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Magazine Avventista - Gennaio / Febbraio 2017

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TESTIMONIANZA<br />

> LA MIA VITA VOLTO AL CANCRO DI MIO PADRE<br />

Mio papà, Berndt Wolter, nacque a<br />

San Paolo, in Brasile. Crebbe in una<br />

famiglia nella quale regnavano delle<br />

forti divergenze religiose. Quando mia<br />

nonna si convertì all’avventismo, mio<br />

nonno era deista e aveva delle opinioni<br />

molto distinte e radicali su alcuni<br />

temi. In mezzo a questa situazione,<br />

mio padre si dedicò alla filosofia e<br />

alla natura con lo scopo di trovare un<br />

senso alla vita e alle cose. Provava un<br />

amore reale per la natura. Mia madre<br />

racconta che era il tipo di persona che<br />

si sarebbe attaccato a un albero per<br />

impedirne l’abbattimento. In questa<br />

ricerca del senso e dell’armonia,<br />

scelse di studiare per diventare ingegnere<br />

agronomo, mestiere per il quale<br />

lavorò per un po’ di tempo.<br />

Durante questo periodo, trovò- o piuttosto,<br />

ritrovò- il messaggio avventista,<br />

grazie a colei che sarebbe poi diventata<br />

sua moglie. Diversamente da<br />

mio padre che si lanciava a spada<br />

tratta in tutto ciò che faceva<br />

o studiava, a quel tempo mia<br />

madre non era l’avventista più<br />

fervente.<br />

Mio padre conosceva il messaggio<br />

avventista fin dalla sua adolescenza<br />

grazie a sua madre, ma fu all’età adulta<br />

che incontrò veramente Dio.<br />

Al momento di quella che lui stesso<br />

chiama la seconda conversione, mio<br />

padre ebbe una discussione molto seria<br />

con Dio. Gli chiedeva di liberarlo<br />

dalla delusione. Infatti, il seme della<br />

fede era stato piantato in lui fin da<br />

giovane, ma si era trovato di fronte<br />

a ogni tipo di ostacolo che aveva impedito<br />

che la fede sbocciasse. Suo<br />

padre stesso era chiaramente contro<br />

il suo interesse e attaccamento alla religione.<br />

Diceva di aver perso sua moglie<br />

nel momento in cui questa di era<br />

convertita e non voleva perdere anche<br />

suo figlio. Ciò portò mio nonno a fare<br />

delle cose che ostacolassero l’impulso<br />

spirituale di mio padre, come per esempio<br />

nascondergli sempre la bibbia.<br />

Profondamente segnato dal suo passato,<br />

mio padre chiese a Dio con tutto<br />

il suo cuore di proteggerlo nel suo<br />

cammino spirituale.<br />

Si tratta quindi di un Berndt pieno di<br />

entusiasmo che si incammina per la seconda<br />

volta sulla strada del cristianesimo.<br />

Non è ancora battezzato ma dà<br />

già degli studi biblici a molte persone<br />

in cerca di Dio. Si emozionava a ogni<br />

nuova scoperta trovata nelle Scritture.<br />

Nonostante fosse molto rigido nella<br />

maniera di vivere la religione (lui<br />

stesso diceva che dava dei “colpi di<br />

bibbia” alle persone per convincerle),<br />

il suo interesse era davvero quello di<br />

predicare la buona novella ed essere<br />

testimone della conversione delle persone<br />

che lo circondavano, così come<br />

lui stesso aveva vissuto un vero cambiamento<br />

nella sua vita. Il suo zelo e il<br />

suo dinamismo lo resero molto attivo<br />

nei primi anni come cristiano e prese<br />

parte alla creazione di molte chiese.<br />

Decise allora di iniziare gli studi in teologia.<br />

Sposato e padre di due figli, io<br />

e mio fratello, lascia tutto: il suo ristorante,<br />

la sua fabbrica di indumenti per<br />

bambini, la sua città, le sue abitudini,<br />

per abitare con la nostra famiglia nel<br />

campus avventista di teologia UNASP,<br />

in una cittadina in provincia di San<br />

Paolo.<br />

Alla fine dei suoi studi, divenne professore<br />

della scuola elementare e del<br />

liceo del campus. Ne approfittò per<br />

