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I Quaderni della Rinascita. Racconti - Versione lunedì 8/06/2020

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Italia Poetica

Andrea Bogoni

“Benvenuto nel nostro Hotel” Vuoto mantra, che recitavo decine di volte a lavoro.

Era la fine di Febbraio, nell’aria ancora i freddi coriandoli del Carnevale, quando tutto cambiò

negli occhi spaventati dei turisti.

Due giunoniche ragazze brasiliane, appoggiate al banco del ricevimento, mi chiedevano con

imbarazzo cos’era meglio fare. “Forse è meglio cambiare destinazione e andare in Svizzera?

In montagna è più difficile che arrivi il virus.”

Risposi con altrettanto imbarazzo. “Beh… Voi avete il volo di rientro dal Marco Polo, e poi

avrete l’occasione unica di vedere Venezia come nessuno l’ha mai vista, deserta”.

Col senno del poi rabbrividisco alle parole usate. Mi auguro solo che stiano bene.

“Bentornato nel nostro Hotel” Stavolta era un simpatico inglese di mezza età, ospite abituale.

A malincuore decise di partire in anticipo, per il peggiorare della situazione.

Pagato il conto mi propose scherzosamente di seguirlo in Inghilterra. “Siamo pur sempre un’isola.

Si sa che durante le epidemie, le isole se la cavano meglio!”

Vorrei fosse così semplice, ma in un mondo globale le isole non esistono più. Mi piacerebbe un

giorno rivedere il suo gioviale sorriso.

“Benvenuti in Hotel.” Fuori le giornate di allungavano e le mimose in fiore.

Un’elegante coppia sudoreana entrò all’improvviso, con la mascherina in volto. Colsi lo sguardo

di terrore del mio collega, che proprio in quel momento decise di andare in pausa.

Io restai ad accoglierli, scoprendo che erano da mesi in Europa per un viaggio di lavoro.

Per tutto il tempo tennero la mascherina alzata ed un’impacciata distanza, un comportamento

tanto alieno all’epoca quanto famliare adesso.

“Benvenuti da noi”. La Primavera invitava ad uscire, ma già non era più permesso.

Un gruppetto di ragazzi francesi invase rumorosamente la hall. Da solo e vagamente in panico,

feci del mio meglio per dargli delle camere e procacciare a domicilio una cena.

Rimasta a fumare pensosa una sigaretta, la ragazza che portava un’ingobrante telecamera si

fermò a scambiare due parole, prima di salire per ultima in camera.

Erano una troupe di giornalisti televisivi, inviati per un reportage sulla tragica situazione in nord

Italia. Rimasti bloccati, aspettavano un volo che li venisse a prendere…

“Sì, ma tu stai bene?” chiesi spontaneo. “Sì, sto bene, e tu?” Mi rispose con un dolce sorriso,

dietro il quale vidi nei suoi occhi azzurri la stessa angoscia che avevo nei miei.

Non mi sono mai sentito tanto europeo in vita mia.

“Benvenuti”. Il buio attonito per le strade, le luci accese sui balconi.

Una coppia di amanti ha trovato il coraggio di prendere furtivi un angolo tutto loro, almeno per

poche ore. Titubanti, circospetti in ogni passo, certi di star sbagliando.

Giungo alla conclusione che amare gli sbagli è la conseguenza di aver sbagliato gli amori.

“Sì?”. Dimenticati ormai i convenevoli, l’ultimo ospite è un giovane ragazzo dinoccolato.

Chiusa la fabbrica dove lavorava in Germania, era impegnato nella sua intima odissea per tornare

a casa dei suoi, nel sud Italia. Con un pizza d’asporto e la chiave della camera in mano,

mi rivolse il suo sguardo sorridente. “Grazie davvero, pensavo di dormire anche stanotte in stazione”.

I Quaderni della Rinascita. Racconti. 63

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