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Magazine Avventista - 2022 - Speciale FSRT

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Se ci sono parabole di Gesù che ci sono simpatiche

(il buon pastore, il buon samaritano o

il figliol prodigo), che ci parlano subito in modo

personale e positivo, che ci stimolano, su cui

meditiamo e che ricordiamo facilmente (ci rendono

persino orgogliosi di essere cristiani!), ce

ne sono altre che non ci stanno simpatiche!

Questa, per esempio! Siamo piuttosto

scoraggiati e di solito le dimentichiamo

molto rapidamente dopo averle sentite.

Come forse anche voi, trovo questo

testo abbastanza duro, anche molto

severo. Ma se lo esaminiamo con attenzione,

guardandoci dalle apparenze,

questa espressione “noi siamo servitori

inutili; abbiamo fatto quello che eravamo

in obbligo di fare” merita di essere

ben compresa.

Gesù non dice che siamo “servitori inutili”.

No, Gesù non lo dice affatto. Non è

nel testo! Quello che troviamo nel testo

è che Gesù chiede agli apostoli, e quindi

anche a ciascuno degli operai che lavorano

nei suoi campi, e quindi a ciascuno

di noi, di considerarsi come servitori

inutili. Non è affatto la stessa cosa.

Resta il fatto che chiedere a noi cristiani,

e specialmente ai servitori di Dio come

i pastori, gli anziani e tutti coloro che

hanno un compito nella comunità, di

considerarsi “inutili”, buoni a nulla, senza

valore, è un po’ difficile da buttar giù

e ancora più difficile da digerire!

A Gesù mancava qualche lezione di psicologia

in questo caso?

Nessuno si è mai divertito nell’essere chiamato

inutile, inetto, inadatto o persino inadeguato.

Eppure, se accettiamo una posizione o una carica

di chiesa, ci aspettiamo, se non ringraziamenti,

almeno una qualche considerazione.

Eppure, se ci penso, questa frase mi rende felice

e dovrebbe rendere felici tutti noi.

Dovremmo rallegrarci, sì, perché chiedendoci di

trattarci come inutili fin dall’inizio, Gesù ci libera

da qualsiasi tipo di pretesa, orgoglio e persino

soddisfazione. Ci mette al nostro posto, il nostro

vero posto, dando la migliore definizione di

sempre della chiesa: “un branco di buoni a nulla”.

Sì, siamo un branco di buoni a nulla!

Ma attenzione! Questo non deve essere visto

come una condanna, è un’osservazione necessaria.

Non ci viene detto per abbatterci o scoraggiarci,

ma, al contrario, per incoraggiarci.

Qui Gesù vuole farci capire che non si fa illusioni

su di noi e che quello che sta per offrirci, sa molto

bene che lo sta offrendo a dei “servitori inutili”.

Ma, e questo è il miracolo di questo testo,

ce lo offre comunque!

Il Signore, che, a causa della nostra incapacità,

non ci deve né assumere né ringraziare, acconsente,

vuole, desidera chiederci qualcosa,

forse anche molte cose. Con questo testo capiamo

perfettamente cos’è la grazia. E per quanto

la frase “Siamo inutili” sarebbe stata terribile per

noi, è una meraviglia sentirci dire: “Siamo servitori

inutili”; “servitori buoni a nulla”.

Questo significa che per Cristo, non è la nostra

goffaggine, i nostri fallimenti che contano,

ma la sua volontà di servirsi di noi.

Ed è per questo che Dio avrà sempre bisogno

di noi, dei nostri errori, dei nostri piedi, delle

nostre scarpe, delle nostre parole e azioni maldestre.

Perché ci ama.

Ma non vuole che confondiamo questo amore.

Non è dovuto a noi perché siamo dei buoni piccoli

cristiani avventisti che sono fedeli in tutto.

Ma poi, nei campi del Signore, non siamo

adatti al lavoro affidatoci!

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