sviluppare un servizio di supporto<br />

pastorale dedicato a tutti gli studenti<br />

dell’università. È in questo ambiente<br />

che conobbe una delegazione avventista<br />

tedesca recatasi a un incontro<br />

internazionale di pastori che lavorano<br />

con i giovani. Grazie alla sua personalità,<br />

il suo lavoro con gli studenti,<br />

la conoscenza della lingua tedesca<br />

trasmessa da suo padre, ricevette un<br />

9<br />

invito a essere pastore in Germania. Si<br />

occupò di varie chiese a Berlino per 6<br />

anni. Creò anche altri gruppi, diventati<br />

poi delle chiese.<br />

A ogni nuova fase della sua vita, mio<br />

padre aveva l’abitudine di chiedere<br />

a Dio quale fosse la tappa successiva.<br />

E un giorno Dio gli rispose “Va<br />

in Brasile e forma dei giovani per la<br />

campagna missionaria”. Reputò che<br />

fosse un’idea interessante. Ma in quello<br />

stesso momento, mio padre si stava<br />

preparando per essere parte della<br />

missione avventista in Canada. Tutto<br />

era già stato pianificato dai canadesi e<br />

da mio padre, quando, in modo completamente<br />

inaspettato, tutte le porte<br />

iniziarono a chiudersi. Dio lo rinviò al<br />

campus UNASP come professore per<br />

insegnare metodi di evangelizzazione,<br />

della crescita della chiesa e della crescita<br />

spirituale. Allo stesso tempo, creò<br />

un Centro delle Missioni, che suscitò<br />

un interesse sempre maggiore nei<br />

giovani nel diventare missionari.<br />

Dopo la sua creazione, questo<br />

centro inviò molti giovani in tutto il<br />

mondo.<br />

Dopo questa fase, Dio gli diede una<br />

nuova missione: essere pastore a Brasilia,<br />

la capitale del Brasile. Il giorno<br />

del trasferimento, quando tutte le scatole<br />

erano pronte, proprio prima della<br />

partenza, mio padre andò dal medico<br />

per ritirare i risultati di alcune analisi<br />

che aveva fatto. Il medico gli diagnosticò<br />

un tumore al pancreas. Non<br />

dimenticherò mai quel giorno. Fu un<br />

grande shock per tutti e soprattutto<br />

per lui.<br />

Mio padre aveva già sconfitto un tumore<br />

alla pelle apparso a un braccio<br />

qualche anno prima. Per me, lo scenario<br />

si ripeteva. Aveva un tumore, avrebbe<br />

lottato, e vinto di nuovo questa<br />

malattia per la gloria di Dio, e avremmo<br />

continuato la nostra vita normalmente.<br />

Non immaginavo altro, né io<br />

né mio fratello. Ma mio padre e mia<br />

madre pensavano già che la cosa sarebbe<br />

stata diversa questa volta. Infatti,<br />

il tumore aveva iniziato a espandersi al<br />

fegato.<br />

Mio padre ci ha lasciati nel 2014. Sentimmo<br />

un gran dolore e una immensa<br />

sensazione di vuoto. Fu molto duro per noi<br />

tornare alla realtà della vita. Mia madre perse<br />

il suo compagno. Io e mio fratello perdemmo<br />

nostro padre, il nostro modello. Tutti noi perdemmo<br />

un protettore, che risolveva molti dei<br />

nostri problemi. Abbiamo dovuto imparare a<br />

vivere senza di lui e a dipendere da Dio.<br />

Nonostante questo terremoto nelle nostre vite,<br />

nessun membro della famiglia si fece vincere<br />

dalla disperazione, poiché abbiamo la convinzione<br />

che questo avvenimento fa parte del piano<br />

di Dio: questo Dio di amore e di giustizia<br />

che servirà per la Sua opera. So che questo<br />

può sembrare strano e alcuni non capiranno la<br />

mia visione della situazione. Ciò che bisogna<br />

sapere è che mio padre stava vivendo una crisi<br />

spirituale proprio prima la diagnosi della sua<br />

malattia. Diceva che il vetro dentro di sé si era<br />

rotto. Questo vetro era la fiducia innocente e<br />

pura che aveva nell’opera di Dio e in ciò che<br />

Dio fa attraverso la chiesa. Era evidente che<br />

fosse un po’ perso e ne soffriva. Quindi, nella<br />

