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Fotografia RAW con Photoshop - Capitolo 1 - Apogeo

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Canon EOS 40D, obiettivo EF 100 mm, 160 ISO, f/4, 1/1000 s, © Volker Gilbert 2008


1<br />

Il formato <strong>RAW</strong><br />

Se siete i felici possessori<br />

di un apparecchio fotografico digitale,<br />

reflex o compatto, avete già scoperto<br />

l’esistenza di almeno due formati<br />

di salvataggio delle fotografie:<br />

il formato JPEG e il formato <strong>RAW</strong>.<br />

Benché la qualità dei file JPEG<br />

progredisca a mano a mano che i<br />

produttori migliorano l’intelligenza<br />

artificiale dei propri apparecchi,<br />

il formato <strong>RAW</strong> è sempre un po’<br />

più avanti, grazie a una qualità<br />

d’immagine più elevata.<br />

Contenuti del capitolo<br />

Trasformazione del file <strong>RAW</strong> in un’immagine a colori<br />

Perché usare il formato <strong>RAW</strong>?<br />

Le implicazioni sul metodo di lavoro<br />

Longevità dei formati <strong>RAW</strong>


2 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

Per <strong>con</strong>frontare questi due formati, potremmo ricorrere a un’analogia culinaria: il formato<br />

JPEG è come un piatto surgelato, mentre il formato <strong>RAW</strong> è come un piatto cucinato<br />

in casa <strong>con</strong> le migliori materie prime. Il primo formato risponde perfettamente<br />

alle necessità di un pubblico in cerca di un pasto rapido e pratico e il suo gusto è stato<br />

adattato per poter piacere (o quanto meno per non risultare sgradevole) al maggior<br />

numero possibile di persone, ma nessuno pretende certamente che un piatto surgelato<br />

possa mai entrare nel tempio della grande cucina. Il formato <strong>RAW</strong> è più articolato, più<br />

complesso e <strong>con</strong>sente elaborazioni più raffinate.<br />

Ma in realtà non esiste un vero e proprio formato <strong>RAW</strong> e sarebbe più esatto parlare<br />

di una famiglia di formati: <strong>RAW</strong> è in pratica un termine generico che raggruppa<br />

dei formati “grezzi” molto differenti, come CR2 (Canon), NEF (Nikon), ORF<br />

(Olympus), PEF (Pentax), SR2 (Sony) e DNG. Ogni produttore crea un proprio<br />

formato <strong>RAW</strong> o, meglio, una serie di formati, in quanto ogni nuovo apparecchio<br />

richiede un adattamento del formato d’origine. Ogni produttore <strong>con</strong>serva gelosamente<br />

i segreti che cir<strong>con</strong>dano i propri formati <strong>RAW</strong> proprietari e questa situazione<br />

causa seri problemi a noi utilizzatori. Il più grave: non abbiamo alcuna certezza che i<br />

file salvati oggi potranno essere aperti domani, utilizzando un software di <strong>con</strong>versione,<br />

indispensabile per accedere ai dati. Fortunatamente, poco a poco, vedono la luce<br />

varie iniziative volte a creare un formato universale. Restano però ancora da <strong>con</strong>vincere<br />

i produttori, i quali non mostrano alcun interesse in tal senso.<br />

L’immagine creata dal sensore ha in realtà un aspetto molto lontano dall’immagine<br />

finale. Dunque è indispensabile elaborare il file prodotto dall’apparecchio, per generare<br />

un file JPEG (o, più raramente, un file TIFF), tramite l’impiego di un apposito<br />

software di <strong>con</strong>versione. I prossimi paragrafi elencano brevemente i parametri da<br />

tenere in <strong>con</strong>siderazione per questo tipo di elaborazione, mentre i Capitoli da 5 a 7<br />

sono interamente dedicati ad alcune applicazioni per la gestione del formato <strong>RAW</strong>.<br />

Trasformazione del file <strong>RAW</strong> in un’immagine a colori<br />

Qualunque sia il tipo di sensore presente sulla vostra fotocamera (CCD, CMOS,<br />

Foveon), l’immagine “grezza” generata dall’apparecchio è sempre a scala di grigi. Il<br />

software di <strong>con</strong>versione <strong>RAW</strong> (o il vostro apparecchio, quando decidete di salvare le<br />

immagini in formato JPEG) esegue un certo numero di calcoli e di trasformazioni<br />

per creare l’immagine a colori che potete visualizzare ed elaborare in <strong>Photoshop</strong>.<br />

Interpolazione dei colori<br />

Un file <strong>RAW</strong> <strong>con</strong>tiene i dati grezzi registrati dal sensore al momento dello scatto. Si<br />

è portati a ritenere che gli apparecchi moderni catturino l’immagine direttamente a<br />

colori, ma in realtà non è così: la maggior parte dei sensori digitali è solo in grado di<br />

percepire delle differenze di luminosità e di salvare queste informazioni sotto forma<br />

di una scala di grigi. I sensori sono dotati di un filtro di Bayer a mosaico, attualmente<br />

la tecnologia preponderante (i sensori di tipo Foveon rappresentano un’eccezione<br />

alla regola), che prevede dei filtri rosso verde e blu, dove il numero dei filtri verdi è<br />

doppio rispetto al numero dei filtri rossi e blu. La ripartizione dei filtri riproduce la


<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 3<br />

percezione umana: la sensibilità dei bastoncini collocati sulla<br />

retina ha un picco a una lunghezza d’onda di circa 550 nm,<br />

che corrisponde al colore verde.<br />

Il ruolo della matrice di Bayer è proprio quello di produrre<br />

immagini a colori a partire da una cattura eseguita in bianco<br />

e nero: ogni elemento fotosensibile, essendo dotato di un<br />

filtro colorato, ri<strong>con</strong>osce unicamente la luce la cui lunghezza<br />

