Il falso castello accusatorio contro Silone
Capita talora che la menzogna, reiteratamente ripetuta, finisca per diventare verità, e che la verità, non altrettanto reiteratamente proclamata, finisca per diventare menzogna. È ciò che potrebbe verificarsi nei confronti di Ignazio Silone, accusato falsamente dagli storici Mauro Canali e Dario Biocca di essere stato per dieci anni una spia fascista, mentre in realtà fu sempre un antifascista. L’accusa è stata ribadita da Canali recentemente in una sua conferenza pubblica, tenuta il 9 settembre 1918 a Sulmona. E ciò ha indotto l’autore del presente saggio a intervenire, ancora una volta, in difesa della verità storica, che rischia di essere trasformata in falsità.
Capita talora che la menzogna, reiteratamente ripetuta, finisca per diventare verità, e che la verità, non altrettanto reiteratamente proclamata, finisca per diventare menzogna. È ciò che potrebbe verificarsi nei confronti di Ignazio Silone, accusato falsamente dagli storici Mauro Canali e Dario Biocca di essere stato per dieci anni una spia fascista, mentre in realtà fu sempre un antifascista. L’accusa è stata ribadita da Canali recentemente in una sua conferenza pubblica, tenuta il 9 settembre 1918 a Sulmona. E ciò ha indotto l’autore del presente saggio a intervenire, ancora una volta, in difesa della verità storica, che rischia di essere trasformata in falsità.
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detto, potrebbe essere più coerentemente attribuita ad Alfredo
Quaglino.
Quando, per la prima volta, Canali attribuì a Silone la paternità
dei rapporti informativi inviati alla questura romana da
Berlino, gli fu obiettato che gli stessi avrebbero potuto essere
stati redatti da un’altra spia come, per esempio, Alfredo
Quaglino. La sua risposta fu perentoria:
Non possiamo considerare certo Alfredo Quaglino (pseudonimo 300HP),
che nel 1923 è un fiduciario del ministero ormai «bruciato», da tempo
fuori del partito e perciò impossibilitato ad avvicinare i dirigenti stessi
del PCD’I 13 .
Sennonché, anche in questo caso la sua affermazione apodittica
viene smentita clamorosamente da numerosi documenti
dell’ACS, dai quali risulta che l’attività spionistica di Quaglino
si svolse dal 1922 al 1932. Per brevità, si cita solo il promemoria
compilato l’8 gennaio 1939 da un funzionario della
Direzione Generale della P.S., trascritto dall’Ufficio sanzioni
contro il fascismo nell’atto di accusa contro Quaglino che,
dopo la pubblicazione della lista dei confidenti dell’Ovra, avvenuta
nel 1946, aveva presentato ricorso perché il suo nome
venisse cancellato dalla stessa:
Nel 1932 gli abbiamo scritto che la sua opera non era soddisfacente né
redditizia: segnalazioni generiche, enunziate sempre e mai portate a termine;
induzioni e deduzioni prive di fondamento, da dare la sensazione
che si trattasse di una mera raccolta di voci da caffè. Lo si invitava pertanto
a mettersi in grado di dare un utile rendimento, “serio, onesto, preciso,
non essendo possibile prolungare all'infinito una situazione completamente
negativa”. Ciò malgrado gli si accludevano ventimila lire, in attesa
del rendiconto. Di seguito, evidentemente, a questa lettera il Quaglino
rinunciò a continuare la sua collaborazione e, a titolo di buonuscita, gli si
corrisposero nell'aprile 1932 quindicimila lire.
Nel maggio del 1933 il Quaglino ci inoltrò una offerta di riprendere il
suo servizio, ma non gli si rispose 14 .
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