syndicom rivista N.33
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
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<strong>syndicom</strong><br />
N. 33 Gennaio-Febbraio 2023<br />
<strong>rivista</strong><br />
Per uno<br />
sguardo<br />
altro
Pubblicità<br />
Banche<br />
rispettose del clima?<br />
Sì, si può.<br />
Abbiamo dei sogni.<br />
E li realizziamo.<br />
Agite attivamente.<br />
#dreampeace
Sommario<br />
4 Brevi ma utili<br />
5 L’ospite<br />
6 Dossier: Lavoro e<br />
migrazione<br />
14 Dalle professioni<br />
18 Politica<br />
20 Dalla parte degli altri<br />
21 Diritto e diritti<br />
22 Idee<br />
23 Mille parole<br />
24 Eventi<br />
26 Un lavoro, una vita<br />
27 Cruciverba<br />
28 Inter-attivi<br />
Che lavoro fai?<br />
Questa è una delle prime domande che si fanno<br />
alle feste, alle cene, al bar, quando ci si presenta.<br />
Perché il lavoro è qualcosa che ci definisce,<br />
ci caratterizza, talvolta ci incasella.<br />
Dimmi cosa fai e ti dirò chi sei, recita un antico<br />
detto. La nostra occupazione definisce spesso<br />
anche la cerchia delle nostre conoscenze e<br />
amicizie. Il lavoro è infatti un formidabile strumento<br />
d’integrazione. Sul posto di lavoro s’impara,<br />
oltre a un mestiere, la lingua, le abitudini,<br />
il vivere comune. Ci si realizza e ci si sente parte<br />
di una comunità.<br />
Il posto di lavoro è anche l’unico luogo dove i lavoratori<br />
stranieri hanno voce. Esclusi dal diritto<br />
di voto, qui possono invece impegnarsi e lottare<br />
per i loro diritti e i diritti dei loro colleghi, nei<br />
comitati aziendali, nel sindacato. In una frase:<br />
fare politica. L’inclusione e la partecipazione<br />
iniziano proprio qui, sul posto di lavoro.<br />
Ecco perché <strong>syndicom</strong> sostiene i lavoratori<br />
stranieri attraverso i Gruppi d’interesse, di cui<br />
parliamo a pagina 19. Lo testimoniano le storie<br />
vincenti di Augustin Mukamba, dipendente della<br />
Posta (a pagina 8), del giornalista kurdo Rüstü<br />
Demirkaya (a pagina 12) raccontate su questo<br />
numero dedicato a migrazione, lavoro e sindacato.<br />
6<br />
18<br />
20<br />
Buona lettura!<br />
Patrizia Mordini, membro del Comitato direttivo<br />
e responsabile Gruppo d’interesse Migrazione
4 Brevi ma utili<br />
A difesa dei lavoratori di Payot \ AVS 21, altra presa in giro \<br />
8’400 firme per gli aumenti \ Contact e call center, su del 3% \<br />
Posta, CCL prorogati al 2024 \ Azioni ad AutoPostale \<br />
Addio compagno Tirefort \ Contatti<br />
A difesa dei lavoratori di Payot<br />
Payot, la catena di librerie della Svizzera<br />
francese, è in difficoltà finanziarie e ha<br />
minacciato licenziamenti. L’accordo negoziato<br />
ha evitato tagli e impedito altri<br />
peggioramenti. Il personale di Payot ha<br />
accettato il compromesso con l’80,9%<br />
(partecipazione: 81,6%). <strong>syndicom</strong> e<br />
Unia hanno firmato l’accordo, ma allo<br />
stesso tempo hanno criticato il fatto<br />
che la Commissione del personale e i<br />
sindacati non siano stati coinvolti nel<br />
processo di votazione.<br />
AVS 21, altra presa in giro<br />
Con la riforma AVS 21 era stato promesso<br />
che le donne interessate dall’aumento<br />
dell’età pensionabile avrebbero ricevuto<br />
supplementi di rendita. Ma ora il Consiglio<br />
federale ha trovato una scappatoia<br />
tecnica. La conseguenza: se l’inflazione<br />
rimane invariata, tra 20 anni i supplementi<br />
promessi varranno solo la metà di<br />
quanto valgono oggi, a scapito della<br />
generazione di transizione. L’USS aveva<br />
già sottolineato, durante la campagna<br />
referendaria, che le misure di compensazione<br />
erano insufficienti. Con l’attuazione<br />
proposta dal Consiglio federale, esse<br />
suonano come una presa in giro.<br />
8’400 firme per gli aumenti<br />
Nelle trattative salariali di quest’anno,<br />
<strong>syndicom</strong> chiede che la Posta destini il<br />
4,4% della massa salariale agli aumenti.<br />
Tutti i dipendenti dovrebbero ricevere<br />
così almeno 200 franchi in più al mese<br />
(tredicesima compresa). 8’400 dipendenti<br />
della Posta (quasi un terzo del<br />
personale soggetto al CCL) hanno firmato<br />
una petizione su questa richiesta.<br />
Le firme sono state consegnate il 14 dicembre<br />
a Valérie Schelker della direzione<br />
della Posta, presso la sede centrale<br />
dell’azienda a Berna (nella foto a destra,<br />
a fianco di Matteo Antonini, responsabile<br />
del settore Logistica).<br />
Contact e call center, su del 3%<br />
Buone notizie per i 4’400 lavoratori del<br />
settore Contact e call center. I salari<br />
minimi definiti nel contratto collettivo<br />
saranno aumentati dell’1,5 o del 3% a<br />
seconda della regione salariale.<br />
Posta, CCL prorogati al 2024<br />
L’accordo CCL mantello e i due CCL<br />
aziendali Posta CH e PostFinance SA<br />
saranno prorogati sino alla fine del<br />
2024. Per circa 30mila dipendenti,<br />
significa condizioni d’impiego eque e<br />
stabili nonostante il periodo difficile.<br />
Azioni ad AutoPostale<br />
A fine gennaio, in occasione di diverse<br />
manifestazioni in tutta la Svizzera, i<br />
dipendenti di AutoPostale hanno firmato<br />
una lettera aperta indirizzata alla direzione<br />
della Posta, con la quale rivendicano<br />
un aumento del 4,4% della<br />
massa salariale. Ciò corrisponde alla<br />
piena compensazione del rincaro e degli<br />
aumenti dei premi di cassa malati.<br />
Addio compagno Tirefort<br />
Lavoratore atipico e intellettuale atipico:<br />
così si definiva Christian Tirefort,<br />
già presidente di Comedia, scomparso<br />
il 14 dicembre scorso a 79 anni. Tipografo,<br />
poi presidente del Sindacato del<br />
libro e della carta, è stato uno dei protagonisti<br />
dello sciopero del 1977 che<br />
condusse alle 40 ore settimanali per<br />
l’industria grafica. Figura sindacale di<br />
spicco, ha accompagnato la sua attività<br />
militante con una profonda riflessione<br />
teorica. Tra i suoi scritti, il “Manifeste<br />
pour un nouveau contrat social”<br />
(2013). Da (ri)leggere, oggi più che mai.<br />
Contatti<br />
Segretariato <strong>syndicom</strong> Ticino e Moesano<br />
via Genzana 2, 6900 Massagno<br />
lu e gio 8.0012.00, mameve<br />
13.3017.30. email: info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
Tel. 058 817 19 61, Fax 058 817 19 66<br />
Cassa disoccupazione <strong>syndicom</strong><br />
lumagio 9.0011.30 me 14.0016.30<br />
cassa.disoccupazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
Gruppo Pensionati Ticino e Moesano<br />
pensionati.<strong>syndicom</strong>.ch<br />
email: ernesto.fenner@bluewin.ch<br />
Agenda<br />
Febbraio<br />
Fino al 26<br />
Swiss Press Photo 22<br />
Prangins, Museo Nazionale Svizzero.<br />
Le migliori foto svizzere del 2021 in<br />
mostra. Info: chateaudeprangins.ch<br />
Marzo<br />
4<br />
Assemblea annuale <strong>syndicom</strong><br />
Ticino e Moesano<br />
Ore 15.00, Pambio Noranco, Serrafiorita<br />
Meeting. Ore 16.00, dibattito:<br />
«Intelligenza artificiale e impatto sul<br />
mondo del lavoro. Segue consegna<br />
benemerenze e cena: per quest’ultima<br />
iscrizione obbligatoria entro il 24 febbraio<br />
al segretariato o per mail:<br />
adria.croci@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
11<br />
Giornalismo culturale<br />
Ore 15.00, Muralto, residenza S. Vittore<br />
Dibattito, in occasione del FestivaL<br />
Libro, in collaborazione con ASSI (Associazione<br />
svizzera degli scrittori di lingua<br />
italiana). Info: www.festivallibro.ch<br />
14<br />
Misure per risparmiare energia<br />
Ore 15.00, Bellinzona, Casa del Popolo<br />
Conferenza in collaborazione con<br />
l’associazione TicinoEnergia. Relatori:<br />
Fabrizio Noembrini e Luca Pampuri.<br />
Segue spuntino offerto. Iscrizione<br />
facoltativa ma gradita entro l’8 marzo.<br />
Aprile<br />
19<br />
Assemblea GI Pensionati<br />
Ore 15.00, Sementina, Ristorante<br />
Cereda. Segue incontro con Ilario Lodi,<br />
direttore fondazione Pro Juventute<br />
Svizzera, ufficio della Svizzera italiana.<br />
Iscrizione gradita entro il 12 aprile<br />
al segretariato o per mail:<br />
adria.croci@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
<strong>syndicom</strong>.ch/agenda
L’ospite<br />
In seno al Parlamento federale si<br />
sente regolarmente dire che le lavoratrici e i<br />
lavoratori immigrati devono rispondere alle esigenze<br />
del mercato del lavoro e quindi svolgere<br />
un ruolo di «cuscinetto congiunturale». È quindi<br />
compito delle autorità controllare l’immigrazione<br />
e respingerla quando non è più utile ai datori di<br />
lavoro. Queste considerazioni trovano riscontro<br />
anche in leggi sempre più restrittive. È il caso<br />
della legge federale sugli stranieri e la loro integrazione<br />
(LStrI), che agli articoli 62 cpv. 1 lett. e<br />
nonché 63 cpv. 1 lett. c prevede che a chiunque<br />
sia titolare di un permesso L, B o anche C e ricorra<br />
all’assistenza sociale possa essere revocato<br />
il permesso. Questo sistema alimenta<br />
disuguaglianze e discriminazioni. Ad esempio,<br />
il periodo di attesa legale per ottenere un<br />
permesso C può essere da uno a due volte<br />
superiore a seconda del paese di origine.<br />
La Svizzera è anche uno degli ultimi paesi democratici<br />
in cui la cittadinanza è regolata esclusivamente<br />
dal diritto di sangue, privando decine<br />
di migliaia di persone della nazionalità svizzera<br />
fino alla terza generazione e oltre. Le persone<br />
provenienti da un contesto migratorio sono<br />
soggette a condizioni di lavoro più difficili e precarie.<br />
Nel settore sanitario, nell’edilizia, nei trasporti,<br />
nella ristorazione, nella vendita, nel lavoro<br />
domestico ecc. stanno sopportando più di<br />
altri il peso della pandemia, del riscaldamento<br />
globale e della crisi sociale. Sono inoltre soggette<br />
a un discorso stigmatizzante, portato avanti<br />
dalla destra e dalle autorità, che divide il mondo<br />
del lavoro. Dietro questo razzismo di Stato, sono<br />
i nostri salari, le nostre condizioni di lavoro e<br />
tutti i nostri diritti a essere presi di mira.<br />
Il lavoro produce tutta la ricchezza, indipendentemente<br />
dalle sue origini, anche se il capitale<br />
si accaparra una parte sempre maggiore.<br />
Noi facciamo parte di un numero immenso che<br />
non conosce la sua forza. Uniamoci!<br />
Fermiamo la macchina<br />
della discriminazione<br />
5<br />
Stéfanie Prezioso (nata nel 1969) è cresciuta<br />
a La Chaux-de-Fonds e Yverdon.<br />
È figlia di immigrati italiani, entrambi<br />
militanti sindacali. Ha studiato storia<br />
all’Università di Losanna e all’Università<br />
di Firenze e ha scritto una tesi sulla traiettoria<br />
biografica di Fernando Schiavetti,<br />
un antifascista italiano esiliato in<br />
Svizzera. Attualmente è docente di storia<br />
contemporanea all’Università di Losanna<br />
e consigliera nazionale di «Ensemble<br />
à Gauche a Berna. Si candida<br />
per la lista dell’Union populaire alle<br />
prossime elezioni cantonali di Ginevra.