La matrice di Bayer.<br />

d’onda corrisponde a tale colore. Per ottenere informazioni<br />

complete in termini di colori, occorre pertanto procedere a un’interpolazione. Per<br />

fare ciò, il software di <strong>con</strong>versione utilizza una parte dei metadati presenti nel file<br />

grezzo per calcolare, pixel per pixel, le informazioni mancanti sui colori, a partire<br />

da quelle tratte dai pixel adiacenti. Benché tale interpolazione sia fondamentale per<br />

determinare la qualità finale dell’immagine, questa non è che una parte del lavoro<br />

svolto dal software di <strong>con</strong>versione. Esso infatti si occupa anche di ottimizzare i parametri<br />

descritti di seguito.<br />

Bilanciamento del bianco<br />

L’occhio e il cervello umano sono in grado di compensare automaticamente la “temperatura”<br />

del colore di una scena. Potete agevolmente compiere questo piccolo esperimento<br />

osservando un foglio bianco esposto a varie fonti di illuminazione di colore<br />

differente: il foglio vi sembrerà sempre bianco, nonostante la dominante calda o<br />

fredda determinata dalla luce. Sfortunatamente le emulsioni delle pellicole fotografiche<br />

e i sensori non possiedono questa meravigliosa caratteristica dell’occhio. Mentre<br />

il fotografo analogico doveva scegliere una pellicola appropriata (per luce solare o<br />

tungsteno), oltre a uno o più filtri installati sull’obiettivo o sulla sorgente di luce, il<br />

fotografo digitale deve applicare una regolazione del bilanciamento del bianco, che<br />

<strong>con</strong>sidera la temperatura del colore utilizzato per l’illuminazione.<br />

Contrariamente a ciò che avviene nel caso del formato JPEG, dove l’aspetto finale<br />

della fotografia è determinato irrimediabilmente dalla regolazione del bilanciamento<br />

del bianco dell’apparecchio, questo fattore non ha alcuna incidenza sull’immagine<br />

memorizzata in formato <strong>RAW</strong>: in pratica, nel file verrà registrato solo un metadato<br />

(un tag) <strong>con</strong>tenente questa informazione. Il software di <strong>con</strong>versione permetterà pertanto<br />

di regolare a piacere a posteriori questo parametro. Questo vale anche per tutte<br />

le altre regolazioni: <strong>con</strong>trasto, nitidezza, riduzione del rumore e così via.<br />

Nel <strong>Capitolo</strong> 3 troverete ogni indicazione necessaria per definire un bilanciamento<br />

del bianco corretto a partire dallo scatto, in funzione delle <strong>con</strong>dizioni d’illuminazione<br />

del soggetto.<br />

Correzione della gamma<br />

Il sensore possiede come impostazione predefinita una gamma pari a 1,0, <strong>con</strong> una<br />

risposta tonale molto differente dalla visione garantita dall’occhio, prossima al valore<br />

di 2,2, o alla resa della pellicola. Per compensare tale scarto, il software di <strong>con</strong>versione<br />

applica all’immagine <strong>RAW</strong> una curva di correzione che permette di ottenere un’immagine<br />

corretta. Il <strong>Capitolo</strong> 3 è dedicato proprio a questo aspetto.


4 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

Distinzione fra la visione di un apparecchio fotografico e la visione umana. L’apparecchio (in alto)<br />

distingue molto meglio le luci rispetto alle ombre; per tornare alla visione umana (in basso),<br />

è necessario spostare le tonalità verso i toni medi, in modo che siamo presenti più informazioni<br />

nei toni scuri, dove i nostri occhi sono più sensibili.<br />

Interpretazione colorimetrica<br />

L’interpretazione colorimetrica non è altro che una caratterizzazione dell’apparecchio<br />

fotografico digitale. Il software di <strong>con</strong>versione utilizza uno o più profili ICC<br />

per attribuire ai pixel dei valori colorimetrici precisi. Mentre alcuni software di <strong>con</strong>versione<br />

(Canon DPP, Nikon Capture NX2 e così via) autorizzano solo l’impiego<br />

dei profili generici forniti dal software stesso (che non tengono <strong>con</strong>to delle eventuali<br />

differenze esistenti fra due apparecchi del medesimo modello), altri permettono di<br />

utilizzare profili ICC personalizzati, stabiliti dal fotografo per il proprio specifico apparecchio.<br />

È pur vero che i profili generici proposti dai grandi produttori di software,<br />

come Adobe, Canon e Nikon sono sufficienti per il 95% dei lavori e che la creazione<br />

di profili ICC dedicati si impone soprattutto per le foto realizzate in studio o per<br />

la riproduzione di opere d’arte. Tuttavia, la loro creazione si rivela un’operazione<br />

ancora piuttosto delicata. Troverete ulteriori informazioni su questo argomento nel<br />

<strong>Capitolo</strong> 4, dedicato alla gestione dei colori.<br />

Riduzione del rumore<br />

Il rumore digitale resta una delle principali preoccupazioni dei fotografi, anche se<br />

i progressi <strong>con</strong>seguiti recentemente per alleviare da questo difetto sono stati veramente<br />

spettacolari. È preferibile gestire il rumore all’inizio dell’elaborazione, ovvero<br />

durante la <strong>con</strong>versione del file <strong>RAW</strong>, che durante la fase di ritocco dell’immagine,<br />

per non correre il rischio di amplificarli; ne parleremo nel <strong>Capitolo</strong> 5.<br />

I software di <strong>con</strong>versione propongono strumenti sempre più sofisticati e benché il<br />

rumore sia sempre meno visibile nelle immagini, gli editor dedicano ancora molti<br />

sforzi alla sua riduzione. Si cominciano a trovare sul mercato soluzioni che utilizzano<br />

le informazioni EXIF per determinare una regolazione automatica della riduzione<br />

del rumore a partire dalla sensibilità ISO. Alcuni software di <strong>con</strong>versione (come DxO<br />

Optics Pro, Camera Raw e Lightroom) applicano la riduzione del rumore prima<br />

dell’interpolazione dei colori, mentre altri (come Bibble Pro e Aperture) integrano<br />

per questo scopo plug-in potenti quanto sofisticati.


