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Magazzino di filosofia n. 38/2021

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Ipotesi su essere e non-essere (§§ 17- 18) <§ 17. Ambigua presenza e

compresenza p. 179; § 18. Oltre la metafora del dualismo p. 184>

NB = continua sul MAG n. 39 con i §§ conclusivi sulla Prima Tesi. A seguire,

la Seconda Tesi e la Terza Tesi. (Ndr)

PREFAZIONE

§ 1. Il sofista Gorgia da Lentini 1 occupa un posto del tutto particolare nella

storia del pensiero occidentale. Se Protagora, il maestro del relativismo, è

considerato l’iniziatore e il padre spirituale del complesso movimento di

pensiero che viene sin troppo semplicisticamente etichettato sotto la denominazione

di Sofistica, Gorgia ne è in qualche modo l’espressione massima,

il modello compiuto, l’insuperabile punto di riferimento. Già agli occhi dei

contemporanei incarnava ciò che di più elevato un sofista potesse essere.

Riconosciuto campione della dialettica preplatonica, per tutti egli è ancora il

grande negatore e da sempre il suo nome evoca la straripante potenza di dissoluzione

della ragione umana. Si è trovato un termine unico per esprimere

l’idea: Gorgia sarebbe il nichilista perfetto.

1

Gorgia nasce a Lentini, colonia di Calcide nella terra di Sicilia, in un periodo che, considerate

le comprensibili difficoltà di una datazione datazione certa, pare da collocarsi come

presumibilmente compreso fra il 490 e il 480 a.C. Secondo Diogene Laerzio fu discepolo di

Empedocle (Vite dei filosofi, VIII, 58:

[Ἐµπεδοκλῆς] καὶ ἰατρὸς ἦν καὶῥήτωρ ἄριστος. Γοργίαν γοῦν τὸν Λεοντῖνον

αὐτοῦ γενέσϑαι µαϑητήν, ἄνδρα ὑπερέχοντα ἐν ῥητορικῆ).

La notizia è confermata anche dal lessico Suda (Γ388=82 A 2DK), che chiama Gorgia

µαϑητὴς Ἐµπεδοκλέους, né vi è ragione alcuna di dubitare dell’informazione, che pare

anzi probabile dato che Empedocle viene anche indicato come l’inventore della retorica (Sesto

Empirico, Adv.math., VII,6). Il dato più certo della sua vita è l’ambasciata che egli guidò

con successo ad Atene, nel 427, per chiedere l’aiuto della potente metropoli attica contro il

tentativo espansionistico di Siracusa. Fattosi subito ammirare per la sua prepotente abilità

dialettica, iniziò con strepitoso successo la carriera di sofista, che lo portò a girovagare, accumulando

ingenti ricchezze, soprattutto tra l’Attica, la Beozia e la Tessaglia, dove la sua

influenza fu talmente forte che Filostrato ricorda che “il fare retorica prese il nome di ‘gorgizzare’”

(γοργιάζειν, Epistulae 73=82 A 35 DK), ma anche a Delfi ed Olimpia (dove fu

chiamato a tenere discorsi in importanti occasioni pubbliche) e -pare (ma la notizia qui è

incerta)- ad Argo, dove secondo Olimpiodoro (Schol. ad Gorg.7.2) venne emanato un divieto

alla cittadinanza di seguirne le lezioni. Trascorse gli ultimi anni di una vita lunghissima e

fortunata nella città tessala di Fere, ospite del tiranno Giasone. Morì più che centenario, forse

a Larissa, intorno al 380 a.C. Tra i suoi allievi figurano personalità eminenti come Isocrate,

Tucidide, Crizia, Aristippo, Antistene ed Alcibiade.

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