Dossier<br />
8 Il non sempre facile rapporto tra sindacati e lavoratori stranieri<br />
10 Siamo tutti migranti. Non è questione di razza, ma di classe<br />
12 Fare reset e ricominciare: un giornalista curdo in Svizzera<br />
Lavoratori<br />
stranieri,<br />
il tassello<br />
vincente
7
8<br />
Dossier<br />
Lavoro, libertà è partecipazione<br />
Dagli Anni Settanta a oggi, breve storia<br />
del rapporto tra lavoratori migranti e sindacati<br />
elvetici.<br />
Testo: Mattia Lento<br />
Foto: Patrick Gutenberg<br />
Nel 1970, in piena campagna contro la cosiddetta iniziativa<br />
Schwarzenbach, una delle personalità più in vista del<br />
movimento migrante scriveva sulle colonne della stampa<br />
italiana in Svizzera: «Lo scandalo per gli emigrati non è<br />
Schwarzenbach, è lo statuto di operaio stagionale, è in<br />
generale la condizione che ci è riservata, in Svizzera come<br />
in Francia. La tranquillità con cui ci possono rimandare al<br />
nostro paese. La possibilità di organizzare un’economia<br />
con noi e una vita civile senza di noi». A parlare così era<br />
Leonardo Zanier (1935-2017), grande leader politico e sindacale,<br />
presidente della Federazione delle Colonie Libere<br />
italiane, associazione antifascista di massa che assunse<br />
un ruolo politico e sociale fondamentale a difesa degli interessi<br />
della popolazione migrante in Svizzera durante la<br />
seconda metà del Novecento. Zanier, che fu anche poeta e<br />
cantore dell’emigrazione, si è battuto strenuamente contro<br />
l’iniziativa del politico xenofobo James Schwarzenbach,<br />
che prevedeva l’espulsione di massa di centinaia di migliaia<br />
di persone senza passaporto svizzero, ma si è anche<br />
impegnato affinché lavoratori e lavoratrici stranieri avessero<br />
voce in capitolo e parità di trattamento all’interno<br />
della società elvetica.<br />
Il ruolo dei sindacati<br />
Per Zanier e l’associazionismo migrante era importante<br />
che lavoratori e lavoratrici entrassero nei sindacati svizzeri<br />
e diventassero, pur senza diritto di voto, attori della vita<br />
politica elvetica. Come afferma Kijan Espahangizi, storico<br />
e teorico delle migrazioni dell’Università di Zurigo, «questa<br />
esigenza è nata soprattutto tra la fine degli Anni Sessanta<br />
e gli inizi degli Anni Settanta, quando i dirigenti delle<br />
associazioni migranti hanno capito che non tutta la<br />
forza lavoro proveniente dall’Italia o dalla Spagna aveva<br />
intenzione di tornare in patria dopo aver svolto qualche<br />
anno di lavoro in Svizzera. Prima il principio di rotazione,<br />
che regolava le politiche migratorie in Svizzera, era in fondo<br />
accettato anche dai lavoratori migranti stessi». Prima<br />
di allora i sindacati svizzeri, forse anche perché poco sollecitati<br />
da figure come quella di Zanier, erano tutto sommato<br />
chiusi nei confronti della forza lavoro straniera e<br />
tendevano ad assumere spesso posizioni protezionistiche<br />
nei confronti della manodopera indigena. Secondo Vasco<br />
Pedrina, storico leader dell’Unione sindacale svizzera,<br />
«furono addirittura alcune posizioni sindacali precedenti<br />
alla prima iniziativa contro l’inforestierimento che contribuirono<br />
a creare le paure della classe lavoratrice svizzera<br />
nei confronti dello straniero. Paure poi sfruttate, manipolate<br />
e ampliate ad arte dal populista Schwarzenbach».<br />
L’impronta di Ezio Canonica nell’USS<br />
Le prime aperture nei confronti della popolazione straniera,<br />
sempre secondo Espahangizi, «avvennero in seno ai<br />
sindacati di orientamento cristiano-sociale negli anni<br />
Sessanta. Tra le file dell’Unione sindacale svizzera fu invece<br />
Ezio Canonica (1922-1978) a cambiare politica nei confronti<br />
degli stranieri». Fu lui, infatti, a volere segretari sindacali<br />
di origine migrante e fu lui a trattare le associazioni<br />
migranti come interlocutori privilegiati per definire un<br />
orientamento sindacale più aperto e solidale. È anche grazie<br />
a Canonica (a cui è dedicato un volume recentemente<br />
pubblicato da Fontana Edizioni, a cura di Marco Tognola),<br />
se Schwarzenbach, seppur di misura, è stato sconfitto alle<br />
urne.<br />
Essere solidali<br />
In reazione al movimento populista capeggiato da Schwarzenbach<br />
nacque il movimento “Essere solidali” che mirava<br />
a modificare le politiche migratorie a livello costituzionale,<br />
un elemento di assoluta novità nel contesto politico<br />
elvetico. Anche in questo caso, un ruolo pionieristico fu<br />
assunto dalle organizzazioni cristiano-sociali che, insieme<br />
all’associazionismo migrante, riuscirono in breve<br />
tempo a raccogliere attorno a sé forze tra le più disparate,<br />
tra cui i sindacati dell’USS. Si trattava di un movimento,<br />
spiega Espahangizi, «che traeva ispirazione da esperienze<br />
simili nel contesto internazionale, “Essere solidali” partiva<br />
dal presupposto che l’intera società doveva cambiare e<br />
che la democratizzazione della società fosse fondamentale<br />
affinché si potesse ottenere una reale integrazione della<br />
popolazione migrante». Il movimento riuscì a raccogliere<br />
le firme per un’iniziativa che avrebbe modificato nel profondo<br />
le politiche migratorie elvetiche in senso solidale.<br />
Questa fu sottoposta al voto popolare nel 1981 e fu un autentico<br />
disastro: l’84% dell’elettorato respinse la proposta.<br />
Per Espahangizi, tuttavia, «questo movimento fu importantissimo,<br />
a prescindere dal risultato dell’iniziativa,<br />
e aprì la strada a numerosi cambiamenti positivi all’interno<br />
della società e del movimento sindacale».<br />
Verso l’accordo di libera circolazione<br />
Negli Anni Novanta e all’inizio del nuovo millennio, infatti,<br />
i sindacati si aprirono ulteriormente alla popolazione<br />
straniera senza più contraddizioni e a poco a poco, nelle<br />
varie organizzazioni dell’USS, si formarono gruppi d’interesse<br />
migrante che tuttora hanno voce in capitolo su<br />
diversi temi di natura politica ma anche strettamente<br />
Il movimento<br />
‘Essere<br />
solidali’ aprì<br />
la strada al<br />
cambiamento
sindacale. Occorre anche ricordare che, nel 2002, con l’introduzione<br />
dell’Accordo di libera circolazione delle persone<br />
tra Svizzera e Unione europea (ALC), che portò alla<br />
definitiva abolizione dello Statuto dello stagionale, per<br />
lavoratori e lavoratrici migranti provenienti da paesi<br />
dell’UE si aprirono nuove prospettive in materia di sicurezza<br />
del soggiorno e possibilità di lavoro in Svizzera.<br />
Qui nessuno è straniero<br />
Lavoratori e lavoratrici provenienti da cosiddetti paesi terzi,<br />
ovvero fuori dallo spazio UE/AELS, strettamente contingentati,<br />
sono esclusi dai diritti garantiti dall’ALC e<br />
sono sottoposti alle rigide regole del diritto svizzero sugli<br />
stranieri. A loro non solo sono negati i diritti politici, ad<br />
esclusione di poche realtà locali concentrate soprattutto<br />
nella Svizzera francese, ma hanno molte più difficoltà, ad<br />
esempio, a ottenere il permesso C o il ricongiungimento<br />
familiare. Per queste persone, la realtà sindacale diventa<br />
spesso uno strumento, non soltanto di difesa dei propri<br />
interessi, ma anche di partecipazione alla vita politica e<br />
sociale del paese. È questo il caso di Augustin Mukamba,<br />
impiegato della Posta di origine congolese, che oggi, insieme<br />
a Fatima Lee, è copresidente del Gruppo d’interesse<br />
nazionale migrazione di <strong>syndicom</strong>. È lui stesso a raccontarci,<br />
durante una lunga e piacevole chiacchierata, la sua<br />
storia di emigrazione e impegno: «Anche in Congo ero<br />
molto impegnato dal punto di vista politico, poi sono<br />
emigrato in Europa, ma non mi sono chiuso in me stesso.<br />
Ho contattato partiti politici locali, mi sono impegnato<br />
nell’ambito del volontariato a favore dei giovani e ho cominciato<br />
la mia avventura da attivista sindacale all’interno<br />
di <strong>syndicom</strong>. Poco dopo il mio arrivo in Svizzera, infatti,<br />
sono stato assunto alla Posta svizzera. Come militante<br />
di origine migrante mi sono battuto e mi batto per il riconoscimento<br />
dei diplomi ottenuti all’estero da persone con<br />
origini migratorie, per rafforzare la formazione di base e<br />
quella continua e affinché anche le persone provenienti<br />
da paesi terzi possano avere possibilità concrete di realizzazione<br />
personale. C’è un altro tema che mi sta molto a<br />
«Noi migranti dobbiamo<br />
osare di più e<br />
impegnarci per i nostri<br />
diritti» Augustin Mukamba<br />
cuore, ovvero il clima. Sono convinto che nei paesi in via<br />
di sviluppo si giochi una partita fondamentale, ad esempio,<br />
per la salvaguardia delle foreste vergini. Su questi<br />
temi ho portato la mia voce anche nell’ambito dell’USS».<br />
Il modello Renens<br />
Mukamba è fiero di quello che ha ottenuto finora: non<br />
solo è diventato un membro importante di <strong>syndicom</strong>, ma<br />
è stato anche Vicepresidente locale e cantonale del Partito<br />
operaio e popolare, nonché Presidente del Forum delle associazioni<br />
di Renens, alla periferia di Losanna. Mukamba<br />
è orgoglioso anche di far parte di questo comune vodese<br />
con un’altissima presenza di persone senza passaporto<br />
rossocrociato: «Qui a Renens vivono persone provenienti<br />
da 120-130 paesi. Si tratta di un comune che fa dell’apertura<br />
e dell’inclusione sociale una bandiera. Qui vivono<br />
fianco a fianco diverse culture, religioni ed etnie. Tutto ciò<br />
è una ricchezza e non un problema. Credo che il mio comune<br />
sia un modello da seguire per la Svizzera ma anche<br />
per l’Europa. Non tutte le città hanno questa capacità di<br />
integrare». Tra i cittadini di Renens figura anche Pierre-<br />
Yves Maillard, presidente USS, che conosce bene Mukamba:<br />
«Maillard mi incoraggia e mi dice spesso che sogna un<br />
paese in cui a valere non sia il colore della pelle o la provenienza,<br />
ma le competenze. Sono d’accordo ma per arrivare<br />
a questo traguardo noi migranti dobbiamo osare di più e<br />
impegnarci per i nostri diritti».
