />
(Exode 23.9-12), le repos de la terre tous les sept ans,<br />
mis en parallèle avec le repos hebdomadaire du sabbat,<br />
est un acte engagé qui exprime clairement la volonté<br />
de Dieu de limiter l’exploitation de la terre et des<br />
travailleurs. Pour nous, prendre une année sabbatique<br />
exprime donc la volonté de renoncer aux prérogatives<br />
du travail et de l’argent, au moins pour un temps.<br />
Comme nous croyons que le chrétien est soumis de la<br />
même façon à la forte influence du matérialisme, nous<br />
avons voulu vivre une vraie coupure dans notre activité<br />
professionnelle (même si celle-ci est au service de<br />
l’Eglise).<br />
J’aimerais donc partager avec vous quelques aspects<br />
de l’année sabbatique que nous avons vécue en famille<br />
: mon mari Esly et moi et nos deux enfants, Baptiste<br />
qui, au moment de partir, avait quinze ans et Hannah<br />
qui avait onze ans. Pendant près d’un an, Pondichéry,<br />
qui se trouve au sud-est de l’Inde, est devenue notre<br />
patrie d’adoption.<br />
Dans la perspective d’une année sabbatique, certains<br />
pourraient être excités par la possibilité de faire tout ce<br />
qu’on veut et de prendre du recul par rapport à l’activité<br />
professionnelle souvent chronophage et épuisante.<br />
Il faut cependant considérer aussi l’autre côté de la médaille<br />
: le repos peut facilement tourner à l’ennui, et la<br />
liberté se transformer en angoisse. A cela peut s’ajouter<br />
le manque de vie sociale (pas d’amis, pas de milieu<br />
connu), et le fait d’être confronté à une culture totalement<br />
différente peut être fortement déstabilisant. Mais<br />
non, une année sabbatique n’est pas forcément de<br />
tout repos.<br />
Il y avait aussi d’autres éléments particuliers à notre famille.<br />
Nos enfants avaient grandi, notre fils aîné était<br />
déjà adolescent, il allait bientôt passer sa maturité et<br />
poursuivre ses études et ses propres projets. Nous voulions<br />
aussi sortir de la « bulle occidentale avec nos enfants<br />
» où tout est basé sur l’avoir et l’acheter, où tout<br />
est dû, en pensant surtout que c’est comme ça dans<br />
le monde entier. Puis, mon mari et moi avions toujours<br />
rêvé d’aller un jour en Inde ! Pourquoi ? Difficile à expliquer.<br />
C’était un rêve, un doux appel intérieur, une aspiration<br />
profonde et persistante de connaître ce pays si<br />
fascinant au-delà de l’Indus. A un moment donné, nous<br />
avons réalisé qu’il fallait prendre notre projet à bras<br />
le corps et passer à l’action sans attendre le moment<br />
idéal où tout serait prêt, où nous aurions beaucoup<br />
d’argent, où nous aurions eu le temps pour tout ficeler<br />
dans les moindres détails, où nous aurions lu plein de<br />
livres sur l’Inde… enfin, le moment idéal qui… n’arrive<br />
jamais ! Alors, nous nous sommes lancés, en nous préparant<br />
de la meilleure façon possible, certes, mais avec<br />
une bonne dose de confiance et d’esprit d’aventure, en<br />
comptant sur le Seigneur en toutes choses et en acceptant<br />
d’office de quitter notre zone de confort. C’est en<br />
effet un détail important à considérer quand on veut se<br />
lancer dans ce genre d’aventure, et effectivement nous<br />
avons considérablement « galéré » même avant de<br />
partir : il fallait trouver un garde-meuble, vendre notre<br />
voiture, négocier notre avenir professionnel, obtenir les<br />
visas pour l’Inde (et cela n’a pas été une mince affaire !),<br />
choisir notre ville en Inde, trouver où nous loger, l’école<br />
des enfants… et j’en passe… Notre année sabbatique<br />
avait commencé bien avant d’atterrir à Chennai (l’ancien<br />
Madras dans le sud-est de l’Inde).<br />
Quand on arrive en Inde, ce qui frappe en premier,<br />
c’est le bruit et la chaleur. Quand nous sommes sortis<br />
de l’aéroport de Chennai et que nous étions finalement<br />
