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Leseprobe_Metastasio_Briefe

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ITINERARI PER LETTERA.<br />

METASTASIO, VIENNA, L’EUROPA<br />

Alberto Beniscelli<br />

Dopo essersi congedato dalle sue città di nascita ed elezione, Roma e Napoli, <strong>Metastasio</strong><br />

giunge a Vienna il 17 aprile 1730, dove resterà un’intera vita. Non è poca cosa<br />

l’eredità da cui il poeta cesareo, fresco di nomina, si distaccava. L’importante bagaglio<br />

letterario e giuridico-filosofico appreso dal Gravina e approfondito nelle tante<br />

frequentazioni della migliore cultura meridionale; la straordinaria lezione musicale<br />

dei compositori “partenopei”, con i quali il giovane librettista aveva iniziato una<br />

inedita competizione, sui palcoscenici napoletani, per ribilanciare i diritti di melos e<br />

logos; gli omaggi riservatigli dall’Arcadia capitolina al momento della sua partenza.<br />

Molta parte di quel lascito verrà rielaborato a contatto con le nuove committenze<br />

asburgiche, in altri contesti politico-culturali. Nelle pagine del vasto epistolario inviate<br />

durante la lunga stagione viennese riemergeranno nomi, volti, interlocutori,<br />

esperienze del periodo italiano. Difficile trovare in esse i segni evidenti dell’incisione<br />

traumatica dovuta alla meccanica del distacco. Tutto si risolve in un costante lavoro<br />

di ricucitura del prima e del dopo. La «storia di una vita» – qual è, anche, l’epistolario<br />

metastasiano – segue un filo conduttore che non conosce strappi e non manca tuttavia<br />

di registrare le ferite, in apparenza minime, dei tanti addii. Celebri i primi, indirizzati<br />

a Marianna Bulgarelli, in cui resta inscritta l’immagine del poeta che si ritrae<br />

impacciato nel «gelo» di Vienna mentre rievoca la perduta allegria del carnevale romano.<br />

Proseguendo lo spoglio epistolare, si troveranno numerose attestazioni del<br />

desiderio di ritorno. Ma la descrizione dell’auspicato nostos verso Roma e Napoli<br />

coinciderà sempre più con l’astuzia di uno scrivente consapevole che non sarebbe mai<br />

rientrato a casa, e così facendo si compiace dell’ormai amata condizione dell’esilio.<br />

Un viaggio ultra montes effettivamente compiuto e un altro, a ritroso, affidato alle<br />

registrazioni nostalgiche della penna. È un diagramma che regge la struttura stessa del<br />

corpus metastasiano.<br />

Disteso su un arco che coincide pressappoco con l’intera esistenza – l’esercizio<br />

della scrittura privata è pressoché quotidiano, e accompagna, commentandone le fasi,<br />

la complessa stesura delle opere melodrammatiche –, il racconto epistolare assume in<br />

sé la dimensione temporale. L’avvertimento del tempo è spesso introdotto da un’osservazione<br />

metereologica. L’opposizione di caldo e freddo – il clima lusitano, o il<br />

tepore romano, contrapposti all’inverno della Lapponia che sferza Vienna – si fa a sua<br />

volta metafora del contrasto tra sicurezza ed ansia, specialmente nelle pagine paesaggistiche,<br />

da cui si originano però note di carattere meditativo che esorcizzano il<br />

timore e conducono alla privilegiata condizione della sospensione: nel paesaggio<br />

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