Accentuazione<br />

<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 5<br />

Il filtro anti-aliasing, l’interpolazione dei colori e il processo di ammorbidimento<br />

utilizzato per la riduzione del rumore dell’apparecchio fotografico digitale generano<br />

immagini “morbide”, che mancano di nitidezza. Pertanto, quasi tutti i software di<br />

<strong>con</strong>versione prevedono una fase di rafforzamento, invisibile all’utente, e sfruttano<br />

alcuni sistemi supplementari di accentuazione (sotto il <strong>con</strong>trollo del fotografo) per<br />

rendere più nitide le immagini.<br />

Camera Raw 4 e 5 e Lightroom 1 e 2 sfruttano gli algoritmi di accentuazione sviluppati<br />

da Bruce Fraser, che permettono di accentuare i <strong>con</strong>torni evitando nel <strong>con</strong>tempo<br />

di aumentare il rumore nelle aree di colore pieno.<br />

Altri software (come SilverFast DC Pro) applicano l’accentuazione ai soli valori di<br />

luminanza oppure (come DxO Optics Pro) la utilizzano per compensare la mancanza<br />

di nitidezza in funzione dell’obiettivo impiegato. Il <strong>Capitolo</strong> 7 mostrerà come<br />

ottimizzare la nitidezza delle immagini.<br />

Differenze dovute al software<br />

L’accentuazione, la riduzione del rumore e l’interpolazione dei colori sono strettamente<br />

legati fra loro e gli algoritmi impiegati dai software di <strong>con</strong>versione sono all’origine<br />

delle differenze rilevabili dagli utilizzatori: ogni software cerca di trovare un<br />

buon equilibrio fra questi parametri e i risultati possono essere variabili.<br />

In generale, i software proprietari (Canon DPP, Nikon Capture NX2) sono i soli a interpretare<br />

fedelmente le informazioni che sono state codificate e memorizzate nelle aree<br />

private dei file grezzi. Teoricamente sarebbe necessario applicare più software di elaborazione<br />

<strong>RAW</strong> per sfruttare i rispettivi punti di forza. Analogamente, alcuni software<br />

sono più adatti di altri per elaborare determinati tipi di immagini, in quanto ognuno di<br />

essi interpreta a proprio modo i colori e il <strong>con</strong>trasto<br />

Perché usare il formato <strong>RAW</strong>?<br />

Innanzitutto, il formato <strong>RAW</strong> restituisce il pieno <strong>con</strong>trollo sulla fase di “sviluppo”<br />

delle fotografie: quello che avevate un tempo, quando potevate impiegare una camera<br />

oscura alla quale dedicavate intere notti e che pensavate di aver perduto nel passaggio<br />

al digitale.<br />

Il negativo digitale<br />

Avete mai sognato una pellicola in cui l’esposizione, il <strong>con</strong>trasto e la tonalità potessero<br />

essere corretti dopo lo scatto? In digitale, il file <strong>RAW</strong> è paragonabile a un negativo<br />

“non sviluppato”, che può essere modificato a piacere (o quasi). In pratica, escludendo<br />

la sensibilità, che fissa il rapporto segnale/rumore del sensore, tutti i parametri<br />

di scatto non vengono applicati durante l’acquisizione, ma solamente salvati fra le<br />

informazioni che compongono i metadati del file <strong>RAW</strong>. Quando sviluppate un file<br />

<strong>RAW</strong> per <strong>con</strong>vertirlo in formato TIFF o JPEG, questo non viene modificato dalle


6 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

varie regolazioni apportate e <strong>con</strong>serva la propria integrità per poter essere soggetto a<br />

infinite interpretazioni. Il formato <strong>RAW</strong> offre dunque la possibilità di operare su un<br />

vero e proprio negativo digitale, che potete sempre <strong>con</strong>servare per eventuali ulteriori<br />

<strong>con</strong>versioni.<br />

Una grande quantità di bit<br />

La maggior parte degli apparecchi fotografici digitali moderni utilizza almeno 12 (o<br />

14) bit, fino a 16 bit per canale (per i dorsi digitali medio formato). Dunque potete<br />

catturare almeno 4096 livelli di luminosità per ogni pixel e il formato <strong>RAW</strong> vi darà<br />

accesso a tutte queste sfumature. Al <strong>con</strong>trario, il formato JPEG si limita a 8 bit per<br />

canale, corrispondenti a solo 256 livelli. Quando scegliete di eseguire uno scatto in<br />

formato JPEG, rinunciate quindi a una grande quantità di dati, senza neppure avere<br />

la possibilità di scegliere quali <strong>con</strong>servare.<br />

È però vero che le informazioni restituite da un file JPEG possono essere preferibili<br />

(vedi più avanti) anche per stampe di alta qualità. Ciononostante, i limiti di un file a<br />

256 livelli si manifesteranno irrimediabilmente quando svolgerete delle elaborazioni<br />

in <strong>Photoshop</strong>, in quanto tali correzioni saranno, per forza di cose, sempre distruttive.<br />

Inoltre, gli strumenti di modifica come Livelli, Curve, Bilanciamento dei colori e così<br />

via ridu<strong>con</strong>o a ogni applicazione il numero di livelli. La somma di più elaborazioni<br />

rischia quindi di dare origine a fenomeni di posterizzazione delle sfumature e a problemi<br />

di tonalità, specialmente nelle parti più scure dell’immagine. Il formato <strong>RAW</strong>,<br />

<strong>con</strong> i suoi 4096 livelli (12 bit) o 16.384 livelli (14 bit), offre una maggiore tolleranza<br />

e può sopportare una post-elaborazione molto più intensa.<br />

Canon EOS 1Ds, obiettivo EF 100 mm, f/2 USM.