assis dans notre taxi en route vers Pondichéry 1 ,<br />
nous avons été assaillis par le bruit assourdissant d’un<br />
concert de klaxons omniprésent partout en Inde. Les<br />
routes sont (presque) toujours encombrées par une<br />
marée de véhicules allant des camions peints tout en<br />
couleurs et avec des inscriptions à l’orthographe variable,<br />
en passant par des bus aux klaxons de paquebots<br />
jusqu’à l’armée de rickshaws et de motos qui ont<br />
l’air de rouler un peu n’importe comment. Au début, le<br />
trafic en Inde me paraissait un vrai chaos… ensuite je<br />
me suis rendu compte que ce « chaos », qui fonctionnait<br />
quand-même assez bien, était régi par certaines<br />
règles pleines de bon sens. Puis, côté trafic, il ne faut<br />
pas oublier les vaches, les fameuses vaches sacrées qui<br />
ont le droit de déambuler où elles veulent, même à<br />
contre-sens sur l’autoroute ! Bonjour le dépaysement !<br />
6
ardent (Exode 4), où Moïse se déchausse en signe de<br />
reconnaissance devant la sainteté du Seigneur, exprimant<br />
dépouillement et humilité à travers son corps.<br />
fondir notre relation avec le Seigneur et d’être une lumière<br />
dans les rencontres qu’il nous permet de vivre !<br />
Puis, cette chaleur qui nous collait au corps et nous laissait<br />
moites toute la journée. Au début je me douchais<br />
cinq fois par jour ! Très vite, nous sommes tombés «<br />
amoureux » des ventilateurs et de la climatisation.<br />
Je me souviens encore avec quel<br />
bonheur j’ai accueilli la mousson, la saison<br />
des pluies, qui faisait aussi baisser la<br />
température. De toute façon, pendant<br />
une année nous n’avons porté que<br />
des tongs, et, lors des fortes pluies,<br />
nous avions parfois les pieds dans<br />
l’eau jusqu’à la cheville. Mais curieusement<br />
il faut remarquer que notre corps<br />
dispose d’une étonnante faculté d’adaptation<br />
et qu’on s’habitue à tout et surtout,<br />
on apprend à vivre comme les gens du pays.<br />
Alors qu’à Pondichéry bien des « ex-patriés<br />
» vivaient confortablement entre<br />
eux, nous avons choisi de nous éloigner<br />
un peu de l’ancien quartier français.<br />
Nous nous sommes installés dans<br />
un carrefour de quartiers où, depuis<br />
notre terrasse, nous pouvions voir le<br />
clocher de la cathédrale catholique, où,<br />
à différentes heures de la journée, nous<br />
entendions l’appel à la prière des mosquées<br />
et dans notre rue même, il y avait un<br />
petit temple hindou où les fidèles apportaient<br />
leurs offrandes. J’ai été frappée de constater comme<br />
les adeptes des différentes religions vivaient ensemble<br />
en bonne intelligence. Comparée à d’autres régions en<br />
Inde, Pondichéry est assez exemplaire quant à la tolérance<br />
vécue entre les différentes communautés religieuses.<br />
Toutefois, je voudrais ajouter que vers la fin de<br />
notre année sabbatique, quand nous avons entrepris<br />
un voyage de deux mois pour faire notre « tour » de<br />
l’Inde, jamais nous n’avons rencontré d’hostilité de la<br />
part des Indiens, ni à cause de notre « blancheur », ni à<br />
cause de notre religion. A plusieurs reprises, nous nous<br />
sommes même sentis entourés d’une façon particulièrement<br />
bienveillante. Les Indiens étaient toujours prêts<br />
à nous rendre service et à nous aider, même si parfois<br />
la communication nous coûtait des efforts 2 . Il est vrai<br />
que nous aussi avons fait le pari de l’accueil de la différence<br />
et de l’ouverture. Quand, en tant que chrétien,<br />
on vient en Inde et on découvre l’hindouisme<br />
qui en est la religion principale (900 millions<br />
de fidèles seulement dans le pays !), on est<br />
tout d’abord frappé, voire choqué par ses<br />
nombreuses divinités 3 , par le système<br />
des castes et les idées telles que la réincarnation,<br />
etc. Que faire ? Visiter les<br />
