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360 | Settembre - 2020

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Palintesto

L’avvenire è la porta, il passato il nè è la chiave di Giulia Castriota

La nostalgia è un faro antico che ha sempre

guidato ed ispirato arte e letteratura, un sentimento

potente che ha attraversato i secoli da

Omero a Pasolini, da Saffo a Kavafis. Nel V

libro dell’Odissea troviamo Ulisse in lacrime,

che guarda il mare e pensa ad Itaca e a sua moglie

Penelope, l’eroe omerico è il nostalgico per

eccellenza, nonostante l’amore e le promesse

di immortalità di Calipso, soffre la lontananza

da casa e il desiderio di farvi ritorno. “Né più

mai toccherò le sacre sponde, ove il mio corpo fanciulletto

giacque (…)” così principia uno dei più strazianti

sonetti di Foscolo “A Zacinto”, dove il poeta, costretto

all’esilio, tramuta in poesia il suo dolore, che si incarna

in quello di chi è forzato ad abbandonare la sua terra,

privato della speranza di farvi ritorno. E pensare che

il concetto di nostalgia, non è affatto un retaggio della

Grecia antica, ma è stato coniato, solamente, alla fine

del 1600 a Basilea da un medico, per indicare lo stato

psicologico dei mercenari svizzeri, al servizio di Luigi

XIV, che, lontani da casa, erano soffocati da questo

male esistenziale che spesso li conduceva alla morte.

Ma si può avere nostalgia del presente? Secondo Jorge

Luis Borges si, tanto da porla come titolo di una sua

poesia dove, apparentemente contro ogni logica, il desiderio

e la realtà combaciano, ciò nasce da un sentimento

di nostalgia anticipata, si percepisce la sensazione di

non vivere abbastanza adeguatamente, di non godere in

modo pieno di un incontro o di un’esperienza e quindi

si prefigura negli occhi dell’autore già lo sfiorire di quel

momento e aleggia intorno a lui già il presagio dell’assenza.

In “Nuova confutazione del tempo”, uno dei

saggi più illuminanti di Borges, l’autore, applicando le

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negazioni dell’idealismo al concetto del tempo, teorizza

l’inconsistenza di passato e futuro, sia dal punto di vista

scientifico che estetico, affermando la sola sussistenza del

presente: “(…) fuori di ogni percezione (attuale o ipotetica)

non esiste la materia; fuori di ogni stato mentale

non esiste lo spirito; neppure il tempo esisterà fuori di

ogni istante presente” e ancora, “Il tempo è la sostanza

di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e

io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono

la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco.

Il mondo disgraziatamente è reale; io disgraziatamente

sono Borges”.

Lo sguardo della nostalgia è immortalato in una poesia

di Charles Baudelaire “A una passante”, in una chiassosa

strada cittadina in fermento, appare una donna,

che con la sua sola presenza annulla tutto ciò che la circonda,

e nei suoi occhi, vividi di tempesta, il poeta coglie

sensazioni prossime all’assoluto, “la dolcezza che incanta

e il piacere che uccide”, presente e futuro, dunque la

vita e la morte. È proprio questa forse l’essenza della

nostalgia, quando si raggiunge la matura consapevolezza

che la realtà non è più quella di un tempo, che ciò che

si desidera non c’è più e non potrà più essere.

Kostantinos Petrou Kavafis nasce ad Alessandria d’Egitto

nella seconda metà dell’800, ed è stato definito

come “il più antico tra i poeti moderni”, con uno stile

critico e scettico in netta contraddizione con valori come

il cristianesimo o il patriottismo, tutta la sua produzione

artistica è stata principalmente protesa a dare nuova

vita alla letteratura greca. “Itaca”, una delle poesia più

celebri, crea un parallelismo tra il leggendario viaggio di

Ulisse e il trascorrere del tempo sulla terra di ogni individuo

“quando ti metterai in viaggio per Itaca / devi

augurarti che la strada sia lunga, / fertile in avventure

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