10 Dossier<br />
La migrazione è la soluzione,<br />
non il problema<br />
Il capitale circola liberamente, ma le persone<br />
rimangono imprigionate nei fili spinati dei<br />
confini. È così che il capitalismo autoritario<br />
si impantana nelle sue contraddizioni.<br />
Testo: Oliver Fahrni<br />
«Oli! Che ci fai qui?». L’uomo che si sta sbracciando è seduto<br />
in un caffè del quartiere Cinq-Avenues di Marsiglia,<br />
dove ogni tanto compro le sigarette. Conosco Silvio dai<br />
tempi di Berna. Avevamo giocato insieme a pallamano e<br />
organizzato un comitato di soldati. Non ci vediamo da secoli.<br />
«Io vivo qui», rispondo.<br />
Anche lui, spiega il vecchio amico, «almeno finché i<br />
francesi me lo permetteranno. Ho la mia attività a Marsiglia.<br />
Mi rifiuto di tornare in Svizzera». Chi potrebbe costringerlo<br />
a farlo? «L’Udc», dice. Tra gli svizzeri che vivono<br />
in Francia c’è letteralmente panico perché gli elettori dovrebbero<br />
votare per la millesima volta su un’iniziativa xenofoba<br />
di isolamento dell’Udc. Se la libera circolazione<br />
delle persone con l’Ue venisse disdetta, potremmo essere<br />
espulsi, dice Silvio. Com’è successo a molti britannici<br />
dopo la Brexit. O come accade ogni giorno con le persone<br />
provenienti dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia.<br />
Un cameriere ascolta e si intromette. Viene dal Canton<br />
Vaud. Senza la libera circolazione delle persone, avrebbe<br />
bisogno di un permesso di lavoro e di un permesso di soggiorno,<br />
che in Francia si chiama «carte de séjour». Una<br />
cosa pressoché impossibile nella sua professione. Dovrebbe<br />
tornare a Yverdon. Oppure lavorare in nero, senza<br />
farsi beccare dai controlli. Quindi beviamo un caffè e parliamo<br />
di cosa fare. Uno dice che avrebbe comprato un passaporto<br />
comunitario sul mercato nero. L’altro vuole chiedere<br />
asilo politico in Francia, a causa dell’Udc. Risate. A<br />
Parigi ci sono i fascisti del «Rassemblement National». C’è<br />
quindi solo un modo, dice il terzo: un matrimonio fittizio<br />
con una cittadina dell’Unione europea.<br />
Era l’agosto del 2020. Poche settimane dopo, gli elettori<br />
hanno votato contro la disdetta della libera circolazione<br />
delle persone. Da allora, tuttavia, la Svizzera ha semplicemente<br />
rinviato il suo problema con l’Ue. La controversia<br />
sta raggiungendo un nuovo apice e, prima delle elezioni<br />
federali dell’autunno 2023, solo pochi politici vogliono<br />
occuparsi della questione. Temono le campagne dell’estrema<br />
destra capitanata dal clan di Blocher. Si tratta in<br />
realtà di una strana vigliaccheria: indagini e sondaggi mostrano<br />
che la maggioranza degli svizzeri ha un rapporto<br />
abbastanza rilassato con i nostri vicini dell’Ue.<br />
Domani me ne vado<br />
Per oltre mezzo millennio la Svizzera è stata un tipico paese<br />
di emigrazione. Dal XVI secolo fino alla Seconda guerra<br />
mondiale, centinaia di migliaia di persone partivano<br />
Il passaporto svizzero come un peso<br />
«Tutti sono stranieri,<br />
quindi non<br />
lo è nessuno»
Dossier<br />
«Il più grande risultato storico dei sindacati è stato quello<br />
di aver capito subito questo gioco e di aver combattuto la<br />
xenofobia, anche tra le loro stesse fila<br />
11<br />
dalla Svizzera verso l’Europa e oltremare per sfuggire alla<br />
fame, alla disoccupazione e agli stenti, alla repressione<br />
politica e alla superficie limitata. Solo tra il 1880 e il 1890<br />
emigrarono 90mila persone, e in seguito circa 50mila<br />
persone ogni decennio. Le agenzie private di emigrazione<br />
facevano parecchi soldi con gli emigranti e le colonie<br />
svizzere. Nel 1883, ad esempio, un’agenzia di Basilea, la<br />
«Zwilchenbart Agency», offriva trasporti per New York<br />
(1° settembre), Canada (8 settembre), Labrador (15 settembre)<br />
e Normandia (22 settembre) in un annuncio riportato<br />
sul «Feuille d’avis de Neuchâtel». Un «Ufficio federale<br />
dell’emigrazione» supervisionava questi movimenti<br />
migratori. Oggi sono circa 800mila i cittadini svizzeri che<br />
vivono all’estero. Hanno fatto e fanno quello che fanno<br />
sempre i migranti: con diligenza si costruiscono una<br />
nuova esistenza, dando così impulso all’economia del<br />
loro nuovo luogo di vita. Immigrazione e innovazione<br />
sono sempre state strettamente collegate fra loro. Ad<br />
esempio, senza gli ugonotti fuggiti dalla Francia, non<br />
sarebbe mai esistita un’industria orologiera svizzera.<br />
La storia dell’umanità è la storia delle migrazioni. La<br />
migrazione è un motore potente, è stata la normalità<br />
storica da quando gli esseri umani moderni sono partiti<br />
dall’Africa per colonizzare il mondo. Oggi una nuova<br />
scienza, l’archeogenetica, sta traendo conclusioni entusiasmanti,<br />
come la prova che un tempo noi europei eravamo<br />
tutti molto scuri di pelle o che le ondate di immigrati<br />
dall’Anatolia ci hanno fondamentalmente plasmato. Constatiamo,<br />
inoltre, che le sanguinose teorie razziali si basano<br />
sulle menzogne, perché scientificamente non esistono<br />
razze. E che quasi tutte le persone hanno un profilo genetico<br />
piuttosto misto. Nel caso dell’autore: 1/4 di ugonotto.<br />
1/4 di Slesia orientale. 1/4 di rom (zingari). 1/4 dell’Emmental.<br />
In altre parole, uno «svizzero» molto normale. Ma<br />
questo non ha alcuna importanza, l’ascendenza e l’identità<br />
sono semplici allucinazioni.<br />
La questione non è la razza ma la classe<br />
Le migrazioni sono spesso forzate, dovute a guerre, regimi<br />
assassini e oggi sempre più a disastri climatici. Ma la migrazione<br />
ha anche regolato i conflitti e alleviato le carestie.<br />
Le antiche narrazioni e i miti di fondazione ci mostrano<br />
l’emigrazione come un’opportunità, un diritto umano<br />
fondamentale di partire per il mondo e di stabilirsi liberamente<br />
dove la vita sembra meno ardua o più interessante.<br />
Le frontiere e i passaporti sono invenzioni più recenti.<br />
A partire dagli Anni Cinquanta, le imprese hanno reclutato<br />
in massa manodopera a basso costo per l’industria<br />
e l’edilizia e la Svizzera è diventata un paese di immigrazione.<br />
Vari uffici di reclutamento in Italia, Jugoslavia e<br />
Spagna favorivano un flusso costante di lavoratori per costruire<br />
la nuova Svizzera. Nel frattempo, leggi discriminatorie<br />
come lo statuto dei lavoratori stagionali e i contingentamenti<br />
tenevano bassi i salari e relegavano i migranti<br />
«Il nazionalismo ha vita<br />
facile nel capitalismo<br />
globalizzato»<br />
nelle «baracche». Allo stesso tempo iniziò l’ascesa dei partiti<br />
di estrema destra, che dichiararono l’«inforestierimento»<br />
come un nemico da combattere. La piaga del nazionalismo<br />
e la mania razziale hanno vita facile nel<br />
capitalismo globalizzato. Il capitale circola liberamente,<br />
ma le persone annegano nel Mediterraneo o rimangono<br />
bloccate nei fili spinati dei confini dell’Europa orientale.<br />
Il miliardario ed ex consigliere federale Christoph Blocher<br />
incarna questa schizofrenia: a ogni iniziativa dell’Udc<br />
contro l’immigrazione e la libera circolazione delle persone,<br />
assicurava ai suoi amici capitalisti in circoli ristretti<br />
che avrebbero ottenuto tutti i lavoratori stranieri di cui<br />
avevano bisogno. È l’economia che fa la migrazione.<br />
Probabilmente il più grande risultato storico dei sindacati<br />
è stato quello di aver capito subito questo gioco e di<br />
aver combattuto la xenofobia, anche tra le loro stesse fila.<br />
Non solo hanno annullato lo statuto degli stagionali, ma<br />
hanno chiarito che la politica della destra contro gli immigrati<br />
mirava in realtà a mantenere tutti i lavoratori, indipendentemente<br />
dalla loro nazionalità, sotto pressione e<br />
con salari bassi. L’unico rimedio: la libera circolazione<br />
delle persone e la solidarietà transfrontaliera di tutti i lavoratori<br />
– di classe e non di origine.<br />
Un incidente avvenuto nell’estate del 2022 ha rivelato la<br />
durezza di questa disputa: il Controllo federale delle finanze,<br />
completamente dedito agli interessi del capitale,<br />
ha sferrato un duro attacco ai controlli salariali nel quadro<br />
delle misure di accompagnamento. Queste misure dovrebbero<br />
impedire il dumping salariale e sociale da parte<br />
delle aziende («uguale retribuzione per uguale lavoro nello<br />
stesso posto»). Ciò garantisce l’approvazione della popolazione<br />
per la libera circolazione delle persone. Le imprese<br />
internazionali, ma anche le associazioni di lobbying<br />
Economiesuisse e Avenir Suisse, vogliono annullare i controlli<br />
sui salari.<br />
Il ritorno degli uffici di reclutamento<br />
Poco prima della fine dell’anno, un dirigente dell’ospedale<br />
cantonale di Aarau si è recato a Roma per reclutare personale<br />
infermieristico e medico. Non è soltanto dall’epidemia<br />
di coronavirus che il nostro sistema sanitario è<br />
sull’orlo del collasso. Migliaia di specialisti stranieri<br />
l’hanno finora impedito. In alcuni ospedali cantonali e<br />
universitari, i medici immigrati sono la maggioranza. La<br />
causa è la politica di austerità neoliberale: la Svizzera forma<br />
troppo pochi specialisti. Attualmente vi è anche una<br />
carenza di 4000 medici di famiglia. E ogni mese 300 infermiere<br />
e infermieri abbandonano la professione perché le<br />
condizioni di lavoro sono troppo pesanti.<br />
I salari elevati non risolvono più il problema. Alcuni<br />
paesi europei sono stanchi di formare persone costose<br />
che poi lavorano a Basilea, Ginevra o Zurigo. La Germania<br />
ha già riportato in patria così tanti specialisti con incentivi<br />
che questo si riflette nelle statistiche sugli stranieri con<br />
un saldo migratorio negativo dei tedeschi.<br />
La situazione è simile per le professioni informatiche, matematiche<br />
e tecnologiche. Nel 2019 gli economisti della<br />
grande banca UBS hanno stimato in «diverse centinaia di<br />
migliaia» il fabbisogno aggiuntivo di lavoratori qualificati.<br />
La situazione è al contempo acuta e delicata. Da un lato,<br />
richiede elevati investimenti nell’istruzione. Ma soprattutto<br />
innesca un feroce conflitto politico tra migrazione e<br />
isolamento. A Marsiglia abbiamo risolto il problema: qui<br />
tutti sono stranieri, quindi non lo è nessuno.
12<br />
Dossier<br />
La mia vita di giornalista rifugiato<br />
Riconoscimento dei diplomi, discriminazione,<br />
partecipazione alla vita politica: la testimonianza<br />
di un giornalista curdo rifugiato in<br />
Svizzera, membro attivo di <strong>syndicom</strong>.<br />
Testo: Rüstü Demirkaya<br />
Quando ho iniziato a lavorare come giornalista in Turchia,<br />
ero consapevole di tutti i rischi che correvo. Dopotutto, essere<br />
un giornalista curdo richiede molto coraggio. Ma non<br />
avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovato in<br />
Svizzera come rifugiato.<br />
In Turchia ho scritto spesso sui rifugiati e sulle difficoltà<br />
che devono affrontare. Ora sto scrivendo la mia storia.<br />
Francamente, è emozionante scoprire una nuova lingua<br />
e una nuova cultura. Ma la maggior parte delle volte la<br />
vita dei rifugiati non consiste in una storia ambientata in<br />
un «paese delle meraviglie». Spesso si tratta di «manodopera<br />
da sfruttare» o di «vittime bisognose di compassione».<br />
Sono trattati come «parassiti», «criminali», «idioti»,<br />
«ignoranti».<br />
Ho lavorato per molti anni in Turchia come reporter e<br />
caporedattore per diversi media curdi e turchi. A causa del<br />
mio lavoro di giornalista, ho dovuto lasciare la Turchia e<br />
rifugiarmi in Svizzera, dove probabilmente trascorrerò il<br />
resto della mia vita. Ho quindi deciso di continuare a svolgere<br />
il mio lavoro qui. Ho presentato la mia candidatura a<br />
numerosi media svizzeri. Ma dopo un po’ mi sono reso<br />
conto che qui le mie esperienze professionali e la mia formazione<br />
non avevano alcun valore. Così ho dovuto ricominciare<br />
tutto da capo.<br />
Seduto al bar, pensando a tutti questi problemi, ho ordinato<br />
un tè nero. Mentre lo serviva, la cameriera ha iniziato<br />
a spiegarmi come dovevo prepararlo e berlo: «Per prima<br />
cosa, metti la busta nell’acqua calda, poi mescola bene<br />
con questo cucchiaio! Sarà pronto quando sarà cambiato<br />
colore». Non stava scherzando. Pensava davvero che non<br />
sapessi berlo. Sorridendo, la ringraziai e misi il sacchetto<br />
con la scritta «Made in Turkey» nell’acqua calda. Più tardi<br />
avrei anche «imparato» a usare il bagno. Sono stato comunque<br />
più fortunato di un amico che ha dovuto imparare<br />
a mettere i fogli in una cartellina.<br />
Integrazione non fa rima con formattazione<br />
Così ho ricominciato dall’inizio: usare i servizi igienici,<br />
bere il tè. Poi ho imparato il tedesco e il francese. Ho conseguito<br />
il bachelor in relazioni internazionali e il master<br />
in geografia politica e culturale all’Università di Ginevra.<br />
Presto inizierò il mio dottorato. Sono il fondatore di una<br />
fondazione internazionale e lavoro per un’agenzia di<br />
stampa curda. Tutte queste esperienze mi hanno spinto a<br />
impegnarmi attivamente per i diritti dei rifugiati e nel diritto<br />
del lavoro. Per questo motivo, dal 2011 sono membro<br />
«Crediamo di avere<br />
molto da imparare,<br />
gli uni dagli altri»<br />
del Gruppo d’interesse Migrazione di <strong>syndicom</strong>, dove si<br />
pensa che l’integrazione non debba essere come formattare<br />
un computer, ignorando tutte le conoscenze e l’esperienza<br />
dei rifugiati e costringendoli a ricominciare da<br />
capo, ma piuttosto stabilire meccanismi e/o rafforzare<br />
quelli esistenti affinché i rifugiati possano utilizzare le<br />
loro conoscenze ed esperienze in modo più efficace. Stiamo<br />
lottando per ricordare alla gente che i rifugiati non<br />
sono semplicemente «manodopera da sfruttare», «vittime<br />
bisognose di compassione» o «criminali». Sono persone<br />
con un’enorme conoscenza ed esperienza, che meritano<br />
