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1 Palin Reazione

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#Area Heisenberg

Cella a combustibile ‘PEM’

V. Se questi numeri suonano un po’ oscuri,

si può ragionare in termini di calore emesso

durante la reazione: l’idrogeno emetterebbe

tre volte più calore del petrolio [3] . In più, la

produzione sarebbe totalmente non inquinante

in quanto, come si vede dalle reazioni in

alto, l’unico prodotto sarebbe della semplice

acqua pura (H2O). Un altro punto a favore

delle celle a combustibile rispetto ai tradizionali

motori a scoppio alimentati da combustibili

fossili consisterebbe nell’efficienza: la

cella a combustibile è un motore elettrico e,

in quanto tale, non incorrerebbe nelle limitazioni

imposte dal Ciclo di Carnot come nel

caso dei motori termici come quello a scoppio,

il cui rendimento è limitato dalle temperature

in ingresso e in uscita. Questo porterebbe

le celle a combustibile a rendimenti al

di sopra del 50% e, in alcuni casi, fino all’80%

mentre i motori a benzina e diesel si attestano

più o meno tra il 30 e il 40% (per le temperature

a cui operano).

Pila - Motore a scoppio. Fonte: Treccani.it

I condizionali appena usati sono però d’obbligo

in quanto l’idrogeno è un combustibile

difficile da trattare in tutte le fasi della produzione

energetica, come la sintesi dell’idrogeno

stesso, il suo immagazzinamento (storage), il

trasporto e infine la reazione chimica capace

di produrre energia (in copertina) per realizzare

ciò che viene chiamato comunemente

ciclo dell’idrogeno. Da almeno tre decadi la

comunità scientifica si sforza quotidianamente

di ottimizzare ogni passo del ciclo, riunendo

competenze che vanno dalla chimica pura

all’ingegneria energetica, dalla scienza dei

materiali agli impianti elettrici industriali.

Efficienza voltaggio. Fonte: Treccani.it

La reazione stessa infatti trova nella riduzione

dell’ossigeno una sorta di barriera da

superare piuttosto significativa, chiamata in

gergo barriera di potenziale, che ne limita

il rate (tasso di reazione). Questa proprietà

purtroppo ne abbassa le reali prestazioni,

arrivando a generare voltaggi tra lo 0.6 e 0.9

V o anche minori in caso di correnti elettriche

più elevate. Per mitigare il problema, il

catodo conduttivo nella cella va arricchito

con catalizzatori che ne aumentino la reattività

(abbassino insomma la barriera di potenziale)

e quindi le prestazioni. I metalli nobili

come il platino, ad esempio, hanno un’ottima

efficacia in tal senso, ma sono così costosi da

costringere gli addetti ai lavori a grandi sforzi

per ridurre al minimo gli sprechi (economici

e ambientali).

Anche l’utilizzo dell’idrogeno, elemento principale

coinvolto nel ciclo, non è privo di

inconvenienti. Come poter convogliare, immagazzinare

e trasportare infatti l’elemento più

leggero e reattivo dell’Universo?

È così poco denso che un serbatoio di idrogeno

pressurizzato ha una capacità energetica

di circa sette volte minore di un serbatoio

di pari volume pieno di benzina! Questa

sua caratteristica tuttavia non è eccessivamente

limitante in particolari applicazioni di

‘grandi dimensioni’, come i grandi impianti industriali

o i motori di un aereo, mentre potrebbe

essere assolutamente sconveniente applicare

un serbatoio di idrogeno in un’autovettura di

modeste dimensioni. Infine, altri problemi di

infiammabilità e cattura vanno tenuti in considerazione

tramite l’uso di materiali porosi ed

ignifughi.

Soprattutto, però, sta creando grossi problemi

la sintesi dell’idrogeno in maniera sostenibile.

L’obiettivo comune è quello di isolare l’idrogeno

dall’acqua (per completare così il ciclo,

essendo l’acqua anche il prodotto finale) in

una reazione chiamata elettrolisi utilizzando

energia rinnovabile, come l’eolica o la solare.

L’idrogeno prodotto in questa maniera è chiamato

idrogeno verde ed è l’obiettivo numero

uno nelle agende politiche di tutti i Paesi avanzati,

tanto da essere citato anche dal nostro

Fonti:

nuovo Ministro alla Transizione Ecologica

Roberto Cingolani nel suo primo discorso alle

Camere [4] . L’idrogeno verde corrisponde per

ora solo al 2% di quello prodotto, che viene

per il resto principalmente ottenuto tramite

sintesi dai combustibili fossili: idrogeno grigio

o blu. Ovviamente, questi altri ‘colori’ dell’idrogeno

hanno un impatto ambientale significativo

che non può essere sostenuto.

L’ultimo passo da compiere è proprio questo:

implementare fonti di energia rinnovabile

combinandole con la produzione di idrogeno

per ottenere finalmente un ciclo globale di

produzione energetica totalmente pulito,

sostenibile e praticamente inesauribile; obiettivo

sempre più vicino grazie alla drastica

riduzione dei costi di produzione delle energie

rinnovabili [5] .

Nonostante i problemi elencati, la ricerca

scientifica ci ha portati ad un passo dall’obiettivo.

Di fronte all’epocale problema

ambientale, siamo riusciti a reagire e trovare

quella che sembra una via d’uscita. La nostra

salute, il nostro stile di vita e tutto il pianeta

possono essere salvati. Raccolta differenziata

dopo raccolta differenziata, pannello fotovoltaico

dopo pannello fotovoltaico, reazione

dopo reazione.

[1] Fuel cells and Hydrogen Joint Undertaking

[2] Anmar Frangoul, Orsted to link a huge offshore wind farm to ‘renewable’ hydrogen production,

CNBC, 1/04/2021

[3] World Nuclear Association

[4] Cingolani l’ambiguo, tra idrogeno verde e fusione nucleare, «Il manifesto», 17-03-2021

[5] I ‘colori’ dell’idrogeno nella transizione energetica, EAI ENEA 2/2020

[6] The Future of Hydrogen – seizing today’s opportunities, Report by the IEA

#Area Heisenberg

46 Una reazione ci salverà

Una reazione ci salverà

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