temples comme des musées, admirer<br />
leur majesté et leur beauté tout en<br />
ignorant les fidèles qui y viennent avec<br />
un zèle religieux impressionnant ? Dire<br />
que tout cela est faux et que tous ces millions<br />
de gens sont dans l’erreur et seront perdus<br />
? Pas acceptable non plus. J’ai donc fait<br />
le choix d’observer comment ils vénèrent<br />
leurs dieux et sont en lien avec eux 4 et de<br />
respecter leurs manières d’appréhender<br />
le mystère divin, ayant moi-même<br />
l’intime conviction qu’on peut toujours<br />
apprendre quelque chose des<br />
autres. Alors que chez nous, même la<br />
foi et la religion doivent passer par le<br />
filtre de la raison de façon à tout aborder<br />
de façon cérébrale, j’ai été interpellée par<br />
l’approche plus globale de la pratique hindoue,<br />
qui fait appel à tous les sens : juste pour<br />
donner quelques exemples, il y a à voir (les temples<br />
sont très colorés), à toucher (les statues sont parfois<br />
lavées avec du lait (!), habillées, maquillées), à sentir<br />
(l’encens), et le corps est aussi fortement impliqué (les<br />
gens se prosternent devant les divinités et portent des<br />
traits sur leur front). En Inde, on ne restera pas indifférent<br />
face à la ferveur spirituelle des fidèles. Il y a d’ailleurs<br />
aussi un côté culturel, car quel que soit le lieu<br />
saint dans lequel on pénètre (temple hindou, jain ou<br />
sikh, mosquée ou église chrétienne), on se déchausse<br />
toujours. Ainsi, avant d’entrer dans une église adventiste<br />
en Inde, on laisse ses tongs aux côtés de celles<br />
des autres personnes qui sont déjà entrées. Cette pratique<br />
n’est pas sans me rappeler l’épisode du buisson<br />
Quand nous vivions à Pondichéry, nos enfants fréquentaient<br />
le Lycée français et poursuivaient donc normalement<br />
leur scolarité, ce qui a considérablement structuré<br />
notre vie quotidienne. Ce qui reste gravé dans notre<br />
mémoire, c’est la qualité de leurs amitiés nouées sur<br />
place. Comme les enfants pouvaient librement circuler<br />
dans la ville, en rickshaw, en vélo ou en scooter (les<br />
règles liées à la circulation sont un peu moins strictes<br />
qu’ici), mes enfants ont gardé la sensation d’une grande<br />
liberté. Pendant leur temps libre, ils pouvaient circuler<br />
en ville et voir leurs amis. Nous, les adultes, avons aussi<br />
apprécié le fait d’avoir du temps : du temps pour<br />
lire 5 , du temps pour nous promener, du temps pour observer<br />
les gens et leur vie 6 , pour admirer les couleurs<br />
(des saris, des fleurs vendues au kilo, des marchés, des<br />
temples…), du temps pour manger les spécialités bien<br />
épicées du sud de l’Inde, de boire du<br />
« coconut water » ou un vrai « chai 7 »<br />
dans une petite échoppe au bord de<br />
la route… Bref, nous avons choisi de<br />
donner du temps au temps.<br />
Notre année sabbatique vécue loin<br />
du monde occidental et de tout ce<br />
qui nous était familier me fait penser<br />
à l’expérience du peuple d’Israël<br />
dans le désert qui devait complètement<br />
dépendre du Seigneur et avancer<br />
petit à petit. Cela implique aussi<br />
pour nous de voir les petites expériences<br />
apparemment sans importance<br />
comme des bénédictions du<br />
Seigneur.<br />
Notre expérience me fait aussi penser<br />
à Jésus qui, en venant sur notre<br />
terre, a quitté le ciel et est venu nous<br />
rejoindre dans notre humanité. Nous<br />
avons fait l’expérience d’être étrangers,<br />
différents et même bizarres<br />
pour une majorité qui nous entourait.<br />
Même si c’est dans une toute autre<br />
dimension, Jésus a vécu cela aussi.<br />
Nous nous sommes sentis soutenus par sa présence,<br />
nous avons mieux saisi que Jésus est venu de loin pour<br />
vivre parmi nous. Et en plus, cette rencontre avec des<br />
