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settimanale aquile del 2- 9 novembre 2016

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L’editoriale di Rodolfo Casentini<br />

Ancora ricordo questa estate quando la<br />

Lazio annunciò dopo lo Tsunami Bielsa, l’ingaggio<br />

di Simone Inzaghi come allenatore<br />

<strong>del</strong>la prima squadra. Tutti scandalizzati, tutti<br />

inferociti per l’ennesima “ presa per il culo”<br />

da parte <strong>del</strong>la società, tutti a contestare<br />

aspramente tale decisione. Nessuno che si<br />

sia messo loì a fare alcune semplici riflessioni<br />

e valutare bene con obiettività e coscienza.<br />

Personalmente, una volta saltata la<br />

trattativa Bielsa e preso Inzaghi, ho da subito<br />

sempre pensato che fosse la decisione più<br />

giusta e ponderata che si potesse fare. Simone<br />

Inzaghi con i suoi 17 anni di pura lazialità,<br />

era l‘unica persona che era in grado<br />

di reggere l’urto <strong>del</strong>l’ambiente che si stava rivoltando<br />

in tutte le sue latitudini. Simone sapeva<br />

perfettamente cosa fare e come<br />

riguadagnare la serenità di un gruppo che<br />

praticamente aveva lacerazioni anche profonde,<br />

vedi la vicenda Keita, la vicenda iniziale<br />

di Anderson, i tempi che si allungavano<br />

maledettamente per acquisire giocatori sul<br />

mercato.Inzaghi però non ha mai mollato,<br />

forte <strong>del</strong> suo cuore biancoceleste e ha ricominciato<br />

tutto daccapo, con semplicità, con<br />

umiltà, in punta di piedi verso l’ambiente ferito<br />

e con la consapevolezza che ci sarebbe<br />

voluto un gran lavoro di squadra per tentare<br />

di ricucire l’ennesimo strappo tra società,<br />

squadra e tifosi. Io sono stato al ritiro di Auronzo<br />

e ho visto quotidianamente il lavoro di<br />

quest’uomo che trattava tutti alo stesso<br />

modo che dava considerazioni indistintamente<br />

a tutti e che non precludeva a nessuno<br />

la possibilità di giocarsi il posto in<br />

squadra. Si è voluto contornare inizialmente<br />

di tutti i suoi giovani che aveva allenato fino<br />

a qualche mese prima e poi successivamente<br />

se ne è tenuti più di qualcuno, convinto<br />

che nell’economia <strong>del</strong>la squadra e <strong>del</strong>la<br />

stagione, essi sarebbero stati importanti.<br />

Questa miscela ha dato quella scossa positiva<br />

anche ai cosiddetti veterani di questa<br />

squadra che hanno visto dedizione e voglia<br />

di arrivare a riprendersi una Europa scivolata<br />

via nella stagione precedente anche per<br />

colpa <strong>del</strong>la rosa e non solo <strong>del</strong> tecnico che<br />