Istogramma dell’immagine iniziale, “grezza”.<br />

Questa immagine è un po’ morbida e richiede<br />

una regolazione (avvicinamento) dei cursori<br />

che <strong>con</strong>trollano i punti di bianco e di nero.<br />

<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 7<br />

Ecco un esempio: la fotografia precedente,<br />

“grezza”, proviene direttamente da un<br />

apparecchio reflex digitale, è stata scattata<br />

in formato <strong>RAW</strong> e poi <strong>con</strong>vertita in formato<br />

TIFF a 8 e 16 bit per canale utilizzando<br />

il software Adobe Lightroom 2.<br />

Quindi le è stata applicata un’elaborazione<br />

molto delicata in <strong>Photoshop</strong> per rendere<br />

le tonalità di questa scena in riva al mare:<br />

una regolazione del <strong>con</strong>trasto tramite il<br />

comando Livelli e un miglioramento del<br />

<strong>con</strong>trasto locale grazie al filtro Contrasta ><br />

Maschera di <strong>con</strong>trasto.<br />

Un’elaborazione identica eseguita su fotografie<br />

codificate a 8 e 16 bit per canale<br />

non genera lo stesso istogramma. Il primo<br />

è frastagliato; ciò denuncia una perdita di<br />

dati nell’immagine, dove i valori mancanti sono rimasti vittima del ritocco (pur leggero)<br />

eseguito <strong>con</strong> <strong>Photoshop</strong>. Il se<strong>con</strong>do, eseguito sull’immagine codificata a 16 bit<br />

per canale, ha <strong>con</strong>servato tutte le informazioni.<br />

Istogramma dell’immagine codificata<br />

a 8 bit per colore.<br />

Istogramma dell’immagine codificata<br />

a 16 bit per colore.<br />

Quando, nel software di <strong>con</strong>versione, selezionate l’opzione di salvataggio in versione<br />

TIFF a 16 bit per canale, i valori, inizialmente suddivisi su 4096 o 16.384 livelli, vengono<br />

ridistribuiti ed estesi su 65.536 livelli. È evidente che questa operazione non<br />

aggiunge alcuna informazione e sarebbe falso sostenere che il file creato in questo<br />

modo abbia una qualità paragonabile a quella di un vero file codificato in modo<br />

nativo a 16 bit per colore, ma in questo modo vi garantirete comunque un margine<br />

di manovra molto più ampio, per effettuare modifiche sul file senza deteriorarlo in<br />

modo visibile. <strong>Photoshop</strong> CS3 e CS4 permettono di utilizzare quasi interamente le


8 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

loro opzioni restando in modalità 16 bit/canale, <strong>con</strong>trariamente alle versioni precedenti<br />

che offrivano un numero limitato di opzioni (offrivano un numero di strumenti<br />

limitato) o di <strong>Photoshop</strong> Elements, limitato all’universo degli 8 bit/canale.<br />

Salvataggio senza perdita di informazioni<br />

Nonostante il fatto che gli algoritmi di compressione <strong>con</strong>tinuino a migliorare e<br />

che gli apparecchi possano <strong>con</strong>tare su questi perfezionamenti del proprio motore<br />

di <strong>con</strong>versione (senza dimenticare gli eccellenti algoritmi per schiarire le tonalità<br />

più scure e limitare la bruciatura delle luci più intense), JPEG rimane un formato<br />

di registrazione di tipo distruttivo. A parte la perdita della gamma dinamica di circa<br />

1 EV, il salvataggio in JPEG introduce una compressione delle informazioni relative<br />

al colore, particolarmente evidente nella resa delle tonalità chiare o nelle sfumature<br />

più delicate. Al <strong>con</strong>trario, i formati <strong>RAW</strong> permettono una registrazione senza compressione<br />

o, in alcuni casi (come in certi apparecchi Nikon) <strong>con</strong> una compressione<br />

che non comporta alcuna perdita di informazioni.<br />

Non è mai troppo tardi!<br />

Anche se avete regolato male i parametri di scatto o se avete scelto un bilanciamento<br />

del bianco o uno spazio colorimetrico non adatto, non è mai troppo tardi per correggere<br />

gli errori. Grazie al formato <strong>RAW</strong> disporrete di una latitudine di esposizione di<br />

circa +/- 1 EV; inoltre, tutti i parametri di scatto vengono solo registrati come metadati<br />

nel file <strong>RAW</strong> e mai applicati. Se, come me, siete fotografi distratti, l’utilizzo di questo<br />

formato diventa una scelta naturale.<br />

E il formato JPEG?<br />

Anche se si può affermare la superiorità schiacciante dei formati <strong>RAW</strong> in termini di<br />

qualità dell’immagine, esistono situazioni nelle quali si impone l’utilizzo del formato<br />

JPEG.<br />

Velocità di salvataggio<br />

Nonostante l’evoluzione dei buffer (la memoria interna) degli apparecchi digitali,<br />

potete comunque riuscire a scattare più fotografie in un tempo più rapido se abbandonate<br />

l’impiego del formato <strong>RAW</strong> in favore del formato JPEG. La modalità “a raffica”,<br />

utilizzata soprattutto dai fotoreporter e dai fotografi sportivi, presenta limiti di<br />

velocità causati dal “peso” dei file <strong>RAW</strong>.<br />

Spazio di memorizzazione<br />

Il peso dei file <strong>RAW</strong> è un multiplo di quello dei file JPEG. Per poter registrare più<br />

fotografie su un supporto di memorizzazione, potreste essere tentati di utilizzare la<br />

compressione JPEG, anche se oggi i supporti di memorizzazione sono sempre più<br />

e<strong>con</strong>omici e offrono una capacità sempre più elevata.


