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Palintesto
L’avvenire è la porta, il passato il nè è la chiave di Giulia Castriota
La nostalgia è un faro antico che ha sempre
guidato ed ispirato arte e letteratura, un sentimento
potente che ha attraversato i secoli da
Omero a Pasolini, da Saffo a Kavafis. Nel V
libro dell’Odissea troviamo Ulisse in lacrime,
che guarda il mare e pensa ad Itaca e a sua moglie
Penelope, l’eroe omerico è il nostalgico per
eccellenza, nonostante l’amore e le promesse
di immortalità di Calipso, soffre la lontananza
da casa e il desiderio di farvi ritorno. “Né più
mai toccherò le sacre sponde, ove il mio corpo fanciulletto
giacque (…)” così principia uno dei più strazianti
sonetti di Foscolo “A Zacinto”, dove il poeta, costretto
all’esilio, tramuta in poesia il suo dolore, che si incarna
in quello di chi è forzato ad abbandonare la sua terra,
privato della speranza di farvi ritorno. E pensare che
il concetto di nostalgia, non è affatto un retaggio della
Grecia antica, ma è stato coniato, solamente, alla fine
del 1600 a Basilea da un medico, per indicare lo stato
psicologico dei mercenari svizzeri, al servizio di Luigi
XIV, che, lontani da casa, erano soffocati da questo
male esistenziale che spesso li conduceva alla morte.
Ma si può avere nostalgia del presente? Secondo Jorge
Luis Borges si, tanto da porla come titolo di una sua
poesia dove, apparentemente contro ogni logica, il desiderio
e la realtà combaciano, ciò nasce da un sentimento
di nostalgia anticipata, si percepisce la sensazione di
non vivere abbastanza adeguatamente, di non godere in
modo pieno di un incontro o di un’esperienza e quindi
si prefigura negli occhi dell’autore già lo sfiorire di quel
momento e aleggia intorno a lui già il presagio dell’assenza.
In “Nuova confutazione del tempo”, uno dei
saggi più illuminanti di Borges, l’autore, applicando le
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negazioni dell’idealismo al concetto del tempo, teorizza
l’inconsistenza di passato e futuro, sia dal punto di vista
scientifico che estetico, affermando la sola sussistenza del
presente: “(…) fuori di ogni percezione (attuale o ipotetica)
non esiste la materia; fuori di ogni stato mentale
non esiste lo spirito; neppure il tempo esisterà fuori di
ogni istante presente” e ancora, “Il tempo è la sostanza
di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e
io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono
la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco.
Il mondo disgraziatamente è reale; io disgraziatamente
sono Borges”.
Lo sguardo della nostalgia è immortalato in una poesia
di Charles Baudelaire “A una passante”, in una chiassosa
strada cittadina in fermento, appare una donna,
che con la sua sola presenza annulla tutto ciò che la circonda,
e nei suoi occhi, vividi di tempesta, il poeta coglie
sensazioni prossime all’assoluto, “la dolcezza che incanta
e il piacere che uccide”, presente e futuro, dunque la
vita e la morte. È proprio questa forse l’essenza della
nostalgia, quando si raggiunge la matura consapevolezza
che la realtà non è più quella di un tempo, che ciò che
si desidera non c’è più e non potrà più essere.
Kostantinos Petrou Kavafis nasce ad Alessandria d’Egitto
nella seconda metà dell’800, ed è stato definito
come “il più antico tra i poeti moderni”, con uno stile
critico e scettico in netta contraddizione con valori come
il cristianesimo o il patriottismo, tutta la sua produzione
artistica è stata principalmente protesa a dare nuova
vita alla letteratura greca. “Itaca”, una delle poesia più
celebri, crea un parallelismo tra il leggendario viaggio di
Ulisse e il trascorrere del tempo sulla terra di ogni individuo
“quando ti metterai in viaggio per Itaca / devi
augurarti che la strada sia lunga, / fertile in avventure