un trattamento più umano in quanto individui. Il nostro<br />
obiettivo è quello di porre fine alla disuguaglianza e allo<br />
sfruttamento legittimati da argomenti razzisti e discriminatori.<br />
Perché crediamo di avere molto da imparare gli uni<br />
dagli altri. Cosa ne pensate?<br />
Mesopotamia Observatory<br />
of Justice<br />
Fotoreportage<br />
Per rappresentare i mille volti dei lavoratori stranieri e migranti<br />
in Svizzera, il fotografo Patrick Gutenberg ha seguito<br />
l’azione del Gruppo d’interesse Migrazione di <strong>syndicom</strong> a Zurigo<br />
in occasione della Giornata internazionale dei migranti,<br />
il 18 dicembre scorso, e l’incontro che ne è seguito. Grazie<br />
alla collaborazione della presidentessa Fatima Lee e di tutto<br />
il GI Migrazione, per realizzare questo fotoreportage Gutenberg<br />
si è concentrato sui dettagli, sui volti, sugli sguardi, per<br />
poi comporli nel mosaico rappresentato alle pagine 6 e 7.<br />
Patrick Gutenberg vive e lavora a Zurigo, sia per Tamedia che<br />
come fotografo freelance. I suoi soggetti preferiti sono le<br />
persone e le loro storie. Lavora anche come educatore per<br />
adulti e tiene corsi di fotografia.<br />
Patrick collabora inoltre con Welcome to School, il centro di<br />
formazione di Zurigo che accompagna giovani con un passato<br />
da migranti o da rifugiati, in modo che possano integrarsi<br />
e trovare lavoro in Svizzera.<br />
kontrast.ch/gutenberg
La migrazione in Svizzera<br />
L’economia svizzera senza la manodopera straniera? Impensabile. Eppure,<br />
l’immenso contributo degli immigrati alla nostra prosperità è spesso<br />
sottovalutato o scarsamente riconosciuto. Allo stesso tempo, le lavoratrici<br />
e i lavoratori stranieri sono regolarmente discriminati.<br />
CHF 260 al mese per una vita dignitosa<br />
Dal 2008, le persone a cui è stato rifiutato l’asilo in Svizzera non<br />
possono più, per legge, accedere all’assistenza sociale e vivono<br />
degli aiuti d’urgenza. Sebbene l’importo vari a seconda del<br />
Cantone e dello stato civile della persona interessata, l’aiuto non<br />
consente «un’esistenza dignitosa» come previsto dall’articolo 12<br />
della Costituzione federale. In un recente articolo della Rivista<br />
svizzera dell’integrazione e della migrazione, due richiedenti che<br />
abbiamo incontrato devono sopravvivere, ad esempio, con un<br />
aiuto di 260 franchi al mese.<br />
+280%<br />
Il tasso di disoccupazione<br />
della popolazione migrante<br />
proveniente dall’area extra<br />
UE27 è tre volte superiore a<br />
quello della popolazione<br />
svizzera (14,6% rispetto al<br />
5,1% nel 2021).<br />
CHF 6988<br />
CHF 6029<br />
Disparità salariali<br />
CHF 6988 contro CHF<br />
6029 al mese. Nel 2020,<br />
il salario mediano dei<br />
dipendenti con passaporto<br />
svizzero era superiore<br />
di quasi 1000 franchi<br />
rispetto a quello dei<br />
dipendenti senza<br />
passaporto svizzero.<br />
Discriminazione razziale nell’occupazione<br />
Secondo uno studio del<br />
Politecnico di Zurigo, i cui<br />
risultati si basano su un<br />
algoritmo sviluppato per<br />
tracciare il comportamento di<br />
ricerca dei reclutatori sui siti di<br />
lavoro, la percentuale di<br />
contatto per un posto di lavoro<br />
è fino al 19% più bassa per le<br />
persone immigrate e provenienti<br />
da minoranze etniche.<br />
–19 %<br />
Fonte: UST<br />
Fonte: Politecnico di Zurigo<br />
Immigrazione sul mercato del lavoro svizzero<br />
per nazionalità<br />
Nel 2021, l’immigrazione di persone che<br />
esercitano un’attività lavorativa da Stati UE/AELS<br />
(61 656 persone) e da Stati non UE (10 299<br />
persone) nella popolazione residente permanente<br />
straniera è stata di 71 955 persone. Nel 2021, il<br />
79% degli immigrati presenti sul mercato del<br />
lavoro svizzero è impiegato nel terziario, il 18%<br />
nell’industria, nell’edilizia e nell’artigianato<br />
e il 3% nell’agricoltura.<br />
UE/AELS<br />
Fonte: UST<br />
1% Eritrea<br />
1% Siria<br />
1% USA<br />
1% Cina<br />
2% India<br />
2% Regno Unito<br />
2% Afghanistan<br />
Paesi terzi<br />
6% Altri Paesi terzi<br />
19% Resto dell’UE/AELS<br />
5 % Polonia<br />
71955<br />
19% Germania<br />
13% Italia<br />
12% Francia<br />
7% Portogallo<br />
5% Spagna<br />
5% Romania<br />
La manodopera straniera nell’economia svizzera<br />
La quota di lavoratrici e lavoratori stranieri nella popolazione attiva è aumentata dal 25,6% nel<br />
1991 al 32,2% nel 2021. Sebbene la tendenza sia stata leggermente in calo fino ai primi anni 2000,<br />
la percentuale di lavoratrici e lavoratori stranieri è aumentata costantemente ogni anno dal 2004<br />
e sta dando un contributo importante al mercato del lavoro svizzero.<br />
40%<br />
35%<br />
32,2%<br />
La discriminazione sul luogo<br />
di lavoro<br />
Il 50% degli intervistati che hanno subito<br />
discriminazioni razziali le ha subite nell’ambiente<br />
di lavoro.<br />
50%<br />
30%<br />
25%<br />
25,6%<br />
20%<br />
15%<br />
10%<br />
5%<br />
0<br />
1991<br />
1993<br />
1995<br />
1997<br />
1999<br />
2001<br />
2003<br />
2005<br />
2007<br />
2009<br />
2011<br />
2013<br />
2015<br />
2017<br />
2019<br />
2021<br />
Fonte: UST<br />
Fonte: Servizio per la lotta al razzismo
14<br />
Dalle<br />
professioni<br />
Un piano per tutelare i giornalisti<br />
L’UFCOM sta elaborando un Piano d’azione per la sicurezza dei<br />
professionisti dei media in Svizzera. Le aspettative sono alte.<br />
Per i professionisti dei media la Svizzera<br />
rappresenta un paese sicuro. Nelle<br />
classifiche sulla libertà di stampa e<br />
sulla sicurezza, la Svizzera si colloca<br />
sempre tra i primi 20 paesi al mondo.<br />
Omicidi di giornalisti, persecuzioni<br />
perpetrate dallo Stato o campagne di<br />
disinformazione su larga scala, per<br />
fortuna, non sono cose che i professionisti<br />
dei media di questo paese devono<br />
affrontare quotidianamente.<br />
Tuttavia, gli attacchi ai professionisti<br />
dei media, ad esempio durante le<br />
manifestazioni, sono aumentati drasticamente<br />
durante la pandemia. Anche<br />
le aggressioni da parte di agenti di<br />
polizia sono a volte un problema. A ciò<br />
si aggiungono le minacce nello spazio<br />
digitale, le molestie e le azioni legali<br />
da parte di aziende o privati che vogliono<br />
impedire le informazioni critiche.<br />
Tutti questi motivi hanno spinto<br />
l’Ufficio federale delle comunicazioni<br />
(UFCOM) a elaborare nella primavera<br />
del 2022 un Piano d’azione nazionale<br />
(PAN) per la sicurezza dei professionisti<br />
dei media, con il coinvolgimento<br />
delle giornaliste e dei giornalisti, dei<br />
sindacati, delle scuole, degli editori e<br />
delle associazioni. Anche i rappresentanti<br />
del settore Media di <strong>syndicom</strong><br />
sono stati coinvolti fin dall’inizio.<br />
«Spesso i nostri membri ci riferiscono<br />
dei problemi legati alla sicurezza<br />
che devono affrontare», afferma<br />
Stephanie Vonarburg, responsabile<br />
del settore Media. Di conseguenza,<br />
<strong>syndicom</strong> accoglie con favore i piani<br />
dell’UFCOM: «Da quando si è affermata<br />
la parola “fake news”, il lavoro e la<br />
reputazione dei giornalisti ne hanno<br />
risentito. È inaccettabile che venga<br />
impedito loro di fare ricerche o di denunciare<br />
e che debbano subire violenze<br />
fisiche o pressioni psicologiche.<br />
Con questo Piano d’azione nazionale,<br />
la Svizzera si impegna per un giornalismo<br />
forte», afferma Barbara Roelli,<br />
giornalista e copresidente del Comitato<br />
della divisione Stampa.<br />
Il PAN comprende tre campi d’azione.<br />
Il primo riguarda la sensibilizzazione<br />
e la prevenzione. Il giornalismo in<br />
Svizzera deve essere migliorato attraverso<br />
campagne d’informazione, un<br />
dialogo con le organizzazioni «a luce<br />
blu» (come la polizia), un monitoraggio<br />
uniforme della sicurezza dei professionisti<br />
dei media e un dialogo interno<br />
al settore sulla standardizzazione<br />
delle tessere stampa. Il secondo campo<br />
d’azione è dedicato alla protezione<br />
contro la violenza e le minacce, in cui<br />
viene presa in considerazione sia la<br />
protezione nello spazio digitale che<br />
quello fisico. Tra le altre cose, è previsto<br />
anche un punto di contatto per i<br />
professionisti svizzeri dei media minacciati<br />
all’estero e uno sportello per<br />
le vittime in Svizzera. Il terzo campo<br />
d’azione riguarda la sfera legale e la<br />
gestione delle azioni legali abusive.<br />
Il PAN dovrebbe essere reso pubblico<br />
nella primavera del 2023.<br />
Natalia Widla<br />
Il Piano d’azione nazionale<br />
per la sicurezza dei<br />
professionisti dei media<br />
Nelle redazioni o sul terreno, online o fisicamente, si moltiplicano gli attacchi contro i professionisti dei media: è necessario reagire. (© Keystone - ATS / Gaëtan Bally)
«La disponibilità di Planzer è il risultato di dipendenti tenaci<br />
che non temono il conflitto» Urs Zbinden<br />
15<br />
La mobilitazione paga: avviate<br />
le trattative per il CCL a Planzer<br />
È stato necessario un forte movimento nato dalla base,<br />
ma anche l’eco mediatica del programma tv «Kassensturz».<br />
La protesta è iniziata dai lavoratori dei depositi di Planzer. (© Keystone - ATS / Laurent Gilliéron)<br />
Nel giugno 2022, i conducenti di Planzer<br />
KEP Zurigo-Altstetten si sono rivolti<br />
a noi. Ci hanno raccontato che le<br />
condizioni di lavoro nel deposito erano<br />
precarie, con giornate lavorative<br />
lunghe, pianificazione a breve termine<br />
e veicoli sovraccarichi. Tutto questo<br />
era all’ordine del giorno. C’era un<br />
gruppo di dipendenti che aveva già<br />
cercato di discutere internamente dei<br />
problemi, ma senza successo. Questa<br />
notizia ci ha sorpreso, poiché nel settore<br />
eravamo concentrati soprattutto<br />
su DHL o DPD. Planzer KEP è attiva sul<br />
mercato dei pacchi da circa 4 anni,<br />
non impiega praticamente nessun<br />
subappaltatore e si presenta verso<br />
l’esterno come un’azienda a gestione<br />
familiare. A luglio abbiamo cercato il<br />
dialogo con Planzer scrivendo una<br />
lettera. Per sottolineare i punti sopra<br />
menzionati, entro la fine di settembre<br />
circa il 75 per cento dei dipendenti<br />
di Zurigo ha firmato un mandato. Nel<br />
frattempo, il gruppo di dipendenti in<br />
oggetto si è organizzato dandosi il<br />
nome di «Progress @Planzer». Ma i<br />
tentativi di parlare con Planzer sono<br />
caduti nel vuoto. Era necessaria una<br />
maggiore pressione prima che la discussione<br />
potesse finalmente essere<br />
intavolata il 28 novembre. Purtroppo,<br />
anche questa discussione non ha<br />
sbloccato la situazione e si è dovuti ricorrere<br />
a un’escalation mediatica nella<br />
trasmissione della SRF «Kassensturz»<br />
del 13 dicembre. In seguito, gli<br />
eventi si sono succeduti rapidamente:<br />
dopo aver annunciato un programma<br />
immediato, Planzer KEP si è detta disposta<br />
ad avviare le trattative per un<br />
contratto collettivo di lavoro.<br />
Le imminenti negoziazioni su un<br />
CCL con Planzer KEP sono il risultato<br />
di un energico movimento della base<br />
che non teme il conflitto. È importante<br />
ribadire con fermezza questo punto.<br />
Poiché la memoria storica a volte è<br />
corta anche tra i sindacati. Chi si ricorda<br />
ancora che il CCL nel settore dei<br />
contact center e call center era stato<br />
preceduto da un contributo del «Kassensturz»<br />
e quasi da una pausa di<br />
protesta presso Avocis (ora Capita)?<br />
Oppure che grazie alla forte mobilitazione<br />
della base la rappresentanza del<br />
personale di Google Zurigo è riuscita a<br />
imporsi sul management americano?<br />
Le trattative sul CCL presso Planzer<br />
inizieranno a febbraio. Fino ad allora,<br />
<strong>syndicom</strong> sarà presente in tutti i<br />
depositi e condurrà un sondaggio per<br />
capire quali sono le rivendicazioni dei<br />
dipendenti. Nelle trattative, «Progress<br />
@Planzer» e <strong>syndicom</strong> attingeranno al<br />
passato: già negli anni 2000 e 2010 esisteva<br />
un CCL aziendale progressivo<br />
con DPD. Questo è un buon segnale<br />
per i tutti i dipendenti del settore, non<br />
solo di Planzer KEP.<br />
Urs Zbinden<br />
Soluzioni politiche fasulle<br />
a problemi inesistenti<br />
Daniel Hügli è membro del Comitato direttivo e<br />
responsabile del settore ICT<br />
Il partenariato sociale ha una storia<br />
quasi centenaria ed è lodato da tutti.<br />
Ad esempio dal Dipartimento dell’economia,<br />
che lo descrive come un importante<br />
pilastro e marchio di fabbrica<br />
del modello di successo svizzero,<br />
anche per il futuro. Tuttavia, si moltiplicano<br />
gli attacchi al partenariato<br />
sociale. Ad esempio, nell’ultima sessione<br />
delle Camere federali, quando<br />
sono stati discussi gli interventi dei<br />
consiglieri agli Stati Erich Ettlin (Obvaldo)<br />
e Andrea Gmür-Schönenberger<br />
(Lucerna), entrambi del Centro.<br />
Ettlin chiede che i salari minimi<br />
cantonali non debbano essere applicati<br />
ai settori in cui esistono contratti<br />
collettivi di lavoro di obbligatorietà generale.<br />
Ma in realtà sono interessati<br />
solo due cantoni, Ginevra e Neuchâtel,<br />
dove attualmente la situazione è regolata<br />
in modo diverso. Inoltre, i salari<br />
orari di 23,27 franchi (Ginevra) e 20,08<br />
franchi (Neuchâtel) tutelano proprio i<br />
dipendenti dei settori a basso salario.<br />
Il secondo intervento chiede di rendere<br />
più flessibili le norme sull’orario<br />
di lavoro in caso di carenza di energia,<br />
facilitando così il lavoro notturno e<br />
domenicale. Si dimentica però che già<br />
oggi la legge sul lavoro concede alle<br />
aziende un ampio margine di manovra<br />
e permette autorizzazioni speciali in<br />
caso di interesse pubblico.<br />
Quindi, invece di assecondare i datori<br />
di lavoro con soluzioni di facciata<br />
a problemi inesistenti, i politici del<br />
Centro farebbero meglio a sostenere<br />
misure di sgravio per la popolazione,<br />
come promesso a fronte del rincaro.