sua perdita, vedo la protezione di Dio. La<br />

protezione di fronte a ciò che sarebbe potuto<br />

succedere nel cuore di mio padre, al livello<br />

della sua fede e della sua fiducia in Dio. Creo<br />

fortemente che Dio ha protetto mio padre da<br />

molte altre sofferenze e interrogativi. Mio padre<br />

fece un ottimo lavoro e la sua missione era<br />

compiuta. Le sue idee e ciò che ha costruito<br />

restano, ma il lavoro continua grazie agli altri.<br />

Sono consapevole che esistono altri casi di<br />

malattie in cui la morte è la conseguenza del<br />

male presente sulla terra e che la preghiera di<br />

intercessione e il digiuno possono permettere<br />

a Dio di intervenire e cambiare la situazione. Sì,<br />

bisogna pregare per chiedere la guarigione e<br />

implorare Dio di realizzare la Sua volontà.<br />

In ogni caso, Dio non smette mai di prendersi<br />

cura delle famiglia, così come si prende grande<br />

cura della mia. Le sue parole in 2 Corinzi 4:17-<br />

18 mi hanno aiutato molto durante il periodo<br />

di lutto: “Infatti la nostra leggera afflizione, che<br />

è sol per un momento, produce per noi uno<br />

smisurato, eccellente peso eterno di gloria;<br />

mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose<br />

che si vedono, poiché le cose che si vedono<br />

sono solo per un tempo, ma quelle che non si<br />

vedono sono eterne”. Quando sappiamo che<br />

la persona amata è andata via in Cristo, ciò ci<br />

conforta. So che il Cielo è vicino, che le cose<br />

qui sono passeggere e che fra qualche anno<br />

rivedrò mio padre.<br />

Detlef Wolter<br />

Pastore FSRT<br />

PER RISPONDERE ALL’ARTICOLO<br />

contact@adventistemagazine.com<br />

A PRESTO<br />

Omaggio a Edith Barelli, di David Jennah<br />

Conobbi Edith Barelli nel<br />

1981, quando avevo appena<br />

cominciato il moi<br />

ministerio pastorale. Era<br />

un giorno autunnale in<br />

cui il vento faceva cadere<br />

le foglie morte. Improvvisamente,<br />

mi resi conto<br />

che era uno spirito libero,<br />

una personalità fuori dal<br />

comune. Con una cura<br />

particolare, riusciva a<br />

mescolare l’intransigenza<br />

con la generosità. Era una<br />

persona di convinzioni,<br />

evitava i giri di parole, e<br />

aveva lo zelo di convincere<br />

i suoi interlocutori.<br />

Si può solo dire che era<br />

appassionata.<br />

Durante la sua vita, aveva<br />

avuto sete di imparare, la<br />

preoccupazione di condividere,<br />

la forza di combattere<br />

le ingiustizie. Era<br />

disponibile, tendeva la<br />

mano agli altri, si batteva<br />

per i più fragili. Il grande<br />

combattimento della sua<br />

vita era senza dubbio<br />

quello dei diversamente<br />

abili. Era anche la sua ferita.<br />

Fu presidente della<br />

lega del Giura delle paralisi<br />

celebrali durante vari<br />

anni. Armata solo della<br />

sua determinazione, fece<br />

conoscere e sventolare la<br />

causa dei diversamente<br />

abili nel Giura e oltre.<br />

Riuscì a consolidare l’idea<br />

che il diversamente abile<br />

era prima di tutto una<br />

persona. Era presente e<br />

impegnata anche in seno<br />

alla chiesa <strong>Avventista</strong>.<br />

Chi ricorda le sue visioni<br />

a volte fastidiose, le sue<br />

ricerche profonde ed esistenziali,<br />

le sue opinioni<br />

contro il bigottismo e i<br />

cliché?<br />

Edith Barelli possedeva<br />

una fede ben ancorata<br />

nel profondo del suo<br />

cuore. Mi ricorderò delle<br />

numerose discussioni<br />

quando ero suo pastore,<br />

i nostri confronti, e le nostre<br />

convergenze. Se n’è<br />

andata, con suoi passetti<br />

tranquilli, come una persona<br />

libera. È una figura<br />

che ha fatto la differenza,<br />

che è contata per molti.

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