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dopo la ferrovia

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spicchi<br />

«Ecco perché succedono degli scontri<br />

sì orribili e sì tristi. Pesan troppo le<br />

teste di alcuni macchinisti»,<br />

da: La penna pistoiese, giornale<br />

artistico-umoristico illustrato, Pistoia,<br />

29 novembre 1891, n. 7<br />

(foglio di giornale, coll. M. Lucarelli)<br />

Solo in parte e gradualmente i malumori<br />

furono sopiti dal<strong>la</strong> società costruttrice assumendo<br />

personale fra queste file di addetti.<br />

Ma gli episodi vandalici, gli attentati furono<br />

tanti e tali tra il 1844 e il 1853, da non poter<br />

essere tutti ricondotti a questa matrice.<br />

In realtà l’avvento del<strong>la</strong> <strong>ferrovia</strong> comportò<br />

lo sconvolgimento di equilibri preesistenti<br />

con <strong>la</strong> deviazione e/o chiusura di numerose<br />

strade; inoltre, spesso, i <strong>la</strong>vori furono svolti<br />

«con assoluta scapataggine» (R. Daghini<br />

2007) e sotto <strong>la</strong> spinta di «un amore eccessivo<br />

di lucro e avidità di guadagno da parte<br />

di concessionari e imprenditori poco scrupolosi»<br />

(S. Maggi 2003). Se a tutto ciò, poi,<br />

aggiungiamo le naturali disfunzioni (nel<br />

1851 sul<strong>la</strong> Maria Antonia un nutrito numero<br />

di passeggeri rimase per diverse ore<br />

al sole all’interno dei vagoni) gli incidenti,<br />

i frequenti incendi provocati dalle scintille<br />

con conseguenti danni per le colture e<br />

gli animali, possiamo comprendere come<br />

l’ostilità nei confronti del<strong>la</strong> <strong>ferrovia</strong> fosse<br />

tutt’altro che superficiale e immotivata.<br />

Alcuni poeti dettero voce a questo iato fra<br />

treno e contesto ambientale attribuendo al<strong>la</strong><br />

“vaporiera” un significato lugubre, di rottura<br />

di un equilibrio preesistente. Scrive il livornese<br />

Giovanni Marradi nel<strong>la</strong> poesia In treno.<br />

[...]e a me dinanzi con fuga incessante<br />

passano i fiumi, passano le ville<br />

passa una verde infinità di piante,<br />

mentre un nembo di fumo e di faville<br />

che <strong>la</strong> macchina esa<strong>la</strong> opaco e denso<br />

mi assale, frizzando, l’umide papille<br />

ed ora... Addio. Secomi trae, fischiando<br />

terribile, il vapore e sbigottito<br />

un armento di buoi salta mugghiando<br />

(Poesie di Giovanni Marradi nuovamente<br />

raccolte e ordinate, 1875-1900, Firenze,<br />

Barbera Editore, 1902)<br />

Nel<strong>la</strong> poesia Varcando gli Appennini, riferendosi<br />

al tracciato tortuoso del<strong>la</strong> Porrettana,<br />

il poeta evidenzia ancora di più <strong>la</strong> bellezza<br />

naturale contrapposta al<strong>la</strong> presenza sinistra<br />

e quasi diabolica del treno.<br />

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