16<br />
Dalle<br />
professioni<br />
«Per la prima volta, è stato possibile introdurre un salario<br />
minimo per il periodo di formazione» Stephanie Vonarburg<br />
Radio locali e tv private: primo CCL<br />
Firmato un accordo sulle condizioni minime di lavoro, valido<br />
a partire da quest’anno. Una novità per la Svizzera tedesca, il<br />
Ticino e alcune emittenti della Svizzera francese. Passi in avanti<br />
per quanto riguarda il salario minimo e il diritto alle vacanze.<br />
Finalmente, migliori condizioni salariali per chi lavora nelle emittenti private. (© Keystone – ATS)<br />
Nell’ambito dell’imminente messa a<br />
concorso delle nuove licenze per le<br />
emittenti radiotelevisive, il nuovo contratto<br />
collettivo stabilisce così una regolamentazione<br />
minima di base per il<br />
settore. Finora esistevano solo standard<br />
emessi unilateralmente dai datori<br />
di lavoro, che risalivano al 2007 ed<br />
erano a un basso livello. La base precedente<br />
prevedeva infatti un salario minimo<br />
di soli 4’000 franchi e nessuna<br />
prestazione che andasse oltre agli<br />
standard minimi legali. Non c’è da<br />
stupirsi che anche i salari effettivi<br />
pagati ai dipendenti di questo sottosettore<br />
siano rimasti bassi. E per molti<br />
lavoratori dei media le emittenti private<br />
sono rimaste solo la porta d’accesso<br />
alla professione.<br />
Aumento sostanziale del salario<br />
Nel corso di diverse tornate negoziali,<br />
<strong>syndicom</strong>, insieme alle parti sociali, è<br />
riuscito a far aumentare il salario<br />
minimo portandolo a 4’800 franchi al<br />
mese e a far introdurre il diritto alla<br />
tredicesima mensilità. Inoltre, i responsabili<br />
dei programmi hanno diritto<br />
a una settimana di vacanze in<br />
più rispetto al minimo legale.<br />
Oltre a ulteriori miglioramenti<br />
delle condizioni di lavoro, tra cui il<br />
congedo maternità e paternità, è stato<br />
possibile introdurre per la prima<br />
volta – almeno presso le televisioni<br />
private – un salario minimo per il<br />
periodo di formazione: nel praticantato<br />
(da 1 a massimo 6 mesi) è di almeno<br />
1’500 franchi, nel primo anno di volontariato<br />
(o stage) è di 2’500 franchi e<br />
nel secondo anno di 3’500 franchi.<br />
Favorire l’accesso alla professione<br />
È deplorevole e alquanto incomprensibile<br />
che l’Associazione delle radio<br />
private non abbia voluto approvare<br />
questi standard minimi per l’accesso<br />
alla professione e si sia limitata a<br />
formulare una raccomandazione sulla<br />
remunerazione adeguata. È particolarmente<br />
importante tutelare i giovani<br />
lavoratori dei media in occasione del<br />
loro accesso alla professione affinché<br />
possano avere una prospettiva nel settore.<br />
Ciononostante, <strong>syndicom</strong> sostiene<br />
il risultato delle trattative e lo considera<br />
un passo nella giusta direzione<br />
su cui poter costruire insieme ai dipendenti.<br />
Il sindacato sosterrà quindi<br />
le redazioni nella negoziazione di salari<br />
effettivi più equi, sia collettivamente<br />
a livello aziendale, sia in occasione<br />
di colloqui salariali individuali.<br />
Stephanie Vonarburg<br />
Il testo dell’accordo<br />
(in tedesco)<br />
«I giovani non hanno<br />
più voglia di lavorare<br />
Jane Bossard è segretaria dei giovani <strong>syndicom</strong><br />
In realtà, fino a questa frase, a tavola<br />
con la famiglia si stava discutendo normalmente.<br />
Ma questa affermazione la<br />
prendo sul personale. E mi fa arrabbiare.<br />
Perché non siamo noi giovani il<br />
problema. Il problema è che bisogna<br />
lavorare duramente, sacrificarsi fisicamente,<br />
mentalmente e spiritualmente,<br />
per essere membro a pieno titolo di<br />
questa società meritocratica.<br />
Vogliamo lavorare, vogliamo un lavoro<br />
che ci piaccia, che magari arricchisca<br />
la nostra vita, ma la vita non è fatta<br />
solo di lavoro. Non vogliamo distruggerci<br />
e non vogliamo vivere solo per il<br />
lavoro, vogliamo vivere: cosa c’è di sbagliato<br />
in questo? Non è forse esattamente<br />
ciò per cui i sindacati si battono<br />
da anni? Per tutta la vita, noi giovani<br />
abbiamo potuto osservare con quanta<br />
fatica i nostri genitori e i nostri nonni<br />
hanno sgobbato affinché ci fosse abbastanza<br />
per arrivare alla fine del mese.<br />
Abbiamo visto chi si spaccava la schiena<br />
per il lavoro, per salari miseri. Ed è<br />
proprio questo che non vogliamo più.<br />
Perché abbiamo potuto vedere come il<br />
mondo può cambiare e come le condizioni<br />
di lavoro possono migliorare.<br />
Questo non ha nulla a che vedere<br />
con la pigrizia o la mancanza di volontà.<br />
Ha a che fare con la consapevolezza<br />
che non dobbiamo sacrificarci per il lavoro,<br />
perché non abbiamo solo doveri<br />
ma anche diritti. Grazie ai sindacati e<br />
alle generazioni che ci hanno preceduto,<br />
abbiamo dei diritti, come quello di<br />
non essere reperibili o di registrare gli<br />
orari di lavoro. E li pretendiamo anche<br />
noi.
«La storia dei sindacati ha dimostrato che abbiamo avuto<br />
successo solo quando abbiamo unito le forze» Thomas Burger<br />
17<br />
Rendite migliori, una vita dignitosa<br />
Queste le richieste scaturite dalla conferenza politica organizzata<br />
dai pensionati <strong>syndicom</strong>, determinati a fare la differenza<br />
Pubblico numeroso e attento per una conferenza di successo. (© Rodolphe Aeschlimann)<br />
Continuare a fare attivamente la differenza<br />
anche dopo il pensionamento:<br />
è da qui che i pensionati <strong>syndicom</strong><br />
vogliono partire. La conferenza «In<br />
Bewegung/En mouvement» da loro<br />
promossa il 10 gennaio ha fatto registrare<br />
il tutto esaurito. È il segnale di<br />
partenza di un movimento sociopolitico<br />
che chiede rendite migliori e una<br />
vita dignitosa. Rendite sicure sono<br />
una preoccupazione centrale del sindacato,<br />
come ribadito da Daniel<br />
Münger nel suo discorso di benvenuto:<br />
«Nonostante le crisi dell’ultimo<br />
anno, i valori di base non sono cambiati:<br />
una vita dignitosa e pari opportunità.<br />
Questi sono i valori per cui ci<br />
battiamo». Per parlare delle rendite<br />
sono stati invitati tre relatori di alto<br />
profilo: Paul Rechsteiner, ex membro<br />
del Consiglio degli Stati, Doris Bianchi,<br />
direttrice della Cassa pensioni<br />
Publica, e Giorgio Pardini, che prima<br />
di andare in pensione era responsabile<br />
del settore ICT di <strong>syndicom</strong>. Nel suo<br />
intervento, Paul Rechsteiner si è soffermato<br />
sulla votazione dell’AVS 21,<br />
che non è andata nella direzione auspicata<br />
dai sindacati. Tuttavia, il risultato<br />
di misura lo rende fiducioso:<br />
« L’istituto di ricerca GFS aveva previsto<br />
il 60% di sì. Invece, alla fine, a fare<br />
la differenza sono stati solo 30mila<br />
voti». Doris Bianchi ha sottolineato soprattutto<br />
i vantaggi del sistema a due<br />
pilastri, sostanzialmente stabile nonostante<br />
la situazione economica<br />
tesa. Purtroppo, per motivi meramente<br />
strutturali, l’inflazione non può essere<br />
compensata nel 2° pilastro. I miglioramenti<br />
delle rendite possono<br />
essere effettuati solo tramite l’AVS.<br />
Per questo motivo sono necessari sindacati<br />
forti. Giorgio Pardini ha affrontato<br />
i punti deboli della prossima riforma<br />
della LPP. Con la scusa di un<br />
miglioramento per i redditi più bassi,<br />
che colpisce soprattutto le donne con<br />
salari bassi e lavori part-time, è prevista<br />
una riduzione per tutti. Sebbene i<br />
tre relatori avessero background diversi,<br />
erano tutti d’accordo su un punto:<br />
la solidarietà tra le generazioni è la<br />
chiave per combattere i programmi di<br />
smantellamento. Questa deve essere<br />
rafforzata. Per dirla con le parole del<br />
co-organizzatore Thomas Burger: «Un<br />
futuro socialmente giusto vale anche<br />
per i pensionati». Il prossimo passo<br />
sarà la formazione di un gruppo di lavoro<br />
sul tema della previdenza per la<br />
vecchiaia e di una rete di persone attive.<br />
Perché, come aggiunge Thomas<br />
Burger: «La storia dei sindacati ha dimostrato<br />
che abbiamo avuto successo<br />
solo quando abbiamo unito le forze».<br />
Catalina Gajardo<br />
Media, è tempo<br />
di negoziati salariali<br />
Per la prima volta da molto tempo, le<br />
aziende del settore dei media aumentano<br />
i salari. Ciò equivale a infrangere un<br />
Stephanie Vonarburg è responsabile del settore<br />
Media e vicepresidente di <strong>syndicom</strong><br />
tabù: erano anni che non accadeva. Se<br />
lo hanno fatto, è stato solo sotto forma<br />
di aumenti individuali legati ai risultati.<br />
Il che, nota bene, porta a ingiusti favoritismi,<br />
all’aumento del divario salariale<br />
e alla discriminazione. Di<br />
conseguenza, molti dipendenti dei media<br />
hanno subito una perdita graduale<br />
dei salari reali e i nuovi arrivati hanno<br />
dovuto fare i conti con stipendi sempre<br />
più bassi. Non c’è da stupirsi che i salari<br />
nel settore siano in costante calo.<br />
L’inflazione annuale del 2,8% nel<br />
2022 sembra aver portato a un ripensamento.<br />
Il gruppo facente capo a<br />
K-Tipp sta concedendo un aumento<br />
percentuale generalizzato dei salari<br />
per attutire l’inflazione. Nel caso di<br />
Keystone-ATS, una buona metà del<br />
personale (almeno quello con gli stipendi<br />
più bassi) riceverà un aumento.<br />
Invece Tamedia, la casa editrice leader<br />
del settore e anche la più ricca, continua<br />
a mantenere una tattica di attesa<br />
nei confronti delle commissioni del<br />
personale. Anche presso CH Media il<br />
personale non è soddisfatto perché liquidato<br />
con le briciole. Per Ringier,<br />
Ringier Axel Springer Suisse SA e la<br />
NZZ è previsto un importo fisso straordinario<br />
che compenserà l’inflazione<br />
per la maggior parte dei dipendenti, il<br />
che significa però una vera e propria<br />
perdita salariale dal 2024 qualora l’aumento<br />
non venisse mantenuto.<br />
Se continuano a tenere in scarsa<br />
considerazione il personale in termini<br />
di sviluppo salariale e condizioni di<br />
lavoro, i media andranno incontro a<br />
problemi. Perciò il nostro messaggio è<br />
chiaro: insieme alle commissioni del<br />
personale e a tutti i dipendenti, continueremo<br />
a farci sentire. Gli aumenti<br />
salariali negoziati sono solo un primo<br />
passo e dimostrano che i cambiamenti<br />
sono possibili. La situazione salariale<br />
nei media privati deve essere migliorata<br />
nel lungo periodo.
