RIFLESSIONI E VISSUTI IN TEMPO DI CORONAVIRUS
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Tornare dai cento giorni e dover iniziare la quarantena il 10 marzo mi ha sconvolto non poco. Sono
abituato a star molto fuori casa, perché mi dà l’idea di libertà: girare libero, con la macchina o a
piedi, per stare con gli amici, mi fa sentirmi libero, non prigioniero. Rimanere chiuso in casa mi ha
quindi fatto salire subito una grandissima idea di noia, per la sensazione di non poter spendere al
meglio il mio tempo, anche se sono consapevole che è importante rimanere a casa per il mio bene
e soprattutto per quello degli altri. Da un po' di anni faccio anche parte di un’associazione di
volontariato che aiuta nelle parrocchie con l’Oratorio per bambini e ragazzi e che con i ragazzi più
grandi, delle medie e superiori, organizza campi di lavoro per aiutare una Missione in Perù e Bolivia,
dove vivono dei nostri amici: quindi oltre che dalla scuola, la mia settimana è occupata quasi
interamente da lavori o attività per i bambini e per i poveri. Ovviamente, in quarantena, anche
queste attività sono state ridotte quasi a zero, con mio grande dispiacere…