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Stefano Peverada
Gorgia (1)*
Avvertenza dell’A.
Questo lavoro ha avuto uno strano destino. Scritto circa 15 anni fa, è stato subito
messo in un cassetto, dove è rimasto per quasi tre lustri senza avere avuto nemmeno
un lettore. Forse aspettava solo il momento giusto per vedere la luce, chissà, oggi
mi piace pensarlo. Le circostanze che hanno favorito il presentarsi di questa occasione
sono state oltremodo fortuite e paradossali, rocambolesche al limite del romanzesco.
Devo unicamente all’interesse del prof. Alfredo Marini se il presente
saggio (che è rimasto invariato nella sua stesura originale, senza alcun tipo di revisione)
ha avuto finalmente la possibilità di una pubblicazione. A lui vanno quindi i
miei più sentiti ringraziamenti, con stima e affetto.
Milano, Novembre 2020
NOTA DELL’AUTORE
Il presente saggio non è solamente un contributo critico alla riscoperta di una delle
grandi figure della filosofia occidentale, ma rappresenta un'occasione in vista di un
ripensamento radicale di quella stessa storia. L’evento cruciale che ne ha deciso
una volta per sempre la curvatura teoretica, vale a dire l'avvento della metafisica
platonica, viene infatti interpretato alla luce di nuove categorie di comprensione. In
estrema sintesi si può affermare che qui l’opera platonica è fatta oggetto di una profonda
ricontestualizzazione. Rigettata e per così dire re-immersa all’interno delle
sue originarie spinte speculative, essa viene esplicitamente interpretata, nei suoi
principali snodi concettuali, come una precisa risposta rispetto a quelle. Questo significa,
in ultima analisi, leggere il Platonismo come una elaborazione alternativa
rispetto alla Sofistica, con riferimento particolare alle figure dei due pensatori che
avevano costruito le linee-guida del movimento, Protagora di Abdera e Gorgia da
Lentini. In tal senso il saggio che segue è una sorta di creatura gemellare rispetto a
quello da noi precedentemente dedicato al sofista di Abdera** e ne costituisce la più
naturale prosecuzione, al punto che essi andrebbero coerentementi letti come
un’unica opera.
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