18 Politica<br />
Più trasparenza per<br />
i lavoratori migranti<br />
La Commissione migrazione dell’USS assicura il flusso<br />
di informazioni e lo scambio di esperienze sulle questioni<br />
migratorie tra i sindacati e sviluppa proposte per migliorare la<br />
situazione dei migranti in Svizzera. Regula Bühlmann ci ricorda<br />
i fronti e i successi della politica migratoria dei sindacati.<br />
Testo: Regula Bühlmann (USS)<br />
Foto: Keystone-ATS/Laurent Gilliéron<br />
La Svizzera è un paese di immigrazione.<br />
Senza gli immigrati, che<br />
rappresentano circa il 40 per cento<br />
della popolazione, la società e l’economia<br />
non potrebbero funzionare.<br />
Questo si riflette anche nei sindacati.<br />
Si potrebbe affermare che Unia è<br />
quindi la più grande organizzazione<br />
di migranti in Svizzera: oltre la metà<br />
dei suoi membri non sono cittadini<br />
svizzeri. Nei sindacati, le persone<br />
senza passaporto svizzero hanno<br />
ovviamente un pieno diritto di<br />
discussione.<br />
Purtroppo la politica svizzera<br />
non funziona come i sindacati<br />
dell’USS. Al contrario: negli ultimi<br />
anni, il Consiglio federale e il Parlamento<br />
hanno inasprito sempre di<br />
più la legislazione sugli stranieri.<br />
Ora l’assistenza sociale e la politica<br />
migratoria sono strettamente collegate<br />
fra loro in modo disumano.<br />
Le persone prive di passaporto<br />
svizzero non hanno la possibilità di<br />
plasmare politicamente il proprio<br />
ambiente, anzi vengono spinte verso<br />
la precarietà. Quanto più precaria è<br />
la loro situazione economica, tanto<br />
peggiori sono le loro possibilità di<br />
risiedere stabilmente nel nostro paese,<br />
di beneficiare di una sicurezza<br />
finanziaria o di avere il diritto alla<br />
cittadinanza svizzera. I sindacati<br />
dell’USS stanno combattendo questo<br />
circolo vizioso.<br />
Migrazione a rischio povertà<br />
I migranti sono rappresentati in<br />
modo sproporzionato tra le persone<br />
colpite dalla povertà: il tasso di<br />
povertà tra gli svizzeri è del 7,5 per<br />
cento, quello delle persone di altre<br />
nazionalità del 10,5 per cento. Non<br />
solo i salari dei lavoratori migranti<br />
sono più bassi di quelli dei lavoratori<br />
svizzeri. Anche la politica nazionale<br />
sta facendo di tutto per mantenere<br />
bassi i pagamenti dell’assistenza<br />
sociale per gli immigrati.<br />
L’anno scorso, il Consiglio federale<br />
ha inviato in consultazione<br />
una modifica della legge federale<br />
sugli stranieri e la loro integrazione<br />
(LStrI), mediante la quale intende<br />
ridurre l’assistenza sociale per i cittadini<br />
di paesi terzi. Questa modifica<br />
viola contemporaneamente due<br />
principi costituzionali: l’uguaglianza<br />
di tutte le persone di fronte alla<br />
legge (art. 8, cpv. 1) e il diritto all’assistenza<br />
in situazioni di emergenza<br />
(art. 12). Questa proposta del Consiglio<br />
federale alimenta ulteriormente<br />
la tendenza al ribasso verso una<br />
sempre maggiore discriminazione<br />
delle persone colpite dalla povertà.<br />
Dal 1° gennaio 2019, la nuova<br />
LStrI mette a repentaglio la sicurezza<br />
del soggiorno delle persone prive<br />
di passaporto svizzero: mentre prima<br />
il permesso di domicilio veniva<br />
ritirato solo in casi eccezionali ed<br />
era sicuro dopo 15 anni di residenza,<br />
ora beneficiare dell’assistenza<br />
sociale può sempre portare all’espulsione<br />
o al declassamento del<br />
permesso. La criminalizzazione della<br />
povertà ha come conseguenza che<br />
molte persone colpite dalla povertà<br />
non si rivolgono all’assistenza sociale<br />
per tutelare il loro diritto di soggiorno<br />
o di dimora.<br />
La povertà non è un crimine<br />
Ma c’è anche un contromovimento:<br />
sotto la pressione dei sindacati e di<br />
alcuni esponenti della società civile,<br />
nel settembre 2022 il Consiglio nazionale<br />
ha dato seguito all’iniziativa<br />
parlamentare 20.451 «La povertà<br />
non è un crimine». Dopo dieci anni<br />
di residenza in Svizzera, i permessi<br />
di dimora o di domicilio non devono<br />
più essere ritirati, nemmeno nei<br />
casi in cui si debba ricorrere all’assistenza<br />
sociale. Questo è un segnale<br />
importante per coloro che vogliono<br />
limitare ulteriormente i diritti fondamentali<br />
delle persone senza passaporto<br />
svizzero.<br />
L’obiettivo dei politici di destra<br />
di incentivare l’integrazione lavorativa<br />
tagliando le prestazioni sociali<br />
è più che cinico. L’integrazione lavorativa<br />
non è principalmente una<br />
questione di buona volontà da parte<br />
degli interessati; è necessario soprattutto<br />
un mercato del lavoro a cui<br />
possano accedere anche le persone<br />
senza passaporto svizzero. Inoltre,<br />
le persone che non hanno una formazione<br />
riconosciuta in Svizzera o<br />
che non hanno familiarità con il<br />
mercato del lavoro elvetico devono<br />
essere sostenute in modo che possano<br />
avere un punto d’appoggio nella<br />
vita lavorativa.<br />
Accesso al mercato del lavoro<br />
L’Unione sindacale svizzera sta<br />
quindi monitorando da vicino i programmi<br />
con cui la Confederazione<br />
mira a una migliore integrazione dei
«Per l’integrazione occorre soprattutto un mercato<br />
del lavoro a cui possano accedere anche le persone<br />
senza passaporto svizzero»<br />
19<br />
Regula Bühlmann, segretaria centrale USS<br />
Integrazione<br />
attraverso<br />
il sindacato<br />
migranti nel mercato del lavoro: dal<br />
2018, il pretirocinio di integrazione<br />
prepara i rifugiati riconosciuti e gli<br />
stranieri ammessi provvisoriamente<br />
a un apprendistato e, dall’estate<br />
2021, anche adolescenti e giovani<br />
adulti immigrati tardi. I datori di lavoro<br />
che assumono rifugiati e persone<br />
ammesse provvisoriamente, e<br />
che necessitano di una maggiore attenzione<br />
nell’iniziazione al lavoro,<br />
ricevono sussidi finanziari. L’USS si<br />
impegna affinché, grazie a questi<br />
programmi, gli immigrati abbiano<br />
accesso al mercato del lavoro senza<br />
essere sfruttati come manodopera a<br />
basso costo.<br />
Naturalizzazioni più facili<br />
Un quarto della popolazione svizzera<br />
non dispone di un passaporto<br />
svizzero e quindi non ha diritti politici.<br />
La naturalizzazione è regolata<br />
in modo diverso a livello cantonale<br />
e comunale e le decisioni sono di<br />
conseguenza arbitrarie. Con poche<br />
eccezioni, le autorità politiche considerano<br />
la cittadinanza come un<br />
privilegio da guadagnare, e non<br />
come un diritto fondamentale di<br />
chi vive qui.<br />
La campagna di naturalizzazione<br />
lanciata dall’USS nel 2017 ha portato<br />
un po’ di movimento: in alcuni<br />
comuni sono stati rimossi gli ostacoli<br />
e i residenti che soddisfano i requisiti<br />
per la naturalizzazione sono<br />
stati attivamente invitati a diventare<br />
cittadini svizzeri.<br />
Il Consiglio degli Stati ha inoltrato<br />
alla Commissione per una discussione<br />
preliminare una mozione<br />
di Lisa Mazzone sulla naturalizzazione<br />
agevolata degli stranieri di seconda<br />
generazione. Purtroppo, il<br />
Parlamento ha invece respinto una<br />
mozione più vasta dell’ex presidente<br />
dell’USS Paul Rechsteiner, che chiedeva<br />
il diritto alla cittadinanza svizzera<br />
per le persone nate in Svizzera.<br />
L’associazione «Aktion Vierviertel»,<br />
di cui fanno parte anche molti<br />
sindacalisti e sindacaliste, si batte<br />
per un diritto di base alla naturalizzazione,<br />
affinché, 50 anni dopo l’introduzione<br />
del diritto di voto per le<br />
donne, si possa finalmente arrivare<br />
a una democrazia completa. Si sta<br />
elaborando un’iniziativa con cui<br />
poter raggiungere questo obiettivo.<br />
Per una Svizzera solidale<br />
La Svizzera ha dimostrato di saper<br />
essere solidale accogliendo gli<br />
ucraini fuggiti dalla guerra di aggressione<br />
di Putin. Deve però dimostrare<br />
questa solidarietà a tutte le<br />
persone che vengono qui in cerca di<br />
protezione e sicurezza, indipendentemente<br />
dalla loro provenienza.<br />
Deve consentire loro di sfuggire alla<br />
povertà e offrire una casa stabile.<br />
La Svizzera deve permettere a tutti i<br />
suoi abitanti di svolgere un ruolo<br />
politico nel plasmare questa casa.<br />
Per trasformare questa visione in realtà,<br />
l’USS continua a battersi per la<br />
sicurezza della dimora e della partecipazione<br />
e per porre fine a precarietà<br />
e criminalizzazione.<br />
La commissione migrazione<br />
dell’USS<br />
I miei genitori sono arrivati in Svizzera<br />
dall’Italia e dall’Austria per<br />
lavorare qui. C’era bisogno di manodopera,<br />
ma sono arrivate persone.<br />
Nata qui, ricordo gli effetti dell’iniziativa<br />
Schwarzenbach, che fortunatamente<br />
è stata respinta. All’età di<br />
20 anni ho ottenuto la «naturalizzazione<br />
agevolata». Poiché i miei genitori<br />
erano membri del sindacato, sapevo<br />
del loro elementare sostegno<br />
ai lavoratori stranieri. Sono orgogliosa<br />
dell’enorme lavoro d’integrazione<br />
che hanno fatto i sindacati e<br />
che stanno tuttora facendo.<br />
Dare voce a chi non ce l’ha<br />
A <strong>syndicom</strong> i migranti hanno diritto<br />
di discussione. Sono i benvenuti e<br />
invitati a partecipare attivamente in<br />
tutti gli organi. Nei vari settori e nel<br />
GI Migrazione, la cui preoccupazione<br />
principale è quella di migliorare<br />
le condizioni di lavoro dei migranti<br />
e ascoltare le loro esigenze specifiche.<br />
Attualmente nel GI Migrazione<br />
sono attivi membri provenienti<br />
da paesi come Congo, Marocco,<br />
Albania, Egitto, Iran, Kirghizistan e<br />
Turchia (curdi).<br />
Il GI sta attualmente sostenendo<br />
l’Aktion Vierviertel, vedi testo a<br />
lato, e combatte il razzismo sul lavoro<br />
e nella vita quotidiana. A tal fine,<br />
da qualche tempo ha lanciato dichiarazioni<br />
tramite video e sta sviluppando<br />
nuove idee. La protezione<br />
contro la discriminazione, per via di<br />
culture e origini diverse, è già ancorata<br />
nei contratti collettivi di lavoro.<br />
Ora però è importante che anche le<br />
aziende adottino un atteggiamento<br />
di tolleranza zero nei confronti del<br />
razzismo, proprio come lo fanno<br />
con il sessismo. A Zurigo, <strong>syndicom</strong><br />
dispone da molti anni di un gruppo<br />
regionale sulla migrazione che partecipa<br />
regolarmente alla corsa contro<br />
il razzismo.<br />
Patrizia Mordini<br />
Il Gruppo d’interesse<br />
Migrazione di <strong>syndicom</strong>
20 Dalla parte<br />
degli altri<br />
«Un settore che non fa<br />
formazione è finito»<br />
Beat Kneubühler, il nuovo<br />
direttore dell’associazione<br />
padronale viscom p+c, parla<br />
delle sfide future del settore<br />
dell’industria grafica.<br />
Testo: Redazione<br />
Foto: Thoa van Tran per viscom p+c<br />
Come sono stati i suoi primi mesi da<br />
direttore?<br />
Guardo ai primi 100 giorni con<br />
grande soddisfazione. Insieme al<br />
mio team del visCampus di Aarau<br />
abbiamo lanciato i temi chiave della<br />
strategia 22–25 dell’associazione.<br />
È in corso uno studio approfondito<br />
sulla futura carenza di manodopera<br />
qualificata, per contrastare nel<br />
modo più ottimale possibile<br />
l’imminente problema. Da un punto<br />
di vista politico, abbiamo combattuto<br />
su tutti i fronti la mozione Katja<br />
Christ, che avrebbe messo in<br />
pericolo le aziende e i posti di lavoro<br />
del nostro settore. Le «montagne di<br />
rifiuti» evocate da Katja Christ sono<br />
una chimera che in realtà non<br />
esiste. Al contrario: la carta riciclata<br />
è una materia prima preziosa.<br />
Questa mozione ha rivelato ulteriori<br />
campi d’azione per l’associazione.<br />
La nostra industria è sostenibile e<br />
dispone di cicli chiusi. Abbiamo<br />
quote eccezionali nel riciclaggio di<br />
carta e cartone e siamo partner<br />
contrattuali del più vecchio contratto<br />
collettivo di lavoro della Svizzera.<br />
È quindi giunto il momento di<br />
orientare la campagna «Printed in<br />
Switzerland» in una nuova direzione.<br />
Per quanto riguarda la comunicazione,<br />
abbiamo bisogno di un<br />
marchio forte che trasmetta i<br />
messaggi del settore ai politici e agli<br />
altri attori coinvolti. A tal fine,<br />
lanceremo un cambio di nome e<br />
una nuova identità visiva in occasione<br />
dell’assemblea generale dell’associazione<br />
p+c che si terrà nell’aprile<br />
2023.<br />
Da anni in fermento, il settore è<br />
ancora in contrazione o stiamo già<br />
andando verso la stabilità?<br />
È ipotizzabile che si ridimensionerà<br />
ulteriormente. Ciò è dovuto alla<br />
sostituzione della stampa con altri<br />
canali. Di conseguenza, in generale<br />
si stampa meno. Anche la migrazione<br />
dei lavori di stampa all’estero è<br />
in parte misurabile. In questo caso<br />
si assiste a una tendenza alla<br />
stabilizzazione, pur rimanendo un<br />
importatore netto. La tanto decantata<br />
regionalizzazione della stampa è<br />
poco visibile. In Cina, le esportazioni<br />
di materiale stampato verso l’area<br />
dell’Unione Europea sono aumentate<br />
dopo la pandemia e hanno<br />
raggiunto livelli senza precedenti.<br />
Come si può rafforzare il<br />
partenariato sociale?<br />
La volontà di continuare a fare<br />
affidamento su dipendenti qualificati<br />
è fondamentale. Questo è legato<br />
alla formazione professionale di<br />
base e alla formazione continua.<br />
Una «fuga di cervelli» avrebbe gravi<br />
conseguenze per l’industria grafica.<br />
In un settore in cui la conoscenza ha<br />
una vita molto breve, la volontà di<br />
perfezionarsi costantemente è<br />
importante tanto quanto una buona<br />
offerta di formazione.<br />
Che cosa si potrebbe fare per<br />
incoraggiare un maggior numero di<br />
aziende ad aderire al CCL?<br />
Il settore è oggi molto eterogeneo.<br />
I servizi e i prodotti sono sempre<br />
più differenziati e i confini con altri<br />
settori sono fluidi. Nell’industria<br />
grafica una chiara separazione dei<br />
settori sta diventando sempre più<br />
complessa. Lo si può evincere<br />
dall’esempio della formazione di<br />
base, dove accade sempre più<br />
spesso che vi sia una sovrapposizione<br />
con professioni esterne al<br />
settore. Tuttavia, deve essere<br />
possibile mantenere un partenariato<br />
sociale interaziendale anche in<br />
futuro.<br />
Come giudica la formazione di base<br />
e quella continua nel settore?<br />
Un settore che non fa formazione è<br />
morto. Dobbiamo fare tutto il<br />
possibile per garantire che le<br />
persone siano formate. Naturalmente<br />
dobbiamo aprire nuove vie a<br />
persone che provengono da altri<br />
settori e offrire ad esempio corsi per<br />
principianti. Con helias disponiamo<br />
di uno strumento eccellente, ma<br />
insieme dobbiamo far conoscere<br />
ancora meglio i corsi. È importante,<br />
tuttavia, che alla fine si ottenga<br />
sempre un attestato federale. Il<br />
tema della formazione è centrale<br />
per il settore e noi dell’associazione<br />
lo mettiamo in cima all’agenda.