c’era prima e <strong>del</strong>la società. Quando si vince<br />

si vince tutti e quindi se le cose vanno male,<br />

si perde ugualmente tutti, nessuno escluso.<br />

Non era facile rasserenare un Keita avvelenato<br />

con la società, non era facile rimotivare<br />

un Felipe Anderson che era di nuovo un vulcano<br />

dormiente, non era facile tirar fuori le<br />

qualità che Patric aveva ma che rimanevano<br />

inespresse anche per una sorta di autostima<br />

in negativo che cominciava a serpeggiare in<br />

lui, non era facile convincere i vari Lulic,<br />

Radu, Marchetti, Biglia che il nuovo percorso<br />

intrapreso, poteva dare soddisfazioni<br />

e poteva permettere di riqualificare tutti.<br />

Oggi a distanza di 4 mesi vediamo già i<br />

primi risultati <strong>del</strong>la cura Inzaghi, e li vediamo<br />

dove avremmo voluto vederli, cioè<br />

sul campo, in classifica generale, negli<br />

occhi dei giocatori, nelle voci dei tifosi.<br />

Oggi la Lazio corre, gioca, si diverte, fa divertire,<br />

vince, pareggia, perde ( poco per<br />

fortuna), lotta, non molla, è compatta. Tutte<br />

componenti che decretano e portano a un<br />

solo risultato, LA LAZIO. La storia <strong>del</strong>la<br />

Lazio è piena di uomini e squadre fatte di<br />

ardore, di gloria, di spirito di gruppo, di sacrificio,<br />

di sangue e anima, <strong>del</strong> non arrendersi<br />

mai, e loro oggi, stanno percorrendo<br />

lo stesso sentiero. 17 partite in serie A tra<br />

la scorsa stagione e l’attuale. 9 vittorie / 3<br />

pareggi / 5 sconfitte ( due con la juventus)<br />

Nelle 7 partite <strong>del</strong>la scorsa stagione ha<br />

fatto 12 punti su 7 partite con una media<br />

punti di 1,714 con 13 gol fatti e 10 subiti<br />

con una media gol fatti a partita di 1,87 gol<br />

e di una media gol subiti a partita di 1, 30.<br />

In questa stagione nelle 10 partite sin qui<br />

giocate ha fatto 18 punti con una media<br />

punti di 1,80 con 20 gol fatti e 11 subiti ,<br />

con una media gol fatti a partita di 2,00 e<br />

una media gol subiti a partita di 1,1. Come<br />

si può notare dai numeri che non mentono<br />

mai, l’andamento <strong>del</strong>la squadra rispetto<br />

all’ultimo scorcio <strong>del</strong>la scorsa stagione,<br />

sempre sotto la guida di Inzaghi è migliorata<br />

e ha portato la stessa ad avere una<br />

media di due gol a partita contro l’uno abbondate,<br />

segno questo che se fossero<br />

sempre tramutate sul campo, al squadra<br />

vincerebbe sempre 2 – 1. Ovvio che è cosi<br />

ma serve a rendere comunque l’idea <strong>del</strong><br />

buon lavoro svolto fin qui. Inzaghi ha questo<br />

merito, ha il merito di aver saputo motivare<br />

tutti i ragazzi, di averli fatti sentire<br />

importanti a prescindere, di convincerli<br />

sotto l’aspetto tattico, che per una allenatore<br />

è la cosa più complicata che ci sia perché<br />

se i giocatori alla fine non sono<br />

convinti nella loro testa che tu gli stai dicendo<br />

la cosa giusta da fare, alla fine tutto<br />

si trasforma inesorabilmente in un boomerang<br />

che produce forti danni. L’inserimento<br />

dei giovani non è casuale, e non è gratuito.<br />

Questi ragazzi sudano e lottano gomito a<br />

gomito con gli altri compagni più esperti<br />

per potersi ritagliare degli spazi in partita,<br />

e questo sano agonismo costruttivo alla<br />

fine produce un beneficio per tutti, giovani<br />

, medio giovani, e meno giovani. Inzaghi ha<br />

avuto la capacità psicologica di saper valorizzare<br />

le caratteristiche di ognuno di loro e<br />

di studiarci sopra <strong>del</strong>le tattiche di gioco semplici<br />

ma efficaci. Ha capito che davanti<br />

aveva tre giocatori molto pericolosi per gli<br />

altri, e che bisognava metterli nella condizione<br />

migliore per far si che potessero<br />

esplodere tutti i loro colpi sul bersaglio.<br />

Keita e Anderson sugli esterni sono devastanti<br />

quando fanno l’uno contro uno e<br />

quindi lo sviluppo <strong>del</strong> gioco doveva andare<br />

in quella direzione, cioè rifornire il più possibile<br />

questi due giocatori sulla trequarti avversaria<br />

e dargli modo di sfondare le difese<br />

prendendo punizioni, rigori, facendo assist<br />

o segnando a loro volta. Inzaghi ha compreso<br />

di avere a disposizione due centrali<br />

difensivi dal piede buono, e li ha fruttati a<br />

pieno. Non è un caso che quando giocano<br />

Hoedt e De VRij o uno dei due, tutto ruota<br />

intorno a loro nel momento che l’avversario<br />

pressa sul nostro regista classico. Ed ecco<br />

quindi che poi Hoedt o De Vrij o tutti e due<br />

a turno sfoderano dei lanci millimetrici in diagonale<br />

a tagliare il campo e a pescare sulla<br />

linea laterale avanzata l’esterno di turno che<br />

sa stoppare velocemente il pallone e puntare<br />

da subito il suo dirimpettaio non dando<br />

alla squadra che difende il tempo di venire<br />

a raddoppiare o comunque di non piazzarsi<br />

agevolmente. Di qui ecco che i centrocampisti<br />

s’inseriscono in area, che Immobile va<br />

in profondità, che Keita e Anderson arrivano<br />

in area con grossi guai per gli altri. Nel frattempo<br />

il centrocampo è comunque ben presidiato<br />

da Cataldi, da Parolo, da Lulic, da<br />

Milinkovic, da Biglia, scegliete voi chi mettere<br />

nei tre che scendono in campo. Il calcio<br />

è semplice nella sua forma e giocabilità, non<br />

serve inventarsi strani moduli o strane trame<br />

di gioco, basta fare bene le cose semplici<br />

che sono alla base <strong>del</strong> gioco <strong>del</strong> calcio. Difendere<br />

bene ma anche saper ripartire dalla<br />

difesa in vari modi e non solo con uno<br />

sbocco, cosi come in avanti, saper alternare<br />

gli esterni e la profondità <strong>del</strong> centravanti.<br />

Tutto questo ovviamente con giocatori degni<br />

di giocare in serie A, e sempre ovviamente,<br />

più sono bravi e più teoricamente, tutto dovrebbe<br />

riuscire più facilmente, ma nella pratica<br />

non è automatico questo altrimenti le<br />

squadre con la rosa più forte, vincerebbe<br />

sempre e dovunque e gli altri non avrebbero<br />

alcun motivo di gareggiare. Ecco quindi che<br />

altri fattori intervengono e anche con materiale<br />

umano tecnicamente medio, se si lavora<br />

bene sulla mente dei ragazzi, si

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