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Il Quartiere - Anno VI - Numero II

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FASE 2

LA “VITA DI QUARTIERE” COME STRATEGIA DI ADATTAMENTO

IL MODELLO DEL COMUNE DI MILANO: LA “CITTÀ” RAGGIUNGIBILE A 15 MINUTI A PIEDI, PIAZZE APERTE, AREE GIOCO E VERDI

Redazione

Sul proprio sito istituzionale,

il Comune di

Milano ha condiviso

con la cittadinanza un

vademecum di diciassette

pagine intitolato

“Strategia di adattamento”.

Allude, chiaramente,

alla gestione della fase

2 che, leggiamo ormai

senza sorpresa, «sarà

caratterizzata da una

radicale modifica degli

stili di vita dei cittadini

e dell'organizzazione

delle città». Tra le conseguenze

pratiche e le

“proposte operative”,

rientra anche la «riscoperta

della dimensione

di quartiere (la città

raggiungibile a 15

minuti a piedi), accertandosi

che ogni cittadino

abbia accesso a

pressoché tutti i servizi

entro quella distanza».

Quella “città nella

città”, insomma, cui

ambisce a diventare

San Martino. Ma ne

possiede realmente le

caratteristiche? La rete

del commercio locale

è variegata, di qualità

e contempla la consegna

degli acquisti a

domicilio. Qualcuno

obietterà: «Eh, ma il risparmio

che mi garantisce

la grande distribuzione...».

Sui prodotti,

certo, ma perché

dimentichiamo sempre

di mettere in conto

il dispendio economico

e temporale per gli spostamenti?

E riguardo alla tanto

invocata digitalizzazione

dei servizi che,

giustamente, sgomenta

gli anziani (e gli

analfabeti digitali):

perché non investire alcuni

esercizi commerciali

del quartiere – su

base volontaria – del

ruolo di “facilitatori”,

di erogatori? Un computer,

una connessione,

una stampante e

una minima esperienza

di navigazione sui

portali più richiesti:

questi i requisiti.

Proseguendo nella lettura

del file, al capitolo

“Azioni immediate”, individuiamo

il paragrafo

“Piazze aperte in

ogni quartiere” che recita

così: «sviluppare

su ampia scala i progetti

di urbanistica tattica

a favore delle pedonalizzazioni,

in particolare

in prossimità di

scuole e servizi e nei

quartieri con minor offerta

di verde, per agevolare

l’attività fisica e

il gioco dei bambini».

Per l’estremo levante

cittadino, dunque,

esclusa ogni possibilità

di pedonalizzazione, significherebbe

accelerare

sensibilmente

l’iter per la realizzazione

della rotonda nel

punto di convergenza

tra corso Cavallotti,

via della Repubblica e

via Lamarmora (che,

come avvenuto alla

Foce, dovrebbe essere

accompagnata da nuove,

piccole aree verdi),

risistemare opportunamente

quantomeno

i giardini “Baden

P o w e l l ” d i v i l l a

Mercede (se non anche

la stessa struttura)

e riattrezzare e riordinare

i parchi gioco della

parte alta di via

Lamarmora e un lungomare

che ad oggi presentano

preoccupanti

livelli di degrado. Tre

punti che sono anche

nel taccuino, come abbiamo

letto nello scorso

numero, dell’Assessore

ai L avori Pubblici

Massimo Donzella, e

che ora dovrebbero

non solo, genericamente,

far parte di un

listone, ma essere contrassegnati

come prioritari.

Sarà davvero così?

Ma soprattutto, rip

r e n d e n d o p e r

l’ultima volta la “Strategia

di adattamento”

del comune di Milano,

«quale società e quale

comunità vogliamo essere

e costruire dopo la

crisi? È doveroso utilizzare

questa fase per

preservare la parte positiva

del nostro modello

di sviluppo riservando

particolare attenzione

a integrarla

con una vera svolta ambientale

e prendendo

in particolare considerazione

le disuguaglianze

presenti nella

nostra comunità, pon

e n d o i l t e m a

d e l l ’ e q u i t à ,

dell’attenzione alle fragilità

e povertà vecchie

e nuove, di un nuovo

concetto di tutela della

salute che non si limiti

solo alla cura e prevenzione

delle malattie».

Sottoscriviamo e rilanciamo.

Una foto di repertorio del «Ponte che non c’è» sul torrente San Martino

«La Spiaggetta», una delle poche oasi libere del litorale

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