Diritto e diritti<br />
21<br />
Lavoro come elettricista di rete per un’azienda con sede<br />
nel Canton Berna. Nell’autunno del 2022, il mio capo ha<br />
detto che non era ancora chiaro se il Consiglio federale<br />
avrebbe approvato la richiesta di proroga della dichiarazione<br />
di obbligatorietà generale (DOG) del contratto collettivo<br />
di lavoro per il settore dell’infrastruttura di rete<br />
(di seguito: CCL infrastruttura di rete) in tempo utile per<br />
garantire che il CCL continuasse a essere valido senza<br />
interruzioni. Sono circolate voci secondo le quali i salari e<br />
le condizioni di lavoro sarebbero peggiorati. Il CCL infrastruttura<br />
di rete è ancora valido?<br />
Nell’importante cantiere situato nel Canton Berna dove<br />
lavoro attualmente, ci sono anche elettricisti di rete impiegati<br />
a tempo determinato provenienti dalla Polonia e<br />
assunti da un’azienda polacca. Lavorano nel cantiere da<br />
diversi mesi e tornano in Polonia sporadicamente. I colleghi<br />
polacchi di solito si recano sul posto di lavoro la mattina<br />
più presto, non fanno quasi mai pause e lavorano<br />
ancora, quando io ho già smesso di lavorare. Quali sono<br />
le regole sull’orario di lavoro per i colleghi polacchi e a<br />
quali salari hanno diritto?<br />
È emerso che molti lavoratori polacchi non ricevono il salario<br />
minimo previsto dal CCL di obbligatorietà generale e<br />
che le condizioni di lavoro derivanti dal CCL settoriale,<br />
dalla LL e dalle OLL non vengono rispettate. A chi possono<br />
rivolgersi i colleghi polacchi per attirare l’attenzione<br />
sulle sistematiche infrazioni del loro datore di lavoro?<br />
Risponde il servizio giuridico<br />
di <strong>syndicom</strong><br />
Con decisione del 16 dicembre 2022, il<br />
Consiglio federale ha prorogato la DOG<br />
del CCL infrastruttura di rete senza interruzioni<br />
fino al 31 dicembre 2026. Con<br />
la proroga della DOG, il campo di applicazione<br />
del CCLrimane applicabile per<br />
tutti i dipendenti e datori di lavoro del<br />
settore dell’infrastruttura di rete. Ciò significa<br />
che tutti i datori di lavoro del settore<br />
dell’infrastruttura di rete dovranno<br />
continuare a garantire le condizioni<br />
salariali e lavorative stabilite dal CCL.<br />
Se un datore di lavoro invia all’estero dei<br />
dipendenti per un certo periodo di<br />
tempo per farli lavorare in un paese diverso<br />
da quello in cui ha sede e dove i dipendenti<br />
svolgono abitualmente il loro<br />
lavoro, ciò costituisce un distacco di<br />
lavoratori. Il rapporto di lavoro tra il datore<br />
di lavoro e il lavoratore distaccato<br />
continua durante il periodo di distacco.<br />
Il Parlamento ha emanato la legge sui<br />
lavoratori distaccati (LDist) in parte per<br />
tutelare i lavoratori distaccati. Questa<br />
prevede che gli standard applicabili ai<br />
lavoratori domestici in Svizzera debbano<br />
essere applicati anche ai lavoratori<br />
distaccati. In particolare, le norme sui<br />
periodi di lavoro e di riposo e i salari derivanti<br />
dalla legge sul lavoro (LL), dalle<br />
ordinanze sul lavoro (OLL) e dal CCL<br />
infrastruttura di rete di obbligatorietà<br />
generale si applicano anche ai colleghi<br />
polacchi sulla base dell’art. 2 cpv. 1 lettere<br />
a e b della LDist.<br />
Le violazioni delle disposizioni in materia<br />
di salari e orari di lavoro derivanti dal<br />
CCL di obbligatorietà generale per il settore<br />
dell’infrastruttura di rete devono<br />
essere segnalate alla commissione paritetica<br />
del settore infrastruttura di rete,<br />
mentre le infrazioni relative alla LL e<br />
alle OLL sono di competenza dell’autorità<br />
cantonale del mercato del lavoro<br />
(controllo del mercato del lavoro Berna,<br />
AMKBE).<br />
Le precedenti rubriche<br />
su internet
22<br />
Rubriche<br />
Idee<br />
Sara Rossi Guidicelli<br />
Voi che avete visto il mare<br />
La mia famiglia, il Sessantotto<br />
e altri ideali<br />
Creare un podcast dalla A alla Z<br />
«Video killed the radio star», faceva<br />
una vecchia canzone. Così come il<br />
video non ha ucciso le stelle radiofoniche,<br />
anche la parola si sta prendendo<br />
una bella rivincita nell’era<br />
della comunicazione video. Lo dimostra<br />
l’avanzata dei podcast.<br />
Esplosi nell’anno della pandemia,<br />
i contenuti audio continuano ad aumentare:<br />
ne nascono 17mila la settimana.<br />
E pure nel 2022 gli ascoltatori<br />
sono saliti ancora del 7%. Perciò Helias<br />
propone da quest’anno il corso<br />
«Creare un podcast dalla A alla Z»,<br />
che si rivolge ai giornalisti (ma non<br />
solo) che desiderano approfondire<br />
le conoscenze di montaggio audio<br />
per la creazione di podcast o reportage<br />
radiofonici, per poter lavorare<br />
in autonomia con le applicazioni<br />
maggiormente utilizzate dai professionisti<br />
del suono. In tre serate, si<br />
parlerà di tecniche di registrazione,<br />
creazione di banche dati personalizzate,<br />
gestione dell’ambiente sonoro,<br />
come preparare un’intervista e<br />
come usare i microfoni, di musica e<br />
diritti d’autore, dell’utilizzo della<br />
voce e degli effetti sonori, fino a<br />
dove pubblicare i propri podcast...<br />
Nella parte pratica, i partecipanti al<br />
corso saranno avviati a creare il loro<br />
proprio podcast, con programmi<br />
come Adobe Audition o Audacity.<br />
Verranno forniti consigli pratici ed<br />
esercizi introduttivi in modo da permettere<br />
di conoscere tutte le problematiche<br />
e i trucchi del mestiere per<br />
ottenere prodotti audio di qualità.<br />
A condurre il corso, l’esperto Rocco<br />
Buracchio, per oltre un decennio<br />
tecnico del suono alla RSI, collaboratore<br />
di alcuni format radiofonici<br />
(come Laser di Rete Due) nonché<br />
compositore di musica per i media,<br />
in campo televisivo, per emittenti di<br />
tutto il mondo. Il corso è su richiesta<br />
e pronto a partire: gli interessati<br />
possono iscriversi sin d’ora.<br />
Giovanni Valerio<br />
© Istituto Editoriale Ticinese<br />
Il ’68, sempre e sottotraccia<br />
È un libro che mi ha subito preso e<br />
non soltanto perché faccio parte della<br />
generazione dei genitori dell’autrice<br />
e di altri protagonisti del racconto.<br />
È autobiografico ma si tratta<br />
di un’autobiografia, come dire, a<br />
balzi, da un ricordo a un altro, da<br />
una persona all’altra, da un luogo a<br />
un altro. Ma il Sessantotto e gli ideali<br />
fanno comunque sempre da sottofondo<br />
nei vari capitoli. Sara Rossi<br />
Guidicelli è nata un decennio dopo il<br />
Sessantotto ed è negli Anni Ottanta<br />
che vive la sua esperienza nella comunità<br />
della Crespera: «La mia famiglia<br />
era così: si facevano cene in una<br />
stanza dove tutti fumavano, gridavano<br />
e parlavano di politica. In vacanza<br />
si partiva in almeno venti persone,<br />
da qualche parte al mare in una<br />
casa con tante stanze e un bagno<br />
solo. Alla fine tutti divorziavano».<br />
È l’inizio del secondo capitolo intitolato<br />
appunto «La Crespera», che è<br />
il luogo della sua infanzia assieme<br />
ad altri bambini in un gruppo di sei<br />
famiglie che avevano ristrutturato<br />
una vecchia fattoria. È un libro che<br />
si legge con commozione, con leggerezza<br />
e che fa venir voglia di rileggerlo<br />
già soltanto dopo qualche giorno.<br />
Una parte importante, suddivisa in<br />
diversi capitoli, è costituita dal racconto<br />
che riguarda la madre di Sara,<br />
colpita da una malattia che la porterà<br />
alla morte nel 2019. Un modo di<br />
raccontare diretto, a volte ironico,<br />
che rimane lieve e che non può che<br />
fare amare la scrittura di Sara.<br />
Enzo Ritter<br />
© Ueli Johner<br />
Un anno di cronaca disegnata<br />
Un bilancio umoristico dell’anno<br />
appena trascorso: è quanto si ripromette<br />
la mostra «Gezeichnet 2022»,<br />
in programma al Museo della comunicazione<br />
di Berna fino al 26 febbraio.<br />
50 caricaturisti e illustratori della<br />
stampa svizzera espongono un totale<br />
di 200 dei loro più importanti disegni<br />
pubblicati nel corso del 2022.<br />
A volte divertenti, a volte giocosi, a<br />
volte riflessivi, ai visitatori della mostra<br />
vengono presentati i dibattiti e<br />
gli eventi più importanti degli ultimi<br />
dodici mesi. Dominano la guerra<br />
in Ucraina (come nell’immagine del<br />
collega di <strong>syndicom</strong> Ueli Johner riportata<br />
qui sopra), il pericolo di una<br />
penuria di energia e la crisi climatica.<br />
È possibile affrontare questi<br />
temi complessi e seri in modo umoristico?<br />
Fino a che punto può spingersi<br />
la satira? A seconda della pubblicazione<br />
in cui è apparso il<br />
disegno, gli artisti danno risposte<br />
diverse a queste domande. Mentre<br />
alcuni sono al limite del cattivo gusto,<br />
altri fanno riflettere. Ciò che<br />
hanno in comune, tuttavia, è che<br />
vanno dritti al cuore del dibattito attuale<br />
con un’immagine o una frase.<br />
Anche l’interazione tra immagine e<br />
testo, che insieme dispiegano il loro<br />
effetto, è stimolante. Spesso il sorriso<br />
è amaro. Quello che è sicuro è<br />
che le immagini non lasciano mai<br />
indifferenti i visitatori e scaturiscono<br />
a lungo il loro effetto. La mostra<br />
offre una visione diversa al di là del<br />
proprio naso e permette ai visitatori<br />
di percepire gli eventi quotidiani in<br />
maniera diversa.<br />
Catalina Gajardo<br />
L’elenco completo e aggiornato dei corsi<br />
Helias al sito www.helias.ch<br />
Sara Rossi Guidicelli, Voi che avete visto il<br />
mare, www.istitutoeditorialeticinese.ch<br />
Gezeichnet 2022, Museo della Comunicazione,<br />
Berna, info:mfk.ch
1000 parole<br />
La matita di Ruedi Widmer<br />
23
24 Eventi 57° congresso USS \ Consegna delle firme della petizione Multinazionali responsabili<br />
\ Mobilitazione a Losanna per l’Ufficio postale di Saint-François \ Giornata<br />
internazionale dei migranti \ Conferenza di politica sociale del GI Pensionati<br />
1<br />
2 3<br />
4<br />
5 6
1. Foto di gruppo per i delegati del 57° congresso dell’Unione Sindacale Svizzera, il 25 e 26 novembre a Interlaken (© USS)<br />
2. L’appassionato intervento di Zahra Rahzavi a favore delle battaglie delle donne in Iran (© USS)<br />
3. La testimonianza dell’iraniana Shiva Khosravi, comunicatrice visiva e attivista per i diritti umani (© USS)<br />
4. Tra gli applausi dei delegati USS a sostegno delle donne iraniane (© USS)<br />
5. La consegna delle firme della petizione «Multinazionali responsabili», il primo dicembre a Berna (© <strong>syndicom</strong>)<br />
6. In cento giorni raccolte più di 200mila firme: la soddisfazione della campaigner Lydia Schebesta e di Patrizia Mordini (© <strong>syndicom</strong>)<br />
7-8. La battaglia per salvare lo storico ufficio postale di Saint-François a Losanna, venduto a una società immobiliare zurighese (© <strong>syndicom</strong>)<br />
