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2 Maggio 2020
1° Maggio diverso dal solito: i corvi di piazza Adda
Oggi non avevo proprio voglia di celebrare il 1 Maggio, quella solita cosa ripetuta sempre uguale
da tanti, tantissimi anni: la scampagnata. Riempire la macchina di teglie, andare in villetta (di
amici o parenti), la brace, l’arrustuta, le solite discussioni se i carciofi vanno conditi prima o dopo
di metterle sulla brace, se la salsiccia di Palazzolo è meno piccante dell’ultima volta, se era meglio
prenderla a Buscemi … cose così. Poi ti metti al sole sulla sdraio, apri il libro ma in realtà vai a
finire sempre sullo smartphone, ti lamenti delle zanzare, vorresti tirare quattro calci al pallone coi
tuoi figli ma loro sono grandi e già se ne sono andati per i fatti loro. Il ripasso coi parenti di
quando i figli erano bambini, di quando eravamo bambini noi. Che di solito il 1 maggio si faceva
il primo bagno, che ultimamente il tempo si guasta. Che facciamo, raccolgo 4 limoni e ce ne
torniamo prima che si forma la fila di auto interminabile su Via Elorina?
Niente, basta quest’anno niente scampagnata, già fatto, già visto.
Questo 1 Maggio me ne vado in terrazza a godermi la pace, il silenzio, il panorama. E scoprire
cose nuove. Per esempio non sapevo che sopra il mio tetto c’è una colonia di rondoni. Sapevo dei
piccioni, tanti, troppi e scassamentos per biancheria stesa e carrozzeria auto. Ma di rondini e
rondoni che svolazzano allegramente non mi ero accorto. Ma ancora di più mi ha sorpreso
scoprire i corvi: ce ne sono davvero tanti sulla ringhiera, sui serbatoi e sulle antenne. Si muovono
quasi tutti a coppia, almeno 3 coppie si fanno notare saltellando a turno da una antenna alla
ringhiera del terrazzo di fronte e ritorno. Forse giocano, forse è un rito, un corteggiamento. Parte
uno e l’altro/a subito lo segue. Da antenna ad antenna, da ringhiera a ringhiera. Al mio passaggio
(percorro più volte il perimetro della terrazza) si infastidiscono e si spostano... Piccioni
(scassamentos), rondoni dal volo elegante e corvi, vari corvi, che giocano o si amano
strusciandosi, si beccano e punzecchiano e si spostano e poi ritornano. A coppie.
Chissà come stanno vivendo gli uccelli questo periodo di quarantena, di “fermo” umano, di
silenzio, di assenza di attività. Chissà cosa pensano, come lo vivono, come interpretano questo
momento improvvisamente diverso e più vicino alla natura (ma chissà cos’è per i volatili la
natura). Chissà cosa si dicono tra di loro, che impressioni ne hanno, cosa si tramandano e come
incide nelle loro abitudini questo tempo diverso. Triste e ansioso per noi umani che nemmeno ci
possiamo toccare e dobbiamo stare lontani, tranquillo e spensierato per gli uccelli che invece si
possono muovere e stare insieme più al sicuro di prima. Di certo non aspettano con ansia il 4
maggio, o il 17 o il 1 giugno. Anzi per loro sarebbe meglio che la quarantena non finisse mai. Che
le macchine non affollassero più le strade, che i rumori non tornassero ad abitare sotto i tetti, che
l’aria rimanesse leggera e pulita come mai l’hanno sentita.
Forse la quarantena è servita a qualcosa. Forse c’è chi l’ha vissuta e la vive felicemente. Forse c’è
chi soffrirà quando la vita riprenderà i propri ritmi “normali” (?) ma noi non ce ne accorgeremo o
ce ne fregheremo.
Aldo Castello