EDITORIALE Cari lettori, il 22 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Terra, l’Earth Day, per dirla come i suoi due fondatori l’hanno battezzata nel 1970. Tra le innumerevoli giornate mondiali sancite dalle Nazioni Unite, la maggior parte delle quali ci lasciano sempre molto perplessi, quella di aprile è forse la più importante. Si tratta a nostro avviso di un appuntamento planetario che dovrebbe farci riflettere tutti insieme su questioni di interesse comune, questioni che riguardano il benessere della nostra casa celeste. L’inquinamento dell’aria, la contaminazione dell’acqua, le emissioni di gas serra alla base dei principali cambiamenti climatici, la distruzione degli ecosistemi, con tutto quello che madre natura in milioni di anni vi ha collocato, l’esaurimento delle risorse non rinnovabili. Tutti temi di vitale importanza di fronte ai quali la stragrande maggioranza delle questioni sollevate a vari livelli sembrano bazzecole, meschine liti condominiali, se messe a confronto con il futuro del nostro Pianeta. Al di là della retorica, ci è sembrato importante spostare la nostra attenzione proprio su questo tema, affinché non lo si riduca ad una vuota ricorrenza annuale. Il nostro è un piccolo richiamo alla responsabilità che tutti noi dovremmo sentire nel preservare, ogni giorno, la salute del pianeta e, di conseguenza, la qualità della nostra vita e di chi arriverà dopo di noi. Ecco perché la Terra andrebbe celebrata ogni giorno e perché noi dovremmo comportarci sempre come parte di questo Pianeta, ciascuno responsabile del proprio modo di vivere e dell’impatto che singolarmente e collettivamente le nostre scelte hanno su scala globale. Non occorrono gesti eclatanti, sia ben chiaro. Basta solo un po’ più d’attenzione a come ci comportiamo quotidianamente. Possiamo per esempio iniziare dall’acqua che non è un bene inesauribile. Dei circa 1,4 milioni di km 3 d’acqua che ci sono sulla Terra (compresi i ghiacci dei poli), solo lo 0,25% è utilizzabile per le attività umane, dall’uso alimentare all’irrigazione dei campi. Cosa possiamo fare per ridurre il consumo? Tanto per cominciare, possiamo evitare di tenere il rubinetto aperto quando ci laviamo i denti, dovremmo preferire la doccia al bagno, usare lavatrici e lavastoviglie solo quando sono a pieno carico. E l’aria che respiriamo? Anche in questo caso, alcuni piccoli accorgimenti potrebbero aiutare a ridurre le emissioni. Per esempio, dovremmo usare lampadine a Led, scegliere elettrodomestici di classe A, abbassare anche solo di un paio di gradi la temperature di casa durante la stagione invernale e usare con più intelligenza il condizionatore in estate. Faremmo del bene all’ambiente e al nostro conto corrente. Nelle città più a rischio, poi, basterebbe preferire i mezzi pubblici o la bicicletta all’automobile. Attenti soprattutto alla spazzatura, visto che ogni anno ciascuno di noi ne produce mezzo quintale. Smaltita correttamente, aiuta a tenere più pulito il nostro pianeta. In particolare la plastica che è fonte di danni enormi all’ecosistema. Nel Pacifico del Sud si è formata un’isola di detriti plastici grande otto volte l’Italia! Sapevate che anche l’olio vegetale, quello che usiamo per le fritture, è inquinante? Se riciclato correttamente, potrebbe addirittura essere trasformato in biodiesel, meno tossico del fratellastro derivato dal petrolio. Insomma perché attendere il 22 aprile per cambiare atteggiamento? Iniziare subito costa poco, anzi nulla. 7