Tempi di invio<br />

<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 9<br />

Nella fotografia per reportage o per la carta stampata, i vincoli imposti dal tempo<br />

di invio delle fotografie incidono notevolmente sulla scelta del formato di registrazione.<br />

Il vantaggio del formato JPEG è la sua universalità: è ri<strong>con</strong>osciuto dalla quasi<br />

totalità dei software grafici, è impiegato nel Web e nella multimedialità e per questo<br />

è utilizzabile senza particolari manipolazioni grazie agli interventi di una catena di<br />

strumenti grafici. Al <strong>con</strong>trario, il formato <strong>RAW</strong> costringe a passare attraverso un<br />

software di <strong>con</strong>versione dedicato. Nonostante l’integrazione di potenti opzioni di<br />

elaborazione in molti software, la <strong>con</strong>versione rimane piuttosto lenta: una sequenza<br />

fotografica importante richiede sempre qualche ora di lavoro.<br />

Precauzioni da adottare<br />

Se siete abituati a fotografare in formato JPEG, i seguenti <strong>con</strong>sigli vi faciliteranno le<br />

operazioni di post-produzione, in quanto, <strong>con</strong>trariamente a quanto si pensa, l’impiego<br />

del formato JPEG richiede abilità e rigore.<br />

L’esposizione e il bilanciamento del bianco devono obbligatoriamente essere regolati<br />

al momento dello scatto; questi parametri, applicati direttamente al momento della<br />

registrazione su memory card, devono lasciare un margine di manovra sufficiente per<br />

garantire le possibilità di ritocco. È dunque opportuno scegliere le seguenti opzioni<br />

se intendete elaborare l’immagine <strong>con</strong> <strong>Photoshop</strong>.<br />

● Spazio di lavoro: Adobe RGB (1998).<br />

● Stile foto: Neutro o Standard (Canon), Modalità colore II (Nikon).<br />

● Nitidezza (margini): disattivata o lieve.<br />

● Contrasto: moderato.<br />

● Saturazione: moderata.<br />

Se non siete abituati a ottimizzare le immagini, le regolazioni predefinite di questi<br />

parametri vi forniranno un risultato immediatamente pronto all’uso.<br />

Da JPEG a TIFF<br />

Un ultimo <strong>con</strong>siglio: trasformate immediatamente le immagini JPEG in formato TIFF<br />

a 8 bit/canale prima di applicare qualsiasi ritocco. Risparmierete ai file tutti i degradi<br />

successivi introdotti dai ripetuti salvataggi in formato JPEG.<br />

Le implicazioni sul metodo di lavoro<br />

Prima di decidere di adottare il formato <strong>RAW</strong>, dovete comprendere quali saranno le<br />

<strong>con</strong>seguenze sul vostro lavoro quotidiano.<br />

Elaborazione<br />

A meno che decidiate di utilizzare <strong>Photoshop</strong> per la <strong>con</strong>versione dei file <strong>RAW</strong> (scelta<br />

vivamente <strong>con</strong>sigliata, i motivi li vedremo nel prossimo capitolo), dovete acquisire


10 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

e imparare a utilizzare un software di <strong>con</strong>versione. Nei file <strong>RAW</strong>, la visualizzazione,<br />

la selezione e l’elaborazione delle fotografie richiedono molto più tempo rispetto<br />

alle foto salvate in formato JPEG; un vincolo penalizzante, se il tempo rappresenta<br />

un fattore importante. Il formato <strong>RAW</strong> necessita dunque di una presa di coscienza<br />

da parte del fotografo, che dovrà valutare i vantaggi qualitativi e gli in<strong>con</strong>venienti<br />

oggettivi ogni volta che dovrà iniziare una nuova sequenza di scatti. Ma una volta<br />

che avrete assaporato il gusto di una fotografia ben elaborata, è molto probabile che<br />

sceglierete di abbandonare la fotografia “fast food” del formato JPEG.<br />

Memorizzazione<br />

Preparate il vostro computer all’elaborazione dei file <strong>RAW</strong>. Un flusso di lavoro che<br />

permette di ottenere una qualità ottimale prevede una moltiplicazione dei file che<br />

verranno memorizzati sul disco rigido. Come abbiamo già detto, i file <strong>RAW</strong> sono<br />

molto più “pesanti” dei file JPEG e in più vi troverete anche a salvare i file in formato<br />

TIFF a 16 bit/canale (i file master) e nei formati TIFF a 8 bit/canale e JPEG (i file<br />

finalizzati).<br />

Questa proliferazione di formati può generare rapidamente qualche GB di dati. Procuratevi<br />

dunque dei dischi rigidi (interni o esterni) aggiuntivi! Comunque, i nuovi<br />

software tutto-in-uno (Aperture, Bibble 5 e Lightroom) offrono una gestione più<br />

oculata dello spazio su disco: basta salvare più versioni (copie virtuali) degli originali<br />

