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SUONO n° 529

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N. XXX<br />

Aretha Franklin<br />

di Paolo Corciulo<br />

Addio regina<br />

del soul<br />

di Vittorio Pio<br />

Ha attraversato oltre cinque decenni di musica inanellando trionfi e riconoscimenti. Ha abbracciato<br />

le tante anime della black music dal Gospel al Jazz, dallo Spiritual al Rhythm & Blues, fino al pop più<br />

elegante in cui è stata prodotta anche dal nostro Corrado Rustici.<br />

Aretha Franklin sostanzialmente rimarrà nella storia come<br />

The Queen of Soul, regina e signora del soul, quell’identità<br />

che riusciva a mettere tutti d’accordo, attraversando da<br />

protagonista la storia della seconda metà del ‘900 in una carriera<br />

formidabile. Ha lottato fino all’ultimo contro un inesorabile tumore<br />

al pancreas che le era stato diagnosticato già otto anni fa, il 16 agosto<br />

scorso il doloroso epitaffio. Nata a Memphis nel marzo del 1942, ma<br />

cresciuta a Detroit, Aretha Louise era la figlia di Cecil, uno dei più<br />

famosi predicatori neri di quegli anni, mentre dalla madre Barbara<br />

ereditò la passione per il piano ed il canto. Fu proprio durante le<br />

celebrazioni officiate dal padre reverendo che la giovane cantante<br />

(dalla vita privata molto discussa in quell’America bigotta, e non<br />

solo per i due figli avuti quando non era ancora maggiorenne, a 15 e<br />

17 anni), stupisce tutti quelli che si trovano ad ascoltarla. Il gospel<br />

le scorre nelle vene, ma i suoi primi dischi ufficiali per la Columbia<br />

invece hanno un impronta più jazzistica, non portandole il successo<br />

che meriterebbe, fino a quando non incrocia a metà degli anni ’60<br />

Jerry Wexler, un brillantissimo ma non ancora leggendario produttore<br />

della Atlantic, una label già agguerrita per quello che aveva<br />

fatto vedere con Ray Charles e i Drifters, che la soffia alla Columbia<br />

per trasformarla appunto nella Queen of Soul, grazie a una serie di<br />

registrazioni nei mitici Muscle Shoals Studios in Alabama, realizzando<br />

alcuni tra i dischi più importanti e influenti di sempre: nel<br />

1967 arriva il singolo “(You Make Me Feel Like) a Natural Woman”,<br />

nello stesso anno “Respect”: solo due dei dieci singoli consecutivi<br />

che la issano al n.1 delle charts. Quello che Bessie Smith, Mahalia<br />

Jackson, Nina Simone avevano mostrato a livelli da olimpo, diventa<br />

prepotentemente un tutt’uno nella voce di Aretha, che proprio in<br />

mezzo alla rivoluzione socio-culturale del black power diventa un<br />

simbolo dalle varie sfaccettature: per le donne, perché rappresentò<br />

un’idea femminile libera e indipendente, per il suo popolo perché<br />

era in grado di rivendicarne la libertà in ogni nota che cantava, per<br />

gli artisti, perché ne divenne uno sprone, un esempio da seguire. Con<br />

qualche inevitabile passaggio a vuoto ed un grande spot nei Blues<br />

Brothers, il capolavoro diretto da John Landis nel 1980, dove in soli<br />

4 minuti incantò tutti con una versione magistrale di “Think”, Aretha<br />

ha poi messo in fila ben 23 Grammy con duetti e concerti leggendari,<br />

questo nonostante la sua atavica paura per gli aerei. Difatti in Italia<br />

ci arriva una volta sola, nel 1969 per un concerto alla Bussola di<br />

Viareggio del patron Bernardini e altri due passaggi previsti a seguito<br />

del Cantagiro: uno a Mentana, pochi chilometri dalla capitale, l’altro<br />

proprio a Roma, ma salta tutto all’improvviso. L’artista, dopo una lite<br />

con il secondo marito, il manager Ted White, decide di annullare tutto<br />

e rientrare di corsa in America. Quarant’anni dopo (2009) Aretha<br />

ha cantato in onore di Barack Obama alla Casa Bianca (rifiutandosi<br />

ovviamente quando è stata la volta dell’insediamento di Trump) e<br />

nel 2015 ha commosso sempre il presidente afroamericano con una<br />

strepitosa versione di “Natural Woman” durante la cerimonia per<br />

il conferimento dei Kennedy Center Honors a Carole King. E’ stata<br />

anche la prima donna introdotta nella prestigiosa Hall of Fame.<br />

Lascia 4 figli ma curiosamente non aveva ancora fatto testamento:<br />

si prevedono battaglie senza sosta per la divisione dell’ingente patrimonio<br />

di chi ha saputo interpretare come forse nessun altro<br />

la voce possente dell’anima.<br />

<strong>SUONO</strong> settembre 2018 3

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