9-10. Distribuzione di volantini da parte del GI Migrazione di Zurigo per la Giornata internazionale dei migranti, il 19 dicembre (© Patrick Gutenberg)<br />
11-12. Paul Rechsteiner, membro del Consiglio degli Stati, e Giorgio Pardini alla conferenza di politica sociale del 10 gennaio (© Rodolphe Aeschlimann)<br />
25<br />
7<br />
8<br />
9<br />
10<br />
11<br />
12
26<br />
Un lavoro,<br />
una vita<br />
Sara Winter Sayilir, «partecipe<br />
di un movimento mondiale»<br />
Sara Winter Sayilir ha studiato turcologia,<br />
islamistica e politica a Berlino<br />
e Baku e vive in Svizzera da 14 anni.<br />
Membro di <strong>syndicom</strong>, fa parte del team<br />
di direzione della <strong>rivista</strong> di strada Surprise.<br />
Da quasi dieci anni è membro<br />
onorario nel comitato di due media in<br />
esilio che si battono per un giornalismo<br />
indipendente in e per l’Azerbaigian e<br />
la Russia. Winter Sayilir è inoltre cofondatrice<br />
e copresidente della Neue<br />
Schweizer Medienmacher:innen e vorrebbe<br />
che il settore mediatico svizzero<br />
fosse più sensibile al razzismo, più<br />
diversificato e che riferisse senza<br />
discriminazioni.<br />
Testo: Sara Winter Sayilir<br />
Foto: Miriam Künzli<br />
«Povertà e migrazione<br />
sono strettamente<br />
correlate»<br />
Conoscevo la parola sindacato prima<br />
di sapere cosa significasse. Mio padre<br />
dirigeva il coro del sindacato locale,<br />
quindi forse cantavo le canzoni<br />
del movimento sindacale internazionale<br />
prima ancora di riuscire a pronunciare<br />
una frase intera.<br />
Vivevo in un appartamento condiviso,<br />
i miei genitori si dividevano i<br />
lavori domestici e di assistenza, le<br />
manifestazioni del primo maggio e<br />
contro il nucleare, le campagne per<br />
le 35 ore settimanali: tutto ciò ha<br />
segnato la mia infanzia. Col passare<br />
del tempo consideravo la vita delle<br />
persone del mio quartiere, che all’epoca<br />
erano ancora chiamati «figli<br />
di emigranti», più eccitanti di quella<br />
dei miei compagni di scuola al liceo.<br />
A 15 anni ho frequentato il mio primo<br />
corso di turco, ho fatto la mia<br />
maturità durante il periodo di Kanak<br />
Attak, e sono andata a studiare a Berlino.<br />
Da lì sono andata in Azerbaigian.<br />
È qui che ho iniziato a fare la<br />
giornalista – per Zenith, che all’epoca<br />
si chiamava ancora «<strong>rivista</strong> per<br />
l’Oriente». Dopo un anno di studi a<br />
Baku, vi è stato un cambio generazionale<br />
nella presidenza: i soldi del petrolio<br />
scorrevano a fiumi e le libertà<br />
politiche venivano limitate sempre<br />
più. Anni dopo, un amico è fuggito<br />
a Berlino e ha fondato un canale in<br />
esilio, Meydan TV, con altri della diaspora.<br />
L’ho sostenuto il più possibile<br />
e ho continuato a seguire il progetto.<br />
Nel frattempo, mi ero sposata a<br />
Basilea, lavoravo per la WOZ e avevo<br />
avuto un figlio. Infine, sono finita a<br />
Surprise. Mi sento a casa nel mondo<br />
dei giornali di strada: con la nostra<br />
piccola redazione facciamo un giornalismo<br />
appassionante e indipendente,<br />
senza essere direttamente influenzati<br />
dalle pressioni del resto del<br />
mondo dei media svizzeri, e attraverso<br />
la rete dei giornali di strada facciamo<br />
parte di un movimento mondiale<br />
contro la povertà, l’esclusione e per i<br />
senzatetto.<br />
A Surprise notiamo direttamente<br />
quanto la povertà sia strettamente<br />
legata alla migrazione. Il razzismo<br />
spesso rende più difficile l’accesso al<br />
mercato del lavoro primario. Questo<br />
è un problema anche nell’industria<br />
dei media: la diversità postmigratoria<br />
della nostra società, in cui almeno<br />
un terzo della popolazione ha una<br />
storia di migrazione, non si riflette<br />
né nel personale né nel giornalismo<br />
inconsciamente di bassa prospettiva,<br />
che di solito ha in mente solo la<br />
m aggioranza bianca e privilegiata.<br />
Questo è uno dei motivi per cui<br />
nell’estate del 2020 ho fondato la<br />
Neue Schweizer Medienmacher:innen<br />
(NCHM) con alcune persone che<br />
la pensano come me. Vogliamo che<br />
il settore si apra: dovrebbero scrivere<br />
più persone con un background<br />
migratorio e gli articoli dovrebbero<br />
essere di stampo antirazzista. <strong>syndicom</strong><br />
ci sostiene in questo, cosa che<br />
apprezziamo molto. Sono convinta<br />
che siamo tutti sulla stessa barca e<br />
che la nostra democrazia ci debba<br />
indurre a lottare ogni giorno per<br />
le pari opportunità, la giustizia, la<br />
libertà e la partecipazione.
Impressum<br />
Redazione: Robin Moret e Giovanni Valerio<br />
(responsabili), Catalina Gajardo, Rieke Krüger<br />
Tel. 058 817 18 18, redazione@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
Traduzioni: Alleva Translations, Alexandrine Bieri<br />
Correzione bozze: Petra Demarchi<br />
Illustrazioni: Katja Leudolph<br />
Layout e stampa: Stämpfli Kommunikation, Berna<br />
Notifica cambi di indirizzo: <strong>syndicom</strong>, Adressverwaltung,<br />
Monbijoustrasse 33, CP, 3001 Berna<br />
Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17<br />
Inserzioni: priska.zuercher@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
Abbonamenti: info@<strong>syndicom</strong>.com<br />
Gratis per i soci. Per gli altri: Fr. 35– (estero: 50.–)<br />
Editore: <strong>syndicom</strong> – sindacato dei media<br />
e della comunicazione, Monbijoustrasse 33,<br />
CP, 3001 Berna<br />
La <strong>rivista</strong> <strong>syndicom</strong> esce sei volte l’anno.<br />
Il prossimo numero uscirà il 13 aprile 2023.<br />
I termini riportati al maschile, laddove ambivalenti,<br />
sottintendono sempre il genere femminile.<br />
27<br />
Il cruciverba di <strong>syndicom</strong><br />
In palio una tessera Hotelcard.<br />
La soluzione sarà pubblicata sul prossimo<br />
numero insieme al nome del vincitore.<br />
Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza<br />
sul concorso. Sono escluse<br />
le vie legali. Inviare la soluzione entro il<br />
6 marzo a <strong>syndicom</strong>, via Genzana 2,<br />
6900 Massagno oppure per mail:<br />
info@<strong>syndicom</strong>.ch<br />
La soluzione del cruciverba dello scorso<br />
numero è FULFILLMENT. Il vincitore è<br />
Franco Gamboni di Lumino, a cui va il<br />
premio di un buono Coop del valore di<br />
40 franchi. Congratulazioni!<br />
Pubblicità<br />
Nina Dimitri<br />
Ambasciatrice di Comundo<br />
Con un interscambio<br />
è possibile!<br />
Insieme possiamo realizzare grandi cambiamenti! Nell’ambito di interscambi da<br />
uno a tre anni, professioniste e professionisti come te collaborano con le nostre<br />
organizzazioni partner in Africa e America Latina. Sul posto, contribuisci a<br />
migliorare le condizioni di vita di bambine, bambini, giovani e persone anziane.<br />
comundo.org
28 Inter-attivi<br />
<strong>syndicom</strong> social<br />
Iran, giornalisti sotto tiro 15.01.2023<br />
È difficile, quasi impossibile, avere una<br />
stima precisa degli arresti in Iran dopo la<br />
morte di Mahsa Amini. Tra di loro, anche<br />
molti giornalisti, ai quali viene impedito di fare il loro<br />
lavoro (e di raccontare le proteste contro il regime islamico).<br />
Secondo il CPJ (Committe to Protect Journalists)<br />
sono stati arrestati (al 15 gennaio) 88 giornalisti e fotografi,<br />
anche se la Repubblica Islamica nega che questi<br />
professionisti dei media siano stati imprigionati a causa<br />
della loro attività professionale. Fonte: cpj.org<br />
Parlare bene, razzolare... 13.01.2023<br />
Il valore dei sindacati 11.01.2023<br />
Uno studio USS ha valutato l’impatto dei sindacati e dei<br />
contratti collettivi su salari, condizioni di lavoro e produttività.<br />
Si può scaricare (in tedesco) su <strong>syndicom</strong>.ch/k8k37<br />
Consegna della petizione,<br />
a ritmo rock 15.12.2022<br />
«Prezzi in aumento! Anche i salari!:<br />
questo lo slogan della petizione, firmata<br />
da 8’436 dipendenti della Posta, che chiede almeno<br />
200 franchi in più di stipendio. Guarda il video della<br />
consegna delle firme su <strong>syndicom</strong>.ch/yspij<br />
Secondo uno studio commissionato<br />
da Greenpeace, i jet privati per recarsi<br />
al Forum sociale mondiale di<br />
Davos nel 2022 hanno generato<br />
emissioni quattro volte superiori a<br />
una settimana normale. Per incontrarsi<br />
a parlare di clima e di disuguaglianze,<br />
i ricchi del mondo usano<br />
il mezzo di trasporto più inquinante.<br />
Fonte: <strong>syndicom</strong>.ch/0aujc<br />
La misteriosa ascesa del finanziamento svizzero 11.01.2023<br />
Tra il 2011 e il 2020, il contributo annuale della Svizzera<br />
per la protezione del clima nei Paesi in via di sviluppo ed<br />
emergenti è più che triplicato. Troppo bello per essere<br />
vero? Il mistero dei conti è svelato da alliancesud.ch<br />
Le tecno-previsioni di Forbes 20.12.2022<br />
Taxi a guida autonoma (cioè senza autista umano),<br />
investimenti massicci per la realizzazione di robot<br />
dalle forme umanoidi, intelligenze artificiali che rispondono<br />
alle ricerche online invece delle vecchie<br />
liste di google: ecco alcune delle previsioni per il<br />
2023 secondo la <strong>rivista</strong> economica «Forbes.<br />
Fonte: archive.ph/IkRxT<br />
Salari e contratti collettivi = più lavoro<br />
05.01.2023<br />
Un luogo comune: l’aumento dei salari<br />
porta a una maggiore disoccupazione.<br />
Questo dato è smentito dal nuovo rapporto<br />
del @GewerkschaftSGB. Al contrario: i CCL e salari più<br />
alti portano a un maggior numero di dipendenti.<br />
Parigi 2026, congresso FIJ 11.01.2023<br />
UNI Global Union, Rising Together 01.01.2023<br />
Il congresso di UNI Global Union, la federazione sindacale<br />
che rappresenta più di 20 milioni di lavoratori, si terrà a<br />
Philadelphia dal 27 al 30 agosto. www.uniglobalunion.org<br />
La Federazione internazionale dei<br />
giornalisti (FIJ) annuncia che il prossimo<br />
congresso si terrà a Parigi nel<br />
2026, nello stesso luogo, esattamente<br />
un secolo dopo la sua fondazione.<br />
E ricorda che è sempre<br />
possibile sostenere il fondo per<br />
giornalisti minacciati di violenza o<br />
che necessitano di cure mediche:<br />
www.ifj.org/safety-fund<br />
Russia, media ridotti al silenzio 24.11.2022<br />
A undici mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, le autorità<br />
russe continuano a reprimere le proteste pubbliche,<br />
impedendo il resoconto delle stesse da parte di giornalisti<br />
e osservatori indipendenti. Lo denuncia un rapporto<br />
di Amnesty International: amnesty.ch<br />
Il tempo è il solo nemico 06.12.2022<br />
Le nuove tecnologie alimentari potrebbero restituire alla<br />
natura l’80% dei terreni agricoli. Secondo una ricerca<br />
dell’UE, si potrebbe soddisfare la domanda alimentare<br />
mondiale con meno del 20% dei terreni agricoli esistenti.<br />
Peccato che per sviluppare queste nuove tecnologie ci<br />
voglia almeno un secolo. Troppo per salvare il pianeta...<br />
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