(ogni copia occuperà solo pochi KB) ed elaborarle solo in caso di necessità. È chiaro<br />

che dovrete anche dedicare del tempo a garantire la compatibilità dei supporti di<br />

memorizzazione, per assicurarvi la possibilità di leggere i dati anche in futuro. Ciò, in<br />

particolare, prevede la copia regolare dei dati sui nuovi supporti che si rendono via<br />

via disponibili sul mercato.<br />

Se siete in possesso di un apparecchio fotografico il cui formato <strong>RAW</strong> è molto particolare<br />

(ovvero un apparecchio non di produzione Canon o Nikon), potete salvare<br />

una copia dei file in formato DNG (ne parleremo più avanti); ciò moltiplicherà le<br />

possibilità di aprire i file anche in futuro.<br />

Conservazione<br />

Oltre alla memorizzazione, la <strong>con</strong>servazione dovrà rimanere una delle vostre preoccupazioni<br />

principali nella gestione dei file <strong>RAW</strong>. È chiaro che, come priorità, le<br />

fotografie dovranno essere <strong>con</strong>servate in formato <strong>RAW</strong>, l’unico che incorpora tutte<br />

le informazioni registrate durante lo scatto.<br />

Una buona <strong>con</strong>servazione prevede la possibilità di recuperare rapidamente i file archiviati<br />

e memorizzati su dischi rigidi o su supporti rimovibili (CD o DVD). Un<br />

buon software di elaborazione <strong>RAW</strong> (Lightroom o Aperture) o di catalogazione vi<br />

<strong>con</strong>sentirà di creare un sistema coerente. Potete trovare sul mercato varie offerte: dai<br />

software di catalogazione professionale come Portfolio, Cumulus, Expression Media<br />

e Fotostation Pro, estremamente potenti e in grado di ri<strong>con</strong>oscere i file <strong>RAW</strong>, fino<br />

ad alcuni software di grande diffusione (come <strong>Photoshop</strong> Elements, iPhoto, digiKam<br />

e così via), che limitano però il numero dei file archiviabili e non sempre si trovano a<br />

proprio agio <strong>con</strong> i formati <strong>RAW</strong>. Assicuratevi di scegliere un software di catalogazio-


<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 11<br />

ne aggiornato <strong>con</strong> i vari tipi di metadati (EXIF, IPTC e XMP), in grado di selezionare<br />

le fotografie per parole chiave, note ed etichette e di far riferimento alle foto anche<br />

quando non sono online (ovvero quando sono salvate su supporti rimovibili). Ben<br />

presto, infatti, vi ritroverete <strong>con</strong> una quantità tale di immagini digitali da impedirne<br />

la ricerca solo per data e luogo.<br />

Longevità dei formati <strong>RAW</strong><br />

La questione della longevità dei formati <strong>RAW</strong> si pone già da un certo tempo. Al di<br />

là della compatibilità fisica e della durata nel tempo dei supporti di memorizzazione<br />

(dischi rigidi, CD, DVD e così via), è opportuno <strong>con</strong>siderare il fatto che il futuro<br />

dei file <strong>RAW</strong> in formato proprietario è alla mercé di <strong>con</strong>siderazioni strategiche e<br />

politiche dei loro sviluppatori.<br />

Mentre i formati TIFF e JPEG hanno acquisito una stabilità e sono stati adottati da<br />

tutti coloro che operano sul mercato, lo status dei formati <strong>RAW</strong> resta precario, in<br />

quanto sono poco diffusi e dotati di una vita limitata (basti pensare al fatto che ogni<br />

nuovo apparecchio lanciato sul mercato offre il proprio specifico formato <strong>RAW</strong>).<br />

Esistono purtroppo formati <strong>RAW</strong> già abbandonati, una scelta in<strong>con</strong>cepibile, <strong>con</strong>siderando<br />

che siamo solo agli albori della fotografia digitale.<br />

Adobe tenta di introdurre un nuovo formato <strong>RAW</strong> che intende essere universale, il<br />

formato DNG, adatto a rispondere alle incertezze degli utilizzatori dei formati <strong>RAW</strong>.<br />

L’iniziativa Open<strong>RAW</strong> è un’altra alternativa, che non è associata ad alcun attore e<strong>con</strong>omico,<br />

ma è molto meno promettente: anche se molti siti web sostengono questa<br />

iniziativa indipendente, pochi produttori sembrano prenderla sul serio.<br />

Il formato DNG<br />

Parallelamente allo sviluppo di Camera <strong>RAW</strong>, Adobe ha creato un nuovo formato<br />

<strong>RAW</strong> universale: DNG (Digital NeGative). L’iniziativa di Adobe è coerente, tenendo<br />

<strong>con</strong>to della sua posizione di leader di mercato nel campo dei software per il ritocco<br />

delle fotografie. Fra l’altro Adobe ha introdotto tutti i formati che sono poi divenuti<br />

standard in questo settore: TIFF, PDF e PSD.<br />

Il formato DNG è composto da due elementi.<br />

● Il formato dei dati delle immagini, basato sulle specifiche TIFF.<br />

● I metadati che comprendono tutte le informazioni necessarie per la <strong>con</strong>versione<br />

del file <strong>RAW</strong>.<br />

Il formato DNG offre alcuni vantaggi oggettivi. La sua flessibilità gli permette di<br />

adattarsi a tipi di sensori molto differenti (CMOS, CCD, Super CCD, Foveon): i metadati<br />

del file comunicano al software di <strong>con</strong>versione <strong>RAW</strong> la distribuzione dei pixel<br />

