Il falso castello accusatorio contro Silone
Capita talora che la menzogna, reiteratamente ripetuta, finisca per diventare verità, e che la verità, non altrettanto reiteratamente proclamata, finisca per diventare menzogna. È ciò che potrebbe verificarsi nei confronti di Ignazio Silone, accusato falsamente dagli storici Mauro Canali e Dario Biocca di essere stato per dieci anni una spia fascista, mentre in realtà fu sempre un antifascista. L’accusa è stata ribadita da Canali recentemente in una sua conferenza pubblica, tenuta il 9 settembre 1918 a Sulmona. E ciò ha indotto l’autore del presente saggio a intervenire, ancora una volta, in difesa della verità storica, che rischia di essere trasformata in falsità.
Capita talora che la menzogna, reiteratamente ripetuta, finisca per diventare verità, e che la verità, non altrettanto reiteratamente proclamata, finisca per diventare menzogna. È ciò che potrebbe verificarsi nei confronti di Ignazio Silone, accusato falsamente dagli storici Mauro Canali e Dario Biocca di essere stato per dieci anni una spia fascista, mentre in realtà fu sempre un antifascista. L’accusa è stata ribadita da Canali recentemente in una sua conferenza pubblica, tenuta il 9 settembre 1918 a Sulmona. E ciò ha indotto l’autore del presente saggio a intervenire, ancora una volta, in difesa della verità storica, che rischia di essere trasformata in falsità.
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segreti. Nei rapporti dell’informatore della questura romana,
relativi al periodo 1922-1924, si fa riferimento complessivamente
a circa 150 persone, mentre nei coevi rapporti di 300
HP a circa 100. Ebbene, le persone a cui si riferiscono entrambi
gli informatori sono oltre 50. Tra queste vi sono tutti i
dirigenti del partito comunista italiano, la maggior parte dei
quali, come si è detto, è conosciuta personalmente da Quaglino.
Per quanto riguarda le notizie fornite sulle singole persone
dai due informatori, va osservato che, dalla loro lettura, effettuata
in modo cronologico, si ricava per ognuna di esse un
quadro unitario in cui non si riscontra alcuna contraddizione.
In molti casi, le concordanze tra i rapporti fiduciari dei due informatori
sono talmente evidenti che non può esservi dubbio
sulla loro appartenenza allo stesso autore. Ci si limita qui solo
a tre esempi per motivi di brevità. Il primo riguarda il comunista
Costantino Serafini, conosciuto personalmente da Quaglino,
sul quale i due informatori scrivono quanto segue:
Informatore della questura romana
Doc. 22 aprile 1923:
In sostituzione del Morelli, lavorerà
un commerciante comunista genovese,
certo Serafini, milionario molto
noto nell'ambiente commerciale di
Genova e di Berlino. Abita a Tempelapf
in Berlino. Si occuperà della trasmissione
di fondi per l'Italia avendo
egli un forte movimento di somme
presso qualche banca tedesca. Il Serafini
è inscritto nella sezione comunista
di Genova ed ha rapporti con i
rappresentanti russi per mezzo
dell'on. Ambrogi .
300 HP (Quaglino)
Rapporto Genova, 31 agosto 1923:
Serafini – comunista – residente a
Genova – in via Carlo Felice – che dai
membri del Partito Comunista e Socialista
– è conosciuto come ricchissimo
– è ritornato qui da Vienna ove si sarebbe
recato per incarichi segreti di
alta competenza affidatigli dall'Esecutivo
Comunista – A Vienna si sarebbe
incontrato con l'on. Ambrogi, con Edmondo
Peluso e coll'avv. Vittorio Ambrosini
– Serafini gode una fiducia illimitata
presso l'Esecutivo – e gli incarichi
delicatissimi che gli vengono affidati
all'estero sarebbero di una segretezza
assoluta.
Su Serafini i due informatori forniscono le stesse informazioni.
Dicono che vive a Genova, è ricco, intrattiene rapporti con
l’on. Ambrogi, svolge incarichi segreti per il partito comunista,
tra cui quello di intermediario nella trasmissione dei fondi
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