gens d’autres cultures nous a transformés, a brisé certains<br />
préjugés et nous a permis de vivre notre vulnérabilité<br />
comme une force (2 Corinthiens 12.10).<br />
Pendant cette période estivale, certains parmi nous<br />
pourraient être tentés de « prendre des vacances<br />
» même de notre foi. Ce n’est pas une bonne idée.<br />
Quand le Seigneur nous permet de partir en vacances<br />
et de découvrir d’autres contrées et d’autres cultures,<br />
c’est pour imprimer en nous cette importante vérité<br />
que nous aussi sommes « étrangers et voyageurs sur<br />
cette terre ». Que l’essentiel est de vivre cette période<br />
sous son regard, de profiter de la détente pour appro-<br />
Doris Vargas Hordosch vit en France voisine avec son mari,<br />
Esly, qui est le pasteur des Eglises adventistes d’Annemasse<br />
et de Thonon. Pendant des années, elle a enseigné aux<br />
facultés adventistes de Théologie de Collonges et de Sagunto<br />
(Espagne). Elle a aussi été responsable de l’EDS des<br />
adultes à la FFS. Elle écrit régulièrement pour des publications<br />
adventistes (Signes des Temps, A l’écoute du texte).<br />
1<br />
Pondichéry a été un comptoir français jusqu’en<br />
1954, mais aujourd’hui, même si certaines institutions<br />
françaises sont toujours présentes<br />
(Ambassade, Lycée français, Alliance française,<br />
Centre de recherche …), la ville est devenue<br />
une vraie ville indienne de taille moyenne avec<br />
une forte dimension internationale.<br />
2<br />
A Pondichéry, qui est un territoire indépendant<br />
de la région (state) du Tamil Nadu, la<br />
langue officielle est le Tamoul, une des 18 langues<br />
officielles (y compris l’anglais). Dans toute<br />
l’Inde, il est assez facile de communiquer en<br />
anglais.<br />
3<br />
Brahma, Vishnou, Krishna, ainsi que leurs<br />
épouses respectives Saraswati, Lakshmi et<br />
Parvati, mais aussi le dieu éléphant Ganesh et<br />
beaucoup d’autres.<br />
4<br />
Pour les hindous, il s’agit bien évidemment<br />
de dieux au pluriel, mais qui bien souvent sont<br />
compris comme des manifestations particulières<br />
(avatars) de l’Un.<br />
5<br />
Si vous avez envie de vous plonger dans la<br />
littérature indienne, lisez Rabindranath Tagore<br />
(1861-1941), un grand poète, écrivain (qui obtint<br />
le prix Nobel de littérature en 1913), philosophe<br />
et penseur avant-gardiste. Son langage<br />
est d’une grande beauté et amène son lecteur<br />
à la découverte de l’Inde de son époque avec<br />
beaucoup de sensibilité, de poésie et de profondeur.<br />
6<br />
Le kolam est un dessin que la maîtresse de<br />
maison fait tous les jours sur le seuil de sa<br />
porte (dans la rue) avec de la farine de riz. Il<br />
est pour l’hôte qui marche dessus un signe de<br />
bienvenue et bénédiction.<br />
7<br />
Le jus de noix de coco se boit directement<br />
dans la noix (encore verte) avec une paille<br />
et a un effet dépuratif et reminéralisant. Le<br />
thé indien (masala tea) est du thé noir bouilli<br />
avec du lait et du sucre mélangé avec de la<br />
cardamome, du gingembre et parfois d’autres<br />
épices. Il paraît qu’il aide à supporter la chaleur<br />
humide.<br />
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contact@adventistemagazine.com<br />
7<br />
8
TÉMOIGNAGE<br />
> VOYAGER POUR SE RE-POSER<br />
UNE ANNÉE SABBATIQUE POUR FAIRE LE TOUR DU MONDE<br />
EN FAMILLE<br />
De l’été 2013 à l’été 2014, Stéphanie et Gabriel Monet<br />
ont réalisé un tour du monde avec leurs trois enfants,<br />
Solène, Lilian et Ophélie, 10, 7 et 5 ans au moment<br />
du départ. Un voyage qui laisse des traces…<br />
Nous en rêvions depuis des années, le rêve est devenu<br />
réalité : nous avons zigzagué autour du monde en famille<br />
en un peu moins d’un an. Nous avons voyagé vers<br />
l’est, avec des moyens de transport divers et variés :<br />
en avion, en train, en bateau, mais aussi en voiture, en<br />
