3DMAGAZINE YIN_19
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CHIARA REALE
LE MILLE
SFACCETTATURE
DELLA BIENNALE
DI VENEZIA
#3DARTAROUND
L
a brezza dell’arte
spira sulla laguna
più famosa al mondo:
come sempre negli
anni dispari quest’anno è tempo
di Biennale di Venezia – Mostra
Internazionale dell’Arte, giunta alla
sua 58esima edizione. La curatela
dell’esposizione all’ Arsenale è stata
affidata a Ralph Rugoff che chiede (a
sé stesso, agli artisti e forse anche
ai fruitori) se stiamo vivendo “tempi
interessanti”. “May You Live In
Interesting Times” è infatti il punto
di partenza e il fil rouge che lega le
opere in esposizione, fra l’arsenale,
i giardini e le mostre collaterali.
Un punto di partenza che obbliga a
mettere a confronto i nostri tempi
con quelli passati e ad immaginarli
in relazione al futuro, ma anche
un invito al gioco, come afferma
lo stesso Rugoff in occasione di
varie interviste. Puntuali arrivano
commenti, applausi e critiche:
quest’anno più che negli anni
passati le opinioni riguardanti
le opere selezionate sono state
particolarmente discordanti. C’è chi
ha gridato al capolavoro nel caso del
Padiglione Corea che, con il titolo
“History Failed Us, but No Matter”,
ha presentato le opere (taglienti,
crude, poetiche) di Hwayeon Nam,
siren eun young jung e Jane Jin
Kaisen. C’è chi ha apprezzato il
viaggio onirico nella “modernità
liquida” di Laure Pouvost, al
Padiglione Francese con l’opera
“Deep See Blue Surrounding You”.
Ma c’è anche chi ha considerato
l’esposizione del barcone, affondato
nel nubifragio del 18 aprile 2015
fra le coste libiche e quelle di
Lampedusa e che costò la vita a
un migliaio di migranti, come una
spettacolarizzazione inutile della
tragedia umana; e chi ha sbuffato
al cospetto dell’opera di Lorenzo
Quinn, che si ripete esponendo
(di nuovo) le sue mani di gigante.
Se non sarà ricordata come la
Biennale più intensa, questa della
58esima edizione sarà sicuramente
annoverabile fra le più discusse, fra
le più irriverenti e ironiche, fra le
più “playful” (su stessa ammissione
del curatore). Una Biennale di
estremi e contraddizioni, dalle
mille sfaccettature e dalle continue
mutazioni. Se non una Biennale
intensa è sicuramente una Biennale
che ha fatto centro, rispecchiando
fedelmente il forte senso di
instabilità che rappresenta, in fin dei
conti, il leitmotiv della nostra epoca.
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