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Il cotechino<br />
della tradizione<br />
SPECIALE NATALE<br />
Cotechino<br />
E LENTICCHIE<br />
di Alessandro Barbieri<br />
IL CIBO DELLA FORTUNA<br />
Il cotechino è il capostipite degli insaccati e fa parte<br />
della storia secolare della gastronomica italiana.<br />
L’origine di questo insaccato sta tutta nel suo<br />
nome, che deriva da cotica (dal latino cutis, pelle)<br />
ovvero cotenna. Un tempo questo piccolo quanto<br />
gustoso insaccato accompagnava i piatti poveri e<br />
veniva consumato col minestrone o con la zuppa<br />
di legumi. Con il trascorrere del<br />
tempo però il cotechino si è guadagnato<br />
un posto in prima fila<br />
tra i riti natalizi. Tanto che,<br />
unito alle lenticchie, è il<br />
piatto per eccellenza<br />
da consumarsi nella<br />
notte che segna il<br />
passaggio tra l’anno<br />
vecchio e quello<br />
nuovo. In commercio<br />
ne esistono molte<br />
varianti e per saperne<br />
di più abbiamo scomodato<br />
Angelo Bozzola, presidente<br />
del salumificio Valverde.<br />
«Il nostro cotechino è quello della tradizione<br />
e ancora oggi lo prepariamo esattamente come lo<br />
facevano mio padre e mio nonno», precisa Bozzola.<br />
«La ricetta base prevede la preparazione<br />
di un impasto composto da spolpo<br />
di testa, carne magra, grasso<br />
e cotenna, il tutto speziato<br />
e aromatizzato<br />
con<br />
Il salame cucito<br />
Valverde<br />
un infuso di vino e aglio, che va poi inserito in un<br />
budello naturale. Il nostro cotechino non è un prodotto<br />
di bassa macellazione, tutt’altro, e lo si percepisce<br />
immediatamente dal suo gusto prezioso che ben si<br />
sposa con le lenticchie», racconta il presidente di<br />
Valverde.<br />
Qualche consiglio utile per i buon gustai?<br />
«È un insaccato molto versatile che si accompagna<br />
con molte ricette.<br />
Certo è che essendo fresco,<br />
e non un precotto,<br />
va fatto bollire bene.<br />
Consiglio quindi di<br />
metterlo in una pentola<br />
e di portare ad<br />
ebollizione l’acqua.<br />
Da quel momento in<br />
poi, il cotechino deve<br />
cuocere a fuoco lento<br />
per almeno due ore».<br />
A parte il cotechino<br />
quale altro insaccato<br />
consiglia per imbandire la<br />
tavola delle feste?<br />
«Senza dubbio il cucito, vero gioiello della nostra<br />
produzione che segue la ricetta tradizionale del salame<br />
di Varzi Dop».<br />
Che cosa significa cucito?<br />
«L’impasto viene insaccato in un doppio budello che<br />
deve essere cucito insieme in modo che il salame<br />
possa stagionare per 6/7 mesi senza perdere le sue<br />
caratteristiche. È un prodotto per intenditori che<br />
prepariamo solo per Natale e per Pasqua, il classico<br />
salame che fa la goccia, per intenderci, quello da<br />
tagliare rigorosamente a coltello. Anche il cucito<br />
è un salume della tradizione che un tempo veniva<br />
preparato da un anno con l’altro».<br />
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