Fotografia RAW con Photoshop - Capitolo 1 - Apogeo

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1 Il formato RAW Se siete i felici possessori di un apparecchio fotografico digitale, reflex o compatto, avete già scoperto l’esistenza di almeno due formati di salvataggio delle fotografie: il formato JPEG e il formato RAW. Benché la qualità dei file JPEG progredisca a mano a mano che i produttori migliorano l’intelligenza artificiale dei propri apparecchi, il formato RAW è sempre un po’ più avanti, grazie a una qualità d’immagine più elevata. Contenuti del capitolo Trasformazione del file RAW in un’immagine a colori Perché usare il formato RAW? Le implicazioni sul metodo di lavoro Longevità dei formati RAW
2 Capitolo 1: il formato RAW Per confrontare questi due formati, potremmo ricorrere a un’analogia culinaria: il formato JPEG è come un piatto surgelato, mentre il formato RAW è come un piatto cucinato in casa con le migliori materie prime. Il primo formato risponde perfettamente alle necessità di un pubblico in cerca di un pasto rapido e pratico e il suo gusto è stato adattato per poter piacere (o quanto meno per non risultare sgradevole) al maggior numero possibile di persone, ma nessuno pretende certamente che un piatto surgelato possa mai entrare nel tempio della grande cucina. Il formato RAW è più articolato, più complesso e consente elaborazioni più raffinate. Ma in realtà non esiste un vero e proprio formato RAW e sarebbe più esatto parlare di una famiglia di formati: RAW è in pratica un termine generico che raggruppa dei formati “grezzi” molto differenti, come CR2 (Canon), NEF (Nikon), ORF (Olympus), PEF (Pentax), SR2 (Sony) e DNG. Ogni produttore crea un proprio formato RAW o, meglio, una serie di formati, in quanto ogni nuovo apparecchio richiede un adattamento del formato d’origine. Ogni produttore conserva gelosamente i segreti che circondano i propri formati RAW proprietari e questa situazione causa seri problemi a noi utilizzatori. Il più grave: non abbiamo alcuna certezza che i file salvati oggi potranno essere aperti domani, utilizzando un software di conversione, indispensabile per accedere ai dati. Fortunatamente, poco a poco, vedono la luce varie iniziative volte a creare un formato universale. Restano però ancora da convincere i produttori, i quali non mostrano alcun interesse in tal senso. L’immagine creata dal sensore ha in realtà un aspetto molto lontano dall’immagine finale. Dunque è indispensabile elaborare il file prodotto dall’apparecchio, per generare un file JPEG (o, più raramente, un file TIFF), tramite l’impiego di un apposito software di conversione. I prossimi paragrafi elencano brevemente i parametri da tenere in considerazione per questo tipo di elaborazione, mentre i Capitoli da 5 a 7 sono interamente dedicati ad alcune applicazioni per la gestione del formato RAW. Trasformazione del file RAW in un’immagine a colori Qualunque sia il tipo di sensore presente sulla vostra fotocamera (CCD, CMOS, Foveon), l’immagine “grezza” generata dall’apparecchio è sempre a scala di grigi. Il software di conversione RAW (o il vostro apparecchio, quando decidete di salvare le immagini in formato JPEG) esegue un certo numero di calcoli e di trasformazioni per creare l’immagine a colori che potete visualizzare ed elaborare in Photoshop. Interpolazione dei colori Un file RAW contiene i dati grezzi registrati dal sensore al momento dello scatto. Si è portati a ritenere che gli apparecchi moderni catturino l’immagine direttamente a colori, ma in realtà non è così: la maggior parte dei sensori digitali è solo in grado di percepire delle differenze di luminosità e di salvare queste informazioni sotto forma di una scala di grigi. I sensori sono dotati di un filtro di Bayer a mosaico, attualmente la tecnologia preponderante (i sensori di tipo Foveon rappresentano un’eccezione alla regola), che prevede dei filtri rosso verde e blu, dove il numero dei filtri verdi è doppio rispetto al numero dei filtri rossi e blu. La ripartizione dei filtri riproduce la
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