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Briciole-prev

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E veniamo a Odile, che richiede però una lunga premessa sugli inizi

della mia attività di ricerca. Quindici giorni dopo la laurea ho avuto la

fortuna di ottenere un posto di assistente di Geometria, assegnato proprio

allora all’Università di Cagliari. In quart’anno avevo però seguito a

Lettere il corso di Logica di Ettore Casari, superandone brillantemente

l’esame, e restava mia intenzione di occuparmi di logica, e di algebra,

ad essa per molti versi strettamente collegata. Aggiungo che i docenti

di matematica di Cagliari — che peraltro ebbero la grande delicatezza

di non cercare di impormi l’impegno in filoni di ricerca estranei alle mie

curiosità, cosa allora rara e di cui sarò loro sempre grato — non potevano

essermi di guida in quel settore. Proprio allora però Casari fu chiamato

a Firenze, e l’unica occasione che ebbi per stare in contatto, invero assai

sporadico, con lui e con gli altri logici matematici italiani fu di far parte

del loro gruppo CNR. Per rompere l’isolamento e trovare dei compagni

di lavoro con cui discutere, convinsi anche uno o due altri colleghi più

giovani di me ad occuparsi degli stessi studi. Speravo così di superare

le difficoltà di fronte alle quali ci si trova quando, volendosi inserire in

un filone di ricerca molto sofisticato e già ampiamente sviluppato, non

si possa disporre dell’aiuto di qualcuno più esperto che ti indichi come

inquadrare certi problemi, come evitare dei fraintendimenti, quale fosse

il senso di alcuni sviluppi, etc. etc. Non è facile dover capire tutto da

soli! Per farla breve, dopo molti sforzi infruttuosi e frustranti, durati alcuni

anni, lasciammo perdere la logica e, insieme con Franco Piras, uno

dei colleghi che dicevo, decidemmo di sviluppare alcune idee che intanto,

quasi per caso, eravamo venuti elaborando su una questione di algebra.

L’argomento era elementare (in senso matematico: non richiedeva cioè

molti prerequisiti) e per alcuni versi anche vecchiotto, ma noi ottenevamo

dei risultati inaspettati e divertenti. In seguito avremmo scoperto che

alcuni di questi erano ben noti, ma allora la cosa non ci preoccupava più

di tanto; conducevamo le nostre ricerche per puro gusto personale, decisi

a fregarcene del mondo accademico e delle sue liturgie. I risultati ottenuti

non finivano in pubblicazioni ma in quaderni che si accumulavano

nei nostri cassetti. Dopo diversi anni di questo lavoro fatto in solitudine,

quando ormai i risultati erano numerosi e apparivano consistenti, decidemmo

che bisognava iniziare a pubblicarli ed a confrontarsi col mondo

matematico. Per tastare il terreno facemmo anche un giro tra alcuni dei

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