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Se ci sono parabole di Gesù che ci sono simpatiche
(il buon pastore, il buon samaritano o
il figliol prodigo), che ci parlano subito in modo
personale e positivo, che ci stimolano, su cui
meditiamo e che ricordiamo facilmente (ci rendono
persino orgogliosi di essere cristiani!), ce
ne sono altre che non ci stanno simpatiche!
Questa, per esempio! Siamo piuttosto
scoraggiati e di solito le dimentichiamo
molto rapidamente dopo averle sentite.
Come forse anche voi, trovo questo
testo abbastanza duro, anche molto
severo. Ma se lo esaminiamo con attenzione,
guardandoci dalle apparenze,
questa espressione “noi siamo servitori
inutili; abbiamo fatto quello che eravamo
in obbligo di fare” merita di essere
ben compresa.
Gesù non dice che siamo “servitori inutili”.
No, Gesù non lo dice affatto. Non è
nel testo! Quello che troviamo nel testo
è che Gesù chiede agli apostoli, e quindi
anche a ciascuno degli operai che lavorano
nei suoi campi, e quindi a ciascuno
di noi, di considerarsi come servitori
inutili. Non è affatto la stessa cosa.
Resta il fatto che chiedere a noi cristiani,
e specialmente ai servitori di Dio come
i pastori, gli anziani e tutti coloro che
hanno un compito nella comunità, di
considerarsi “inutili”, buoni a nulla, senza
valore, è un po’ difficile da buttar giù
e ancora più difficile da digerire!
A Gesù mancava qualche lezione di psicologia
in questo caso?
Nessuno si è mai divertito nell’essere chiamato
inutile, inetto, inadatto o persino inadeguato.
Eppure, se accettiamo una posizione o una carica
di chiesa, ci aspettiamo, se non ringraziamenti,
almeno una qualche considerazione.
Eppure, se ci penso, questa frase mi rende felice
e dovrebbe rendere felici tutti noi.
Dovremmo rallegrarci, sì, perché chiedendoci di
trattarci come inutili fin dall’inizio, Gesù ci libera
da qualsiasi tipo di pretesa, orgoglio e persino
soddisfazione. Ci mette al nostro posto, il nostro
vero posto, dando la migliore definizione di
sempre della chiesa: “un branco di buoni a nulla”.
Sì, siamo un branco di buoni a nulla!
Ma attenzione! Questo non deve essere visto
come una condanna, è un’osservazione necessaria.
Non ci viene detto per abbatterci o scoraggiarci,
ma, al contrario, per incoraggiarci.
Qui Gesù vuole farci capire che non si fa illusioni
su di noi e che quello che sta per offrirci, sa molto
bene che lo sta offrendo a dei “servitori inutili”.
Ma, e questo è il miracolo di questo testo,
ce lo offre comunque!
Il Signore, che, a causa della nostra incapacità,
non ci deve né assumere né ringraziare, acconsente,
vuole, desidera chiederci qualcosa,
forse anche molte cose. Con questo testo capiamo
perfettamente cos’è la grazia. E per quanto
la frase “Siamo inutili” sarebbe stata terribile per
noi, è una meraviglia sentirci dire: “Siamo servitori
inutili”; “servitori buoni a nulla”.
Questo significa che per Cristo, non è la nostra
goffaggine, i nostri fallimenti che contano,
ma la sua volontà di servirsi di noi.
Ed è per questo che Dio avrà sempre bisogno
di noi, dei nostri errori, dei nostri piedi, delle
nostre scarpe, delle nostre parole e azioni maldestre.
Perché ci ama.
Ma non vuole che confondiamo questo amore.
Non è dovuto a noi perché siamo dei buoni piccoli
cristiani avventisti che sono fedeli in tutto.
Ma poi, nei campi del Signore, non siamo
adatti al lavoro affidatoci!
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