Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n. 101 dicembre 2021
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Agricoltura > 101
mento della biodiversità del suolo,
rispetto a tutti gli altri metodi di
contenimento delle infestanti.
All’interno dei seminativi non si evidenziano
differenze fra disciplinari
di produzione (convenzionale, integrato),
mentre la qualità biologica
dei suoli ammendati con sostanza
organica di qualità (compost o letame)
è superiore a quella dei suoli
concimati soltanto con fertilizzanti
minerali o con liquame.
I risultati dello studio indicano più
in generale che i fattori con maggiore
effetto positivo sulla qualità biologica
del suolo agricolo, indipendentemente
dalla coltura, sono la presenza
di acqua e di sostanza organica.
La perturbazione causata dalle lavorazioni
intense e dal passaggio
di mezzi meccanici compattanti è il
principale fattore negativo, più dei
trattamenti con prodotti fitosanitari.
ambito montano: il pascolamento
irrazionale delle praterie d’alpeggio,
con carico eccessivo in quelle più accessibili
e progressiva infiltrazione
di cespugli e arbusti in quelle marginali
meno frequentate, e l’abbandono
dello sfalcio nei prato-pascoli
di medio versante, che favorisce l’espansione
del bosco.
La collina è relativamente povera di
biodiversità, con il 42% delle specie e il
26% degli habitat di interesse presenti.
Qui le principali pressioni sono la
scomparsa degli ordinamenti agricoli
tradizionali policolturali, con abbandono
e conseguente rimboschimento
delle aree meno vocate, e l’espansione
di monocolture specializzate: in primis
la viticoltura, ma recentemente
anche i noccioleti, spesso su coltivi
abbandonati o prati xerici, che rappresentano
i principali ambienti aperti
naturaliformi delle colline piemontesi.
Infine c’è la pianura, ricca di biodiversità
con il 78% delle specie e il
52% degli habitat comunitari, ma in
gran parte relittuali, in quanto sono
concentrati nelle poche aree seminaturali
ancora presenti. La connessione
ecologica, ora limitata alle
poche fasce fluviali ancora bordate
di vegetazione legnosa, è insufficiente
per la progressiva scomparsa di
filari e siepi campestri (passati da
100 a circa 8 m/ha dal dopoguerra
ad oggi) e l’ampliamento della maglia
poderale. Inoltre in pianura si
concentra la maggior parte delle
pressioni esercitate sulla biodiversità,
sia urbanistiche (consumo di
suolo), sia agronomiche (agricoltura
intensiva con utilizzo di fertilizzanti
e fitofarmaci di sintesi, cementificazione
della rete irrigua ecc.), sia biologiche
(diffusione di specie esotiche
invasive).
8
MONTAGNA,
COLLINA, PIANURA
Sia per l’agricoltura sia per l’analisi
della biodiversità, il territorio del
Piemonte può essere suddiviso in tre
grandi macroaree con caratteristiche
marcatamente diverse: montagna,
collina e pianura.
La montagna, caratterizzata da elevate
eterogeneità ambientale, naturalità
e connettività ecologica, è
il settore più ricco di biodiversità,
dove si ritrovano quasi il 90% delle
specie e il 95% degli habitat di interesse
comunitario. Due sono le principali
pressioni sulla biodiversità in
Classe
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È IN PIANURA CHE SI
VERIFICA LA MAGGIOR
PARTE DELLE PRESSIONI
SULLA BIODIVERSITÀ:
URBANISTICHE,
AGRONOMICHE E
BIOLOGICHE
Figura 1: aree agricole e forestali ad alto valore naturale (classi in verde)
istituto per
le piante da legno
e l'ambiente ipla spa
società controllata dalla Regione Piemonte