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Briciole-prev

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vario modo ci sono stati maestri di curiosità, di impegno, di tolleranza,

di dignità. Per rappresentare fatiche e fasti del lavoro manuale, non

meno importante di quello intellettuale, non posso che proporre il Signor

Campus.

Va anche detto — cosa che non ritengo affatto essere un limite (ma

semmai un quid in più) di questa proposta — che lo stile di tutte queste

Briciole, Extra o no, è tutt’altro che omogeneo, come peraltro ci si

deve aspettare vista la varietà di argomenti e di proponenti. Si passa

dall’assoluto valore letterario della prosa dei divertenti racconti di Primo

Levi e del toccante ricordo di Stan Ulam trafugato a Gian-Carlo Rota —

l’affetto che ancora suscita in me mi autorizza a sperare che non si stia

rivoltando nella tomba — all’appena accettabile chiacchiericcio di molte

delle mie Briciole.

Di recente il tutto è capitato nelle mani di una vecchia conoscenza,

Leonardo Mureddu. Già allievo di Guido Pegna all’epoca della preparazione

della sua tesi di laurea in Fisica, è stato poi associato all’INAF

(Istituto Nazionale di AstroFisica), Osservatorio Astronomico di Cagliari,

di cui è stato responsabile del Servizio del Tempo quando l’Osservatorio

era a Poggio dei Pini. Nonché in successione: figlio e padre di valenti

musicisti (la qual cosa, in questo contesto, non stona affatto); paziente

costruttore di velieri in miniatura; abile muratore; punto di riferimento

per collezionisti di radio d’epoca di mezzo mondo (pare che conosca vita

morte e miracoli di ogni singola valvola termoionica mai prodotta dall’epoca

di Marconi); grande esperto di TEX eL A TEX (Cfr. nota n. 131,

pag. 215 e anche Briciola n. 37), i sofisticatissimi programmi di scrittura

senza i quali i matematici dovrebbero ancora far ricorso ai tipografi d’antan

(e io non mi sarei di certo imbarcato in quest’impresa delle Briciole).

Infine col pensionamento si è dato all’editoria: nessuno è perfetto!

Ovviamente non poteva lasciarsi sfuggire questa chicca: ne è sortito

— ma gli è costato non poco lavoro editoriale — il libro che avete in

mano.

Lasciando da parte gli scherzi lo ringrazio di cuore per il suo competente

impegno nel dare dignità cartacea ai nostri parti digitali. Conservando

il titolo originale per questi ultimi, l’Editore ha preferito sceglierne

per il libro uno appena più sobrio. Mi è parso giusto lasciare a Cesare

quel che è di Cesare.

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