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Italia Poetica
- Anche io lo penso, in mezzo a tanto spavento e con l’angoscia per la pandemia molti hanno
reagito non con rabbia ma con vitalità.
- Si, e sono stati contagiosi.
- Effettivamente almeno non ci si lascia andare al senso di impotenza.
- Già. Poi io ho scoperto di essermi giudicata male. Mi credevo incapace di essere costante invece
adesso che vivo in una lentezza ho preso alcune abitudini senza difficoltà... e sto meglio.
Tipo la ginnastica appunto.
- Ma lo sai che pure io la sto facendo e non mi fa male più il collo?
- È normale, stare troppo al computer blocca la schiena. Pure a me è successo. Adesso è assurdo
rendermi conto che magari ci passo più tempo di prima ma sto bene.
- Effettivamente alla fine tutti i giorni ti fai gli esercizi e ti rilassi. Certo fa riflettere questa cosa.
- Mica solo questa. Ti ricordi quando ti dicevo che non è possibile fare il pane a casa perché
come fai a stargli dietro?
- Si, si.
- Eh, adesso ovviamente non ho problemi. Impasto e, quando è ora, inforno. Quello di solina è
fenomenale. Mentre lievita io comunque lavoro oppure pulisco casa.
- Vedi! Io mi sono dedicata a fare i biscotti. Era da una vita che li volevo fare!
- Ah, buoni! Quali hai fatto?
- Ne ho fatti di vari tipi. Frollini per la colazione, cantucci, poi anche crostatine, maritozzi.
- Cavolo Fede! Ti sei lanciata!
- Eh si, ma come dici tu, avevo tempo ed era da tanto che volevo provare le ricette di mia nonna.
Poi cavolo, si risparmia tantissimo a fare i biscotti in casa.
- Si si, i biscotti costano parecchio.
- Ma poi questi di nonna sono uno spettacolo e mi ricordano tante cose della mia infanzia.
- Si, lo so cosa vuoi dire. Sono sensazioni che erano diventate sempre più rare invece in questo
tempo lento si ritrovano.
- Si, non erano perse. Io ho ripensato a cose che mi sembravano dimenticate.
- Già. Certo mi viene la tristezza a pensare che ci siamo concesse questa vita come reazione a
un’emergenza planetaria.
- Si, ho capito cosa vuoi dire, ha un retrogusto molto amaro.
- E se penso agli ospedali, alle persone che non avevano soldi da parte, a chi aveva appena
aperto un’attività... ma pure a pensare che non so quanto potremo reggere mi fa paura.
- Lo so, però ormai questa cosa è arrivata e la stiamo vivendo per forza. Allora cerchiamo di
osservare le cose per fare delle scelte future, no?
- Non è che possiamo fare altro. Però mi rammarico: certe cose non erano già chiare? Perché
abbiamo vissuto come pazze prima? Mica “serviva” una pandemia.
- Certo che no, non ci si può augurare che arrivi una catastrofe per vivere meglio dopo.
- Appunto. Non potevamo vivere una vita più lenta, più a misura fin da prima?
- Siamo nate che il mondo già correva e non ce ne siamo accorte.
- Possibile che non se ne sia accorto nessuno?
- Ma se tu stessa mi hai raccontato di gente che si è scocciata del nostro modo di vivere e ha
abbandonato la città e la frenesia.
- Si ma quelle sono persone che hanno attuato una rottura, hanno dovuto prendere decisioni
nette, scegliere tra due opzioni opposte.
- Appunto, si vede che loro se ne erano accorti.
- Si, ma io non volevo rinnegare la città.
- Ah nemmeno io, non potrei mai vivere in campagna, isolata,
poi ci sono pure i cinghiali, che sei matta!
I Quaderni della Rinascita. Racconti. 38