RGB e il procedimento da adottare per ottenere una qualità di <strong>con</strong>versione ottimale.<br />

Un software che integri questo formato standard dunque non ha più bisogno di<br />

aggiornare il proprio database per poter trattare le nuove varianti dei file <strong>RAW</strong>, dovute<br />

al lancio di un nuovo apparecchio digitale. Ciò potrebbe far risparmiare molto<br />

tempo e risorse ai produttori di software e permetterebbe loro di <strong>con</strong>centrarsi di più


12 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

sul miglioramento della qualità e sulla velocità di <strong>con</strong>versione. Inoltre, un software di<br />

<strong>con</strong>versione di questo tipo sarebbe in grado di elaborare fin da subito un file DNG,<br />

una scelta attualmente ancora in<strong>con</strong>cepibile.<br />

I produttori di apparecchi digitali restano tuttavia freddi e dubbiosi quanto all’interesse<br />

del formato DNG come formato di registrazione <strong>RAW</strong>. Fra i produttori più<br />

noti, solo Leica, Pentax, Ricoh, Samsung e Sinar hanno approvato questo passo. Leica,<br />

per il dorso digitale Digital Back-R (DB-R) e l’apparecchio M8, utilizza il formato<br />

DNG, ma fornisce il software Capture One 4 per eseguirne la <strong>con</strong>versione. Gli apparecchi<br />

reflex digitali Pentax (K10D, K20D, K-m e così via), i loro cloni commercializzati<br />

da Samsung e gli apparecchi compatti Ricoh GR-D e GR-DII registrano<br />

i file grezzi in formato DNG. Per quanto riguarda i software di elaborazione <strong>RAW</strong>,<br />

gli aderenti sono molto più numerosi: Lightroom 2, Camera Raw, Aperture, Bibble,<br />

Capture One, DxO Optics Pro, UFRaw, Silkypix, Silverfast, DC Pro e LightZone<br />

sono i più noti, ma l’elenco completo è molto più ampio.<br />

La reticenza dei produttori è dovuta a varie cause, soprattutto e<strong>con</strong>omiche. La vendita<br />

di software è estremamente interessante in termini di margini e<strong>con</strong>omici; dunque i<br />

produttori tendono a proteggere i propri miglioramenti qualitativi, sulla base di una<br />

<strong>con</strong>oscenza intima dei propri formati proprietari. Il formato DNG obbliga a rendere<br />

pubblica una parte dei metadati e delle routine di <strong>con</strong>versione; dunque è poco probabile<br />

che i produttori abbandonino <strong>con</strong> facilità questo settore. Ma è anche vero che<br />

il formato <strong>RAW</strong> universale prevede comunque l’impiego di metadati privati. Queste<br />

informazioni, fondamentali per una resa ottimale (bilanciamento del bianco, riduzione<br />

del rumore e così via), possono così essere rese inaccessibili ad altri sviluppatori. Il<br />

formato DNG intende pertanto rassicurare i produttori, i quali potranno <strong>con</strong>tinuare a<br />

crittografare una parte dei metadati per <strong>con</strong>servare il proprio vantaggio tecnologico.<br />

Tuttavia, l’adozione del formato DNG offrirebbe vantaggi anche ai produttori, in<br />

particolare evitando loro la necessità di sviluppare o collaudare un formato <strong>RAW</strong><br />

specifico per ogni nuovo apparecchio: gli apparecchi potrebbero pertanto essere<br />

commercializzati più rapidamente. I produttori che hanno una minore influenza sul<br />

mercato o un’esperienza più limitata nel campo del digitale potrebbero così evitare<br />

di sviluppare un proprio software di <strong>con</strong>versione (come, per esempio, hanno già fatto<br />

Leica e Ricoh).<br />

Il <strong>con</strong>vertitore DNG<br />

Il formato DNG e i software liberi<br />

Una delle particolarità del formato DNG è l’integrazione di numerose informazioni necessarie<br />

per elaborare i file grezzi e in particolare il profilo colore dell’apparecchio<br />

fotografico. Se un tempo era piuttosto difficile ottenere colori fedeli utilizzando un software<br />

open-source (ovvero basato sulla libreria Dcraw di Dave Coffin), la situazione ha<br />

subito un’evoluzione dopo che Dcraw ha ri<strong>con</strong>osciuto il formato DNG. Grazie ai profili<br />

integrati nei file DNG, i software liberi interpretano ora correttamente i dati colore di<br />

numerosi formati <strong>RAW</strong>.


<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 13<br />

Il formato DNG rappresenta già oggi un passaggio fra alcuni formati <strong>RAW</strong> e alcune<br />

versioni di Camera <strong>RAW</strong>, diventati incompatibili. Un esempio <strong>con</strong>creto: se non avete<br />

né <strong>Photoshop</strong> CS3, né la nuova versione CS4 trattata in questo volume, non potete<br />

aprire i formati <strong>RAW</strong> degli apparecchi più recenti (Nikon D3, D300 e D700, Canon<br />

1Ds Mk III, 50D e 450D e così via). L’utility DNG Converter, proposta gratuitamente<br />

da Adobe, permette di <strong>con</strong>vertire i nuovi formati in formato DNG, ri<strong>con</strong>osciuto<br />

da Camera <strong>RAW</strong> 2.4 (ultima versione compatibile <strong>con</strong> <strong>Photoshop</strong> CS), da Camera<br />

Raw 3.7 (ultima versione per <strong>Photoshop</strong> CS2) e dalle versioni più recenti.<br />

La finestra principale<br />

di DNG Converter.<br />

DNG Converter è un software molto<br />

facile da utilizzare. Basta indicare<br />

la cartella d’origine, la cartella di<br />

destinazione e il nome dei file da<br />

creare. Solo le preferenze proposte<br />

possono essere un po’ enigmatiche.<br />

Ecco una breve descrizione.<br />

● L’opzione Compatibilità permette<br />

di ottenere file DNG interpretabili<br />

da varie versioni precedenti<br />

di Camera Raw e Lightroom.<br />

Questa limitazione non vale<br />

per tutti i formati <strong>RAW</strong> e per<br />

tutte le fotocamere.