bus, à vélo, à pied et même une fois en char à yack !<br />
Le transsibérien nous a mené de Moscou à Pékin en<br />
passant par la Sibérie et la Mongolie. Notre découverte<br />
asiatique a été complétée par le Japon, Hong-<br />
Kong, Bali et la Malaisie, avant de faire connaissance<br />
avec l’Océanie : les grands espaces de l’Australie, le<br />
multiculturalisme de la Nouvelle Calédonie, l’accueil<br />
inoubliable en Polynésie française. L’île de Pâques<br />
avec ses mystérieux Moais a constitué une transition<br />
intéressante avec l’Amérique du Sud, que nous avons<br />
sillonnée au Chili, en Argentine et au Pérou. Notre périple<br />
s’est achevé par la traversé des Etats-Unis d’ouest<br />
en est, en nous focalisant notamment sur les parcs nationaux<br />
à la nature époustouflante. Au retour de nos<br />
quelques 102 000 km, notre « chez nous » n’avait pas<br />
vraiment changé, nous si !<br />
Et pour cause, les deux axes majeurs de notre voyage<br />
se résument en deux mots : visages et paysages – voyager<br />
pour rencontrer les gens et voyager pour admirer<br />
la nature. Or notre conclusion est sans équivoque, ce<br />
que nous retenons de plus fort de ce voyage, c’est la<br />
bonté des gens et la beauté de la Création.<br />
De ville en pays, nous avons privilégié, partout où<br />
c’était possible, d’être hébergé chez l’habitant. Nous<br />
avons systématiquement reçu un accueil extraordinaire,<br />
pas toujours au niveau du standing du lieu, mais<br />
toujours au niveau de la qualité relationnelle et de la<br />
gentillesse de nos hôtes. Au point que l’on a véritablement<br />
vécu le double sens du mot « hôte », qui est<br />
à la fois l’accueilli et l’accueillant. Nous nous sentions<br />
souvent redevables, pourtant on nous donnait le sentiment<br />
de faire honneur par notre présence. Cette bonté<br />
humaine rencontrée de manière si constante nous a<br />
fait prendre conscience qu’il est parfois plus facile de<br />
la discerner là où nous sommes de passage, alors qu’à<br />
n’en pas douter, elle est aussi une réalité à discerner<br />
chez nos voisins, nos collègues…<br />
Au niveau de la découverte de la nature, tout ce qui<br />
est minéral, végétal ou animal, cela a été un<br />
constant émerveillement. C’est vrai, notre<br />
monde est en péril et notre sens écologique<br />
déjà passablement aiguisé n’en<br />
a été que renforcé. Mais force est de<br />
constater que sur cette terre, il demeure<br />
aujourd’hui de nombreux lieux<br />
magnifiques où s’épanouissent des<br />
animaux aussi beaux qu’attachants,<br />
des plantes et des<br />
arbres aussi variés<br />
qu’étonnants.<br />
Une telle richesse,<br />
une<br />
telle variété,<br />
une<br />
telle beauté<br />
ont exacerbé<br />
notre<br />
reconnaissance<br />
envers le<br />
Créateur, car difficile<br />
d’imaginer que<br />
tout cela soit le fruit<br />
du hasard.<br />
Bien sûr, il y a<br />
l’aventure procurée<br />
par le<br />
périple, les paysages<br />
extérieurs,<br />
mais ce voyage fut<br />
aussi une aventure<br />
intérieure, humaine,<br />
familiale. Partir un an<br />
en tant que famille nucléaire<br />
était un défi, une interrogation aussi. Au<br />
quotidien, même quand on vit sous le même toit,<br />
chacun a ses activités : le travail, l’école, les loisirs. Or<br />
pendant 344 jours, nous avons vécu une proximité de<br />
tous les instants, faisant tout ensemble, dormant bien<br />
souvent dans la même pièce. Il a bien sûr fallu faire des<br />
compromis et s’exercer à la patience et à la tolérance,<br />
mais quelle joie de vivre un tel projet en commun et<br />
d’avoir autant de temps pour partager. Nos liens en<br />
sont ressortis renforcés.<br />
Au-delà de la famille de sang, nous avons aussi vécu<br />
notre expérience en lien avec l’église adventiste, une<br />
grande famille… Nous avons souvent pris contact avec<br />
