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ricordi-infanzia-lumenti - Dauniacom

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Immaginate di ritornare per un momento indietro nel tempo e state seduti<br />

con me intorno ad un bel braciere acceso. Desidero raccontarvi cose che<br />

oggi possono sembrare irreali ma che sono realmente accadute e che<br />

hanno fatto parte della mia fanciullezza.<br />

La mia famiglia era composta dal nonno ,dalla nonna,da mio padre, da mia<br />

madre e da tre fratelli e vivevamo tutti uniti in tre stanze. Talvolta, essendo<br />

la mamma nativa di altro paese, arrivavano ospiti e allora ci si arrangiava<br />

alla meglio nel mangiare e nel dormire e non si mostrava mai insofferenza<br />

o fastidio. Anche noi, naturalmente, si andava qualche volta dagli zii al<br />

paese di mia madre.<br />

Mi raccontano che un giorno, avrò avuto meno di tre anni,trovandomi<br />

nella casa di una zia, sentii provenire dalla cucina un odorino di sugo<br />

talmente stuzzicante che non resistetti alla voglia di assaggiarlo per cui<br />

presi un pezzo di pane, salii sullo sgabello,scoperchiai la pentola e stavo<br />

per intingervi il pane quando una voce dietro le mie spalle mi gridò :<br />

-“ Lazzarone, cosa stai facendo ? “<br />

Per lo spavento lasciai cadere a terra sia il pane che il coperchio della<br />

pentola e, girandomi verso la zia, esclamai piangendo :<br />

-“Ch’ t’ pòzzn accìd, ma’ fatt sckantà ! ( Che ti possono uccidere, mi hai<br />

fatto spaventare!)”<br />

A questa mia uscita la zia scoppiò in una sonora risata, mi asciugò le<br />

lacrime e mi fece assaggiare il sugo.<br />

Nel mio paese, prevalentemente agricolo, le attività giornaliere iniziavano<br />

molto presto. Dalla stalla, spesso situata all’interno delle case, i contadini<br />

tiravano fuori gli animali per attaccarli ai “traìni” (carretti), caricavano il<br />

“fumèro” (letame)e poi partivano per i campi dai quali facevano ritorno<br />

solo verso sera.<br />

Chi non possedeva un proprio campo si recava davanti al Municipio per<br />

trovarsi “ la giornata”.Era questo il luogo dove gli uomini si riunivano per<br />

essere ingaggiati per un lavoro di uno o più giorni dopo averne contrattato<br />

la paga col “sovrastante” o direttamente col padrone del terreno.<br />

Partiti gli uomini, le donne per prima cosa portavano fuori “ a caiòla chi’<br />

iallìne”( la gabbia con le galline), che venivano lasciate libere di razzolare<br />

mentre si procedeva alla pulizia della gabbia stessa. Ed ecco che le strade<br />

cominciavano ad animarsi.Il primo richiamo era “ du’ cafttère”( caffettiere)<br />

che ,offrendo la sua ciofèca calda, gridava :

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