14 <strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong><br />

● Nel file DNG può essere inclusa un’Anteprima JPEG, comoda per la visualizzazione.<br />

Potete scegliere di includere un’anteprima a Dimensione reale, a Dimensione<br />

media o Nessuna anteprima.<br />

● Tramite il riquadro File <strong>RAW</strong> originale potete incorporare il file <strong>RAW</strong> originale<br />

all’interno del file DNG che verrà creato. Questo file <strong>RAW</strong> potrà essere estratto<br />

in qualsiasi momento, ma, ovviamente, ciò aumenta notevolmente il peso finale<br />

del file.<br />

Il successo di DNG come formato <strong>RAW</strong> universale dipende dalla sua rapidità di<br />

diffusione (nei software di <strong>con</strong>versione) e dalla sua adozione da parte dei principali<br />

attori nel campo della fotografia digitale.<br />

Occorre però fare attenzione: il formato DNG trascrive solo una parte dei metadati<br />

iniziali e, sfortunatamente, non <strong>con</strong>osce la natura delle informazioni perdute durante<br />

la <strong>con</strong>versione. Una <strong>con</strong>versione di questo tipo senza <strong>con</strong>servazione dei dati <strong>RAW</strong><br />

originali resta attualmente una scelta rischiosa. L’ideale sarebbe una <strong>con</strong>servazione di<br />

due diversi file per ogni immagine: il file <strong>RAW</strong> di origine e un altro file <strong>con</strong>vertito in<br />

formato DNG. Al giorno d’oggi questo rappresenta il metodo più sicuro per sperare<br />

di poter leggere i file anche in futuro.<br />

L’iniziativa Open<strong>RAW</strong><br />

Fondata nel 2005 da un gruppo di fotografi presieduto da Juergen Specht, fotografo<br />

tedesco residente in Giappone, l’iniziativa Open<strong>RAW</strong> si batte per un diritto d’accesso<br />

illimitato dei fotografi ai metadati dei propri file <strong>RAW</strong>. Gli aderenti reclamano<br />

la pubblicazione delle specifiche dei formati <strong>RAW</strong> e la fine delle pratiche di crittografia,<br />

attualmente molto utilizzate (un esempio molto noto è rappresentato dalla<br />

crittografia delle informazioni sul bilanciamento del bianco dei formati NEF delle<br />

Nikon D2x e D50). L’iniziativa Open<strong>RAW</strong> rivendica anche l’adozione di un formato<br />

universale, ma sembra rifiutare il formato DNG, al quale rimprovera la presenza di<br />

aree destinate ad accogliere metadati privati, che a loro volta non sono documentati<br />

e quindi risultano inaccessibili da altri editor grafici.<br />

Le tante facce del formato DNG<br />

Il formato DNG può generare a scelta un file grezzo (DNG <strong>RAW</strong>) o un file bitmap (DNG<br />

lineare): il primo formato <strong>con</strong>serva tutte le informazioni del file <strong>RAW</strong> d’origine e il<br />

se<strong>con</strong>do elabora il file <strong>RAW</strong> per poi salvarlo in formato DNG. Tra i software presentati<br />

in quest’opera, solo Lightroom, Camera Raw e Capture One 4 sono in grado di aprire<br />

e salvare i file in formato DMG; Aperture, LightZone e UFRaw aprono i file DNG di<br />

numerosi apparecchi fotografici e DxO Optics Pro si limita a salvare i file in formato<br />

DNG lineare. Ma nonostante la possibilità di aprire e correggere uno di questi file <strong>con</strong><br />

Camera Raw o Lightroom, si è già perduta tutta la flessibilità che caratterizza un file<br />

<strong>RAW</strong> e pertanto non vi sarà più alcuna reale differenza <strong>con</strong> un altro file registrato in<br />

formato TIFF! Occorre poi notare che i software Canon DPP e Nikon NX e NX2 si dimostrano<br />

ancora ermetici rispetto al formato DNG. Per ulteriori informazioni sull’utilizzo<br />

del formato DNG, <strong>con</strong>sultate i Capitoli 2 e 7.


<strong>Capitolo</strong> 1: il formato <strong>RAW</strong> 15<br />

Considerando che il successo dell’iniziativa dipende sostanzialmente dalla buona volontà<br />

dei produttori di apparecchi fotografici, l’opinione dei <strong>con</strong>sumatori finali quali<br />

noi siamo, aiuterà forse ad accelerare le scelte. È anche deplorevole il fatto che si sia<br />

dovuto attendere così tanto per vedere il software Canon DPP finalmente compatibile<br />

<strong>con</strong> i file CRW della Canon D30. I formati <strong>RAW</strong> della Contax ND e delle<br />

Minolta Dynax 5D e 7D, apparecchi spariti dalla circolazione solo da qualche mese,<br />

non sono più leggibili se non da un numero troppo limitato di software di <strong>con</strong>versione.<br />

Ciò dimostra che le preoccupazioni dell’iniziativa Open<strong>RAW</strong> per garantire una<br />

leggibilità dei file <strong>RAW</strong> nel prossimo futuro sono fondate.<br />

Per ulteriori informazioni su questa iniziativa, <strong>con</strong>sultate il sito www.openraw.org.

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