Il falso castello accusatorio contro Silone
Capita talora che la menzogna, reiteratamente ripetuta, finisca per diventare verità, e che la verità, non altrettanto reiteratamente proclamata, finisca per diventare menzogna. È ciò che potrebbe verificarsi nei confronti di Ignazio Silone, accusato falsamente dagli storici Mauro Canali e Dario Biocca di essere stato per dieci anni una spia fascista, mentre in realtà fu sempre un antifascista. L’accusa è stata ribadita da Canali recentemente in una sua conferenza pubblica, tenuta il 9 settembre 1918 a Sulmona. E ciò ha indotto l’autore del presente saggio a intervenire, ancora una volta, in difesa della verità storica, che rischia di essere trasformata in falsità.
Capita talora che la menzogna, reiteratamente ripetuta, finisca per diventare verità, e che la verità, non altrettanto reiteratamente proclamata, finisca per diventare menzogna. È ciò che potrebbe verificarsi nei confronti di Ignazio Silone, accusato falsamente dagli storici Mauro Canali e Dario Biocca di essere stato per dieci anni una spia fascista, mentre in realtà fu sempre un antifascista. L’accusa è stata ribadita da Canali recentemente in una sua conferenza pubblica, tenuta il 9 settembre 1918 a Sulmona. E ciò ha indotto l’autore del presente saggio a intervenire, ancora una volta, in difesa della verità storica, che rischia di essere trasformata in falsità.
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dell’aprile 1923 sia stato redatto da Silone. Tutti gli indizi,
invece, portano a ritenere che esso sia stato redatto da Quaglino.
La lettera del commissario Bellone, sebbene non faccia
il nome dell’informatore, fornisce comunque qualche utile e-
lemento per la sua individuazione, se la si mette in correlazione
con gli altri documenti esistenti presso l’ACS che riguardano
Alfredo Quaglino.
Nella lettera Bellone definisce l’informatore «nostro amico»,
dice che ha attraversato la frontiera svizzera per rientrare in
Italia e che ha trascorso con lui due giorni a Genova, durante i
quali ha redatto alla sua presenza la relazione fiduciaria allegata
alla lettera.
L’informatore è definito «nostro amico», perché intrattiene
un rapporto di collaborazione non con la questura di Roma in
generale, e quindi con i vari funzionari della stessa, ma esclusivamente
con Bellone e con il questore Bertini. Quaglino invia
le sue relazioni fiduciarie a Bellone, che le consegna poi al
questore. Con il suo interlocutore, Quaglino intrattiene un
rapporto non solo di fiducia ma anche di confidenzialità, perché
nelle sue lettere usa nei suoi confronti la formula del tu e
non del lei. Eccone qualche esempio:
- Sono tornato oggi da un breve giro compiuto nella Renania e mi
affretto ad inviarti qualche notizia 15 .
- Alla conferenza comunista di Essen […] il partito italiano inviò il
deputato Ersilio Ambrogi, Edmondo Peluso (che tu ben conosci) e
l'Ing. Ramazzotti di Novara 16 .
- Come sai il Riboldi è un terzinternazionalista 17 .
- Conoscerai certamente le decisioni prese nelle ultime riunioni della
Direzione del P.S.I. ad unanimità, eccetto Fioritto 18 .
Il rapporto esclusivo di fiducia nei confronti di Bellone e del
questore Bertini risulta in modo evidente dalla lettera che
quest’ultimo invia al Capo della polizia in data 4 marzo 1924,
in cui scrive: « Nella prima quindicina di dicembre u.s. fu tenuta
a Berlino una conferenza antifascista internazionale. Un
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