les adventistes locaux, soit en amont, soit sur place.<br />
Et force est de constater que l’attachement commun<br />
à Dieu et à l’Eglise crée des liens qu’on ne soupçonne<br />
pas. Une petite anecdote : nous avions essayé de<br />
contacter l’Eglise adventiste d’Irkoutsk en Sibérie bien<br />
avant notre départ, sans succès. Pendant notre séjour<br />
à Moscou, les responsables adventistes avec qui nous<br />
étions en lien ont essayé d’établir le contact, sans succès.<br />
Nous avons alors réservé dans une auberge de<br />
jeunesse près du lac Baïkal. Après quatre jours et<br />
quatre nuits ininterrompus de train dans le transsibérien,<br />
nous avons débarqué en gare d’Irkoutsk<br />
et une inconnue a abordé<br />
notre fille aînée,<br />
Solène, qui marchait<br />
devant. « Vous êtes<br />
la famille Monet ?<br />
» Ils avaient finalement<br />
eu écho<br />
de notre arrivée<br />
et avaient déplacé<br />
deux voitures et<br />
la seule personne de<br />
l’Eglise adventiste qui<br />
parlait anglais pour<br />
nous aider. Nous<br />
avons finalement<br />
convenu que<br />
nous allions<br />
malgré tout<br />
quelques<br />
jours à 70<br />
km de là,<br />
dans l’auberge<br />
réservée<br />
près du lac Baïkal,<br />
et que nous<br />
nous retrouverions<br />
le sabbat où ils m’ont demandé de<br />
prêcher. Pour garder le contact et<br />
organiser le week-end, qu’on a sur le<br />
moment décidé de passer ensemble,<br />
une des familles présentes nous a carrément<br />
prêté leur unique téléphone mobile,<br />
alors que nous étions inconnus les uns<br />
des autres quelques minutes auparavant. Le<br />
sabbat à l’Eglise, nous avons passé un moment<br />
très agréable. En parlant avec un pasteur à la<br />
retraite, nous nous exclamions en apprenant qu’il avait<br />
fait cinq ans de prison pendant l’ère communiste du<br />
fait de son rôle de prédicateur. Sa réaction a été interpelante<br />
: « Oh vous savez, j’ai eu de la chance ; des<br />
collègues pasteurs adventistes ont été exécutés pour<br />
avoir prêché l’Evangile et le message adventiste ». Du<br />
samedi après-midi au dimanche soir, nous sommes<br />
partis camper dans les montagnes sibériennes avec<br />
deux couples et un enfant. Des moments délicieux de<br />
partage, simples et vrais. Inoubliable !<br />
Que de rencontres, de découvertes, d’expériences<br />
vécues ! Trépidant, mais pas forcément reposant. En<br />
effet, même si ce voyage était une année sabbatique,<br />
nous ne nous sommes pas vraiment reposés, si l’on<br />
considère le repos en nombre d’heures de sommeil ou<br />
de farniente. Par contre, le changement de rythme, la<br />
déconnexion avec les activités et les soucis habituels<br />
ou encore la reconnexion sur l’essentiel ont fait de<br />
cette année sabbatique un véritable ressourcement.<br />
Nous nous sommes « re-posés » dans le sens où nous<br />
avons pu reconsidérer notre manière de voir la vie. Au<br />
travers des visages humains et des paysages naturels<br />
qui ont fait le quotidien de notre voyage, nous avons<br />
aussi approfondi notre désir d’y discerner le visage de<br />
Dieu. Un Dieu expérimenté, apprécié, qui nous a rafraichis<br />
de son souffle dynamisant.<br />
Cette année sabbatique pour faire le tour du monde<br />
n’a pas été une année idyllique dans le sens où tout<br />
était facile, merveilleux, où tout allait de soi. Non, il a<br />
fallu le construire, ce rêve, le vivre, oser aller de l’avant,<br />
être engagé dans l’aventure et faire face aux mésaventures,<br />
préparer, gérer, organiser... Mais alors, oui, cela<br />
a été une année unique, exceptionnelle.<br />
ENVIE D’EN SAVOIR PLUS ?<br />
www.zigzagdumonde.com<br />
Gabriel Monet<br />
Professeur, Université de théologie<br />
à Collonges-Sous-Salève<br />
POUR RÉAGIR À L’ARTICLE<br />
contact@adventistemagazine.com<br />
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